La principessa che credeva nelle favole
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La principessa che credeva nelle favole

Come liberarsi del proprio principe azzurro

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La principessa che credeva nelle favole

Come liberarsi del proprio principe azzurro

Informazioni su questo libro

Questa favola ha una protagonista speciale. Perché Victoria è una principessa, ma anche qualcosa di più. Lei è tutte quelle donne che, dopo aver trovato il proprio principe azzurro, scoprono come non è tutto azzurro quel che somiglia al cielo, e che non cè dolore più grande dell’essere ferite dalla persona amata.
Sgomenta, incredula, Vittoria decide di accettare l’invito di uno strano personaggio, lascia tutto e intraprende il viaggio alla scoperta di sé, sul Sentiero della Verità. Lungo il cammino rischia di annegare nel Mare delle Emozioni, è costretta ad attraversare la sconcertante Terra delle Illusioni. A poco a poco impara a distinguere la realtà dai sogni e comprende che una persona può amarne un’altra solo nello stesso modo in cui ama se stessa: con tenerezza e accettazione o con intransigenza e rifiuto. E per quanto sia faticoso abbandonare la strada già segnata e apparentemente più sicura, scopre che è possibile trovare nuove vie, e che ci vogliono sia il sole sia la pioggia per fare un arcobaleno.
Saper sognare è un dono, ma il sogno può diventare una gabbia dorata se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità. Perché è giusto credere nelle favole. L’importante è saper accettare che la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre immaginato.

