Scuola di Danza - 1. Un sogno sulle punte
eBook - ePub

Scuola di Danza - 1. Un sogno sulle punte

  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Scuola di Danza - 1. Un sogno sulle punte

Informazioni su questo libro

Viola ha undici anni, grinta da vendere e un grande sogno: entrare nella prestigiosa Scuola del Teatro. L'aspettano ragazze e ragazzi di tutto il mondo, con i quali condividere la passione per la danza e il desiderio di debuttare un giorno su un vero palcoscenico! Riuscirà Viola a superare il durissimo esame di ammissione?

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Scuola di Danza - 1. Un sogno sulle punte di Aurora Marsotto,Davide Turotti,Donata Pizzato, Chiara Pullici in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Print ISBN
9788838497438
eBook ISBN
9788858500354

1.

La piazza del Teatro

In tutte le piazze della città era un tranquillo e sonnacchioso giorno di fine estate. In tutte, tranne che in quella del Teatro.
Era il primo di settembre infatti e, come tutti i primi di settembre, da tanti anni la piazza del Teatro si affollava di ragazzi e genitori. Fin dalle prime ore del mattino si formava una grande platea di gente che la animava e, a mano a mano che il tempo passava, una lunga scia di persone avvolgeva la parte laterale del Teatro, dove si trovava l’ingresso della Scuola. Il primo di settembre era il giorno dell’esame di ammissione ai corsi di danza, canto e strumenti.
Tutta quella colorata moltitudine rallegrava i negozianti della piazza che in una specie di muto rituale si affacciavano sulla soglia delle loro botteghe sorridendo ai nuovi arrivati. Anche per quell’anno gli affari sarebbero andati bene: i ragazzi erano sempre di più.
L’autobus scaricò all’angolo della piazza una decina di persone. Viola scese per prima, si ravviò i lunghi capelli rossi e si sistemò lo zaino sulle spalle. Poi aspettò che scendessero anche nonna Francesca e la sua amica Sylvia con la madre.
C’erano molte altre ragazze che, come loro, andavano verso il Teatro: Viola lo dedusse dagli chignon che portavano e dai tanti nastrini colorati che svolazzavano al vento leggero di quella mattina di sole.
«Bene,» pensò la ragazzina immergendosi nella folla «giornata di sole porta fortuna». E lei, di fortuna ne avrebbe dovuta avere tanta. Il gran giorno era finalmente arrivato!
Sylvia la seguiva silenziosa, anche lei sprofondata nei suoi pensieri. «Quest’anno mi deve andare bene a tutti i costi. Non so perché non ho paura. Meglio non dirlo forte, però.» E, quasi involontariamente, strinse l’orsetto portafortuna che teneva nella tasca della giacca.
Le uniche che chiacchieravano erano le due signore: Viola e Sylvia sentivano a distanza le loro parole, ma non volevano entrare in un discorso di cui conoscevano già inizio e fine.
– Eh, se non ci fosse lei! Certo che Viola è fortunata ad avere una nonna che le dedica tante attenzioni. Chissà perché i suoi genitori non sono contenti di una così grande occasione... Fosse mia figlia al posto di Viola, oggi! – sospirò la signora Wanda, la mamma di Sylvia.
– Oh, vedrà che con il canto quest’anno andrà meglio – tagliò corto nonna Francesca, donna di poche parole e decisa come la sua nipotina.
Viola nel frattempo aveva passato in rassegna tutti i negozi della piazza: una gioielleria, poco interessante; una pasticceria e una panetteria, e quelle la interessavano molto! Poi due bar con tanti tavolini all’aperto e un giornalaio; un negozio di abiti molto eleganti, forse da sera, che però ora non poteva fermarsi a guardare; una grande profumeria e infine un negozio con tante vetrine, una diversa dall’altra. Che cosa poteva vendere?
Sylvia si accorse del suo sguardo e le diede la risposta: – Hai visto? È il negozio più bello! È grandissimo e ci puoi trovare di tutto: dalle scarpine di danza agli spartiti di musica, dalle tutine agli strumenti musicali... Un amico dei miei ci ha comprato perfino un pianoforte! Io invece la bambola con il tutù che ti piace tanto.
