La domatrice
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La domatrice

Agatha Christie, Maria Grazia Griffini

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  1. 196 pagine
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La domatrice

Agatha Christie, Maria Grazia Griffini

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La domatrice Petra è la famosa e affascinante città carovaniera fondata in Transgiordania dagli antichi Nabatei. In questa località il destino ha riunito un eterogeneo gruppo di turisti: un famoso psichiatra francese, una graziosa neolaureata in medicina, un'energica lady membro del Parlamento inglese, una signorina di mezza età e una numerosa famiglia americana che gravita attorno alla «domatrice», onnipotente matrona che ama esercitare sadicamente il suo potere sui familiari. Nell'aria dell'antica città si respira un'atmosfera sinistra, tanto che, quando uno dei membri della comitiva viene ritrovato cadavere, affiora subito il sospetto che si sia trattato di un delitto. L'assassino però ha fatto male i suoi conti. Non ha previsto, infatti, la presenza di un turista di eccezione: Hercule Poirot.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852064395

PARTE SECONDA

I

Il colonnello Carbury sorrise al suo ospite e alzò il bicchiere. «Bene, allora… al delitto!»
Gli occhi di Hercule Poirot ammiccarono leggermente come per confermargli che il brindisi non sarebbe potuto essere più opportuno. Era venuto ad Amman con una lettera di presentazione del colonnello Race per il colonnello Carbury.
Quest’ultimo aveva manifestato il desiderio di fare la conoscenza di quell’investigatore che godeva di fama mondiale e alle cui doti il suo vecchio amico e collega dell’Intelligence Service mostrava di tributare un’incondizionata ammirazione.
«Non riuscireste mai a trovare una serie di deduzioni psicologiche più brillanti!»: così Race aveva scritto riferendosi alla soluzione del mistero Shasîsetana.
«Dobbiamo mostrarvi tutto quanto è possibile qui e nei dintorni» disse Carbury, attorcigliandosi un lungo baffo piuttosto spelacchiato. Era un uomo corpulento, di statura media, sciatto nel vestire, mezzo calvo, con miti occhi azzurri dall’aria svagata. Non aveva affatto l’aspetto militaresco. E non sembrava nemmeno particolarmente sveglio. Quanto poi alla disciplina, pareva che non ne avesse neppure la più lontana idea. Ma in Transgiordania era una potenza.
«C’è Gerasa» disse. «Vi interessano cose del genere?»
«A me interessa tutto.»
«Giusto» approvò Carbury. «È l’unico modo di prendere la vita.» Tacque per qualche istante e poi riprese: «Ditemi, non vi è mai capitato di scoprire che la vostra professione ha la cattiva abitudine di seguirvi dovunque andiate?».
«Pardon
«Ecco, cercherò di spiegarmi meglio… vi è mai capitato di andare in qualche posto con l’idea di farvi una bella vacanza lontano dai delitti e di scoprire che saltano fuori cadaveri da tutte le parti?»
«Certo che mi è capitato, e più di una volta.»
«Uhm» fece il colonnello Carbury e la sua espressione sembrò ancora più svagata del solito. Poi si riscosse con un sussulto. «Adesso ho tra le mani un cadavere che non mi convince molto» disse.
«Davvero?»
«Sì. Qui ad Amman. Una vecchia americana. È andata a Petra con la famiglia. Un viaggio spossante, un caldo insolito per questa stagione… una donna anziana sofferente di cuore, le difficoltà di una gita più faticosa di quanto non immaginasse, uno sforzo eccessivo… e ha tirato le cuoia!»
«Qui ad Amman?»
«No, a Petra. Oggi hanno portato qui la salma.»
«Ah!»
«Tutto molto naturale. Assolutamente verosimile. È la cosa più banale che potrebbe accadere. Soltanto…»
«Soltanto?»
Il colonnello Carbury si grattò la testa calva.
«Ho una mezza idea» disse «che sia stata la sua famiglia a farla fuori.»
«Ah! E per quale motivo lo pensate?»
Il colonnello Carbury non rispose direttamente alla domanda.
«A quanto pare, era una vecchia insopportabile. La sua morte non è una perdita per nessuno. Anzi, l’impressione generale è che sia un’ottima cosa. Comunque, è molto difficile raccogliere prove in un senso o nell’altro finché la famiglia si mantiene unita e, in caso di necessità, è pronta a mentire su tutta la linea. Non vorremmo complicazioni… o qualche spiacevole problema di carattere internazionale. La cosa più semplice da fare sarebbe quella di lasciar perdere. In fondo non abbiamo nessun elemento sul quale fondare questa ipotesi. Una volta conoscevo un medico il quale mi ha raccontato che spesso aveva avuto qualche sospetto sulla morte di alcuni suoi pazienti… spediti all’altro mondo con un po’ di anticipo sul previsto. Questo medico diceva che la cosa migliore da fare, in tali circostanze, è stare zitti a meno di non avere qualche elemento sicuro e convincente su cui lavorare. Altrimenti saltano fuori un sacco di guai, la colpevolezza non può essere dimostrata, e un medico serio e coscienzioso si accorge che è anche calata un’ombra sulla sua reputazione professionale. C’è qualcosa di esatto in quello che raccontava. Con tutto ciò…» Si grattò di nuovo la testa. «Io sono un uomo al quale piace l’ordine» aggiunse inaspettatamente.
