Qualcosa in cui credere
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Qualcosa in cui credere

Ritrovare la fiducia e superare l'angoscia del tempo presente

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Qualcosa in cui credere

Ritrovare la fiducia e superare l'angoscia del tempo presente

Informazioni su questo libro

Se si guarda alle sfide dell'età contemporanea, ci si rende conto di come l'uomo si trovi di fronte a un mosaico fatto di inquietanti interrogativi sul futuro, sul senso della vita, sul destino del mondo. In questo scenario, è difficile non cadere in preda all'angoscia e allo smarrimento. E proprio in questo scenario si muove il cardinal Martini, con la consueta saggezza che gli viene dalla profonda conoscenza del testo biblico.
Ecco il suo prezioso insegnamento: occorre riandare alle parole del Gesù dei vangeli, riscoprendo la verità che rende l'uomo libero e realizzato, sapendo che attraverso la croce della prova di ogni giorno si giunge alla risurrezione e alla serenità già su questa terra.
In queste pagine, capaci di emozionare e coinvolgere, si snoda un itinerario spirituale che permette all'uomo contemporaneo di trovare la forza interiore per andare oltre il muro dell'angoscia.

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Informazioni

DIECI PAROLE-CHIAVE
DELL’ESPERIENZA CRISTIANA

1

VANGELO

«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Marco 1,15).
La prima parola-chiave dell’esperienza cristiana è Vangelo. Che cosa significa questo termine a cui Gesù ci chiede di credere?
Comunemente intendiamo il libro che contiene i quattro vangeli oppure uno dei vangeli. Spesso, volendo fare un regalo, magari per una prima Comunione, si dice: Regalerò un vangelo, regalerò i vangeli.
I quattro vangeli sono in realtà parte di un libro assai più ampio, che è la Bibbia, comprendente le Scritture sacre del popolo ebraico e le Scritture sacre cristiane.
1. Tuttavia, parlando di Vangelo come parola fondamentale dell’esperienza cristiana, non intendo riferirmi ai libri dei vangeli se non in quanto contengono il Vangelo. Mi riferisco, invece, a un’esperienza primaria, di importanza assolutamente singolare, da cui non possiamo prescindere.
Anzitutto, il termine Vangelo deriva dalla parola greca euangélion, che significa «buona notizia», «lieto annunzio». L’esperienza cristiana, la religione cristiana è prima di ogni altra cosa l’esperienza di un lieto annunzio, di una buona notizia.
Forse, quando pensiamo al cristianesimo, ci immaginiamo anzitutto una serie di doveri, di castighi, di minacce, di precetti, di rimorsi. È un errore.
L’esperienza cristiana è fondamentalmente l’esperienza di una notizia buona, del tutto insperata, quasi incredibile nella sua capacità di dirci cose nuove e di trasformarci.
È un’esperienza di grande gioia.
2. Qual è questa notizia? – È difficile dirlo in poche parole. Trattandosi di un annuncio di Dio all’uomo, comprende evidentemente tutta la realtà umana! Potremmo esprimerla così: Dio viene incontro all’uomo per offrirgli la sua amicizia. Se abbiamo il vero concetto di Dio, della distanza che c’è tra lui e l’uomo, ci sembra incredibile che Dio venga incontro a ogni uomo e donna di questo mondo offrendo la sua amicizia. Eppure è questo il significato meraviglioso di «Vangelo».
È l’amicizia offerta da Dio all’uomo senza badare ai meriti dell’uomo, alla sua bontà o alla sua cattiveria. A Dio non interessano soltanto le persone brave e oneste.
Anzi, «Vangelo» significa esattamente il contrario: Dio si interessa di chi è più lontano, di chi è più solitario, amareggiato, di chi si sente abbandonato, perduto, triste, sfiduciato, privo di un avvenire. Dio offre la sua amicizia soprattutto a coloro che sono più lontani da lui e da se stessi, a coloro che maggiormente soffrono nella loro vita.
L’esperienza fondamentale del cristianesimo non dipende da qualcosa che facciamo noi, sforzandoci di essere buoni, di migliorarci, di andare incontro a Dio. L’esperienza fondamentale è l’iniziativa di Dio che ci salva.
Dice infatti la Bibbia: «Dio si è ricordato di noi»: in tutte le situazioni dolorose e conflittuali dell’uomo si apre una parola di speranza, cioè Dio ci offre la sua salvezza.
3. Qual è dunque l’atteggiamento da assumere di fronte al Vangelo? – È la riconoscenza. E noi vogliamo esprimerla con l’antica preghiera di un Salmo, tramandato dal popolo ebraico e ricevuto dalla Chiesa cristiana:
«1Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
2Rendete grazie al Dio degli dèi,
perché il suo amore è per sempre.
23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,
perché il suo amore è per sempre.
25Egli dà il cibo ad ogni vivente,
perché il suo amore è per sempre»
(Salmo 136[135], passim).
Sono parole con cui l’uomo dice la sua riconoscenza a Dio per il dono che ci fa ricordandosi di noi e venendoci incontro nella nostra derelizione e nella nostra sofferenza.
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2