Viola continuava a camminare, ma i suoi occhi non lasciavano quelle vetrine. L’esame di danza poteva andare come voleva ma lei, in quel negozio, ci sarebbe entrata di sicuro. Magari quello stesso pomeriggio, per consolarsi.
Quando il gruppetto si fermò, la ragazzina si accorse che anche loro collaboravano a formare il sentiero di persone che si snodava verso l’ingresso della Scuola. Cominciò a contare le teste davanti a lei: quante di quelle ragazze sarebbero state sue rivali all’esame? Iniziò da quelle che portavano lo chignon. Di loro, almeno, era sicura! Erano dieci... Ma se qualcuna si fosse fatta lo chignon nello spogliatoio? E quelle dietro di lei? E quelle che avevano l’appuntamento per l’esame più tardi? E quelle che erano già dentro?
– Comincio ad agitarmi –. Non avrebbe voluto che quella frase le uscisse dalle labbra, ma era uscita!
Per fortuna la sentì solo Sylvia: – Cerca di stare calma. Hai tutti i numeri per farcela, tu non hai i piedi come i miei – e sospirò, pensando all’anno precedente e al suo disastroso esame di danza.
Sylvia aveva passato tutto l’inverno a osservarseli, soprattutto le piante dei piedi. In effetti erano un po’ piatte. Non aveva un minimo di collo del piede, nessuna forza nella caviglia. Anche sua madre se n’era accorta, ne era sicura, ma l’aveva obbligata fin da piccola a seguire i corsi di una severissima scuola di danza privata. L’unica cosa positiva era che, almeno, lì aveva conosciuto la sua meravigliosa amica Viola.
La mamma di Sylvia da ragazzina aveva frequentato per qualche anno la Scuola del Teatro e sognava di diventare una grande ballerina. Poi però, al quinto corso, l’avevano bocciata. E così aveva puntato tutto sulla figlia. Ma nemmeno a lei era andata bene. Certo, i suoi piedi erano migliorati con i plantari che le aveva consigliato il medico della Scuola di Danza, ma non tanto da essere adatti per una futura ballerina.
La nonna di Viola, per fortuna, aveva risolto tutto... o quasi! Patita di opera lirica, si era accorta della bella voce di Sylvia e per quell’anno aveva organizzato lei l’iscrizione all’esame delle due ragazze: Viola a danza e Sylvia a canto. Sylvia se lo sentiva: dopo il tonfo dell’anno scorso, quest’anno ce l’avrebbe fatta!
Lei e Viola avevano imparato a memoria la brochure della Scuola del Teatro e non potevano credere ai loro occhi: la Scuola offriva tutto, ma proprio tutto, quello che si poteva desiderare per costruirsi un avvenire da artista! Ma soprattutto le affascinava una cosa: se avessero superato il mese di prova, quello di settembre, da ottobre sarebbero potute entrare nel college della Scuola e quindi... vivere da sole! Così sarebbero state sempre insieme!
Questo pensiero aveva ammutolito, anche se per poco, la loquace signora Wanda mentre era in coda davanti all’ingresso della Scuola. Ancora una volta si era messa a pensare al futuro della figlia. Certo, non sarebbe mai stata una ballerina, ma una cantante forse sì. Eppure... non vedersela in giro per casa tutta la settimana, e chissà per quanto tempo! Ce l’avrebbe fatta? E poi, cos’era quella scuola di musical di cui avevano parlato i giornali? Doveva assolutamente informarsi. Forse per Sylvia ci sarebbe stata ancora una speranza nella danza...
A un tratto nella fila si avvertì uno scossone.
image
I due ragazzi non si erano nemmeno accorti del trambusto che avevano provocato, e continuavano a parlottare tra loro e a ridere di gusto.
Viola notò subito che erano due tipi completamente diversi e pensò a una delle frasi abituali della nonna: gli opposti si attraggono. Sylvia non li aveva analizzati così sottilmente. Lei era rimasta folgorata, letteralmente folgorata, da uno dei due: ciuffo ribelle, occhi scuri, un sorriso simpatico e spavaldo. A lei piacevano proprio così, i ragazzi.