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Informazioni

Print ISBN
9788838478154
eBook ISBN
9788858501108

Parte Terza

10

Il Sentiero della Verità

Victoria chiamò la carrozza, e la voce di Vicky le esplose nella mente: «Non voglio andare da Doc, te l’avevo detto che quel dottore fasullo e il suo stupido libro avrebbero rovinato ogni cosa! Il principe ci odia, ed è tutta colpa tua!»
Incapace di reagire, la principessa si prese la testa fra le mani, cercando di ignorare le parole della piccola e augurandosi che il suo amico gufo sapesse cosa fare. A un certo punto ordinò al cocchiere di fermarsi e proseguì a piedi fino all’albero sulla collina, sforzandosi di non sentire il chiacchiericcio incessante che si svolgeva nella sua mente.
«Doc... dove sei? Ti prego, aiutami!» gridò, guardandosi intorno, ma non lo vide da nessuna parte. Si mise a tremare. Che cosa avrebbe potuto fare se non l’avesse trovato?
«Ho bisogno di te, adesso! Ti supplico...»
«Mia cara principessa, l’impazienza non è altro che l’ignoranza di ciò che dovrebbe accadere al presente» le rispose lui, sbucando dal nulla.
«Eccoti! Grazie al cielo... non so proprio cosa fare, non funziona niente, anzi, il niente non funziona... voglio dire... ho cercato così tanto, ma non è servito... meglio lasciar perdere...»
«Credimi, invece di lasciar perdere è meglio saper accogliere!»
«Cosa vorresti dire?»
«Che occorre lasciar perdere il senso di impotenza e accogliere lo spirito di accettazione.»
«Accettazione?»
«Sì... accetta tutte le cose che non puoi cambiare.»
Victoria ci pensò sopra per un momento. «Questo significa forse che non ho altra scelta, e devo quindi accettare il principe e tutte le cose orribili che mi dice, oltre al fatto che mi fa sempre piangere, tremare e avere lo stomaco sottosopra?»
«Anche se una persona può scegliere in vari modi, non ha la possibilità di cambiare qualcun altro» dichiarò il gufo.
«Adesso lo so! Quali altre opportunità mi restano?»
«Puoi scegliere di non reagire alle cose che dice e fa; di condurre la tua esistenza nel miglior modo possibile, all’insegna della felicità, accettando l’idea che lui continuerà a dire e fare tutto quello che dice e fa.»
«È proprio quello che ho cercato di mettere in pratica sin da quando mi hai raccomandato di non fare nulla, e mi hai dato da leggere la Guida. Ma non ci riesco sempre, nemmeno se mi metto le mani in tasca per ricordarmi che non devo intromettermi o se immagino di avere un nastro adesivo sulla bocca per rimanere zitta... Mi sento sempre minacciata da un’enorme nube oscura, anche quando mi occupo delle mie responsabilità reali, dirigo la recita dei bambini all’orfanotrofio, sistemo i fiori durante le lezioni all’università o cucino una delle mie ricette preferite.» Con un sospiro la principessa aggiunse: «Allora, che altro posso fare?»
«Puoi decidere di non essere dove si trova il principe.»
«Stai forse dicendo che dovrei lasciarlo?»
«Io non ti suggerisco un bel niente, ti dico solo che questa è una delle tue possibili scelte.»
Incapace di trattenersi oltre, Vicky si mise a urlare: «Non lascerò mai il principe, non rinuncerò mai a lui, e non lo lascerò nemmeno perdere... mai e poi mai! Mi hai sentito?»
«Vicky, ti prego! Non ne posso più» strillò Victoria, levando le braccia al cielo. «Vorrei tanto poter scappare via.»
«Non si può fuggire dai propri problemi così come non ci si può allontanare dalla propria ombra. Scappare non funziona mai, bisogna avvicinarsi» le spiegò Doc.
«È tutto così confuso, e le cose non vanno come immaginavo! La mia intera esistenza sta andando a pezzi, e io non ho la forza per intervenire» concluse la giovane donna, chinando il capo.
«Superando tutto ciò che hai vissuto finora, hai dimostrato invece di possedere una grande forza.»
«Non mi sento per niente forte, anzi, sono esausta, e continuo a tremare e avere lo stomaco sottosopra...»
«E continuerai a sentirti a pezzi, a tremare e avere lo stomaco sottosopra fino a quando non deciderai se rimanere o andartene, e saprai accettare qualunque decisione avrai preso.»
Dopo aver meditato sulle parole di Doc, Victoria riprese: «Ogni volta che devo prendere una decisione importante, io...»
«Lo so, lo so» l’interruppe il gufo, porgendole la penna d’oca e la pergamena che aveva appena tirato fuori dalla sua solita valigetta nera.
Sul lato sinistro la principessa scrisse: «Rimanere - elementi a favore», e a destra mise invece: «Rimanere - elementi contrari». Fissò per alcuni istanti il vuoto con aria pensosa, e iniziò poi a lavorare.
