La stenografa
eBook - ePub

La stenografa

  1. 364 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La stenografa

Informazioni su questo libro

«Ha idea di cos'è Norimberga? Cadaveri tra le macerie, un tanfo insopportabile portato dal vento. Bisogna aggiungere pastiglie di cloro all'acqua prima di berla. I nazisti escono di notte dai nascondigli per sparare a chiunque sembri americano o inglese. O per buttare una bomba.» «No, non lo sapevo» risposi all'ufficiale che cercava di mettermi in guardia. «Ma è mio dovere andare.»

Vivien arriva a Norimberga il 6 novembre 1946, in una città sconvolta dal recente suicidio in carcere di Göring. Ha appena 22 anni e ha chiesto e ottenuto di fare la stenografa al processo ai criminali nazisti iniziato l'anno prima. Lei, per metà tedesca, non voleva credere che i tedeschi avessero compiuto le atrocità di cui si parlava. Doveva vedere con i suoi occhi.

Sentirà e vedrà più di quanto chiunque possa sopportare. Assegnata al processo ai medici, dovrà ascoltare le testimonianze di vittime e carnefici e udire la descrizione di esperimenti medici, torture, sofferenze inaudite e altrettante inaudite giustificazioni. Un totale di 11.538 pagine di documentazione che lei stessa contribuisce a raccogliere. Al ritorno in America, il ricordo di quegli orrori la perseguita perfino nel sonno. Ha un incubo ricorrente: è in un tunnel con cinque bambini e sta scappando dai nazisti, che li inseguono. Si è sempre svegliata prima di scoprire quale destino li attendeva. Da allora, non ha mai smesso di battersi perché nulla di ciò che ha visto vada dimenticato. E per portare finalmente quei bambini fuori dal tunnel.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La stenografa di Vivien Spitz in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Biografie in ambito storico. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

