6.
I SEGRETI DI LA SALETTE:
LA FIGURA DELL’ANTICRISTO
Dopo aver collocato i segreti di Medjugorje nell’ambito della profezia biblica e aver colto il parallelismo che sussiste nella Sacra Scrittura tra Gesù – che compie le profezie dell’Antico Testamento e che preannuncia il tempo della grazia che precederà la Sua seconda venuta – e Maria – il cui ruolo di mediatrice e corredentrice è delineato in tutta la Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse – dopo aver dunque evidenziato tale parallelismo, abbiamo cominciato a sviluppare in particolare il tema di Maria come Profetessa per eccellenza degli ultimi tempi, e lo abbiamo fatto esaminando le apparizioni di Rue du Bac, del 1830, attraverso le quali Maria si presenta come Colei che annuncia il momento di prova, con il serpente verdastro che attorciglia le sue spire intorno al globo terrestre, ma al tempo stesso indica la prospettiva della vittoria, con il piccolo globo che tiene tra le mani sormontato dalla croce di Cristo. Ora vorrei chiederti, padre Livio, di esaminare il successivo messaggio profetico della Vergine, quello che ha consegnato a La Salette nel 1846.
Prima di esaminare le apparizioni di La Salette per coglierne il significato profetico, vorrei precisare meglio il ruolo di Maria come «mediatrice della salvezza». Molti tra i credenti hanno difficoltà ad accettare questo ruolo perché non hanno bene focalizzato il significato della mediazione della Madonna. Rifacciamoci dunque alla lezione di Giovanni Paolo II, che ha affermato che certamente c’è un solo mediatore tra noi e Dio, fra noi e il Padre, e questi è Gesù Cristo, per cui nessuno ha accesso al Padre se non per mezzo del Figlio. La Madonna, come ci viene presentata dal Vangelo di san Luca, è invece la discepola per eccellenza di Gesù, pertanto il ruolo di mediatrice che le spetta non è tra noi e il Padre, bensì tra noi e Gesù, come bene ha detto il Montfort nel suo famoso libretto Il segreto di Maria: nessuna grazia viene a noi se non per mezzo di Maria poiché l’autore della grazia è Gesù Cristo, che il Padre ha inviato a noi per mezzo della persona e della vita di Maria. Quindi la grazia, che è Cristo, il Padre l’ha inviata a noi per mezzo di Maria, che è stata la prima che ha creduto nella divina figliolanza, la prima che ha creduto che il suo Bambino era il Figlio di Dio e il Redentore del mondo, e dopo che Gesù è entrato nella vita pubblica si è fatta per prima sua seguace.
Maria ha dunque seguito il Figlio e in virtù di questa sequela è stata anche guida della Chiesa: ha guidato i discepoli alla fede in Cristo Figlio di Dio alle nozze di Cana; con la sua fede li ha sorretti in tutta la vita pubblica di Gesù Cristo; ha tenuta accesa la fiaccola della fede durante la Passione, quando i discepoli l’avevano perduta; è stata presente alla nascita della Chiesa nella Pentecoste. Soprattutto, è Colei che ci ha donato Gesù Cristo, e che ha preso per mano gli uomini e li ha portati a Lui: questa è la mediazione materna di Maria di cui parla Giovanni Paolo II, quando dice che Lei come Madre prima ci dona Gesù Cristo, e poi, sempre come Madre, porta a Gesù Cristo i Figli che lui le ha affidato. Come bene dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 969), questa funzione di Maria non è che sia terminata con l’Assunzione, ma dura fino alla fine dei tempi, poiché Maria continua ad avere il compito di portarci a Gesù Cristo. E infatti vediamo che in tutte le apparizioni mariane al centro c’è sempre Gesù Cristo, non la Madonna, che invece è Colei che ci indica Cristo, ce lo dona e ci porta a Lui.