«Non dimenticare che lavora sodo all’ambasciata» la sollecitò Vicky. «E che tutte le sere torna a casa da noi. E poi è bello, intelligente, divertente, capace di aggiustare le cose; ci porta sempre a casa il brodo di pollo quando siamo malate, ci ripete in continuazione che siamo le più belle del reame, e ci coglie mazzi enormi di splendide rose rosse. E non dimenticarti di aggiungere che...»
«Ti prego, Vicky! Se non stai zitta, non riesco a concentrarmi!»
«E allora smetti di esagerare i suoi lati negativi. Scommetto che ci sono in giro un’infinità di principi peggiori di lui. A me non sembra così malvagio. Se riesci a sopportarlo, posso farcela anch’io.»
«È vero, possiede molte qualità» ammise la principessa, aggiungendo altre voci all’elenco delle ragioni per restare; ben presto però la lista dei motivi che la spingevano ad andarsene riprese ad allungarsi, facendo così aumentare il panico di Vicky.
«Stai compiendo un grave errore. Come fai a essere certa che con un altro principe le cose ti andranno meglio? Magari finiremo per trascorrere il resto dei nostri giorni cercandone uno che ci ami, e non lo troveremo mai! Resteremo sole in eterno, e sarà tutta colpa tua!» gridò la piccola.
Nel giro di qualche minuto la principessa alzò lo sguardo, il viso bagnato di lacrime. «Doc, io lo amo ancora, anche se gli aspetti negativi sono più numerosi di quelli positivi. E so che lui mi ama... mi riferisco al principe vero e proprio, al dottor Sorriso che vive nel profondo del suo essere... Come posso andarmene?»
«L’amore fa star bene» dichiarò Doc. «In caso contrario, si tratta di un sentimento ben diverso.»
«Ma lo sembra...»
«Se soffri più spesso di quando sei felice, vuol dire che non è amore, ma qualcosa di differente che ti tiene intrappolata in una sorta di prigione, e ti impedisce di vedere la porta verso la libertà, spalancata davanti a te.»
Più pensava di lasciare il marito, più forte era il legame che la univa a lui. Victoria sapeva però che qualunque cosa la tenesse così legata, amore o chissà che altro, se lei avesse ceduto, sarebbe comunque tornata in una prigione dove la sofferenza le risultava ormai insostenibile. Rimase là seduta, mordendosi le labbra e lottando per non cedere alla certezza di essere ormai sul punto di disintegrarsi e di morire.
Dopo un lungo silenzio si rivolse a Doc, che stava aspettando la sua decisione, e gli disse con voce tremante: «Mi rendo conto che devo andarmene, ma dove...?»
«Puoi continuare a percorrere il Sentiero della Verità.»
«Vuoi forse dire che ci sono già stata?»
«Sì, hai iniziato a esplorarlo il giorno in cui ti ho dato la mia ricetta e tu l’hai messa in pratica mettendoti a leggere il libro.»
«Per quale motivo non me ne sono mai accorta?»
«Spesso lo notiamo solo dopo averci camminato sopra per un bel pezzo: non riusciamo infatti a vedere ciò che non siamo pronti a vedere.»
«Ho già imparato alcune cose a proposito della verità» commentò Victoria in tono pacato. «Ed è che le favole non si avverano, e la certezza di vivere per sempre felici e contenti non è altro che un sogno infantile.»
«Al contrario, le favole si realizzano, ma sono spesso diverse da come le si può intendere in un primo momento. Il tuo lieto fine ti sta aspettando lungo il sentiero.»
«Davvero?» esclamò lei, raggiante. «Una favola diversa?» La principessa non aveva mai preso in considerazione la possibilità di vivere felice e contenta anche senza essere salvata da un coraggioso e affascinante Principe azzurro, arrivato al galoppo su uno stallone bianco, che se la sarebbe portata via nella luce del tramonto. Con un sospiro aggiunse: «In passato ho creduto che la felicità mi stesse aspettando, e guarda invece dove sono finita...»
«Sei dove ti trovi adesso.»
«E ti pare che nella mia situazione ci sia qualcosa di bello?» ribatté lei.
«Troverai la risposta a questa domanda sul sentiero.»
«Non voglio andarci da sola» lo supplicò Victoria dopo una breve esitazione. «Puoi mostrarmi la via?»
«Lo farei, se solo potessi, ma ognuno deve trovare da solo il proprio cammino.»
«Ho paura di perdermi.»
«Non saresti la prima a cui accade una cosa del genere» la tranquillizzò Doc. «Ma non aver paura, il tuo cuore conosce la strada...»
«Il mio cuore vuole che io torni a casa. Sono convinta che comportarmi in questo modo non abbia alcun senso.»
«La verità attribuisce un senso a ogni cosa.»
«Doc, tu che sei così saggio, di sicuro conosci ogni aspetto della verità: perché non me lo spieghi, in modo che io non debba andarla a cercare?»
«Non si può mai imparare la verità da qualcun altro, occorre scoprirla da sé.»
«E va bene» cedette la principessa con un sospiro dolente. «Temo proprio che dovrò andare a casa e ficcare in una borsa tutta la mia roba.»