CONVERSIONE

Abbiamo cercato di dire, con parole semplici, che Vangelo significa l’iniziativa divina di salvezza: Dio ci viene incontro offrendoci la sua misericordia e la sua potenza.
Ora dobbiamo aggiungere una sottolineatura importante, che ricaviamo dalla parola con cui si apre il vangelo secondo Marco: «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo».
1. Il Vangelo da cui parte tutta la nostra riflessione è quindi una buona notizia che riguarda Gesù Cristo, che è contenuta nella sua vita, nella sua morte e nella sua risurrezione.
È questo il punto di partenza del messaggio cristiano: se il Vangelo è una buona notizia di Dio che ci viene incontro, il Vangelo specificamente cristiano è la buona notizia che Dio ci viene incontro offrendoci la sua misericordia e la sua potenza, in Gesù Cristo.
Naturalmente potremmo chiederci: che cosa vuol dire? È una formula che ci può sembrare astratta, ripetitiva. E invece vuol dire che Dio si è manifestato a noi, si manifesta a noi ancora oggi, nella vita, nella morte e nella risurrezione di Gesù.
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Come ha vissuto Gesù, il modo in cui è morto e la sua risurrezione, ci rivelano l’interessamento di Dio per noi, ci mostrano che Dio ci ama, rendono presente a ciascuno di noi la salvezza di Dio.
Questa potenza del Vangelo, che è nella potenza della risurrezione di Gesù, raggiunge ogni uomo, ogni donna di questo mondo, raggiunge tutti coloro che si aprono in questo stesso momento alla salvezza di Dio offertaci in Gesù. E quando ci apriamo alla salvezza, accade in noi quell’esperienza di cui parla il vangelo secondo Marco e che abbiamo già ricordato: «Convertitevi e credete al Vangelo»; l’esperienza della conversione.
La parola «conversione» potrà spaventare alcuni di noi, potrà far pensare a quei grandi cambiamenti nella vita dei santi, che producono effetti strabilianti.
In realtà è l’esperienza che ciascuno è chiamato a fare perché conversione significa molto semplicemente «svolta», significa cambiamento di rotta. Il Vangelo fa accadere, in chi lo ascolta, una svolta, un cambiamento di mentalità e di orizzonti.
2. Da dove inizia questa svolta? – Il punto di partenza lo troviamo espresso nel vangelo secondo Marco (7,21-23), là dove si fa l’elenco di tutte quelle cose cattive che sono nel cuore dell’uomo: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
La conversione parte da una situazione di vita chiusa in sé, di esistenza egoista. Ci si preoccupa soltanto di se stessi e, a un certo momento, volendo mettersi al centro di tutto e al di sopra di tutto, si giunge a schiacciare gli altri, anche se a parole si proclama la buona volontà. Di qui inizia la conversione cristiana.
3. Dove ci porta la conversione? – Ci porta verso ciò che potrebbe essere espresso con un’altra parola di Gesù, che leggo dal vangelo secondo Luca: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote su una guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello non rifiutare neanche la tunica» (6,27-29).
Avvertiamo subito l’enorme distanza che c’è tra i due poli, tra il punto di partenza e quello di arrivo e forse ci chiediamo se sia davvero possibile compiere un cammino tanto lungo e tanto difficile. Tuttavia non è il nostro sforzo che conta, non è il nostro tentativo eroico di compierlo bensì è lo stesso Vangelo, la stessa potenza di Dio, che cambia il nostro cuore.
Ciascuno di noi è allora invitato a farsi una domanda: che cosa vorrei cambiare in me adesso? E che cosa posso chiedere a Dio che egli cambi nel mio cuore?
Ci può aiutare ripetere, facendola nostra, la preghiera del Salmo 32(31), che manifesta la gioia di colui il cui cuore è stato cambiato:
«1Beato l’uomo a cui è tolta la colpa,
e coperto il peccato.
2Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
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5Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità”,
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
7Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
11Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!».

