Platone è meglio del Prozac
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Platone è meglio del Prozac

  1. 416 pagine
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Platone è meglio del Prozac

Informazioni su questo libro

Nonostante quel che si pensa abitualmente, la filosofia non deve per forza essere noiosa o incomprensibile. In realtà essa risponde alle domande che tutti ci poniamo: che senso ha la vita? Perché sono qui? Perché dovrei fare la cosa giusta? E che cos'è la cosa giusta? Non sono domande facili, ma disporre di migliaia di anni di riflessione ci offre un vantaggio: alcune delle menti più brillanti della storia hanno lasciato idee e linee di condotta per il nostro benessere psicologico. Molto meglio del Prozac. Le concezioni di Platone sul bene e sul male, il consiglio di Aristotele di seguire in ogni situazione ragione e moderazione o i pensieri di Kierkegaard sulla morte, la saggezza tradizionale degli I Ching o la teoria dell'imperativo di Kant possono rivelarsi straordinariamente utili per affrontare problemi concreti. E mentre ad alcuni piacerà l'autoritarismo di Hobbes, altri si sentiranno maggiormente attratti da un atteggiamento più intuitivo, come quello di Lao Tzu. I farmaci non possono cambiare il mondo esterno, né insegnarci a vivere meglio il presente. Solo la filosofia può farlo.

