
- 364 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Una moglie per Winterborne
Informazioni su questo libro
Di umili origini, grazie alla sua sfrenata ambizione Rhys Winterborne ha ottenuto ricchezza e successo. È un uomo che sa sempre come ottenere ciò che vuole: e ora vuole l'aristocratica Lady Helen Ravenel.
E se per costringerla a sposarlo dovrà rubarle la sua virtù, tanto meglio... Ma la seducente e timida Helen ha in serbo qualche sorpresa per il rude affarista.
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Informazioni
eBook ISBN
97888520799621
«Signor Winterborne, c’è una persona che desidera vedervi.»
Rhys alzò lo sguardo dalla pila di lettere con espressione accigliata.
Sulla soglia dell’ufficio la sua segretaria personale, la signora Fernsby, lo scrutava con sguardo attento dietro gli occhiali tondi. Era una donna di mezza età , in ordine e un po’ rotondetta.
«Sapete che non ricevo visitatori a quest’ora.» Per Rhys era un rito trascorrere la prima mezz’ora della giornata a leggere la posta in rigoroso silenzio.
«Sì, ma è una signora aristocratica e…»
«Al diavolo, potrebbe essere anche la regina» sbottò. «Mandatela via.»
La signora Fernsby contrasse le labbra in un’espressione seccata e se ne andò velocemente facendo risuonare i tacchi sul pavimento, con un rumore simile a una raffica di spari.
Rhys tornò a concentrarsi sulla lettera che aveva davanti a sé. Perdere le staffe era un lusso che si concedeva raramente, ma nell’ultima settimana una cupa tristezza lo aveva pervaso, spingendolo a inveire contro chiunque gli capitasse a tiro.
E tutto per una donna che non avrebbe dovuto desiderare.
Lady Helen Ravenel… colta, innocente, timida, aristocratica. Tutto ciò che lui non era.
Rhys era riuscito a rovinare il loro fidanzamento in sole due settimane. In occasione dell’ultimo incontro si era dimostrato impaziente, aggressivo, e aveva finito per baciarla come desiderava fare da tanto tempo. Lei si era irrigidita fra le sue braccia e lo aveva respinto, manifestando apertamente il proprio disprezzo. La scena si era conclusa con lei in lacrime e lui in collera.
Il giorno seguente aveva ricevuto la visita di Lady Trenear, Kathleen, vedova del fratello di Helen: gli aveva detto che Helen, per l’angoscia, era costretta a letto da una violenta emicrania.
«Non vuole più vedervi» aveva concluso bruscamente.
Rhys non se la sentiva di incolpare Helen per la rottura del fidanzamento: ovviamente non erano fatti l’uno per l’altra. Era contrario al disegno divino che un comune cittadino del Galles sposasse una rampolla dell’aristocrazia inglese. La sua fortuna era sterminata, ma gli mancavano sia il portamento sia l’istruzione propri di un gentiluomo. E non ne aveva nemmeno l’aspetto, con la sua carnagione scura, i capelli neri e la stazza da lavoratore.
A trent’anni aveva trasformato il negozietto paterno di High Street nei grandi magazzini Winterborne’s, i più imponenti al mondo. Possedeva fabbriche, depositi, terreni agricoli, scuderie, lavanderie ed edifici residenziali. Faceva parte del consiglio di amministrazione di compagnie ferroviarie e di navigazione. Ma, a dispetto dei traguardi ottenuti, sarebbe rimasto sempre e comunque il figlio di un droghiere.
Bussarono alla porta, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Incredulo, guardò la segretaria affacciarsi di nuovo nel suo ufficio.
«Cosa volete?» chiese.
Lei rispose con decisione, sistemandosi gli occhiali sul naso. «La signora dice che non se ne andrà finché non l’avrete ricevuta. L’alternativa è farla allontanare con la forza.»
L’irritazione di Rhys si tramutò in sconcerto. Nessuna donna di sua conoscenza, rispettabile o meno, avrebbe dimostrato tanta spavalderia. «Il suo nome?»
«Non vuole dirlo.»
Scosse il capo incredulo. Come aveva fatto a superare gli altri uffici senza essere vista? Pagava un piccolo esercito di persone perché gli evitassero certi fastidi. Fu sfiorato da un pensiero assurdo. Lo scacciò immediatamente, ma i suoi battiti accelerarono.
«Che aspetto ha?» si azzardò a domandare.
«È vestita a lutto, con un velo sul volto. Piuttosto snella e dalla voce soave.» Dopo un attimo di esitazione aggiunse con una punta di sarcasmo: «Classica parlata salottiera».
