Miss Detective - 3. Assassinio in prima classe
eBook - ePub

Miss Detective - 3. Assassinio in prima classe

  1. 280 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Miss Detective - 3. Assassinio in prima classe

Informazioni su questo libro

Daisy Wells e Hazel Wong sono in vacanza in Europa, sul mitico Orient Express. Sono determinate a evitare qualunque indagine, anche perché il padre di Hazel, che le accompagna, ha vietato tassativamente ogni attività investigativa. Ma dal momento in cui le ragazze salgono a bordo risulta evidente che tutti i passeggeri della carrozza di prima classe hanno qualcosa da nascondere. Quando poi la cena viene interrotta da un urlo agghiacciante e in una delle cabine viene trovato un cadavere, la premiata società investigativa Wells&Wong non può esimersi… Per le due coraggiose e inarrestabili investigatrici eredi di Agatha Christie, un intrigante mistero da risolvere a bordo dell'Orient Express!

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
Print ISBN
9788804674320
eBook ISBN
9788852079801
PARTE SECONDA

LA SPIA, IL PUGNALE E L’URLO

1

Rileggo quello che ho scritto finora, e vedo che ci sono già tutti i personaggi importanti, allineati come attori all’inizio dello spettacolo. Questo è un bene, ma Daisy mi dice di farla finita. Secondo me, vuole che mi affretti ad arrivare all’assassinio, all’urlo, alla porta chiusa a chiave, e a quello che abbiamo visto quando è stata abbattuta.
E lo farò, ma ci sono due cose che devo per forza menzionare: il pugnale e la spia.
La spia viene per prima, a dire il vero.
Il treno stava prendendo vita sotto di noi, sferragliando e scuotendomi fin dentro le ossa. Mi sono appoggiata alla porta e ho stretto i denti, mentre Daisy è rimasta in piedi, in perfetto equilibrio. La signorina Livedon aveva dovuto affrettarsi per non essere lasciata a terra. Jocelyn le ha gridato qualcosa attraverso il finestrino, e poi si è sentito uno sferragliare e un colpo mentre la porta veniva aperta. Con una risata argentina, la signorina Livedon è salita a bordo. Era strano, perché non l’avevo mai sentita ridere prima. Quando l’avevo conosciuta, era sempre serissima.
Ma quando l’avevo conosciuta…
Mi sono girata a guardare Daisy. «Non può essere davvero lei!»
«Invece sì» ha detto Daisy. «L’abbiamo capito immediatamente, vero? Un’investigatrice dovrebbe sempre fidarsi del proprio istinto.»
«Non sei… turbata? Insomma, l’ultima volta che l’abbiamo vista è stato a Fallingford.»
«Certo che no» ha risposto Daisy, guardandomi come se fossi una stupida, anche se mi sono accorta che si stringeva la gonna tra le mani. «Di cosa dovrei essere turbata? Sono solo curiosa. Che ci fa qui la signorina Livedon? Lo saprà che ci siamo anche noi? E questo ha qualcosa a che fare con…»
Ci siamo guardate, e Daisy non ha avuto bisogno di finire la frase. La sua presenza lì aveva qualcosa a che fare con Fallingford? E come mai era scampata al processo?
Si è sentito un rumore di passi oltre la nostra porta. Daisy si è posata un dito sulle labbra e ci siamo messe in ascolto.
«Che piacere» stava dicendo Jocelyn. «Un immenso piacere, signora Vitellius. Abbiamo ricevuto una lettera da suo marito che la affida alle nostre cure, speriamo che sull’Orient Express si troverà a suo agio. Dobbiamo metterla nello scompartimento numero sette, spero che sia di suo gradimento.»
«Certamente» ha risposto la signorina Livedon. «Lo sarà di sicuro. Mio marito ne sarà immensamente felice. Ho paura che sia troppo impegnato per accompagnarmi, un magnate del rame, sa, non ha mai un momento per se stesso…»
Le voci si sono confuse con lo sferragliare del convoglio, e ci siamo perse il resto della conversazione.
«Perché la signorina Livedon si fa chiamare signora Vitellius?» ho chiesto a Daisy. «È di nuovo sotto copertura?»
«Senza ombra di dubbio» ha risposto lei. «E senza ombra di dubbio il famoso marito se l’è inventato di sana pianta. Dev’essere di nuovo in missione segreta. Oh, non fa una vita meravigliosa? Considerate le circostanze, direi che c’è solo una cosa che possiamo fare.»
L’ho guardata in ansiosa attesa, pensando a quanto sarebbe stato strano e difficile ignorare la signorina Livedon per tutti e tre i giorni di viaggio. Se stava fingendo di essere la signora Vitellius, di certo non poteva dar segno di averci riconosciute. Mi sono chiesta all’improvviso se dovevamo avvisare Hetty. Anche lei avrebbe riconosciuto la signorina Livedon, ovviamente, ma non sapeva la verità su di lei, e non potevamo dirgliela. Avrebbe capito quant’era importante che mantenessimo il segreto? Di nuovo, mi sono resa conto, gli intrighi ci seguivano, cacciandoci nelle situazioni più assurde.