Il colonnello Carbury aveva il nodo della cravatta sulla spalla sinistra, i calzini che non stavano su, la giacca macchiata. Eppure Hercule Poirot non sorrise. Vedeva con chiarezza l’ordine interiore e la pulizia di spirito del colonnello, la cui mentalità doveva essere quella di chi è abituato ad archiviare accuratamente i fatti e a fare osservazioni altrettanto accuratamente meditate.
«Certo, a me piace l’ordine» ripeté Carbury. Fece un gesto vago con la mano. «Odio i pasticci e la confusione. E quando mi capita di incontrarne, voglio che tutto sia messo in chiaro. Capite?»
Hercule Poirot annuì gravemente. Capiva.
«Ma non c’era un medico, laggiù?» domandò.
«Sì. Due. Ma uno era sofferente di un attacco di malaria e l’altro una ragazza appena laureata. A ogni modo credo che sappia il suo mestiere. In quella morte non c’era niente di strano. La vecchia aveva il cuore che faceva i capricci. E già da qualche tempo prendeva una medicina per questi disturbi. In fondo non c’è da meravigliarsi che se ne sia andata così, da un momento all’altro.»
«In tal caso sapreste dirmi, caro amico, che cosa vi preoccupa?» domandò gentilmente Hercule Poirot.
Il colonnello Carbury lo fissò con gli occhi azzurri colmi di inquietudine.
«Avete mai sentito parlare di un medico francese di nome Gérard? Théodore Gérard?»
«Certamente. È molto noto nel suo campo.»
«Si occupa di matti e manicomi» confermò il colonnello Carbury. «È uno di quei medici che ti sanno spiegare come, dopo esserti innamorato di una domestica a quattro anni, adesso che ne hai trentotto insisti nel dire che sei diventato l’arcivescovo di Canterbury. Non sono mai riuscito a capirne il motivo e non lo capirò mai, comunque è un fatto che questi studiosi riescono a spiegartelo in un modo molto convincente.»
«Il dottor Gérard è senz’altro un’autorità per quello che riguarda determinate forme di nevrosi radicate e profonde» confermò Poirot con un sorriso. «E… ehm… le sue opinioni… ehm… a proposito di quanto è accaduto a Petra erano per caso fondate su argomentazioni di questo genere?»
Il colonnello Carbury scrollò energicamente la testa.
«No, no. Perché in questo caso non me ne sarei minimamente preoccupato! No. A ogni modo, badate, non è che io non creda che tutte queste cose sono vere. Soltanto, si tratta di cose che non capisco… come non capisco uno dei miei beduini quando scende dall’automobile in pieno deserto, tocca il terreno con la mano e poi viene a riferirti dove ci troviamo con un’approssimazione di tre o quattro chilometri. Non è magia, però ci va molto vicino. No, quello che dice il dottor Gérard è semplice. Sono i fatti, nudi e crudi. Stavo pensando, se vi interessasse… ma vi interessa
«Sì, sì.»
«Bravo. Allora credo che farò una telefonata per pregare Gérard di venire qui. Così potrete ascoltare direttamente da lui la sua versione di quanto è accaduto.»
Quando il colonnello ebbe dato istruzioni in proposito a un’ordinanza, Poirot domandò: «Da quante persone è composta questa famiglia?».
«Si chiamano Boynton. Ci sono due figli maschi, uno dei quali è sposato. La moglie è una giovane donna graziosa e simpatica… una di quelle creature silenziose, di buon senso. E poi ci sono due figlie, entrambe molto belle, anche se in modo del tutto diverso. La più giovane sembra un po’ nervosa… ma può darsi che sia soltanto lo shock.»
«Boynton» disse Poirot, alzando le sopracciglia. «È curioso… molto curioso.»
Carbury gli rivolse un’occhiata interrogativa ma, dal momento che Poirot non aveva aggiunto altro, riprese a parlare. «Pare assodato che la madre fosse una donna insopportabile. Dovevano servirla in tutto e per tutto, ed esigeva di essere obbedita supinamente dall’intera famiglia. Era lei che teneva i cordoni della borsa. Nessuno dei figli aveva a propria disposizione un centesimo.»
«Ah! Tutto questo è molto interessante. E non si sa quali disposizioni testamentarie abbia lasciato?»
«Ho buttato lì anche questa domanda… con finta indifferenza, naturalmente. Il suo patrimonio andrà diviso in parti uguali tra i figli.»
Poirot assentì. «Secondo voi ci sono di mezzo tutti? Erano d’accordo?»
«Non so. Ecco dove sta il difficile. Non riesco a capire se si è trattato di un’impresa collettiva oppure se è stata l’idea brillante di uno solo… Può darsi che, indagando meglio la cosa, si faccia una scoperta deludente. A ogni modo il succo della faccenda è questo: vorrei conoscere il vostro parere professionale. Ah, ecco Gérard che arriva!»