Quando realizzò di chi si trattasse, Rhys avvertì una fitta di desiderio stringergli il petto. «Diolch i Dduw» borbottò. Gli sembrava impossibile che Helen si fosse recata da lui. Eppure, in qualche modo, ne era profondamente convinto. Senza aggiungere altro, si alzò e passò con impazienza accanto alla segretaria.
«Signor Winterborne» esclamò la donna, inseguendolo. «Siete in maniche di camicia. La vostra giacca…»
Lui uscì dal suo spazioso ufficio d’angolo senza nemmeno sentirla e sbucò in una sala d’attesa con sedie di pelle imbottite.
Alla vista della visitatrice si fermò di colpo, restando senza fiato.
Nonostante il velo nero che le celava il volto, riconobbe la postura perfetta e la figura sottile di Helen.
Si sforzò di colmare la distanza che li separava e poi rimase lì davanti a lei, muto, riempiendosi i polmoni del suo dolce profumo, sebbene il rancore lo stesse quasi soffocando. La sua presenza lo eccitò all’istante. I suoi battiti impazzirono, il calore lo invase.
In una delle stanze adiacenti il ticchettio delle macchine per scrivere cessò.
Era stata una follia presentarsi da sola. Rischiava di rovinarsi la reputazione. Doveva assolutamente allontanarla dalla sala d’attesa, mandarla a casa prima che qualcuno la riconoscesse.
Innanzitutto, però, doveva scoprire la ragione di quella visita. Per quanto ingenua e innocente, Helen non era certo una sciocca. Non sarebbe mai andata incontro a un rischio simile senza un buon motivo.
«La mia ospite non si tratterrà a lungo» disse, lanciando un’occhiata alla signora Fernsby. «Nel frattempo assicuratevi che nessuno ci disturbi.»
«Sì, signore.»
Quindi si rivolse nuovamente a Helen.
«Venite» le intimò in tono burbero, accompagnandola nel suo ufficio.
Lei lo seguì senza proferire una parola. Le sue gonne frusciavano contro le pareti del corridoio. Indossava abiti fuori moda e un po’ sciatti, indice di un’aristocrazia che non se la passava troppo bene. Era quello il motivo della sua visita? Aveva deciso di abbassarsi a diventare sua moglie a causa delle ristrettezze economiche della famiglia Ravenel?
Dannazione, pensò malignamente, se solo lo avesse implorato di riprenderla! Le avrebbe detto di no, ovviamente, dandole un assaggio del tormento che lo aveva afflitto nell’ultima settimana. Chiunque, in passato, avesse osato contrariarlo sapeva bene quanto fosse spietato e incapace di perdonare.
Entrarono nel suo ufficio, una stanza ampia e silenziosa, con grandi finestre a doppia vetrata e una soffice moquette. Al centro una grossa scrivania in noce era coperta da lettere e schedari.
Dopo aver chiuso la porta, Rhys si avvicinò al tavolo, prese una clessidra e la capovolse con un gesto deciso. La sabbia avrebbe impiegato un quarto d’ora esatto per fluire nell’ampolla inferiore. Sentiva il bisogno di chiarire che in quel momento si trovavano nel suo mondo, un mondo dove il tempo contava, dove era lui ad avere il controllo.
Si voltò verso Helen con le sopracciglia inarcate in un’espressione sarcastica. «La settimana scorsa mi hanno detto che voi…»
Ma le parole gli morirono in bocca quando lei sollevò il velo, scrutandolo con quella tenera, indulgente solennità che lo aveva sconvolto fin dal principio. I capelli lisci e sottili, di un biondo chiarissimo, erano ordinatamente raccolti in uno chignon, ma davanti all’orecchio sinistro pendeva una ciocca luccicante, sfuggita alle forcine.
Al diavolo! Perché era così bella?
«Perdonatemi,» disse Helen, guardandolo fisso negli occhi «non sono riuscita a venire prima.»
«Non dovreste essere qui.»
«Dobbiamo discutere di alcune cose» aggiunse, lanciando una timida occhiata alla sedia vicina. «Se non vi spiace…»
«Avanti, accomodatevi» rispose Rhys, senza però aiutarla a sedersi. Maledizione! Perché comportarsi da gentiluomo, se lei non lo avrebbe mai considerato tale? Si appoggiò alla scrivania e incrociò le braccia. «Non avete molto tempo» ribatté freddamente con un cenno del capo alla clessidra. «Cercate di farne buon uso.»
