
- 372 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Doctor Who. Il Pianeta Pirata
Informazioni su questo libro
Alla ricerca dei sei frammenti della Chiave del Tempo, il Dottore, Romana e K-9 ne individuano uno sul pianeta Calufrax. Atterrano nel punto giusto... ma sul pianeta sbagliato! Sono infatti giunti su Zanak, un pianeta prospero e felice. Praticamente perfetto. Ma dev'esserci per forza qualcosa di sbagliato, se non c'è nulla di sbagliato, pensa il Dottore. E infatti Zanak nasconde un segreto...
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Doctor Who. Il Pianeta Pirata di Douglas Adams in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788804673842eBook ISBN
9788852080319QUARTA PARTE
Tigre! Tigre! Che splendida ardi
nelle foreste della notte,
quale mano o occhio immortale
seppe forgiare la tua agghiacciante simmetria?
WILLIAM BLAKE, La Tigre
22
Viaggio al centro della Terra
Il Capitano e l’infermiera rimasero a guardare il Dottore precipitare nelle profondità del pianeta finché non scomparve dalla loro vista. Era finita.
«Yu-uh!» risuonò una voce alle loro spalle.
Il Dottore cadeva.
Prima d’ora non era mai caduto all’interno di pianeta, un’esperienza che nel suo insieme avrebbe trovato affascinante se non fosse stato così impegnato a gridare. C’era una buona notizia, sempre che si potesse definire buona, o anche solo notizia: era rimasto molto poco di Zanak a intralciare la sua caduta. Il pozzo in cui stava precipitando, probabilmente una specie di condotto di aspirazione del materiale, si allargava rapidamente man mano che il Dottore procedeva verso il centro della montagna, oltrepassando il sottile strato della superficie del pianeta e il nulla che si estendeva al di sotto.
La vera buona notizia (e, anche in questo caso, il Dottore ancora non sapeva se non esagerasse a definirla buona) era che di Calufrax non era restato nulla. Evidentemente il povero pianeta era stato spolpato.
Il Dottore si era trovato innumerevoli volte in situazioni potenzialmente mortali, e gli era andata male solo in poche occasioni. Non che la costante varietà dei pericoli cui era esposto gli apparisse tanto piacevole. Certo, si era stancato di finire costantemente minacciato da tizi armati un po’ troppo in là con gli anni per continuare a indossare pantaloni di pelle. Dal suo punto di vista un cambiamento piacevole sarebbe stato passare una settimana senza che qualcuno gli puntasse contro un’arma o attaccasse con la solita solfa dell’“uccidetelo, uccidetelo subito”. Il che non accadeva mai. Per un cattivo era l’equivalente di “dobbiamo uscire a bere qualcosa, un giorno o l’altro”.
Alle armi e a tutto il resto sapeva tener testa. Da quando la sua strada si era incrociata con quella del Guardiano, la morte aveva fatto sfoggio di tutto il suo repertorio. Nell’ultimo paio di giorni era stato quasi divorato da un mostro, fatto esplodere da un signore della guerra, assalito da telepatici depressi e pappagalli robot. E adesso questo. Era ridicolo.
Restava un punto interessante, su cui avrebbe voluto fare due chiacchiere con qualche amico esperto di fisica. Cosa sarebbe accaduto una volta raggiunto il nucleo di Zanak? Avrebbe incontrato un punto zero gravitazionale e rallentato fluttuando miseramente finché un pianeta non gli si fosse materializzato sopra la testa? Oppure avrebbe proseguito la caduta per spiaccicarsi contro la parte sottostante dell’equatore di Zanak? Una questione affascinante, se per affascinante si intende “completamente sconosciuta e francamente spaventosa”.
Respirò a fondo e gridò di nuovo. L’acustica era così meravigliosa che sarebbe stato un peccato non farlo.