Domande frequenti

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Informazioni

PARTE SECONDA

AFFRONTARE I PROBLEMI
DI OGNI GIORNO

Capitolo Quinto

ALLA RICERCA DI UN RAPPORTO

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«Eppure, se ogni desiderio venisse soddisfatto al suo manifestarsi,
come potrebbero gli uomini riempire le proprie vite,
come potrebbero passare il tempo?
Immaginiamoci questa specie trasposta
in un regno di Utopia dove ogni cosa cresca spontaneamente
e i tacchini svolazzino bell’arrostiti, dove gli amanti
si trovino tra loro senza indugi e restino l’uno accanto all’altro
senza difficoltà: in un luogo del genere,
gli uomini morrebbero di noia o si impiccherebbero,
alcuni combatterebbero e si ucciderebbero a vicenda,
così infliggendo a se stessi maggiori sofferenze
di quante non ne infligga loro la natura qual è.»
– ARTHUR SCHOPENHAUER
«Per vivere soli bisogna essere un animale o un dio.»
– FRIEDRICH NIETZSCHE
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Se è vero che contatti di ogni genere – con familiari, amici, vicini e colleghi – soddisfano in parte il profondo bisogno umano di rapporti sociali, questo bisogno si traduce perlopiù nella ricerca di un legame amoroso. Non tutti sentono il bisogno o la necessità di un vincolo del genere, e alcuni anzi tentano continuamente di ampliare piuttosto la cerchia dei propri contatti sociali. D’altra parte, il legame di coppia costituisce per i più il fondamentale rapporto adulto, e coloro che lo praticano devono dedicare molte energie al suo mantenimento, come vedremo in modo particolareggiato nel capitolo 6.
Molte persone, al momento non coinvolte in rapporti amorosi, investono altrettanta energia nella ricerca di simili rapporti. Se sei tra questi, faresti bene a cercare il rapporto giusto, per scansare la distruttività della conclusione dei rapporti (vedi a tale proposito il capitolo 7). La filosofia cinese insegna che le conclusioni sono implicite negli inizi; una tempesta violenta scoppia d’un botto, ma non può durare a lungo.
Sia la filosofia cristiana che quella induista insegnano che raccogliamo ciò che seminiamo. Prendersi cura fin dall’inizio di un rapporto potenziale per farne un legame solido e funzionante, può contribuire a garantire un risultato a lungo termine reciprocamente soddisfacente. Se è vero che la fine ultima del rapporto è morte, divorzio o una delle innumerevoli altre possibilità, i semi ne sono stati piantati fin dall’inizio.
Procedere con consapevolezza, nonostante i turbini delle emozioni che accompagnano ogni nuovo rapporto, non basterà a garantire un andamento senza scosse (dal momento che ogni relazione ha sobbalzi e zone vuote), ma comunque assicurerà il miglior rendimento del proprio investimento.
Il presente capitolo vuole essere una guida filosofica al come e al perché della ricerca di rapporti.
Trovare un partner in una società tecnologicamente avanzata è più difficile di quanto fosse in un villaggio primitivo, dove ciascuno conosceva ciascun altro e un coniuge lo si sceglieva tra le relativamente poche persone disponibili.
Non che questo assicurasse, com’è ovvio, risultati necessariamente positivi, ma l’intimità di una comunità del genere garantiva sostegno a coloro che non avessero ancora un legame o non fossero soddisfatti del matrimonio contratto.
Oggi i nostri orizzonti sono assai meno limitati, ma c’è lo svantaggio di una perdita di comunanza e dello smagliamento della rete di sostegno sociale che lega gruppi di persone. Marshall McLuhan è stato il primo, negli anni Sessanta, a parlare di “villaggio globale”. Da allora il mondo si è fatto ancora più piccolo e interconnesso grazie a Internet, e viaggi aerei a buon mercato, una certa mancanza di radici e il fenomeno della globalizzazione portano gli abitanti del pianeta sempre più vicini l’uno all’altro. McLuhan intendeva riferirsi solo allo spazio fisico, non al cyberspazio, e non poteva certo prevedere gli effetti sociali della globalizzazione.
Oggi, con tante interazioni umane mediate da questa o quella interfaccia tecnologica, si tratti di un telefono o di un computer, i contatti tra le persone perdono l’intimità necessaria a formare relazioni individuali e, al di là di queste, comunità. Il filosofo francese Henri Bergson metteva in guardia, con preveggenza, contro la meccanizzazione dello spirito che può accompagnarsi al progresso tecnologico, capace di ostacolare il nostro fiorire come esseri sociali.
