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20
SULLA VENDETTA
lena cadde al suolo con un tonfo sordo. Solo allora riaprì gli occhi: tutt’intorno era buio, di un nero profondo e privo di sfumature.
Dov’era finita? Nella sua mente confusa si fece strada il ricordo della battaglia nella Radura degli Unicorni. Ma che cosa era successo dopo?
Sentiva un gran dolore alla testa e istintivamente tentò di portare una mano alla nuca, ma non ci riuscì: grosse catene nere le bloccavano i polsi dietro la schiena. Anche le caviglie erano legate tra loro da pesanti catene.
Cercò di capire dove si trovava. I suoi occhi si stavano piano piano abituando all’oscurità, quando all’improvviso le apparve davanti un volto piccolo e orribile, che la fece trasalire.
A pochi centimetri da lei una scimmietta saltellava stridendo con la sua vocina acuta.
– Dove... dove sono? – mormorò Alena confusa.
Provò a mettersi in piedi, ma subito la scimmia le balzò al collo sibilando e facendola cadere nuovamente a terra.
– Buono, Ghigno. Sta’ buono – lo rimproverò una voce profonda e metallica. – Non dimenticare che ora è nostra ospite.
La scimmietta soffiò contrariata, mostrando una fila di denti piccoli e aguzzi. Poi saltò nuovamente addosso ad Alena, graffiandola con le sue zampette ossute.
– Lasciami stare, bestiaccia! – strillò lei.
– Ubbidisci, Ghigno – ridacchiò la stessa voce di prima. – Voglio parlare con la nostra ospite, mio piccolo e fastidioso amico: lasciaci un po’ da soli, e va’ a chiamare Spaccacuore. Avrò bisogno di lui molto presto.
A quel nome Alena trasalì. Non sapeva ancora dove, ma sapeva con chi si trovava.
Cercò di riacquistare lucidità.
Legno nero.
Catene nere.
Scafi e ponti neri.
Alzò gli occhi e vide sopra di sé grosse vele nere.
Ecco dove si trovava: sul ponte di uno dei Velieri Neri di cui parlava Anemone, ormeggiato in una grotta buia e umida.
Solo a quel punto la ninfa si voltò verso la voce che aveva appena parlato e a stento si trattenne dall’indietreggiare: a pochi passi da lei si stagliava una figura imponente, dalle mani enormi e dalle spalle larghe e robuste; vestiva di nero dalla testa ai piedi e si confondeva col buio circostante.
Socchiudendo gli occhi per distinguere meglio, Alena vide per prima cosa gli stivali lucidi e scuri che arrivavano al ginocchio e stringevano due ampi pantaloni legati in vita da una cintura di bronzo con la fibbia a forma di teschio. Sopra una camicia grigia la figura misteriosa portava una giacca nera dall’ampio bavero e dai bottoni dorati. Cappello, guanti e un fodero vuoto, tutti neri come la pece, completavano il suo raccapricciante aspetto.
Ma la cosa su cui Alena si soffermò più a lungo fu il volto: era nascosto da una maschera di bronzo da cui emergevano due occhi rossi come carboni ardenti, puntati contro di lei.
– Benvenuta sul mio galeone, ragazzina – la salutò lo sconosciuto con voce profonda, accennando a un inchino. – Ti trovi a bordo della mia nave ammiraglia, La Vendetta.
E io sono Lord Malachi, Signore degli Oceani e capitano di questo vascello – aggiunse spalancando le braccia a indicare l’intera nave.
Poi fece qualche passo verso Alena e le sollevò il mento perché lo sguardo della giovane non sfuggisse al suo. – E tu chi sei? –. Lord Malachi stringeva il volto della ninfa tra le sue dita guantate.
– Lasciami subito! – esclamò lei.
– Solo quando lo vorrò io – sibilò Lord Malachi, sollevandola da terra e tenendola sospesa con una sola mano. Il suo riso spaventoso echeggiò per tutta la grotta. – Che cosa ci fai sull’Isola Errante? – le chiese il capitano del galeone nero. – Come mai sei qui? Sei sola? Chi ti ha mandato? Parla e avrai salva la vita!
