La lotta quotidiana
di don Amorth
Il Demonio ha tutta la sua potenza solamente in prestito; egli lo sa e riconosce in Dio il suo fornitore di capitali; perciò si vendica di Dio; ogni male è distruzione del creditore; il delinquente vuole uccidere Dio...
Weininger, Intorno alle Cose supreme
Non ho mai incontrato un diavolo ateo.
Don Amorth
Sommario: La prima tappa del nostro viaggio è a ’EUR • Una tappa obbligata: parlare del demonio, e delle sue manifestazioni senza incontrare padre Amorth sarebbe temerario • È uno dei più famosi esorcisti non solo in Italia, ma nel mondo, e alla sua opera si deve dare un «rilancio» di questo ministero pastorale trascurato.
«Qui parla la segreteria telefonica di don Amorth. Le telefonate per appuntamenti si ricevono solo al lunedì dalle 18,30 alle 19,30. Chi non appartiene alla diocesi di Roma si rivolga al suo vescovo. E chi non riesce a telefonare comprenda che don Amorth ha troppe richieste e si rivolga al Vicariato per cercare altri esorcisti». La voce è grave e profonda; le poche parole registrate fanno intuire tutto un mondo e una situazione. Si capisce che don Amorth è una persona impegnata, e non poco, se ha concentrato in una sola ora alla settimana le richieste di appuntamenti; si intuisce che le richieste gli arrivano da tutta Italia, e non solo; e infine che non è in grado di soddisfare neanche la «domanda» di servizi che proviene dalla sua diocesi, quella di Roma.
E in effetti padre Gabriele Amorth non ha bisogno di grandi presentazioni. Nato nel 1925, a Modena, figlio e nipote di avvocati, aveva poco meno di vent’anni quando partecipò alla Resistenza, e subito dopo la guerra divenne membro dell’allora nascente Democrazia Cristiana, nei movimenti giovanili, di cui era presidente Giulio Andreotti. Poi, quella che sentiva essere la sua vocazione, sin da quando aveva quindici anni, prevalse: dopo l’università vestì la tonaca, e ha festeggiato i suoi cinquant’anni di sacerdozio. Dal 6 giugno 1986 è esorcista, nella diocesi del Papa; è Presidente onorario a vita dell’Associazione Internazionale degli esorcisti; ed è considerato il «decano» della categoria. Una ventina di anni fa in Italia c’erano venti esorcisti: adesso sono più di trecento. Le conversazioni con padre Amorth si sono svolte nella sua stanza del «Quartier Generale» dei Paolini a Roma; un ambiente chiaro, affacciato su giardini pieni di verde e di sole. Che cosa colpisce, in quest’uomo non più giovane, che da vent’anni varca ogni giorno il confine del mistero? Intanto il suo umorismo; il suo non atteggiarsi in nessun modo a protagonista di questo terribile teatro in cui ha una parte centrale. Colpisce la quieta semplicità; parla, e snocciola racconti di fatti tremendi, del suo dialogare quotidiano con le potenze del male, come se narrasse ciò che ha mangiato a colazione. Colpiscono i suoi occhi; occhi chiari, intensi, profondi; occhi che hanno visto molto di ciò che di terribile si può contemplare, e che a dispetto di questo non hanno perso un bagliore infantile. La stanza è semplice, quasi povera. Un tavolo, con un’aria da arredo di cucina anni ’60, al centro, rivestito di fòrmica chiara, su cui è posata un’edizione economica dei Vangeli. Nella camera accanto, non grande, un ottimo ritratto a matita di Padre Pio, a cui padre Amorth tiene molto; e una statuina della Madonna di Fatima. È lì che hanno luogo molti dei suoi esorcismi quotidiani.
Padre Amorth, chi è il diavolo oggi?
Il diavolo di oggi è il diavolo di sempre, ossia un angelo che è stato creato buono da Dio, come tutte le cose che sono state create a Dio, che sono tutte buone, tese alla vita, alla felicità e alla gioia. E disubbidendo a Dio – una prova a cui gli angeli sono stati sottoposti – questo spirito si è staccato da Dio; egli e gli altri angeli ribelli si sono creati da se stessi l’Inferno. Cioè uno stato di vita conforme alla loro ribellione e alla loro distanza da Dio. L’angelo ribelle, al giorno d’oggi come da sempre, tenta l’uomo al male. A questo scopo il demonio ha due modi di agire.