page_no="61" Il ruolo di Maria come mediatrice per la salvezza degli uomini, come Colei che intercede presso il Padre attraverso il Figlio, ci introduce nel migliore dei modi alle apparizioni di La Salette, del 1846. La Salette è una piccola località montana vicino a Corps, sotto quella che allora era l’autorità pastorale del vescovo di Grenoble, sulle montagne francesi. Si tratta di un evento molto particolare, che si può situare in continuità con le grandi apparizioni moderne, Lourdes o Fatima, poiché La Salette ha per protagonisti due veggenti piccoli e umili, due pastorelli: Melania e Massimino, che all’epoca delle apparizioni hanno rispettivamente 15 e 11 anni. Questa loro semplicità è dovuta anche al contesto storico in cui i due crescono, se pensiamo che sono figli di povere famiglie; soprattutto Melania si trova a dover affrontare quella che è la miseria più nera, dovuta a volte anche alla carestia e ai cattivi raccolti, e fin da bambina è costretta a trascorrere durante l’anno gran parte del tempo della sua vita ai pascoli, lavorando a servizio per le diverse famiglie. Al tempo, questo era un modo per avere una bocca da sfamare in meno a casa e anche per portare – con un piccolo compenso in denaro o, soprattutto, in natura – una qualche fonte di reddito in più per la famiglia stessa. C’è dunque una grande semplicità ma al tempo stesso una grande maturità spirituale: se guardiamo a quella che è l’autobiografia che Melania scriverà nel 1900, ella stessa racconta come la solitudine dei pascoli montani non era semplicemente la condizione per avere un carattere a volte un po’ chiuso, magari persino riservato, come le verrà rimproverato, ma anche l’occasione ottimale per scoprire quali sono i segreti della preghiera, del ritirarsi in se stessa, per contemplare Dio nelle meraviglie della natura che la circondavano.
C’è un momento particolare della storia in cui questa apparizione si colloca ed è il 1846, precisamente a settembre: è un momento particolare perché la località di La Salette sta attraversando una grande carestia e la vita e la fede di questo popolo sono messe duramente alla prova da un raccolto che non sta andando nel migliore dei modi, e non è una prerogativa soltanto di quell’anno, di quella regione, ma di un periodo più ampio e interessa tutta l’Europa.
Il 18 settembre 1846, sui pascoli appena sopra La Salette, Melania, all’epoca quindicenne, ha fatto conoscenza con Massimino, più giovane di lei di quattro anni. Essendo molto riservata, sulle prime non voleva prestare molta attenzione al pastorello ma, forse colpita anche per la sua giovane età, se ne prende un po’ cura, in modo quasi materno, e trascorre un po’ di tempo con Massimino. Prima di lasciarsi al termine della giornata, i due si ripromettono di trovarsi il giorno dopo per portare le mucche al pascolo. Non immaginiamoci grandi mandrie: data la povertà dell’epoca, si trattava di quattro mucche a testa. A questo punto possiamo seguire il racconto che fa la stessa Melania di quell’apparizione del 19 settembre 1846, pubblicato nel 1879 a Castellammare di Stabia, dove la veggente all’epoca risiedeva:
Vidi una bella luce, più brillante di quella del sole, ed ebbi appena il tempo di dire queste parole: «Massimino, vedi laggiù?». Ah, mio Dio! Nel medesimo istante lasciai cadere il bastone che tenevo in mano. Guardavo con molto coraggio quella luce, che era immobile, e, come se si fosse aperta, scorsi un’altra luce ancora più brillante della prima, che si muoveva, e in quella una bellissima Signora, seduta sul nostro “Paradiso” (pietre ammonticchiate dai due pastorelli per gioco, N.d.R.) con la testa tra le mani.
Quindi la Signora invita i due fanciulli ad avvicinarsi a Lei senza paura, e trasmette loro un messaggio. Prima di esaminarne il contenuto, vorrei però che ci soffermassimo sulla descrizione dell’apparizione che viene proposta proprio da Melania, perché sembra quasi che il momento introduttivo abbia già un suo significato, anche se è un silenzio che dice più di tante parole. Prosegue infatti il suo racconto Melania:
La Madonna pianse quasi per tutto il tempo in cui ci parlò. Le sue lacrime scendevano a una a una, lentamente, fino alle sue ginocchia, poi, come scintille di luce, sparivano. Avrei voluto consolarla, perché non piangesse più, ma mi sembrava che avesse bisogno di farci vedere le sue lacrime per meglio mostrare il suo amore dimenticato dagli uomini. Avrei voluto gettarmi tra le sue braccia e dire: «Mia buona mamma, non piangere! Ti voglio amare per tutti gli uomini della terra!». Anche Massimino, che all’inizio si era limitato a togliersi il capello e a farlo girare sulla punta del bastone, di fronte a quel pianto a dirotto si intenerì.