II

Il francese arrivò a passo rapido, ma senza fretta apparente. Mentre stringeva la mano al colonnello Carbury rivolse un lungo sguardo pieno di interesse a Poirot.
«Questo è Monsieur Hercule Poirot» disse Carbury. «Mio ospite. Gli stavo parlando di quello che è successo a Petra.»
«Ah, davvero?» Gli occhi penetranti di Gérard scrutarono Poirot da capo a piedi. «La faccenda vi interessa?»
Hercule Poirot alzò le braccia al cielo. «Ahimè! Siamo tutti inguaribilmente interessati a quello che riguarda la nostra professione.»
«È vero» disse Gérard.
«Bevete qualcosa?» gli propose Carbury.
Versò un whisky e soda, lo mise a portata di mano di Gérard, poi alzò la caraffa con aria interrogativa, ma Poirot scrollò il capo. Allora il colonnello Carbury la depose di nuovo e accostò la propria poltrona a quelle degli altri due.
«Bene,» disse «dove eravamo rimasti?»
«A quanto mi pare di capire» disse Poirot a Gérard «il colonnello Carbury non è soddisfatto.»
Gérard fece un gesto espressivo. «Ed è tutta colpa mia!» esclamò. «Può darsi che mi sbagli. Non dimenticatelo mai, colonnello Carbury, può darsi che io abbia preso una grossa cantonata.»
Carbury gli rispose con una specie di grugnito. «Riferite a Poirot i fatti» disse.
Il dottor Gérard cominciò con una breve ricapitolazione degli avvenimenti che avevano preceduto il viaggio a Petra. Abbozzò rapidamente un ritratto dei vari membri della famiglia Boynton e descrisse le condizioni di tensione emotiva e nervosa nelle quali si trovavano.
Poirot lo ascoltava con interesse.
Poi Gérard entrò nel me...

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