Intendiamoci: essendo un puro spirito, il demonio è un essere personale intelligentissimo, privo di corpo, perché è un puro spirito. E con la sua immensa intelligenza ha compiuto l’atto di ribellione a Dio, che non sappiamo esattamente che cosa sia stato; sappiamo che si è trattato di una disubbidienza, una colpa di superbia, per l’esattezza. Ma in che cosa sia consistita con precisione la prova a cui sono stati sottoposti gli angeli non lo sappiamo. Ci sono soltanto delle supposizioni. In odio a Dio il demonio tenta l’uomo al male e questa è la sua principale attività nei riguardi dell’uomo. Il demonio cerca di far cadere l’uomo nel peccato per allontanarlo da Dio e farlo cadere nell’Inferno dove si trova lui. Questa è la sua massima attività».
Il demonio soffre?
Il demonio soffre moltissimo; però con la perfidia demoniaca, e quindi con il desiderio che altri soffrano quanto lui. Ecco perché tenta l’uomo al male. E questa sua attività di tentatore, di tentare l’uomo al male, la esercita su tutti gli uomini, dalla nascita alla morte. E anche Gesù Cristo, facendosi uomo ha accettato di essere sottoposto alle tentazioni del demonio; che non sono state solo le tre tentazioni nel deserto. Gesù Cristo è stato tentato anche lui, in tutti i modi, per tutto l’arco della sua vita.
Poi il demonio ha anche un’altra attività, che è molto ristretta da un punto di vista numerico degli uomini che colpisce. È un’attività che chiamiamo «straordinaria»; è quella di poter infliggere, a determinate condizioni, dei mali malefici particolari che possono arrivare alla possessione diabolica.
Sempre nei limiti che Dio gli permette?
Sempre nei limiti che gli permette Dio, sia di gravità che di tempo. Abbiamo un esempio tipico dei mali straordinari che il demonio può dare nella figura biblica di Giobbe. Giobbe era un uomo retto, buono, ricco. Perde i figli, perde gli averi, si riempie di piaghe. Noi diciamo sempre la pazienza di Giobbe; durante le prove è stato tanto paziente, basta ricordare la sua frase: «Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il nome del Signore»; però arriva anche al punto in cui non ne può più e dice: maledetto sia il giorno in cui è stato detto: è nato un uomo. Era meglio se morivo nel seno materno, o appena nato. Ha sentito umanamente la sofferenza del dolore. Tutti siamo contrari alla sofferenza e al dolore, e Dio stesso è contrario al dolore. Il dolore, la sofferenza, la malattia, la morte, sono cose che Dio non aveva previsto nel suo piano creativo; in cui era tutto buono, bello, sano.
Padre Amorth, da quanti anni lei è in contatto con questo personaggio?
Lo conosco da sempre, perché sono sempre stato uno studioso di Sacra Scrittura anche da ragazzo. Mi sono laureato in Giurisprudenza prima di entrare nella Società San Paolo. Vivevo molto intensamente nell’Azione Cattolica, e quindi ero molto legato agli studi biblici e specialmente a quelli relativi al Vangelo; e questo personaggio l’ho sempre avuto presente, come ho sempre avuta presentissima la persona del mio angelo custode. Me lo sento vicino ventiquattro ore al giorno, lo invoco, lui mi protegge e le assicuro che è un angelo custode di serie A, anche quando guido l’automobile perché ne ho fatte di tutti i colori e mi sono sempre andate bene. Ringrazio il mio angelo custode. Non ho preso neppure multe per posteggi vietati, grazie al mio angelo custode. Scherzi a parte, l’ho sempre conosciuto il demonio. Anche se non c’è dubbio che una forma particolare di conoscenza l’ho avuta da quando mi hanno nominato esorcista.
Quanto tempo fa?
Sono stato nominato esorcista della Diocesi di Roma nel giugno del 1986. Conoscevo già qualche cosa degli esorcismi, perché mi era capitato di essere amico di un sacerdote che già aveva fatto qualche esorcismo, sempre con il permesso del suo vescovo. E soprattutto di un caso mi ha parlato molto a lungo, il caso di una ragazza che è stata posseduta dal demonio da quando aveva quattordici anni e lui ha dovuto fare tredici anni di esorcismi. A ventisette anni l’ha liberata. Quindi una piccola infarinatura ce l’avevo. Poi questo sacerdote, don Faustino Negrini, morto da alcuni anni, vecchissimo, era diventato rettore del santuario della Madonna della Stella, sopra Concesio. Concesio è il paese in cui è nato Paolo VI. Paolo VI andava a pregare in questo santuario della Stella. Lui era rettore del santuario ed esorcista ufficiale della diocesi. Ha finito così i suoi anni di intensissima attività.