Questo messaggio silenzioso, costituito dalle lacrime della Madonna, è molto importante: sulle lacrime di Maria ha scritto parole indimenticabili Giovanni Paolo II nella sua visita a Siracusa; e copiose lacrime sono scese sul volto della Regina della Pace il 26 giugno 1981 quando la veggente Marija ha avuto la seconda apparizione, mentre scendeva dal Podbrdo con gli altri veggenti, ma lei era più avanti ed è giunta prima dinnanzi alla Madonna che, avendo alle spalle una croce, piangeva e diceva: «Pace. Pace. Pace. Riconciliatevi. Riconciliatevi con Dio e tra di voi (...)». Ecco, Marija descrive le lacrime della Madonna proprio come Melania, cioè scendevano giù, lungo la veste, fino a terra, quindi erano lacrime vere, profonde. La stessa Regina della Pace ha dato l’interpretazione del suo pianto nel messaggio del 25 maggio del 1984, quando ha detto: «Io verso lacrime di sangue per ogni mio figlio che si perde nel peccato».
Detto questo sulle lacrime, che rappresentano un elemento di continuità e attualità nell’ambito delle apparizioni mariane, vorrei sottolineare che, a mio parere, l’apparizione di La Salette deve essere ricompresa nella sua completezza: vanno cioè rilette con più obiettività le figure dei due veggenti, Melania e Massimino, dei quali troppo frettolosamente si sono visti i limiti umani, senza tenere conto che attraverso le fragilità umane Dio scrive le cose più grandi. Pensiamo a Massimino: aveva un carattere particolare, da vero monello, però era un cuore puro e morì di una morte santa, e quando leggo la morte di Massimino mi dico: «Padre Livio, chiedi la grazia di morire con quella compunzione con cui è morto Massimino». Melania, poi, è una donna straordinaria, è una delle figure che attira la mia simpatia, e anche se non è ancora santa la metto vicino a santa Giovanna d’Arco, a santa Bernadette, a santa Teresina del Bambin Gesù. Una donna straordinaria, certo, ma anche un po’ lunatica, con un temperamento non facile, volubile, tanto che il solo fatto che cambiasse sovente convento aveva naturalmente scandalizzato il vescovo di Orlèan. Ebbene, penso che Melania sia una figura di valore, una persona della quale bisogna fare la causa di beatificazione; oppure istituiamo una categoria particolare di santi: i santi “politicamente scorretti”, che in questo mondo non possono essere fatti santi ma sono molto in alto in Paradiso. In quest’ottica vorrei aggiungere che anche dei veggenti di Medjugorje si dicono le medesime cose: «Ha questo difetto», «ha quest’altro limite». Ebbene, nessuno conosce i difetti dei veggenti di Medjugorje meglio di me, che li ho frequentati a lungo negli anni, ma io in essi vedo la grandezza di Maria quando opera attraverso i limiti umani.
Detto questo, vorrei aggiungere un’altra cosa su La Salette: si tratta di un’apparizione di una grandezza straordinaria dal punto di vista della profezia biblica e della lettura della storia alla luce della fede, come vedremo esaminando i testi dei segreti ritrovati nel 1999 in Vaticano nella stesura originaria, segreti che furono consegnati al papa all’epoca dei fatti e che fanno parte della grande profezia del nostro tempo.
Prima di esaminare i testi dei segreti cui hai appena accennato, vorrei però proseguire l’analisi di Maria come Colei che anticipa i tempi e intercede presso il Figlio per gli uomini, esaminando quello che è, diciamo così, il testo del messaggio pubblico, quello che Maria disse che i pastorelli dovevano far conoscere subito al loro popolo.
Disse dunque Maria:
Se il mio popolo non vuol sottomettersi, sono costretta a lasciar cadere il braccio di mio Figlio, esso è così grave e pesante che non posso più trattenerlo. Da quanto tempo io soffro per voi! Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, io debbo pregarlo continuamente, e voi non ne fate caso. Voi avete un bel pregare, un bel fare; mai potrete compensarmi della pena che mi sono presa per voi. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, che non mi si vuole concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio. Coloro che conducono i carri non sanno imprecare senza mescolare il nome di mio Figlio. Se il raccolto va male è soltanto colpa vostra: ve l’ho fatto vedere l’anno scorso con le patate; voi non ci avete fatto caso! Anzi, quando ne trovate delle guaste, imprecate e intercalate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno a Natale non ve ne saranno più!
