Il bambino e il leone
eBook - ePub
Disponibile fino al giorno 5 Dec |Scopri di più

Il bambino e il leone

  1. 128 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

In Sud Africa, Bertie riesce a salvare un leoncino bianco. I due diventano inseparabili. Purtroppo quando si trasferisce in Inghilterra per proseguire gli studi, Bertie è costretto a separarsi dal suo unico amico, che viene acquistato da un francese, proprietario di un circo. Una volta in Inghilterra, il ragazzo conosce Millie e i due si innamorano. Nel frattempo scoppia la Prima Guerra Mondiale e Bertie parte per la Francia dove combatte valorosamente. Quando ritrova Millie, i due ragazzi si mettono subito alla ricerca del leone bianco.

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Informazioni

Print ISBN
9788856645361
eBook ISBN
9788858514245

Strawbridge

LA VECCHIA SIGNORA bevve il suo tè e arricciò il naso in una smorfia di disgusto. – Ah, tutte le volte la stessa storia. Mi ricordo di berlo sempre e solo quando è già freddo –. Il cane si grattò l’orecchio, con un mugolio di piacere, ma intanto non mi perdeva di vista un attimo.
– È finita così, allora? – domandai.
Rise e posò la tazzina. – Direi proprio di no – rispose. E poi continuò, togliendosi una foglia di tè dalla punta della lingua. – Finora è stata solo la storia di Bertie. Me l’ha raccontata così tante volte che mi sembra quasi di averla vissuta insieme a lui. Ma da adesso in poi sarà anche la mia storia.
– E il leone bianco? – non potei fare a meno di chiedere. – Lo ha trovato poi? Ha mantenuto la sua promessa?
L’anziana signora si rannuvolò all’improvviso. – Ricordati bene – disse posando la sua mano ossuta sulla mia – che le storie vere non finiscono sempre come vorremmo noi. Vuoi sapere cosa è successo veramente o devo inventarmi qualcosa per farti contento?
– Voglio sapere cosa è successo veramente – risposi.
– E allora lo saprai – annunciò. E si girò di nuovo verso il Re delle Farfalle, che riluceva azzurro sul versante della collina.
Mentre Bertie cresceva in Africa nella sua fattoria con un recinto intorno, io crescevo qui a Strawbridge, in questa caverna di casa piena di echi, con il parco per i cervi e intorno un alto muro. E diventai grande, quasi tutta da sola. Anch’io ero figlia unica. Mia madre era morta dandomi alla luce e mio padre era a casa di rado. Forse fu questo il motivo per il quale noi due, Bertie e io, andammo così d’accordo già dal nostro primo incontro. Avevamo così tanto in comune proprio fin dall’inizio.
Come Bertie, non lasciavo quasi mai i confini della mia casa, e così avevo pochi amici.
Neanch’io andavo a scuola, fra l’altro. Avevo una governante, Miss Tulips, e tutti la chiamavano Miss Truce, perché aveva un aspetto così arcigno, con quelle labbra sottili che non sorridevano mai. Si muoveva per la casa come un’ombra gelida. Viveva su nell’abbaino, come la nostra cuoca e la tata. Tata Mason, che il cielo la benedica, mi aveva tirata su insegnandomi cosa è bene e cosa è male, proprio come dovrebbero fare tutte le brave tate. Ma lei è stata più di una tata per me, è stata una madre, e che madre! Meravigliosa, la migliore che avessi potuto mai avere, la migliore che tutti avessero potuto mai avere.
Trascorrevo tutte le mattine a studiare con Miss Truce, ma non vedevo l’ora che arrivasse il pomeriggio per andare a spasso con Tata Mason. Eccetto di domenica, quando avevo il permesso di starmene per conto mio tutto il giorno, se mio padre non era a casa, e di solito non lo era. Così potevo far volare i miei aquiloni quando faceva bello, e leggere i miei libri quando era brutto. Adoravo i miei libri: Black Beauty, Piccole Donne, Heidi, mi piacevano tutti, perché mi portavano fuori dalle mura del parco, mi portavano in giro per il mondo. Ci trovavo i migliori amici che potessi desiderare, in quei libri, almeno fino a quando incontrai Bertie.
Avevo appena compiuto dieci anni. Era domenica ed ero fuori con gli aquiloni. Ma non c’era tanto vento e, per quanto corressi, non riuscivo a fare prendere quota neanche al mio migliore aquilone a scatola. Mi arrampicai su per la collina, in cerca di vento. E là in cima, alla fine, lo trovai, abbastanza forte da sollevare il mio aquilone. Poi però arrivò una raffica improvvisa ed esso prese a mulinare impazzito in direzione degli alberi. Non feci in tempo ad arrotolare la corda. S’impigliò in un ramo e restò incastrato fra i nidi di corvo di un alto olmo. Gli uccelli volarono via fra rauche proteste mentre io strattonavo il filo, piangendo di rabbia e frustrazione. In quel momento, dal folto del boschetto, vidi sbucare un ragazzino.