Come sono state le prime esperienze?
Quando ho cominciato a fare l’esorcista mi sono ritrovato in un mondo tutto nuovo. Ho avuto una grande grazia che pochi esorcisti hanno al giorno d’oggi: di essere stato nominato esorcista in aiuto a un grandissimo esorcista, padre Candido Amantini, passionista, da trentasei anni esorcista alla Scala Santa; per cui per sei anni ho avuto la guida di un grande maestro. Al giorno d’oggi è una cosa rarissima. Perché da tre secoli gli esorcismi nella Chiesa cattolica latina non si fanno quasi più, per cui quando un vescovo nomina adesso un esorcista non trova più maestri o quasi. Il primo a evocare i mali del demonio è stato Paolo VI nel suo discorso del 15 novembre del ’72; da allora si è cominciato a risvegliare questo bisogno, e i vescovi cominciano a sentirne di nuovo l’esigenza, anche se bisogna dire che ci credono poco all’attività straordinaria del demonio. Ma sono rimasti impressionati, in questi ultimi tempi, dalla quantità di fedeli che vanno da maghi, cartomanti e fanno sedute spiritiche, che entrano in sette sataniche, abbandonando la Chiesa. Questo ha smosso e commosso un poco l’episcopato che è ignaro interamente di ciò che accade in questo campo. Perché è una materia che non si studia più, e non la si pratica più. Da tre secoli, addirittura. Prima le diocesi avevano un alto numero di esorcisti; adesso quando uno ha bisogno di un esorcista è una tragedia trovarlo. Ed è una tragedia essere creduti, ed è una tragedia ricevere gli esorcismi di cui uno ha bisogno.
Perché dice che è una tragedia essere creduti?
Perché il clero non ci crede più, vescovi e preti, nell’attività straordinaria del demonio. Uno comincia ad andare dal suo parroco: si sente dire: ma va là, sono tutte storie, chi ti ha insegnato queste storie... I trattati di teologia che si riferiscono a questa materia vengono trascurati nei seminari. Per cui abbiamo un clero, vescovi e sacerdoti che, non avendo più nessuna esperienza in questo campo, non ci crede. E io ammiro i vescovi che, pur credendoci poco, nominano egualmente un esorcista. Anche se molte volte ne nominano in numero assolutamente insufficiente alle necessità reali e anche in Italia la maggior parte delle diocesi italiane ne è sprovvista.
Come ha deciso di seguire questa «specializzazione»?
A dire il vero non ho deciso niente. È stato uno scherzo del Padreterno, uno scherzo di cui peraltro gli sono gratissimo, perché adesso sento veramente che è stato un completamento del mio sacerdozio. Ho riflettuto anch’io sulle parole di Gesù, su cui in passato non avevo mai meditato a sufficienza, rivolte ai discepoli: andate, predicate, cacciate i demoni e guarite i malati. Quindi se un sacerdote si limita a predicare, a celebrare messa, a confessare, fa sì il suo dovere, però non completo. Perché il Signore ci ha dato un ordine, un mandato preciso, oltre alla predicazione, – che è la base di tutto perché la fede nasce dalla predicazione –; ci ha dato però anche l’ordine di cacciare i demoni e di guarire i malati, che sono segni, che oltre al resto, rendono efficace la predicazione. Se lei guarda la vita di tutti i grandi predicatori, santi, per esempio san Vincenzo Ferreri; la vita di san Bernardino da Siena; la vita di sant’Antonio da Padova; tutti questi santi hanno cacciato demoni. Lei pensi a un santo che non è ufficialmente patrono degli esorcisti, ma in realtà è molto invocato dagli esorcisti, san Benedetto. Non era neanche un sacerdote, era un monaco, non era neanche esorcista, però aveva una grande forza contro i demoni. Predicava e cacciava i demoni. Il Vangelo di Marco termina con queste parole: coloro che crederanno in me, nel mio nome cacceranno i demoni; andate e predicate a tutte le genti. Gli apostoli andavano, predicavano e il Signore confermava la loro predicazione con i miracoli che facevano. Con i segni che facevano: si parla di segni, e noi sappiamo benissimo che i segni sono la predicazione, la cacciata dei demoni e la guarigione dei malati.