A questo punto l’apparizione parla in dialetto, non più in francese, e continua:
Se avete del grano, non conviene seminarlo, perché tutto quello che seminerete sarà mangiato dagli insetti e quello che verrà cadrà in polvere quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia, ma prima che essa venga i bimbi al di sotto dei sette anni saranno colti da un tremore e moriranno fra le braccia di coloro che li terranno. I grandi faranno penitenza per la fame. Le uve marciranno e le noci diventeranno cattive.
La Madonna esortò i bambini a pregare a mattino e a sera, poi proseguì:
A Messa non vanno che alcune donne già anziane. Gli altri lavorano di domenica tutta l’estate e l’inverno, quando non sanno che fare, non vanno a messa che per burlarsi della religione. In Quaresima vanno in macelleria come dei cani.
Insomma, un messaggio che ha veramente tantissimi spunti che vorrei chiederti di commentare, padre Livio, per i nostri lettori al fine di cogliere quelli che sono inviti alla conversione che valgono non soltanto per il popolo di La Salette dell’epoca ma anche per noi oggi.
Questo è un messaggio assai ricco e articolato. Vorrei far notare che l’immagine che più colpisce è quella del braccio sospeso di Gesù, che fa pensare a quello realizzato da Michelangelo nel Giudizio finale, per indicare che Cristo era pronto a colpire l’umanità. L’immagine del Dio che castiga, associata a quella della Madonna che intercede presso di Lui chiedendo misericordia per i peccatori, non deve far pensare che ogni evento negativo che colpisca gli uomini sia necessariamente un castigo inviato da Dio: non dimentichiamoci che è teologicamente corretto riferire a Dio anche ciò che Egli non causa direttamente ma semplicemente permette. Prendiamo ad esempio il caso di Fatima, quando la Madonna dice: «Se non vi convertirete Dio punirà il mondo per mezzo della guerra e per mezzo della persecuzione alla Chiesa». La guerra ovviamente è scatenata dagli uomini, non da Dio; idem dicasi per la persecuzione alla Chiesa, che può esser attribuita direttamente all’odio dell’uomo. Sono dunque casi in cui ciò che gli uomini fanno, e dunque ascrivibile alla loro diretta responsabilità, viene attribuito a Dio, perché Egli lo permette con la sua volontà permissiva.
Per comprendere il concetto di “castigo di Dio” bisogna tirar fuori una convincente chiave di lettura teologica, diversamente rischiamo di sfigurare il volto di Dio che è Padre Misericordioso, attribuendogli le nostre colpe, cioè il male che ci facciamo da soli. A mio parere sono due le frasi che ci aiutano in tal senso. Anzitutto Gesù dice: «Cercate invece, anzitutto, il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6, 33); questo significa che se gli uomini cercano Dio e camminano secondo le sue vie, non hanno da temere alcun castigo. In fondo le diverse forme di male – fisico, spirituale, morale – sono il frutto dell’allontanamento degli uomini da Dio. E mi viene in mente quello che aveva detto la Regina della Pace nel messaggio del dicembre del 1999: se accoglierete il Re della Pace, questo secolo sarà un secolo di prosperità e pace. Ma se è così, allora da dove vengono i castighi? I castighi vengono dal fatto che noi ci allontaniamo da Dio, perdendo la sua benedizione, finendo in balìa del potere delle Tenebre e di Satana, il quale odia l’uomo e vuole la sua rovina e sul piano spirituale e sul piano materiale.