«Che razza di mondo sarebbe se questa meccanicità
si impadronisse di tutta la razza umana e se le persone,
anziché elevarsi a una diversità più ricca e più armoniosa,
come sono potenzialmente in grado di fare,
precipitassero nell’uniformità reificante?»
– HENRI BERGSON
Nella nostra sempre più veloce società tecnologica, siamo coinvolti nel tentativo di far funzionare le cose per godere di una connessione spirituale con il nostro mondo o con altre persone. Ne consegue che la ricerca di qualcuno con cui condividere noi stessi e le nostre vite acquista sempre maggiore importanza.
Doug
Doug teneva una rubrica radiofonica nelle primissime ore del mattino. Amava il suo lavoro, compresa la necessità dei turni di notte, e ne era soddisfatto. Ma era meno contento sotto un altro importante punto di vista: bramava un rapporto amoroso significativo. Gli inconvenienti dell’orario gli rendevano difficile incontrare persone, ed estremamente arduo frequentarle. Aveva scarsi contatti persino con le persone che lavoravano con lui (per tacere delle miriadi di problemi che rendevano difficili interscambi nell’ambito degli uffici), anche perché nella stazione radio il personale era ridotto al minimo durante le sue ore di lavoro. E quando aveva finito il suo turno, e avrebbe potuto lasciarsi un po’ andare, il resto del mondo stava facendo colazione o correva al lavoro.
L’ironia della sorte voleva, com’è ovvio, che interagisse ogni notte con un numero enorme di persone: la sua audience, i fedeli ascoltatori, e le sue linee telefoniche sempre roventi. Doug si rivolgeva a milioni di persone che avevano la sensazione di conoscerlo intimamente perché aveva accesso alle loro case e alle loro automobili. Doug invece aveva la sensazione di non conoscere nessuno.
Doug costituisce dunque un palese esempio della forza alienante della tecnologia – e proprio per questo è una sorta di icona della vita moderna. Il suo problema derivava da una tendenza, insita nella società, a istituire comunità artificiali tenute insieme da un sottile filo tecnologico, ma prive di effettiva struttura.
D’altra parte, la tecnologia senza dubbio ha migliorato largamente la vita umana, e uno dei benefici che comporta è la dilatazione della nostra cerchia di rapporti potenziali. Con un costo: che ci perdiamo in un mare infinito di opzioni e possibilità. Senza i limiti che ci erano un tempo imposti, non sappiamo più come localizzare o valutare potenziali partner.
Al limite, proprio per la nostra necessità di possedere le cose, la tecnologia ci priva di quella genuina comunanza che è di importanza cruciale per noi come esseri naturalmente sociali. Non occorre essere concretamente legati ai mass media, come appunto Doug, per avvertire questi effetti sulla propria esistenza. Sono pronto a scommettere che sei in grado di trovare un gruppo di incontro su Internet dedito a lamentarsi sull’isolamento della vita moderna – mentre i partecipanti alla chat line non fanno che protrarre il proprio isolamento sfruttando interazioni virtuali anziché reali. Ma, quale che sia la tua situazione, certo è che vivi in un mondo tempestoso, e le relazioni costituiscono una sorta di porto di salvezza.
Per Doug, tutto questo significava che, per ironia, proprio il sistema tecnologico che aveva fatto di lui una piccola celebrità esigeva il prezzo della solitudine. Quando è venuto da me aveva già lavorato a lungo sul suo problema. Quanto alle fasi del procedimento PEACE, era già passato per P, E, A.
Il suo problema lo aveva individuato, ed era l’orario al quale era costretto dal suo lavoro, l’inconsistenza dei contatti sociali che aveva con gli ascoltatori e la mancanza di rapporti intimi. A livello emozionale, sapeva di essere infelice per l’isolamento e l’insoddisfatto desiderio di un rapporto amoroso significativo. Analizzando la sua situazione, Doug considerava inaccettabili le opzioni che gli si offrivano: lasciare il lavoro o restare definitivamente scapolo. Dal lavoro ricavava grandi soddisfazioni e non aveva nessun desiderio di cambiarlo; era restio a sacrificare importanti aspetti della sua carriera allo scopo di istituire un rapporto, e d’altra parte questo rappresentava per lui una priorità.