Dice che non ha scelto lei...
È successo così. Avevo un rapporto molto amichevole e scherzoso con il cardinale Poletti, quando era Vicario del Papa per la diocesi di Roma. Un pomeriggio in cui mi sono trovato senza niente da fare ho detto: dai, vado a trovare il cardinale e gli racconto due barzellette così con tutte le grane che ha lo tengo un po’ allegro. Era molto alla mano il cardinale Poletti, si suonava alla porta di casa sua e molte volte veniva ad aprire lui in persona. Così è successo quella volta. Mentre parlavamo del più e del meno, il discorso, non mi ricordo come, è caduto su una frase che gli dissi, che conoscevo il padre Candido Amantini, il grande esorcista alla Scala Santa. E lui mi ha detto immediatamente: lei conosce padre Candido? Sì, risposi. Ha tanto bisogno di un aiuto, è tanto malato, disse il cardinale. Ha preso un foglio di carta e si è messo a scrivere. Ho capito benissimo che scriveva la facoltà concessa a me di fare gli esorcismi. Protestai: gli dissi: ma lei mi conosce, sa che sono buono solo a raccontare barzellette e fare monellerie. Niente da fare, non sono riuscito a fargli cambiare idea. Allora mi sono raccomandato alla Madonna, avvolto nel suo manto, ed è così che sono diventato esorcista. Uno scherzo, una visita al cardinale per tenerlo allegro.
E la prima volta che si è trovato a contatto con una persona posseduta?
Le prime volte a contatto con persone possedute non ero solo. O ero insieme a padre Candido, o insieme a un suo allievo, anch’egli passionista, padre Giacobbe, per cui mi sentivo spalleggiato; e vedevo che avevo solo da imparare. Mai ho avuto paura, mai il demonio mi ha messo in soggezione; mi ha fatto un sacco di minacce che non ha mai mantenuto. Però il più delle volte mi diceva: a te non posso fare niente, perché sei troppo protetto. Mi sento superprotetto dal manto della Madonna, dal mio patrono che ha il mio nome; ho l’arcangelo Gabriele che certamente mi protegge e mi sento protetto continuamente dal mio angelo custode a cui sono attaccatissimo. Spesso i demoni cercano di demoralizzare l’esorcista, dicendo: «Questa notte metterò un serpente fra le tue lenzuola. Domani ti mangerò il cuore». E io rispondo: «Ho la Madonna al mio fianco. Mi chiamo Gabriele: Vai a combattere con l’arcangelo Gabriele, se vuoi». E in genere questo li tacita.
C’è un rapporto con questo Personaggio?
Certamente! Lo incontro tutte le volte che vedo una persona indemoniata; in quel momento ho un dialogo con il demonio. La caratteristica delle persone indemoniate è questa: sembra che avvenga in esse uno sdoppiamento di personalità. Non sono più loro. È il demonio che agisce servendosi della loro bocca, delle loro membra eccetera. Pensi ad esempio al caso dei santi. Sono interessantissimi. Tanti santi sono stati posseduti, o molestati dal demonio. Molestati dal demonio: abbiamo fresca fresca la figura di Padre Pio; ma è da notare il tipo di molestie che gli dava. Botte a tutta forza, fino a farlo sanguinare; spaventi a tutta forza. Il demonio, non avendo un corpo proprio, deve assumere un corpo fasullo, e lo assume conformemente allo scopo che si prefigge. Questo vale anche per gli angeli. Quando l’arcangelo Raffaele ha avuto la missione di accompagnare in un viaggio il figlio di Tobia, come leggiamo nella Bibbia, si è presentato sotto l’aspetto di un giovane vestito da viaggio. Doveva essere di appoggio a questo ragazzo in viaggio. E così il demonio quando voleva spaventare Padre Pio si presentava in una forma spaventosa, in genere di un cagnaccio, un cane molto grande, direi una belva che umanamente non si incontra. Quando voleva sedurlo si presentava sotto la forma di ragazze nude e provocanti. Quando voleva ingannarlo, e il più delle volte era quello che capitava, si presentava sotto la forma di Gesù, della Madonna, del suo confessore; oppure del suo superiore, e gli dava delle disposizioni tali, che quando finiva l’apparizione Padre Pio si meravigliava. Ma è possibile che il mio superiore mi abbia detto di fare così? Andava a bussare alla camera del superiore e gli diceva: scusi padre, lei mi ha detto di fare questo e