3

FEDE

Partiamo da un testo del vangelo secondo Marco, là dove viene espressa la parola iniziale della predicazione di Gesù: «Gesù predicava il Vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (1,15).
Di questo versetto abbiamo già esaminato la parola Vangelo e la parola conversione («convertitevi»).
1. Ora ci fermiamo sulla parola: «Credete». Fede è un’altra parola-chiave dell’esperienza cristiana e l’abbiamo sentita ripetere tante volte.
Volendo essere più precisi, possiamo tradurre il termine greco usato da Marco, e tenendo presente anche il vocabolo ebraico che vi sottostà, con la seguente espressione: «Appoggiatevi al Vangelo, affidatevi al Vangelo». La parola «fede», nella sua lunga storia – nell’Antico Testamento, nella Bibbia, nella versione ebraica della Scrittura – rappresenta la situazione di chi si affida, di chi appoggia su una roccia, di chi si sente saldo perché è appoggiato a qualcuno molto più forte di lui.
Può sembrare facile ma in fondo è difficilissimo fidarsi veramente di qualcuno! Forse l’esperienza che facciamo della vita, le situazioni difficili nelle quali veniamo a trovarci, la violenza che ci circonda, fanno sempre meno sperimentare la capacità dell’uomo di fidarsi di un altro. Siamo più sicuri di quanto compiamo noi che di ciò che ci viene dagli altri.
Invece, l’atteggiamento che qui ci viene proposto come fondamentale è di fidarci del Vangelo, di appoggiarci alla forza di Dio che ci viene incontro attraverso il Vangelo.
L’affidarsi ha tutte le dimensioni che abbiamo già espresso parlando del significato della parola «Vangelo»: affidarci, abbandonarci, appoggiarci all’iniziativa di Dio che ci viene incontro nella persona di Gesù, vivente oggi, risorto, nella Chiesa e nella storia.
C’è dunque, al centro di tutti questi atteggiamenti che abbiamo descritto, quello che vogliamo dire con la parola «fede», e il Concilio Vaticano II ha più ampiamente spiegato che con essa l’uomo si affida a Dio interamente, si dona a Dio totalmente, credendo le verità proposte dalla Chiesa e insieme affidandosi alla potenza di Dio.
2. La fede è estremamente importante per la vita cristiana – Non dobbiamo considerarla quasi fosse uno strumento per ottenere qualche cosa. A volte si dice: la tal persona ha molta fede, ha più fede di noi! Oppure: beati voi che avete fede! In realtà, la fede non è una capacità personale, non la costruisce l’uomo: piuttosto è l’atteggiamento semplicissimo di chi si abbandona con fiducia alla parola di Dio, è l’abbeverarsi alla potenza della parola di Dio che opera in noi.
Non ci viene chiesto di compiere azioni eroiche, di fare cose grandi. Nella precedente conversazione abbiamo detto che la conversione equivale a portarsi da una situazione nella quale si è centrati sul proprio egoismo a una situazione nella quale ci si apre alla vita fraterna, al servizio degli altri. E che tutto questo non ha la sua origine nello sforzo nostro bensì nell’accoglienza della salvezza offerta da Dio, quindi nel dare fiducia a Dio, nell’aprirgli volentieri il cuore e lo spirito.
3. Che cosa si deve fare per avere questa fede che tanti vorrebbero avere? – Dobbiamo soprattutto e principalmente metterci di fronte alle parole di Dio. È l’ascolto stesso della parola evangelica che, con la sua potenza, apre il nostro cuore alla fede; è la parola di Dio che produce, in chi l’ascolta, la fede. Ascoltare il Vangelo, ascoltare il messaggio che ci viene dalla vita, dalla morte e dalla risurrezione di Gesù, apre il cuore all’attitudine meravigliosa dell’affidarsi a Dio, e rende quindi capaci, gradualmente, di fidarsi di più del prossimo e di creare intorno a sé un’atmosfera di fiducia reciproca che è assai importante per superare tante difficoltà della vita.
E concludiamo la riflessione con una bellissima preghiera che esprime la pace e la serenità di chi, ascoltando la parola di Dio, è entrato nell’esperienza della fede. È uno dei Salmi più belli dell’intero salterio e dice:
«1Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3Rinfranca l’anima mia,
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mi guida per il giusto cammino,
a motivo del suo nome.
4Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Introduzione
  5. I Vangeli: Storia O Leggenda?
  6. Dieci Parole-chiave Dell’esperienza Cristiana
  7. Oltre Il Muro Dell’angoscia
  8. Le Ragioni Del Mio Credere