Alena lo fissò con ostilità ma non rispose. – Che cosa vuoi da me? – sibilò invece, e con uno strattone si liberò dalla presa.
Lui rise: – Da te? Da te nulla, piccola impicciona! Volevo la Sognatrice!
A quelle parole la ragazza si rese conto che l’ultima immagine che si era impressa nei suoi occhi prima di perdere i sensi era proprio quella di Haires nelle grinfie di Spaccacuore. Un brivido le corse lungo la schiena e sbiancò in volto.
– Che cosa le hai fatto? – gridò. – Dov’è? Che cosa vuoi dai Sognatori?
– Ti ho fatto delle domande io, prima.
Alena strinse i denti senza dire nulla.
– Oh, mia piccola ninfa, non serve che tu parli. Io vengo sempre a sapere la verità, in un modo o nell’altro. Nel tuo caso mi basta guardare... questo! – e Lord Malachi estrasse dal mantello lo specchio fatato donato ad Alena da Floridiana.
– Ti ha mandato la Regina delle Fate, non è forse così?
– Ridammelo! – gridò Alena. Privata anche di quell’aiuto, si sentiva del tutto impotente. – Non osare toccarlo!
– Credi forse che sia un ingenuo? – ringhiò lui. – Questo specchio trasuda magia di fata! Avanti, parla! Sei arrivata fin qui da sola? Floridiana sa che mi trovo su quest’isola?
No, si disse Alena, non avrebbe parlato.
– Come vuoi allora... Spaccacuore! – urlò Lord Malachi allontanandosi di qualche passo. Il troll emerse dalle stive sfregandosi le mani viscide. – Portala di sotto e chiudila in una gabbia! Lasciala per qualche giorno senza cibo, magari si schiarirà le idee. Vedremo se non parlerà...
Il soffice tappeto erboso della radura era calpestato, gli steli dei fiori spezzati.
– Lo scontro deve essere avvenuto qui – disse Zordan mostrando ad Alcuin un brandello di stoffa nera impigliato in un cespuglio. – Guarda che cosa ho trovato.
Yoria si aggrappò al braccio dell’Elfo Viaggiatore, costringendolo ad abbassarlo alla sua altezza per poter vedere. Era un pezzo di stoffa consunta, con sopra ricamate piccole maschere deformate da un ghigno.
– Lo riconosco, è il loro emblema! – confermò il piccolo Sognatore rabbrividendo. – Sono sicuro, appartiene alle creature che ho visto sui Velieri Neri! A guidarli c’è un essere malvagio che indossa una maschera simile a questa. È crudele, io lo sento, lo so. Si fa chiamare Lord Malachi, il Signore degli Oceani. E ha dato alle sue navi dei nomi terribili: La Vendetta, La Paura e La Condanna.
– E sai dove sono ora questi velieri? – chiese Alcuin. – Anche Anemone ne parlava nelle sue lettere a Floridiana ma, a parte le scialuppe che abbiamo appena avvistato, non ne abbiamo trovato traccia.
– Per un po’ i Briganti del Mare sono rimasti ancorati nel Golfo dei Miraggi senza mai scendere dalle loro navi, – spiegò Yoria – poi una mattina i velieri non c’erano più. Credevo se ne fossero andati, ma non era così...
– E dove erano finiti? – chiese Zordan.
– Esiste un grosso scoglio all’ingresso del Golfo dei Miraggi sul quale c’è un faro antichissimo. Nascosta dietro a quello scoglio, sulla costa dell’Isola Errante, si trova una grotta di cristallo nero dove un tempo noi Sognatori andavamo a cantare e a ballare. Si sono rifugiati là dentro, l’ho scoperto seguendo un gruppo di orchi e di troll.
– Si saranno nascosti perché ci hanno visto arrivare? – sussurrò Alcuin.
Yoria scosse il capo. – Non penso. È successo subito dopo che la fata della Grande Quercia è scomparsa nel nulla. Di questo sono sicurissimo. Forse si sono nascosti per paura di essere scoperti, o forse...
Zordan e Alcuin si scambiarono uno sguardo d’intesa.