Era giunto a un punto in cui aveva bisogno di dialogare per definire la sua situazione, prendendo in considerazione tutti gli elementi che aveva passato in rassegna per trovare la migliore disposizione filosofica, e dunque lo stadio contemplativo (C) del procedimento PEACE. Nel corso dei secoli, i filosofi hanno chiesto ai singoli di riesaminare le proprie credenze, ed è questa l’essenza della vita esaminata di cui hai già sentito tanto parlare. Così mi sono messo al lavoro con Doug, per vedere se gli si offrivano altre modalità di concettualizzare la sua situazione. Il mio compito di consulente filosofico consisteva nell’indurlo a rivalutare la sua vicenda.
Doug era convinto che le ore che dedicava al suo amato lavoro gli impedissero di istituire quel rapporto tanto desiderato. Impossibile per lui, credeva, incontrare questa o quella persona, e tanto più frequentarla. Insieme ci siamo accinti a scoprire se quella era la verità tutta intera, e siamo giunti alla conclusione che c’erano in realtà milioni di persone che lavoravano in ore normali e tuttavia erano frustrate dall’impossibilità di trovare un rapporto soddisfacente. E c’erano indubbiamente milioni di altre persone che lavoravano a ore strane, alle quali tuttavia non mancavano i rapporti. Era una piccola ma consolante constatazione: forse c’era qualcosa d’altro, oltre il lavoro notturno, a dare tante preoccupazioni a Doug. Il fatto stesso di sapere che altri erano nella stessa situazione gli dava nuove speranze di trovare il tipo di relazione al quale aspirava e nuova energia per affrontare il problema.
Gli scienziati definiscono questo riesame “controllo dei propri presupposti”, ed è uno strumento di importanza primaria ai fini della soluzione scientifica dei problemi. Ed è non meno utile ai fini della soluzione personale o filosofica dei problemi.
Per entrare nella fase contemplativa, Doug doveva prendere in esame interpretazioni alternative del suo problema. Aveva davvero bisogno di conoscere altra gente per trovare l’amore – o semplicemente non si era accorto di qualcuno che già conosceva? Non stava per caso scambiando causa ed effetto, nel senso che aveva scelto quel genere di lavoro, in parte almeno, proprio per evitare rapporti? C’era qualcosa in lui – una sorta di ritrosia – che gli impediva di incontrare persone faccia a faccia (anziché senza faccia, attraverso l’etere) o di istituire rapporti dopo averle conosciute? Per affrontare la sua situazione, Doug non doveva dare niente per scontato.
Condurre un simile tipo di vita esaminata all’inizio può essere scomodo, dal momento che puoi non trovare accettabile tutto quanto scopri sul tuo conto, ma a lungo andare è meglio conoscere aspetti di se stessi, che possano magari turbare. Soltanto grazie a una vera comprensione di te stesso puoi riconoscere le tue motivazioni, riplasmare le tue convinzioni, operare al raggiungimento dei tuoi obiettivi e trovare una più duratura pace interiore.
È sorprendente constatare quante sono le persone nella stessa situazione di Doug: presentabili, intelligenti, spiritose, in buone condizioni economiche, e tuttavia senza un intimo compagno di vita. Nel caso di Doug abbiamo discusso alcune possibilità che potevano causare la sua situazione. Vi aveva forse parte il destino? Non era escluso, ma a Doug non piaceva l’idea di essere completamente alla mercé di forze ignote. E che ne era della forza di volontà? Doug era abbastanza sicuro che, se ordinava una pizza, con i suoi ingredienti preferiti, gli veniva senz’altro portata a domicilio: gli bastava una telefonata. Possibile che trovare un’altra persona fosse altrettanto facile? Doug non lo credeva. La sua compagna di vita doveva essere ben più che non una pizza, ma questo non significava l’impossibilità di trovarla. Forse che Doug non si sentiva degno di attrarre il tipo di donna che voleva davvero? E faceva davvero tutto quel che occorreva? Poteva darsi che la sua compagna fosse già per strada, e che Doug fosse semplicemente impaziente di vederla arrivare. Se pensi che la tua pizza ci metta troppo tempo ad arrivare, magari telefoni per controllare se è partita. Ma a chi puoi telefonare quando il tuo vero amore ci mette troppo ad arrivare? E come fare a sapere quanto dura il “troppo”?