– Te lo tiro giù io – disse, cominciando ad arrampicarsi. Con un’agilità senza pari, strisciò lungo il ramo, allungò la mano e liberò l’aquilone che fluttuò in aria per un attimo e infine si posò ai miei piedi. Il mio aquilone migliore era lacero e ammaccato, ma almeno me lo potevo riportare a casa. Qualche secondo dopo era sceso anche il ragazzino e adesso era davanti a me.
– Chi sei? Cosa vuoi? – domandai.
– Posso ripararlo, se ti va – propose.
– Chi sei? – ripetei.
– Bertie Andrews – rispose. Indossava un’uniforme scolastica grigia, che riconobbi all’istante. Da sotto l’arcata con sopra il leone, li avevo osservati molte volte passare a due a due, berretti blu, calze blu.
– Vai alla scuola più in su lungo la strada, giusto? – chiesi.
– Non farai la spia, vero? – fece lui, spalancando gli occhi improvvisamente allarmato. Notai che aveva le gambe graffiate e sanguinanti.
– Hai fatto a botte, eh? – commentai.
– Sono scappato – proseguì. – E non ci tornerò là dentro, mai e poi mai.
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– Dove stai andando? – m’informai.
Scosse la testa. – Non lo so. Durante le vacanze sto da mia zia a Salisbury ma non mi piace.
– Ma non hai una casa? – chiesi ancora.
– Certo che ce l’ho – confermò. – Tutti ce l’hanno. Ma in Africa.
Per tutto il pomeriggio restammo seduti in cima alla collina e mi raccontò dell’Africa, della fattoria, della pozza d’acqua, del suo leone bianco, che adesso era da qualche parte in Francia, in un circo, e che non poteva sopportare l’idea di saperlo prigioniero. – Ma lo troverò – dichiarò combattivo. – Lo troverò in qualche modo.
A essere sincera, non sapevo bene fino a che punto credessi a quella storia del leone bianco. Per me i leoni bianchi non esistevano, punto.
– Ma il problema è che – continuò – se anche lo trovo, non potrò riportarlo a casa in Africa come ho sempre voluto.
– Perché no?
– Perché mia madre è morta – spiegò con gli occhi bassi, strappando un ciuffo d’erba. – Ha preso la malaria, ma la vera ragione è che le si è spezzato il cuore, credo –. Quando alzò lo sguardo, aveva gli occhi velati di lacrime. – Può succedere, sai. Poi mio padre ha venduto la fattoria e ha sposato un’altra donna. Non voglio più tornare là. Non voglio vederlo più, mai più.
Volevo dirgli quanto mi dispiacesse per sua madre, ma non riuscivo a trovare le parole adatte.
– Tu vivi proprio qui, vero? – disse. – In quella casa grande. Grande come la mia scuola.
Gli raccontai quel poco che c’era da sapere su di me, di mio padre che era così spesso via a Londra, di Miss Truce e della Tata Mason. Io parlavo e lui mi ascoltava succhiando il nettare dei trifogli viola che crescevano tutt’intorno. E quando nessuno di noi due ebbe più niente da dire, ci sdraiammo nel sole a osservare una coppia di poiane che volteggiavano stridendo sopra le nostre teste. Intanto mi chiedevo cosa gli sarebbe successo se lo avessero scoperto.
– Cosa intendi fare? – chiesi alla fine. – Non rischi di passare dei guai?
– Solo se mi prendono.
– Ma ci riusciranno, per forza, è così che andrà a finire – affermai. – Devi tornare in collegio prima che notino la tua assenza.
Dopo un po’ si tirò su appoggiandosi al gomito e mi guardò.
– Forse hai ragione – convenne. – Forse non se ne sono ancora accorti. Forse non è troppo tardi. Ma se rientro, mi farai venire ancora da te? Posso affrontare l’idea di rientrare là, se so di poter tornare. Mi lasceresti? Ti aggiusto l’aquilone, davvero, lo faccio. E mi diede uno di quei sorrisi da farti sciogliere, e così non fui capace di rifiutare.
Ci mettemmo d’accordo. Ci saremmo incontrati sotto il grande olmo montano sulla collina ogni domenica pomeriggio alle tre, o quanto più possibile intorno a quell’ora. Avrebbe dovuto passare per i boschi per evitare di essere visto da casa. Sapevo per certo che, se Miss Truce l’avesse scoperto, ci avrebbe fatto passare le pene dell’inferno, probabilmente a tutti e due. Bertie alzò le spalle, e disse che se fosse stato preso, la cosa peggiore che potesse capitargli era di prenderle, e che una volta di più non avrebbe fatto differenza. E, se lo avessero espulso, be’, tanto meglio.

Tutto è bene…

DA QUEL GIORNO, Bertie venne ogni domenica. Certe volte non poteva rimanere a lungo perché aveva una punizione da scontare in collegio oppure dovevo mandarlo via, perché mio padre era t...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il bambino e il leone
  3. Geloni e budino di semolino
  4. Uno strano incontro
  5. Timbavati
  6. Bertie e il leone
  7. In libertà
  8. Il francese
  9. Strawbridge
  10. Tutto è bene…
  11. Un mucchio di stupidaggini
  12. Il Principe Bianco
  13. Miracolo, miracolo!
  14. Il Re delle Farfalle
  15. E il leone giacerà con l’agnello
  16. Le Farfalle blu di Adone
  17. Ringraziamenti
  18. Copyright