Viola aveva sentito pronunciare i loro nomi dai genitori, che continuavano a chiamarli da quattro file più indietro. Dovevano infatti ricongiungersi per entrare.
«Alessandro e Niccolò. Però... qual è Alessandro e quale Niccolò? E poi, a che corso sono iscritti?»
Le due ragazze stavano pensando la stessa cosa, quando finalmente si trovarono a varcare l’ingresso della Scuola.
– Viola Rossini per la danza –. Una voce squillante e la dolce spinta della nonna risvegliarono Viola.
– E Sylvia Bertacchi per il canto – aggiunse subito la signora Wanda, porgendo la cartellina con i documenti richiesti per l’esame all’inserviente che stava sulla porta.
Trovato il loro nome nell’elenco, l’usciere le fece entrare in un vestibolo non molto ampio su cui si apriva una vetrata che affacciava su un giardino interno.
– Adesso entrate e sistematevi davanti alla porta con la scritta dell’esame che avete scelto di fare. Non potete sbagliare: danza o musica.
Mentre camminavano Viola, per la prima volta, sentì la gola chiudersi.
Si stava avvicinando il momento decisivo.
Lei e Sylvia si fermarono al centro del giardino.
image
Le due amiche si stavano ancora tenendo strette strette, quando la squillante voce della signora Wanda sciolse il loro abbraccio.
– Insomma, Sylvia, ti vuoi muovere?! Dobbiamo trovare l’ingresso per il tuo esame. C’è talmente tanta gente... – e la prese per un braccio portandola via, senza nemmeno salutare la nonna di Viola.
– È proprio emozionata... più emozionata di sua figlia! E tu, come stai? –. Nonna Francesca prese la nipote sottobraccio, ormai erano quasi alte uguali, e si indirizzarono verso il loro ingresso.
– Beh, me la cavo – le rispose Viola, poi le sussurrò all’orecchio: – Un pochino di paura, ma non troppa. È che non so cosa mi faranno fare.
Con la nonna, Viola aveva una confidenza che non aveva con sua mamma. Nonna Francesca capiva tutto, intuiva tutto, ed era stata lei a sostenerla in questa avventura. La mamma di Sylvia aveva ragione: chissà perché non si poteva pronunciare la parola “danza” in casa sua! Eppure sua madre aveva gambe bellissime e sottili e i piedi arcuati naturalmente (un pochino come i suoi), lei se n’era accorta. E poi aveva il collo lungo, come le mani e le braccia. Insomma, a vederla sembrava proprio una ballerina!
E, come al solito con la testa piena di pensieri, Viola, stretta alla nonna, si diresse verso la porta che segnalava l’edificio dell’esame di danza. C’era un po’ di fila anche qui. Pazienza. Ormai aveva capito che la giornata sarebbe stata lunga. Così si appoggiò alla balaustra della scala e cercò con gli occhi Sylvia. Eccola là, in fila dietro a una ragazza con le treccine.
Già da un po’ Sylvia osservava la coloratissima capigliatura della ragazzina che le stava davanti. Era sola, ma sembrava che questo non la disturbasse affatto, anzi: sentito di avere qualcuno alle spalle, si girò di scatto allungando la mano.
image
Sylvia si era incantata a guardare i suoi vestiti oversize e i capelli legati in miriadi di nastrini colorati.
Viola, a distanza, aveva osservato la scena e aveva sorriso.
– Non hai paura. Si vede: sorridi! Probabilmente non sai cosa ti aspetta!
Chi aveva parlato? Solo allora Viola si accorse che la coda si era fatta ancora più fitta e ora si trovava quasi immersa in un altro gruppo di ragazzine con genitori appresso. Quella bambolina di porcellana con lo chignon da professionista? O quella spilungona bionda con i capelli al vento, i jeans al ginocchio e la risata facile? Oppure... oppure Alessandro e Niccolò che erano dietro di lei?
No. Loro no. La voce era di una ragazza.
Ma in quel momento i pensieri di Viola furono interrotti dalla porta che si aprì. Finalmente.
Tutti gli aspiranti allievi salirono i quattro gradini che avevano davanti ed entrarono in una sala con un po’ di sedie sparse e un tavolo al centro. Viola sentì che ormai mancava poco e la nonna, capendola al volo, le sorrise.
E poi, ancora quella voce: – Da dove vieni?