questo... No! non sono affatto venuto nella tua stanza. Sono tutti scherzi del Grappino, tutti scherzi del demonio. Mi viene in mente il nome Grappino perché era il nome che gli dava il santo Curato d’Ars, che anche lui è stato tante volte tormentato dal demonio. Ma certi santi vengono anche posseduti dal demonio. Gemma Galgani, per esempio; sant’Angela di Foligno, e interessantissimo in questi tempi, il caso della beata suor Maria di Gesù Crocifisso, una carmelitana, beatificata da questo Papa. Io sono molto legato anche a una figura del passato, una suora benedettina che è vissuta a Padova, la beata Eustochio. Lei pensi che questa ragazza è stata posseduta dal demonio dalla nascita alla morte. È morta a ventitré anni. Tutta la vita posseduta dal demonio. Questo anche ci dice che il demonio può acquistare dei poteri sul corpo, sul fisico, sullo spirito, di un essere umano; ma mai sull’anima. Per cui uno può essere un grande santo anche se nei momenti in cui è indemoniato pronuncia bestemmie e fa delle cose che assolutamente non sono compatibili con la santità. Una di queste sante che è stata posseduta dal demonio in certi periodi della sua vita è santa Maria Maddalena de’ Pazzi, figlia di una famiglia famosa di Firenze. Lei pensi che un giorno, mentre tutte le suore erano in adorazione, in cappella con il Santissimo esposto, è andata in cucina, ha preso un coltellaccio, è salita sull’altare di fianco al Santissimo esposto e ha detto: adesso vi scanno tutte. È un comportamento che non si addice a una santa, ma nemmeno a una persona di buon senso.
Quando il demonio si accorge che lei c’è, che le dice?
In genere sono io, che mi accorgo che c’è. Quando le persone che vengono da me si avvicinano alla porta del fabbricato in cui opero, o entrano nella stanza. Qui a pianterreno faccio la maggior parte degli esorcismi; alcune mattine, e i pomeriggi in cui non opero qui, quando affrontiamo i casi più difficili, vado dove abita un altro esorcista, a Monteverde, e lì facciamo gli esorcismi più impegnativi. Abbiamo una poltrona per i casi minori, e un lettino da medico per i casi più gravi.
Perché questa differenza?
Perché c’è forma e forma, modo e modo, gravità e gravità nel campo della possessione diabolica. Ci sono delle persone che durante gli esorcismi non manifestano la più piccola reazione, non fanno il minimo movimento. E ci sono volute tutta la pazienza e l’abilità di padre Candido per capire che persone di quel genere erano possedute dal demonio. Per esempio: un uomo che in precedenza era religiosissimo non poteva più né andare in chiesa, né pregare. Niente. Un rifiuto del sacro totale, dovuto a una sofferenza enorme che si vedeva che sentiva, nel momento in cui giungeva a contatto col sacro. Poi diceva: vattene, vattene, lasciami in pace, vattene. Quest’uomo era Angelo Battisti, impiegato in Segreteria di Stato, in un’attività di grande importanza, e posso citare il nome perché la moglie – lui è morto – me l’ha consentito. È stato anche il primo amministratore della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Eppure, negli ultimi sette anni di vita è stato posseduto dal demonio, liberato in extremis, in modo da poter vivere serenamente le ultime settimane, e poi è morto. Un caso difficilissimo da diagnosticare perché non dava nessuna reazione. In genere il demonio cerca di nascondersi, di fare il possibile per non essere scoperto. Bisogna insistere con gli esorcismi, quando ci si accorge però che c’è qualche cosa che assolutamente non va; arriva un punto in cui il demonio si rende conto che non ha la forza di resistere agli esorcismi e allora scoppia. Si manifesta in pieno, con urla e altri modi. Ecco perché abbiamo questo lettuccio, a cui nei casi più gravi leghiamo la persona, e in più viene tenuta stretta, perché vogliamo che non si faccia male. Quando una persona va in trance è sotto la nostra totale responsabilità e se si facesse male sarebbe colpa nostra.
Ci sono reazioni violente, dunque?
Altroché! Guardi, io ho avuto solo qualche regaluccio. Una volta un calcio che non mi era sembrato tanto forte; sono rimasto con la gamba ingess...