– ... o forse la fata li aveva già scoperti – concluse Alcuin pensieroso. – Allora i Briganti del Mare hanno pensato di rapirla perché non rivelasse la loro presenza a Floridiana, poi nel dubbio si sono rifugiati nella grotta per non rimanere troppo in vista.
– Quindi Anemone deve trovarsi su uno di quei Velieri Neri! – esclamò Zordan. – Prigioniera di Lord Malachi insieme ad Alena e alla sorella di Yoria.
Era l’unica spiegazione possibile.
Il piccolo Sognatore fece vagare con nostalgia lo sguardo sulla Radura degli Unicorni, dove in passato aveva trascorso interi pomeriggi a giocare con la sorella. Ora il cielo era coperto da spesse nubi grigie e stavano iniziando a cadere le prime gocce di pioggia. Un’aria fredda gli accarezzò il volto, teso per la preoccupazione: Haires era in pericolo! Le lacrime gli rigarono le guance mescolandosi alla pioggia.
Alcuin se ne accorse e gli mise una mano sulla spalla per consolarlo. – Tua sorella non è da sola. C’è Alena con lei e la nostra amica è un Cavaliere della Rosa d’Argento proprio come noi: ci penserà lei a proteggerla. Vedrai, Yoria, ce la faremo a salvarle, non ti preoccupare.
– Me lo prometti? – domandò il giovane Sognatore. Si pulì il viso con una manica e fissò gli occhi dorati in quelli scuri dell’elfo.
– Te lo prometto, Yoria.
21
LE GABBIE STREGATE
uori imperversava una tempesta. Il mare era gonfio e scuro, i lampi squarciavano il cielo e i tuoni rimbombavano fin dentro la grotta di cristallo, facendo sobbalzare Haires. Ogni volta che un’onda si infrangeva contro il galeone nero, le vecchie assi dello scafo scricchiolavano in modo sinistro.
A ogni lampo un biancore accecante illuminava l’interno della grande stiva dove si trovava la Sognatrice, facendo emergere di volta in volta particolari diversi dalla penombra che la circondava.
Era rinchiusa in una strana gabbia, fatta di cristallo nero che luccicava debolmente. Haires sfiorò per curiosità le sbarre e subito un freddo glaciale le penetrò nella pelle...
– Sono stregate! – esclamò ritirando la mano di scatto.
Il cuore prese a batterle più forte. Si guardò attorno: c’erano altre gabbie simili alla sua appese alle travi della stiva. Alcune erano vuote e dondolavano a ritmo con la nave come se attendessero qualcuno, altre invece contenevano già qualcosa. Haires cercò di capire che cosa fosse...
Si portò una mano al viso, sconvolta, e iniziò a scuotere la testa. – Ossa! – gridò. – Sono ossa!
Vecchi scheletri sbiancati dal tempo, che giacevano accanto a un po’ di paglia polverosa e a una ciotola di metallo. Era finita nella prigione di Lord Malachi!
Cercò di calmarsi. Fece tre respiri profondi e chiudendo gli occhi provò ad addormentarsi e a sognare. Doveva pur esserci un modo per fuggire da lì!
Ma ben presto si sentì prendere dal panico e si accasciò nella sua gabbia senza più riuscire a pensare a nulla. Era sola, come mai lo era stata in vita sua.
Spaccacuore scaraventò Alena nella stiva del grande galeone. Là dentro l’odore del mare era intenso, un misto di acqua, sale e alghe.
– Alena! – esclamò la Sognatrice. – Sono qui!
– Haires! Sei tu? –. La ninfa cercò di liberarsi dalle catene, ma le braccia forti del troll la trascinarono in mezzo alla stiva.
– Ora te la vedrai con me! – tuonò Spaccacuore guardandola truce. Con una mano le afferrò i capelli e la costrinse a sollevare il capo.
Ghigno era accanto a lui e saltellava felice sulle vecchie assi scricchiolanti.
– Non osare toccarla, mostro! – strillò Haires.
– Zitta tu, se non vuoi ricevere lo stesso trattamento – sbraitò il troll. Poi fissò Alena negli occhi. – Ora, piccola Ninfa dei Boschi, mi dirai tutto quello che sai! Altrimenti ti farò tanto, tanto male...
– ...