1

Ottobre 1946

Westover Air Field, Massachusetts

I colpi sulla porta furono dapprima leggeri e sospesi nel profondo dei miei sogni. Poi si fermarono.
Ed eccoli ricominciare, più forti e rumorosi, come se inferti da un pugno d’acciaio, e mi svegliarono dal mio sogno.
«Signorina! Signorina! Si svegli!» Toc, toc, toc! «Signorina!»
I suoni si erano fatti pressanti. Mi stropicciai gli occhi al buio, poi accesi la lampada da tavolo in metallo e guardai l’orologio. Le due del mattino! Le due del mattino?
Tutta intontita, incespicai fino alla porta in pigiama, la aprii e guardai fuori. Nello stretto corridoio, sotto la luce fioca di una lampadina vidi una sagoma alta e scura.
«Si vesta, signorina. Alle 6 dovrà essere pronta per il volo. Ci raggiunga nella sala briefing alle 4.»
«Sì, signore» biascicai incredula, e richiusi la porta. L’incertezza del sonno cominciò a svanire, lasciando il posto alla cruda realtà. Ci siamo. Ci vado! Ma non sarebbe dovuto accadere prima di altri quattro giorni. Ed ero andata a dormire solo da un’ora.
Due giorni addietro ero entrata in contatto per la prima volta con l’esercito degli Stati Uniti. Ero l’unica passeggera donna tra i numerosi soldati durante il volo dalla Selfridge Air Force Base a Detroit al Westover Air Field in Massachusetts.
Subito dopo il mio arrivo a Westover, presentai i miei incarichi del Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti al maggiore al comando, indicandogli che ero una stenografa civile di tribunale assegnata all’Ufficio del capo del Consiglio per i Crimini di Guerra a Norimberga, in Germania. Lui guardò le mie carte e poi mi fissò accigliato, sembrava in qualche modo preoccupato.
«Lei ha a malapena 22 anni, signorina. Sa dove stiamo andando?» C’era un che di inquietante nella sua voce.
«Sì» risposi con fermezza. «A Norimberga, in Germania, per lavorare ai processi di guerra.»
«Ha idea di come sia Norimberga oggi? Sono passati soltanto diciotto mesi dalla fine della guerra! È una città distrutta dalle bombe, con corpi ancora dispersi tra le macerie. Tanfo di marcio dappertutto. Non c’è riscaldamento, fatto salvo per i caminetti. Niente acqua calda per il bagno. Pillole di cloro per l’acqua potabile. I terroristi nazisti si nascondono ancora tra i resti della città murata. Escono di notte e sparano a chiunque sembri americano, inglese o collegato agli Alleati, poco importa se sono militari o civili! Oppure per gettare ogni tanto una bomba nelle strutture usate dagli Alleati.»
«Non ero al corrente di tutto questo» risposi, cercando di immaginarmi la scena allarmante che aveva appena dipinto. Ciò nonostante, ricordavo molto bene il perché mi ero imbarcata in questo viaggio e dissi: «Ci devo andare. Sono per metà tedesca e non posso credere a ciò che vedo nei cinegiornali sulle atrocità che i tedeschi hanno commesso, in special modo i medici. Devo andare a vedere con i miei occhi. Il Dipartimento della Guerra ha bisogno di stenografi di tribunale. Voglio assistere alle deposizioni di quei dottori, guardare le loro facce. Voglio sentire come si difenderanno per le terribili atrocità e gli esperimenti sugli esseri umani».
Scuotendo la testa, mi diede una medaglietta identificativa da appendere al collo e una manciata di documenti da leggere e studiare. Poi chiese al sergente di mostrarmi il mio alloggio. Non avevo capito che i miei incarichi indicavano un volo di alta priorità verso la Germania fino a quando non fu lui a dirmelo. Aggiunse che probabilmente la partenza sarebbe stata tra circa sei giorni.
Indossavo un abito pesante e tenevo il mio impermeabile sul braccio, la borsetta in spalla e la mia unica valigia in mano. Il sergente, percependo il mio sconcerto, disse con voce gentile: «Mi dia, la prendo io». Portò la valigia nella mia stanza temporanea, dove la lasciai per seguirlo in una visita guidata.
Entrammo in un salotto con divani e sedie in vinile dall’aspetto comodo. C’erano tavolini con riviste e portacenere, tavolini da salotto con delle lampade e una radio era posizionata su un tavolo a un lato della stanza, assieme a un servizio da caffè. Un distributore di bibite era appoggiato alla parete. Sebbene la nuova e meravigliosa invenzione della radio con le immagini, chiamata televisione, fosse stata sviluppata negli anni Trenta, il suo uso su larga scala non si diffuse fino al 1948 circa. Mancavano ancora due anni, quindi non c’era alcun televisore nel salotto che il sergente mi aveva mostrato.
Sulle pareti erano appese fotografie di aerei militari di ogni dimensione. La mia curiosità mi portò a imparare più di quanto avessi mai saputo sull’aviazione militare e i suoi aerei da guerra. Avevo le mie buone ragioni ora per volerne sapere di più su quegli aerei, dato che presto avrei viaggiato su uno di essi.
C’era il bombardiere di precisione Boeing Flying Fortress, così efficace nel ridurre la Germania in macerie, scortato dai caccia a lungo raggio. Il B-29 Superfortress, l’aereo più avanzato sviluppato dagli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale e che portò alla sconfitta finale del Giappone nell’agosto del 1945. Questo caccia era unico perché poteva sganciare tonnellate di bombe a distanze maggiori di prima, il che permise di attaccare da più lontano. Gli Stati Uniti avevano a disposizione circa 80.000 aerei militari, al massimo della loro potenza, nel maggio del 1945, alla fine della guerra. Nel salotto c’erano dozzine di immagini che mostravano i differenti velivoli usati nelle guerre contro Germania e Giappone: tra gli altri c’erano caccia, aerei da trasporto e bombardieri.