Ho svelato a Doug due importanti punti di vista, attinenti al suo caso: quello taoista e quello buddista. Lao Tzu ci dice che, se si desidera qualcosa, ma si crede che sia al di là della propria portata, la situazione finirà per turbare il proprio equilibrio mentale. Vai in primavera sotto un melo. Non vedrai nessuna mela, né te la procurerai scuotendo l’albero o arrampicandotici. Vai invece sotto lo stesso melo in autunno. Mele mature ti cadranno in mano. Puoi mettere troppo impegno nel tentativo di soddisfare il bisogno del tuo cuore, oppure metterlo nel momento sbagliato. Mirare a un desiderio meno intenso e a una maggiore tempestività – e spesso è migliore quando non ci si mette troppa intensità. Smettila di cercare e troverai. E se non trovi, non te la prendere, perché non stai cercando. È questa l’arte del cercare senza cercare. Può sembrare un paradosso logico, ma il Tao non si preoccupa di considerazioni del genere, ed è così che funziona.
«I cinque colori possono accecare un uomo.
I cinque suoni possono ottunderne l’udito.
I cinque sapori ne rovineranno il palato.
Inseguire e cacciare lo farà impazzire.
Cose difficili da ottenere sono di danno
al comportamento.»
– LAO TZU
Il secondo punto di vista è quello del Buddha: ciò di cui facciamo esperienza nella vita è ciò che nella vita abbiamo voluto – non quello che desideriamo, o bramiamo, o di cui fantastichiamo, ma ciò che vogliamo davvero. Il punto è che ciò che stai vivendo in questo momento è un prodotto delle tue precedenti volizioni.
E puoi influire su ciò che vivrai in futuro, prendendo in esame quello che vuoi adesso, anche se il nesso non è istantaneo. Richiede tempo. Quanto tempo? Prova, e lo scoprirai tu stesso. Con la giusta pratica, comincerai a vivere più pienamente nel presente, il che significa che sentirai la mancanza di ben poco. Otterrai ciò che vuoi, ma non quello che desideri, e ti sbarazzerai di ciò che vuoi troppo.
«Tutti i fenomeni dell’esistenza hanno come precursore
la mente, la mente quale capo supremo,e di mente sono fatti.»
– BUDDHA
In realtà, la compagna della tua vita è una manifestazione della tua mente, come tu lo sei della sua. E se sai volere che lei sia qui, sarà già per strada.
Doug restò meravigliato dell’utilità di questi punti di vista. Smise di lamentarsi che tutti i luoghi di ritrovo erano chiusi quando lui smetteva di lavorare, e cominciò invece a chiedere quali erano aperti a quell’ora. Ed eccolo ben presto diventare un frequentatore abituale dei più popolari locali in cui fare colazione, volgendo in giro lo sguardo alla ricerca di un’altra persona che forse si chiedeva: non sarebbe carino incontrare gente in maniera civile, per esempio mentre si fa colazione, e dunque si può davvero vedere e ascoltare, anziché in una discoteca semibuia e assordante?
Adesso che si era reso conto che il suo problema era risolvibile (e non in un’insuperabile antitesi con il suo lavoro), Doug era pronto all’azione, e allora ci siamo messi a discutere altri metodi pratici per istituire un rapporto amoroso: per esempio indirizzarsi verso persone dedite a un hobby e così incontrare qualcuno con interessi comuni, oppure puntare su una singola persona, soprattutto a ore insolite. Quali che fossero i passi concreti che Doug avrebbe compiuto, l’importante per lui era evitare preconcetti filosofici suscettibili di ridurre le sue opzioni.
La consulenza filosofica diede modo a Doug di affrontare la fase contemplativa, e a questo punto era pronto a una iniziativa autonoma: prepararsi a un incontro. La sua disposizione era passata dalla problematicità («Il mio orario mi impedisce di incontrare qualcuno») all’essenziale («Mi sono servito del mio orario quale pretesto per non incontrare qualcuno»). Avendo compiuto un cambiamento fondamentale quanto a disposizione, tramite la contemplazione, ormai era in grado di dedicarsi all’avventura di cui era alla ricerca. In questa fase essenziale, non aveva più un problema: era ben deciso a seguire il proprio cuore.
Allo stesso modo, puoi plasmare il tuo destino soffermandoti a considerare ciò che vuoi. Può darsi che tu sia prigioniero di un labirinto di desideri, senza però rendertene conto perché non sai ciò che ne pensi. Lo scopo che si propone il procedimento PEACE consiste nello scoprire il programma, quale che sia, che occupa la tua mente e permetterti di decidere se desideri cambiare la routine. I seguaci della New Age tendono a esasperare questa id...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. PARTE PRIMA - NUOVI IMPIEGHI DI ANTICA SAPIENZA
  5. PARTE SECONDA - AFFRONTARE I PROBLEMI DI OGNI GIORNO
  6. PARTE TERZA - AL DI LÀ DELLA CONSULENZA INDIVIDUALE
  7. PARTE QUARTA - ULTERIORI RISORSE
  8. Ringraziamenti