«Dobbiamo andare subito nello scompartimento della Livedon e affrontarla» ha detto Daisy. «Dopo tutto, siamo praticamente colleghe. Abbiamo i distintivi da investigatrici, no?»
Li avevamo, ce li aveva dati l’ispettore Priestley per ringraziarci di quello che avevamo fatto a Fallingford. Sapevo che Daisy teneva il suo nella borsa. Il mio era ancora seppellito nella scatola dei dolciumi, su una mensola polverosa a scuola. Se si vuole capire la differenza tra noi due, questo è un ritratto perfetto.
«Non possiamo, Daisy» le ho risposto, orripilata.
«Certo che sì» ha replicato lei. «Andiamo, Watson, non comportarti come uno sciocco gamberetto spaventato.» E marciò fuori dalla porta.
Il corridoio ondeggiava e rombava mentre lo percorrevamo. Il treno si stava muovendo davvero, a quel punto, e fuori dai finestrini sul lato destro ho visto scorci di palazzi e strade illuminati.
Ho ricordato a me stessa che non dovevo investigare, e il convoglio, dondolando sotto di noi, sembrava cantilenarmi non devi, non devi, non devi. Era così difficile stare in equilibrio a ritmo del treno che riuscivo a malapena ad accorgermi di ciò che succedeva all’esterno. Più volte ho dovuto ritrovare l’equilibrio appoggiandomi alle pareti intarsiate, e ogni volta mi sentivo in colpa a premere le mani su un lavoro artigianale così pregiato. Le luci di cristallo brillavano sopra di noi, e all’altro capo del corridoio, dopo una fila di porte chiuse, c’era Jocelyn, seduto al suo posto vicino allo scompartimento del Mysterioso, verso la carrozza ristorante; era appollaiato su una piccola sedia con il “Paris-Soir” della sera accanto. Ci ha fatto un cenno quando ci siamo avvicinate, e io mi sono sentita improvvisamente a disagio, non solo perché il rollio del treno mi rivoltava lo stomaco. Sebbene fosse stato meravigliosamente facile ascoltare le conversazioni altrui, era anche vero che ci imbattevamo di continuo in qualcuno, su quel treno. Come poteva sperare, Daisy, di andarsene in giro a ficcanasare senza attirare l’attenzione?
Ma lei, come al solito, ha risolto il problema.
«Bonsoir, Jocelyn» ha detto con un accento molto carino. «Excusez-moi, ma pare che il nostro rubinetto abbia una perdita.»
«Oh, cielo!» ha esclamato lui, saltando in piedi. «Vengo subito a controllare.»
Non appena è sparito oltre la porta, Daisy è entrata in azione. È balzata avanti, ha messo le mani sulla maniglia dello scompartimento numero sette e l’ha girata con forza. La porta si è spalancata ed è apparsa la signorina Livedon, protesa nell’atto di sistemare una cappelliera sul portabagagli sopra il letto. Daisy è entrata prima che potessi fermarla, perciò sono dovuta schizzare dentro anch’io, lasciando la porta aperta.
Per un momento lo scompartimento è sembrato immobile e soffocante. La signorina Livedon ci ha fissate nel più totale sbigottimento.
«Non dica niente» le ha bisbigliato Daisy. «Ci ha sentite fuori in corridoio e ha aperto la porta e siamo entrate per ammirare le sue cose, va bene? Oh, ma che cappello adorabile, signora Vitellius! Una guarnizione sobria, elegante!» Ha detto l’ultima parte a voce alta, a beneficio di chiunque passasse di lì.
La signorina Livedon, va detto a suo merito, non ha avuto la minima esitazione. Era un’attrice ancora migliore di quanto mi aspettassi.
«Oh, sì» ha replicato con lo stesso tono. «È l’ultima moda di Parigi. Mio marito ama vedermi vestita con abiti di grido. Che diavolo ci fate qui, ragazzine?»
«Siamo in vacanza» ha risposto Daisy in tono accusatorio. «Con il padre di Hazel. Non lo sapeva? Cosa ci fa lei qui, comunque? Perché non è… a Londra? E perché sta mentendo di nuovo sul suo nome? Perbacco, quanto vorrei avere anch’io abiti come i suoi. Oh, e che profumo raffinato!»
Daisy non era riuscita a chiederle come mai non fosse al processo, ma ovviamente la signorina Livedon ha capito lo stesso.
«Vero? È Chanel N° 5. Non sono affari vostri. Siccome il mio nome è Helen Vitellius e ho un marito molto ricco che mi attende a Istanbul, non ho ragione di essere in nessun altro posto che qui, e vi sarò grata se ve lo ricorderete per il resto del viaggio. Sono sicura di non aver mai visto nessuna di voi due.»
Daisy non si è lasciata intimidire. «Ah! Vuole che ci ricordiamo un altro nome falso? Non penso che potremo riuscirci, a meno che non ci spieghi il vero motivo per cui viaggia su questo treno. E che sia una spiegazione convincente. Dico bene, Hazel?»