Poi vidi una foto dell’aereo sul quale sarei dovuta volare in Germania, il Douglas C-54 Skymaster, aereo da trasporto militare a lungo raggio con quattro motori a elica. Mi sentii più a mio agio proprio grazie a quei quattro motori. Il mio primo volo era stato nel Natale del 1943, dopo la mia laurea al Gregg Business College a Chicago, quando volai a Detroit per il mio primo lavoro in un’agenzia di stenografi di tribunale. Quella volta avevo viaggiato con American Airlines in un aereo con due motori a elica. Fu un volo burrascoso e spaventoso sopra il lago Michigan, con i flash dei fulmini tutto attorno a noi. Feci quel volo molte volte, tornavo a Chicago e continuavo il viaggio in treno fino a casa mia, a Woodstock, in Illinois.
Sapevo che questo volo verso la Germania sarebbe stato lungo, sarebbe durato molte ore sorvolando l’Oceano Atlantico, ed ero in apprensione, volevo che fosse un viaggio sicuro.
Mentre camminavo in salotto, la mia attenzione sulle immagini venne distolta dalla musica jitterbug di In the Mood di Glenn Miller, che proveniva da un jukebox vicino. Ora mi sentivo rilassata, crogiolandomi nella memoria dei locali di Woodstock, dove inserivo i nichelini nel jukebox per ascoltare la musica jitterbug che ballavo assieme alle mie compagne di scuola.
Il sergente mi mostrò il luogo del briefing per il volo che avrei dovuto seguire prima della partenza. Entrammo poi nella mensa militare, dove avrei mangiato i miei pasti assieme ai soldati americani e ad altri dipendenti civili diretti oltreoceano. Il sergente si scusò e mi lasciò nel salotto con l’avvertimento di non entrare nelle aree riservate dove era ammesso solo il personale militare.
Trovai la strada per tornare al mio alloggio, tolsi i miei pochi abiti dalla valigia, ispezionai la branda militare e cercai di sentirmi a casa. Ciò nonostante, sapevo che non sarei stata a mio agio in questo mondo militare dominato da figure maschili, in procinto di imbarcarmi in quest’avventura per la quale mi sentivo molto motivata.
Non potevo sapere che andare in Germania avrebbe cambiato la mia vita per sempre in maniera sostanziale. Avrei visionato filmati e fotografie di atrocità, visto le mutilazioni inflitte alle vittime, guardato le vittime stesse testimoniare tra le lacrime dal banco dei testimoni e, nel frattempo, avrei preso nota di tutto. L’effetto di tutto questo sarebbe stato quello di ricordarmi quanto fosse importante la vita e come ero stata fortunata a nascere in una nazione libera e democratica. Da quel momento in poi non avrei mai più sopportato l’intolleranza, anche se l’avrei incrociata parecchie volte al mio rientro negli Stati Uniti.
Quando venne il momento di mangiare, andai alla mensa. Cercando di sentirmi a mio agio, presi il vassoio di metallo e mi misi in fila. Non vedevo altre donne in giro!
L’atmosfera però finì per essere amichevole e i soldati in fila con me erano loquaci e mi facevano molte domande. Avevano notato che non indossavo la divisa militare e volevano sapere come mai stavo per andare in Germania. Dissi loro che il Dipartimento della Guerra mi aveva assunta per lavorare come stenografa di tribunale ai processi, che erano già iniziati. Non si intendevano molto di processi. Una volta preso il cibo, mi invitarono a unirmi alla loro lunga tavolata. Durante la nostra conversazione, appresi che anche loro erano diretti in Germania per dare aiuto alle forze di occupazione ormai esauste dopo la guerra e che poco dopo sarebbero tornate negli Stati Uniti. Erano soldati giovanissimi che non avevano mai visto alcun combattimento.
I miei compagni di cena mi dissero che la sera seguente ci sarebbe stata la loro festa di Halloween e mi chiesero se volevo parteciparvi. Accettai volentieri, dato che c’erano ancora cinque giorni prima della partenza.
Naturalmente avevo bisogno di un travestimento. Loro avevano già dei costumi ingegnosi e innovativi e furono entusiasti di aiutarmi a preparare il mio. Riuscirono a procurarsi un paio di larghi pantaloni e una camicia oversize da soldato, un lungo grembiule da cuoco, nonché uno straccio per preparare la mia parrucca. Sebbene fossi alta e magra, quando ebbero finito sembravo un robusto cuoco militare. In costume mi sentivo molto più rilassata.
La mensa militare era decorata per Halloween. Festoni arancioni e neri erano tesi sul soffitto e zucche fatte di carta piegata a fisarmonica pendevano dai festoni. Dai muri facevano capolino gatti neri, streghe e fantasmi. Il jukebox suonava le musiche da ballo dei gruppi famosi degli anni Quaranta, riempiendo la stanza di canzoni famose, da Rum and Coca-Cola delle Andrews Sisters, a Boogie Woogie Bugle Boy from Company B a Symphony e Harbor Lights. C’erano anche alcune giovani donne del Mount Holyoke College di Hadley, Massachusetts, le prime donne che vedevo dal mio arrivo. Questo fu il primo vero party dei miei 22 anni. E che divertimento! Che spasso!
Feci ritorno al mio alloggio e mi infilai a letto all’una di mattina. Un’ora dopo sopraggiunsero i colpi alla porta.