Risalire la montagna si era rivelato lungo e faticoso. Tutt’altra storia era stato arrivarci a bordo di un’aerovettura, si disse Romana. Quella volta, però, non si trovava in compagnia dei Dolenti e di tutti i giovani scontenti della città. A dire il vero, uno degli aspetti più faticosi della salita erano proprio i giovani scontenti. Somigliavano un po’ tutti a Kimus. Non facevano che dirsi disgustati a morte dalla scoperta della vera storia del loro pianeta, senza però riuscire a nascondere la propria soddisfazione. L’espressione dei loro visi diceva “lo sapevo” e “come immaginavo”. Lungo l’ascesa avevano cominciato a discutere se definirsi un “movimento” o un “gruppo di resistenza”. Alcuni avevano proposto di sedersi a riprendere fiato. Altri avevano chiesto se qualcuno aveva portato da mangiare. Lì per lì, Romana era quasi scoppiata in lacrime.
Finalmente avevano raggiunto il pianoro e l’ingresso alla Fortezza.
Fu allora che Pralix si accasciò per il dolore.
Romana gli corse al fianco. Si avvide che anche gli altri Dolenti stavano barcollando.
«Pralix, che succede?» gli chiese.
Il giovane la mise a fuoco a fatica. «C’è una nuova voce nel coro dei Dolenti» disse.
«Davvero?» chiese Romana. «E di chi?»
Lui glielo disse.
«Stai scherzando.»
Ignaro dell’eco a livello psichico del suo grido, il Dottore continuava a cadere. Avrebbe dovuto prendere appunti. Va detto che non sembrava stesse rallentando. La gravità si disinteressava di lui, limitandosi a osservarlo con la stessa vaga curiosità che mostrava verso i gatti. Per fortuna non si era conficcato dentro un mucchio di carbone. Almeno, non ancora. La situazione stava migliorando, anche se lui non aveva idea di come.
«Sentite» sospirò Romana rivolgendosi ai ribelli. «Voi aspettate qui. Mi spiace, ma devo fare una cosa. Torno subito.»
E scese di corsa lungo la montagna.
Il Dottore continuava a cadere. Se avesse saputo che proprio in quel momento Romana, alla guida di un’aerovettura, era intenta a calcolare la velocità con cui lui precipitava, forse si sarebbe sentito risollevare il morale. Non troppo, però. Aveva creduto che a quel punto si sarebbe un po’ stancato della cosa, dato che andava avanti da un bel pezzo. Invece no. Cadeva e continuava a lanciare il suo profondo grido baritonale.
Romana entrò barcollando nel TARDIS, ignorando le urla offese delle guardie sopra alle quali era atterrata con l’aerovettura. «Mi spiace» gridò loro. «Adesso non ho proprio tempo di sorbirmi una lezione su come si parcheggia.»
Il TARDIS svanì nel vortice temporale e Romana cominciò a eseguire alcuni calcoli complicatissimi.
Mentre osservava smarrita il vasto quadro comandi e il volumone che conteneva le istruzioni del TARDIS, si rese conto di una cosa molto importante. Certo, era bellissimo dichiarare che si sarebbe eseguita un’operazione “da manuale”, ma non esisteva un manuale che le spiegasse cosa fare adesso. E se anche fosse esistito, probabilmente avrebbe avuto un titolo concluso da un fiacco punto esclamativo.
Valutò la velocità di discesa del Dottore, il tempo trascorso e il diametro di Zanak. Poi ripeté il calcolo altre due volte, giusto per essere sicura.
Era un lavoro che richiedeva precisione persino da parte di una come lei. Azionò delicatamente un interruttore sulla console del TARDIS. Questo si staccò.
«Oh, santi numi.»
Per un terribile istante il Dottore si rese conto di essersi scordato di gridare. Si chiese se per caso si fosse addormentato. Naturalmente era più probabile che avesse perso i sensi, ma ebbe il fastidioso sospetto di essersi assopito. Gli umani descrivevano i voli aerei, con cui non avevano mai davvero preso dimestichezza, come un sottile strato di noia tra due fette di terrore. Il Dottore si stava accorgendo di sentirsi sempre più annoiato. Annoiato di cadere.