Helen si mise a sedere, si aggiustò le gonne e si sfilò i guanti neri pizzicando con destrezza i polpastrelli.
Alla vista delle sue dita delicate Rhys sentì la bocca seccarsi. Ripensò a quando aveva suonato il pianoforte per lui a Eversby Priory, la tenuta della sua famiglia. Era rimasto incantato dall’abilità con cui quelle mani volavano sui tasti come candidi uccellini. Per qualche ragione indossava ancora il suo anello di fidanzamento. Il perfetto diamante con taglio a rosetta si era infatti per un attimo impigliato nel tessuto.
Helen gettò indietro il velo, che le ricadde sulla schiena in una nuvola scura, e lo fissò intensamente per un attimo. Le sue guance si imporporarono. «Signor Winterborne, io non ho chiesto a Kathleen di venire a parlarvi la scorsa settimana. Non mi sentivo bene, ma se avessi intuito le sue intenzioni…»
«Mi ha detto che eravate malata.»
«Avevo l’emicrania, tutto qui.»
«Per colpa mia, pare.»
«Kathleen ha ingigantito la cosa…»
«Stando a lei, non volevate più vedermi.»
A quel punto il rossore si intensificò. «Non avrebbe dovuto riferirvi quella frase» esclamò. Sembrava seccata e imbarazzata. «Non era ciò che pensavo. Mi scoppiava la testa e stavo tentando di riordinare le idee riguardo ai fatti del giorno precedente. Quando siete venuto a trovarmi e…» Abbassò lo sguardo sul suo grembo. La luce della finestra le sfiorava i capelli. Teneva le mani strette e leggermente arcuate, come se stesse reggendo qualcosa di fragile tra i palmi. «Ho bisogno di parlarvi di questo» proseguì con calma. «Vorrei tanto che… raggiungessimo un accordo.»
Dentro di lui qualcosa morì. Era troppo abituato alle richieste di denaro per non capire cosa stava accadendo. Helen non era diversa da tutti gli altri e cercava di trarre qualche vantaggio per se stessa. Non poteva certo biasimarla per questo, ma non aveva alcuna voglia di ascoltare le sue storie, di sentirsi dire quanto fosse in debito con lei e perché. Meglio liquidarla immediatamente e chiudere la faccenda.
Chissà come aveva fatto a nutrire la debole, sciocca speranza che volesse altro da lui. Il mondo girava così da sempre e non sarebbe mai cambiato. Gli uomini andavano alla ricerca di belle donne e le donne barattavano la propria bellezza con il denaro. Aveva svilito Helen mettendole addosso le sue zampe da plebeo e adesso lei voleva essere risarcita.
Rhys girò intorno alla scrivania, aprì un cassetto ed estrasse un carnet. Quindi prese una penna e firmò un assegno da diecimila sterline. Dopo aver compilato la matrice, le si avvicinò e glielo porse.
«Non serve che si conosca la provenienza» disse in tono pragmatico. «Se non avete un conto corrente, ve ne aprirò uno.» Una donna non avrebbe potuto farlo in nessuna banca. «Il tutto si svolgerà nella più assoluta discrezione, garantisco.»
Helen lo scrutò perplessa, poi diede un’occhiata all’assegno. «Perché mai…» Rimase senza fiato vedendo la cifra. Inorridita, guardò nuovamente Rhys. «Perché?» domandò ansimante.
Confuso da quella reazione, lui si accigliò. «Avete detto di voler raggiungere un accordo. Significa questo.»
«No, io intendevo… intendevo un chiarimento.» Armeggiò con l’assegno finché non l’ebbe ridotto a brandelli. «Non ho bisogno di denaro. E, in ogni caso, non lo chiederei a voi.» I pezzetti di carta volarono in aria come fiocchi di neve.
Mentre la osservava distruggere in un batter d’occhio la piccola fortuna che le aveva appena consegnato, Rhys si rese conto del fraintendimento e fu travolto da un misto di frustrazione e imbarazzo. Che diamine voleva da lui? Cos’era venuta a fare?
Helen respirò a fondo diverse volte, recuperando lentamente la propria compostezza. Quindi si alzò e andò verso di lui. «Diciamo che nella nostra tenuta… è piovuto un po’ di denaro dal cielo. Adesso io e le mie sorelle non abbiamo più problemi di dote.»
Rhys la fissava impassibile, mentre il suo cervello si arrovell...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Una moglie per Winterborne
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
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- 26
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- 34
- 35
- Epilogo
- Nota dell’autrice
- Copyright