«Hai già tutto ciò che ti serve, anche se non ne sei consapevole. Ma fai pure come preferisci: io resto qui ad aspettarti, in modo da fornirti le istruzioni dell’ultimo minuto.»
«Io non me ne vado da nessuna parte» strillò Vicky. «Non possiamo lasciare il principe. Lo convincerò che lo amiamo e abbiamo bisogno di lui, così ci prenderà tra le braccia e ci dirà che gli dispiace, che è stato tutto un grosso errore... I suoi occhi brilleranno più di prima, e noi sapremo che quella scintilla è ancora là per noi. Coglierà splendide rose rosse in giardino, le metteremo in ogni angolo del palazzo, e le cose torneranno ad andare per il meglio. Victoria, ti prometto che questa volta andrà tutto bene. Mi faccio una croce sul cuore, che io possa morire...»
«Mia povera piccola dolce Vicky, ormai è finita» ribatté lei con voce fioca.
«No, non è vero... non può essere! Non sarà mai finita, mai! Hai capito?» strillò la piccola, ormai in preda all’isterismo. «Senza di lui io morirò
«Credimi, morirai se resti con lui... e sarebbe la fine anche per me.»
Ormai decisa, Victoria risalì in carrozza e si fece riportare a palazzo. Giunta in camera sua, infilò il minimo indispensabile nella borsa da viaggio, compresa una copia del Libro di ricette naturali della famiglia reale. E poiché aveva imparato a farci affidamento, non dimenticò nemmeno la Guida per vivere felici e contenti.
Avvolse poi in una sciarpa di lana le preziose scarpette di cristallo, quelle con le sue iniziali incise, legandole con un nastro per i capelli. In un primo momento aveva pensato di non portare via il carillon perché la borsa era già abbastanza pesante (e come se non fosse bastato, negli ultimi tempi la musica la rendeva triste e malinconica), ma non riuscì a farne a meno.
Pensando che prima o poi la mappa della famiglia reale avrebbe potuto farle comodo, aprì il baule di legno bianco con le rose intagliate agli angoli e si mise a frugarvi dentro, finché con le dita non sfiorò i bordi consunti dell’antica pergamena. L’aggiunse quindi al resto del bagaglio insieme alla ricetta di Doc, e chiuse finalmente la borsa, ricordando a se stessa di fare una breve sosta nelle cucine reali per prendersi qualcosa da mangiare. Nel frattempo le urla di Vicky le avevano provocato una terribile emicrania.
La principessa si chinò sull’enorme letto di ottone, e non riuscì a non far scorrere la mano sulla trapunta di seta che tante e tante volte aveva inzuppato di lacrime. In quel momento però ricordava solo i momenti in cui il principe l’aveva tenuta tra le braccia, sussurrandole dolci parole d’amore. Inspirò a fondo, assaporando l’aroma della colonia preferita dal suo sposo che ancora aleggiava nell’aria. Aveva gli occhi così pieni di lacrime che temeva che se le avesse lasciate uscire tutte insieme, sarebbe annegata.
Un dubbio la colpì, improvviso come un lampo, e si dileguò con la stessa velocità.
«Devo farlo, devo farlo» continuava a ripetersi, e le sembrava che la sua voce appartenesse a qualcun altro. Niente le pareva reale, e quasi si aspettava che da un momento all’altro arrivasse qualcuno a svegliarla.
Andò a sedersi alla toeletta, aprì il cassetto centrale e guardò la piccola montagna di biglietti di ringraziamento che le erano avanzati dopo il matrimonio. Ne prese uno, l’aprì e scrisse all’interno:
Le rose sono rosse,
le violette sono blu.
Anche se sono triste,
io ti devo lasciare.
Appoggiò il pezzetto di carta contro un vaso di rose rosse e si diresse verso la porta, fermandosi a dare un’ultima occhiata alla stanza che aveva diviso per anni con il suo principe. Il suo sguardo si posò sul biglietto e sul vaso: era così preoccupata che non si era nemmeno accorta di quanto fossero appassiti i fiori, e nemmeno che i petali raggrinziti erano caduti e giacevano in mucchietti alla base del vaso stesso.
Appoggiò a terra la borsa da viaggio e si avvicinò alla toeletta, con la gola secca e le mani tremanti.
«No, non farlo!» le gridò Vicky.
«Le abbiamo raccolte più di una settimana fa» le spiegò. «Ormai sono giorni e giorni che perdono i petali...»
«Non buttarli via, potrebbero tornare...»
Potrebbero tornare... Victoria si chiese se una cosa del genere sarebbe mai potuta accadere.
«No, non torneranno mai più» dichiarò in tono gentile. «E nemmeno noi.»
Mentre si recava all’albero dove la stava aspettando Doc, la principessa ordinò più volte al cocchiere di fare marcia indietro e tornar...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Parte Prima
  5. Parte Seconda
  6. Parte Terza
  7. Parte Quarta
  8. Indice