2.

Batti cinque

Viola girò lo sguardo verso la finestra e vide finalmente chi le aveva parlato.
Sbatté due volte le palpebre perché non si aspettava certo che... Biancaneve fosse lì, in mezzo agli altri ragazzi, e le rivolgesse la parola. Biancaneve? Sì, lei in persona!
Beh, non indossava l’ampia gonna gialla, la camicina e il cerchietto rosso tra i capelli... ma aveva lo stesso viso dalla pelle bianchissima, le labbra a cuore, i capelli corvini e i grandi occhi scuri. Sembrava una bambola, capitata per sbaglio in mezzo a quel gruppo di ragazzi e genitori così diversi da lei.
– Mi chiamo Viola e vengo da una cittadina sul lago non molto lontana da qui, e tu?
Viola aveva capito che quella sarebbe stata una rivale. E una rivale di quelle toste! Quindi meglio risponderle subito.
A parte l’aspetto fiabesco, quella ragazza era tutta una sinfonia di colori pastello: giacchina rosa su pantaloni bianchi e maglietta bianca con disegno rosa. Un enorme trolley, rosa naturalmente, la seguiva.
«Cosa ci avrà messo dentro?» pensò Viola. Lei aveva solo lo zainetto di scuola. Quella mattina aveva tolto i libri e ci aveva infilato un asciugamano, le scarpine da salto rosa (quelle belle, del saggio di giugno) e la tutina nera con lo scollo sulla schiena. Che altro? Vuoi vedere che si era dimenticata qualcosa d’importante?
Ah sì, aveva portato anche il nastrino giallo con le due roselline che chiudevano i lembi. Lo aveva usato al saggio, ma ora non se lo sarebbe messo attorno allo chignon. Aveva deciso di essere semplice, soprattutto per necessità. Lo chignon infatti non le riusciva bene, almeno non come voleva lei: quello ben stretto che aveva visto tante volte nei video dei balletti e che sapeva fare Antonella, la più brava della sua scuola. Aveva cercato di copiarla al saggio, ma senza molto successo. Così quella mattina era intervenuta la nonna che, senza esperienza di danza ma con una certa maestria, le aveva mostrato come ottenere una ciambellina niente male. Almeno, a loro pareva così!
Dalla valigia spostò lo sguardo sulle scarpe di “Biancaneve”: ballerine rosa ricamate con qualche luccichino, davvero carine. Viola non poté fare a meno di guardare le sue: anonime scarpe da ginnastica, che da nuove erano state di un bel bianco ma ora raccontavano solo le sue avventure estive.
Risalì con lo sguardo e scoprì di essere una delle poche, forse l’unica di quel gruppo, a indossare un paio di jeans. Quella mattina se li era infilati di corsa (era sempre in ritardo) insieme a una maglietta bianca. Poi aveva dovuto metterci sopra una felpa rossa senza maniche. La nonna non sentiva ragioni nemmeno d’estate: aveva sempre paura che prendesse freddo.
«Davvero elegante, complimenti Viola!» fu il pensiero che le attraversò la mente quando riportò lo sguardo sulla ragazza che le stava di fronte. Il suo viso era incorniciato da lunghi capelli lisci, morbidi e lucenti, fermati da un cerchietto rosa con una rosellina bianca.
– Piacere, io mi chiamo Rebecca – sorrise lei allungando la mano... naturalmente di porcellana! – Abito qui in città e questa è mia madre. E quella signora? È tua mamma?! – chie...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Colophon
  3. Frontespizio
  4. 1. La piazza del Teatro
  5. 2. Batti cinque
  6. 3. La grande porta rossa
  7. 4. Al Bar Giallo
  8. 5. La porta blu
  9. 6. Secondo verdetto
  10. 7. Una Direttrice tutta panna
  11. 8. L’ultima prova
  12. 9. Il negozio del Teatro
  13. 10. E ora siamo qui
  14. Indice