«Ehm» ho detto. «Mi piace la sua sciarpa.»
Daisy ha alzato gli occhi al cielo. La signorina Livedon, alias la signora Vitellius – come caspita farà a ricordarsi tutti quei nomi?, mi sono chiesta – ha sospirato.
«Se vi lasciate sfuggire una sola parola… Ragazze, questa è una faccenda seria. Non è un gioco. Se lo racconterete in giro, persone molto potenti ce l’avranno a morte con voi. M si arrabbierà molto, e sapete perfettamente cosa significa.»
Daisy ha stretto le labbra: lo sapevamo eccome, anche se una cosa che ancora non so è per quale motivo, di preciso, M sia così importante. Daisy non me lo dirà mai. A volte mi chiedo se lo sappia sul serio.
«Promettete?»
Daisy ha sospirato, poi mi ha guardata e ha annuito.
«Promettiamo» abbiamo recitato in coro.
«Bene» ha sussurrato la Livedon. «Allora posso dirvi che sono sulle tracce di una spia.»
«No!» ha esclamato Daisy. «Non può essere di Hermès!»
«Molto divertente, Daisy. Sono stata dispensata dal presenziare al processo. Sono qui perché, secondo le informazioni che ho ricevuto dal mio contatto, qualcuno che sta trasportando segreti sulle risorse militari dell’Inghilterra viaggia su questo treno, e consegnerà tutto a delle spie tedesche a Belgrado. Ora, ufficialmente siamo in buoni rapporti con la Germania, ma il nostro governo non gradisce la politica di Hitler, e non vogliamo che sia informato più del necessario sulle nostre strategie belliche. Questa spia ce l’ha fatta sotto il naso troppe volte, è un’autentica una spina nel fianco da mesi. Perciò eccomi qui, per assicurarmi che la spia, e i segreti che ha con sé, non raggiungano mai la destinazione. Chiunque sia, deve trovarsi su questo vagone, e intendo scoprire chi è. E voi farete meglio a starne fuori, per il vostro bene, intesi? È una cosa seria, Daisy.»
«La smette di ripeterlo? Perché non lo dice a Hazel di essere seria?»
«Perché lei lo è già» ha risposto la signorina Livedon, sorridendomi. «Ora, ragazze, so che in passato vi siete già occupate di indagini, ma questa volta è diverso. Qui si tratta di affari internazionali, e non potete immischiarvi. Mi sono fidata di voi raccontandovi la verità, e adesso ho bisogno che ne restiate fuori. Niente indagini, niente missioni pericolose, è chiaro? È già abbastanza increscioso che anche voi siate su questo treno.»
Mi sono sentita in colpa, la signorina Livedon ci stava guardando in modo così severo. Invece Daisy era solo arrabbiata.
«Ma… signorina Livedon!» ha detto. «Non può chiederci di starne fuori! E se poi dovesse avere bisogno di noi per questo caso? Lei sa che siamo investigatrici in gamba, si ricorda cosa è successo a Pasqua… siamo state noi a risolvere il delitto, non lei!»
«Qui però non si tratta di un delitto, Daisy. Discuti pure quanto vuoi, ma non cambierò idea, e se cercherete di intromettervi, farò tutto quello che posso per impedirvelo. È chiaro?»
Il viso aggraziato di Daisy era livido di rabbia. Anch’io ero molto seccata, a quel punto. Ecco un altro adulto che ci raccomandava di non fare le investigatrici in vacanza, e devo dire che più la sentivo e meno quella pretesa mi piaceva. Volevano tenerci fuori da qualunque cosa fosse davvero interessante.
La signora Livedon ci ha guardato in cagnesco finché non abbiamo mormorato: «Va bene, signorina Livedon».
«Ah, ma quello non è più il mio nome, giusto?»
«Sì, signora Vitellius» abbiamo rettificato, obbedienti. Daisy lo pronunciò a denti stretti. «E il suo abito è magnifico» ha aggiunto a voce più alta.
«Dieci e lode, Daisy. Ricorda, finché saremo insieme su questo treno, il mio nome è Helen Vitellius, e voi mi avete conosciuta cinque minuti fa. D’accordo? E dite alla vostra domestica, Hetty, di fare lo stesso.»
Jocelyn ha infilato la testa nel vano della porta aperta.
«Signorina Wells, signorina Wong?» ha detto. «Ho controllato il vostro rubinetto e al momento s...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. ASSASSINIO IN PRIMA CLASSE
  4. Mappa del vagone letto dell’Orient Express
  5. Mappa della carrozza ristorante dell’Orient Express
  6. Personaggi
  7. Parte prima. Omicidio in carrozza
  8. Parte seconda. La spia, il pugnale e l’urlo
  9. Parte terza. Su un binario morto
  10. Parte quarta. La società investigativa mette in atto qualche inganno
  11. Parte quinta. Sulla pista giusta?
  12. Parte sesta. La società investigativa risolve il caso
  13. Ringraziamenti
  14. Copyright