L’assoluta deprivazione sensoriale non lo aiutava. Per un po’ aveva visto alcune lucine ammiccare sulla parte sottostante della superficie del pianeta. Non sapeva a che servissero, ma a tutti piacciono le lucine ammiccanti. Poi si erano fatte sempre più lontane, fino ad affievolirsi, e non c’era alcuna traccia a indicare che ne sarebbero arrivate altre. Così, quando finalmente avrebbe toccato terra, non si sarebbe nemmeno accorto dello schianto imminente.
Un pensiero, a dire la verità, piuttosto agghiacciante. L’impatto poteva avvenire da un momento all’altro. Quanto ci si metteva, però, a cadere attraverso un pianeta? Provò a calcolarlo, ma l’idea che mancassero pochi centimetri al suolo prese il sopravvento e lui ricominciò a gridare.
Quando Romana aveva aperto per la prima volta il manuale del TARDIS ne era scivolato fuori un foglietto con le istruzioni di un bollitore elettrico per il tè. Questo per farsi un’idea della sua fortuna con quel tomo.
Il problema era che sotto un certo punto di vista il TARDIS ricordava un cauto e terribilmente complesso tentativo di far incontrare scienza e magia. Una cabina blu che poteva spostarsi nello spazio e nel tempo. Sotto un altro punto di vista, però, era irrimediabilmente obsoleto. Ecco il problema su cui Romana si stava arrovellando. I TARDIS più moderni erano privi del quadro comandi. Avevano solo interfacce mentali. Non si dovevano più immettere le coordinate, incrementare gli oscillatori di forma d’onda, disattivare l’anomalizzatore gravitazionale o addirittura innescare i condensatori Mandril. Bastava pensare a dove andare e il TARDIS vi avrebbe portati a destinazione. Forse con un po’ di arie da saputello, ma avrebbe raggiunto sicuramente lo scopo. Imparare a fare le cose all’antica aveva un che di stravagante, come cuocere il pane in casa, preparare le candele da soli o dipingere con colori e pennello. Lo sapevano tutti che un computer avrebbe ottenuto risultati migliori, ma non era divertente sporcarsi le mani e scoprire com’erano fatte le cose?
Be’, sì, in teoria. Pulsanti, circuiti e interruttori andavano benissimo in caso di operazioni semplici, come insegnare a un computer a preparare un croissant. Era un po’ più macchinoso se si trattava di tuffarsi nel vortice spaziotemporale.
Il fatto che il TARDIS fosse vivo non facilitava il compito. Nessuno sapeva con certezza quando i TARDIS fossero divenuti senzienti, ma di fatto lo erano. Circolavano diverse teorie al riguardo. Una di queste sosteneva che nel futuro si fosse cominciato a realizzare TARDIS senzienti e che uno di loro avesse fatto una scappata nel passato a svelare il trucco agli altri. Per quanto seducente potesse apparire questa teoria di sindacalizzazione transtemporale, c’era una spiegazione molto più semplice che Romana ricordava di avere sostenuto alla presenza del suo tutore.
«Da sempre le persone trattano le cose come se fossero vive. Un TARDIS è semplicemente abbastanza furbo da avere accolto il suggerimento.»
I TARDIS possedevano una coscienza che tenevano ben nascosta, ma che esisteva ed era stata misurata, prendendola alla sprovvista. Le interfacce dei nuovi TARDIS erano loquaci, anche se non costituivano il vero TARDIS. Somigliavano più a dei valletti pronti ad accogliervi, ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- IL PIANETA PIRATA
- PRIMA PARTE
- SECONDA PARTE
- TERZA PARTE
- QUARTA PARTE
- Epilogo
- APPENDICE
- Ringraziamenti
- Copyright