La seconda frase di Gesù è invece: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13, 3). Pare una minaccia tremenda, come quando la Madonna a La Salette dice che se il popolo non si converte allora le patate si guasteranno e il grano sarà ridotto in polvere; oppure come quando Maria a Fatima ammonisce: «Se non vi convertirete, inizierà una guerra peggiore di questa»; o ancora, come quando la Regina della Pace a Medjugorje ha detto: «Senza Dio non c’è né futuro, né vita eterna». Ora, queste affermazioni dal tono così perentorio non sono la minaccia di castighi che Dio infliggerebbe direttamente all’umanità ribelle, bensì sono l’anticipazione profetica dei frutti – di cattiveria, di malvagità, di morte – che l’uomo raccoglierebbe allontanandosi da Dio e finendo in potere del Principe di questo mondo che è il nemico dell’uomo e vuole l’Inferno su questa terra e nell’Aldilà. Possiamo dunque dire che rifiutando Dio siamo noi stessi che prepariamo il terreno per il male, castigando noi stessi, rischiando oggi addirittura l’autodistruzione. Restando con Dio, invece, siamo sotto la Sua protezione, sotto la Sua grazia, sotto la Sua benedizione e abbiamo anche ogni altro bene. Come ha detto Giovanni Paolo II: «Possiamo trasformare la terra in un giardino, come in un cumulo di macerie», cioè il futuro del mondo non dipende da un arbitrario castigo divino ma dall’umana responsabilità.
Il tema del castigo è molto importante anche in prospettiva dei dieci segreti di Medjugorje, parlando dei quali spesso si dice, sbrigativamente, che la maggior parte di essi sono castighi divini. Approfondiamo dunque ancora un po’ la questione, partendo da una domanda che potrebbe sorgere spontanea a chiunque rileggesse con attenzione il testo del messaggio di La Salette che prima hai citato. Pensiamo al castigo che viene minacciato a La Salette: i raccolti di grano e di patate che vanno persi e i bambini che muoiono. Ebbene, queste profezie – perché di questo si tratta – hanno trovato effettivo riscontro storico, in quanto l’anno successivo, nel 1847, mentre in Irlanda si verifica una grande carestia per la perdita dei raccolti di patate, con il drammatico bilancio di un milione di morti su otto milioni di cittadini, a Corps e in varie località della Francia si verifica la grave carestia preannunciata dalla Madonna, con i prezzi che salgono alle stelle. Non solo: sempre nel 1847, su 1.500 abitanti a Corps ben 63 bambini – percentuale eccezionalmente alta rispetto alla media – muoiono con quei sintomi descritti dal messaggio di La Salette. Ora, alla luce di quanto abbiamo detto prima, pare difficile affermare che questi castighi siano direttamente causati dall’uomo. Bisognerà dunque imputarli intenzionalmente a Dio? Per evitare di ricadere nell’immagine del Dio vendicativo, dobbiamo pensare che Dio, che nella Sua onniscienza prevede la carestie e l’elevata mortalità infantile, comunichi a Maria quelli che sono eventi puramente naturali, per quanto drammatici: può infatti sempre capitare un’annata storta, in campagna; come pure può accadere che una patologia non riconosciuta causi vittime tra gli innocenti. In quest’ottica l’invito alla conversione che Maria rivolge al popolo a La Salette non va dunque letto come una minaccia ma come una promessa, del tipo: nell’ordine naturale delle cose, è previsto che ci sia una carestia e che ci sia una mortalità infantile più alta del previsto, ma se ritornerete a Dio, una grazia particolare vi verrà concessa e questo avvenimento negativo sarà sospeso e non vi colpirà. Questa chiave di lettura permette di cogliere come l’uomo abbia la possibilità di partecipare con Dio al condizionamento di quella che è la storia, per quanto in questo caso si tratti di storia naturale e non invece morale, dunque non ascrivibile a diretta responsabilità umana.
Per meglio capire il senso del “castigo di Dio”, posso ancora aggiungere che si tratta di leggere i segni dei tempi. Quando si verificò la tragedia dello Tsunami, nel dicembre 2004, cercai proprio di inserire tale catastrofe nella prospettiva biblica. Tutti mi criticarono, ma io semplicemente mi limitai a dire che un fatto del genere non poteva essere interpretato soltanto sul piano naturale, ma occorreva leggerlo come un ammonimento, per ricordarci che gli uomini sono fragili e che sarebbe illusorio pensare di crearci la felicità su questa terra, credendo che l’uomo possa salvare se stesso. Per comprendere appieno il significato profetico dei messaggi dati dalla Madonna all’umanità nel corso delle apparizioni mariane dobbiamo leggere i segni dei tempi alla luce della fede.
Detto questo, occorre anche riconoscere il grande potere della preghiera che, in subordine alla permissione divina, è in grado di arrestare o prevenire eventi negativi e calamità naturali. Infatti la Regina della Pace afferma che «la preghiera opera miracoli nei cuori e nel mondo» e che «con la preghiera potete fermare anch...