Assunta al Dipartimento della Guerra
Solo diciotto mesi prima, l’8 maggio 1945, finiva la guerra in Germania. Io ero al mio primo impiego di stenografa di tribunale a Detroit, dato che dal novembre del 1943 lavoravo con un’agenzia indipendente. Poi un giorno arrivò nel nostro ufficio un volantino del Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti, che stava assumendo in tutto il paese ventisei stenografi rapidi nella scrittura manuale e meccanica per lavorare in Germania al processo contro Hermann Wilhelm Göring e altri ventuno leader nazisti. Programmato per il novembre del 1945, il processo si sarebbe tenuto davanti al Tribunale Militare Internazionale, composto da quattro giudici e quattro giudici sostituti, due per ogni nazione vincitrice: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Unione Sovietica. In seguito ci sarebbero dovuti essere altri dodici processi (chiamati i Processi Secondari) che includevano il Processo ai dottori nazisti. Io volevo proprio quello.
Gli imminenti processi erano sulle prime pagine dei giornali di tutto il paese, sulle nostre radio Philco e nei cinematografi grazie ai cinegiornali. Feci immediatamente richiesta, chiedendomi se mai mi avrebbero scelto, dato che non avevo molta esperienza e le persone che venivano assunte erano così poche.
A Detroit aspettai con ansia una risposta dal Dipartimento della Guerra. Quando la ricevetti, mi venne detto che ero troppo giovane. Dovevo avere almeno 22 anni e io ne avevo solo 20. La delusione fu grandissima. Ciò nonostante, mi venne detto che sarei stata accettata all’età di 21 anni se avessi passato l’esame del servizio civile americano con un punteggio di 200 parole al minuto in stenografia con il 95 per cento di accuratezza. I mesi successivi furono insostenibili per me, cercavo di crescere più in fretta che potevo!
Non posso descrivere l’emozione del giorno in cui mi dissero che ero stata accettata. La notifica arrivò assieme a un sacco di carte e istruzioni per prepararmi fisicamente, per vaccinarmi e per poter sostenere l’esame del servizio civile. Lo passai, con il 98 per cento di accuratezza. Dato che gli stenografi impiegati nei processi ai principali leader nazisti erano già stati selezionati, io dovetti attendere circa un anno per ricevere i miei incarichi, che erano per i Processi Secondari. Arrivarono verso la fine dell’ottobre del 1946, quando avevo già compiuto i 22 anni.
L’imbarco sull’aereo
Il primo novembre 1946 stavo per imbarcarmi su un aereo diretto a Parigi, poi a Francoforte e quindi, alla fine, a Norimberga. Feci una breve doccia con acqua tiepida e preparai la mia valigia, dopo solo un giorno dal mio arrivo. Quello stesso baule che aveva portato gli averi di mia madre, mio padre e dei miei nonni da Nierberg, in Germania, agli Stati Uniti nel 1846, stava ora percorrendo il viaggio a ritroso verso la Germania cent’anni dopo, trasportando le mie cose con uno scopo completamente differente.
Ero talmente stanca da non riuscire quasi a stare in piedi e alle quattro mi feci trovare nella stanza del briefing, quasi in ritardo. Tutti i soldati, il sergente, un capitano e il maggiore erano già lì. Nessuno di noi sembrava molto attento, meno di tutti io. Ancora una volta ero l’unica donna. L’orientamento al volo ebbe inizio con le istruzioni su come indossare un paracadute e un giubbotto di salvataggio Mae West.
Il capitano, accorgendosi di quanto assonnata fossi, mi risvegliò bruscamente chiedendomi di dimostrare quello che avevamo appena imparato. Fallii il test miseramente. Mi chiuse delicatamente nell’ingombrante paracadute, con il pesante zaino che penzolava sul mio sedere. Ci mostrò dov’era il cavo di apertura e come tirarlo nel caso fosse stato necessario saltare dall’aereo. Saltare dall’aereo?! Quella frase colpì un punto esatto del mio cervello e mi portò a un livello di massima attenzione. Cominciavo davvero ad avere dei ripensamenti. Il capitano mi allacciò il giubbotto di salvataggio. Durante la mezz’ora successiva ci esercitammo a indossare e togliere i nostri paracadute e i giubbotti di salvataggio. Fortunatamente avevo avuto il buon senso di indossare i pantaloni di lana per questo viaggio che sarebbe stato lungo e freddo.
Dopo aver ricevuto le ultime istruzioni per l’imbarco, tornammo agli alloggi per racimolare i nostri averi. I soldati avevano il loro equipaggiamento militare e grandi zaini. Io avevo la valigia, la borsetta e il cappotto di lana. Ci arrampicammo sui gradini e ci imbarcammo sul Douglas C-54 Skymaster.
La cabina principale aveva posti a sedere per ventisei passeggeri. Nella cabina di volo il pilota e il copilota della Air Force sedevano fianco a fianco e avevano un doppio comando. Il navigatore e l’operatore radio erano seduti dietro di loro. Due membri della squadra di soccorso sedevano nella cabina per l’equipaggio, che era dotata di brande, una toilette, un serbatoio per l’acqua e lo stivaggio per i paracadute e gommoni di salvataggio. La cabina principale era dotata di cappelliere per i bagagli e spazio per quattro gommoni di salvataggio. Sul retro c’erano un guardaroba, una zona buffet e deposito di cibo, una toilette e un servizio.
L’aereo venne caricato alle sei di mattina, al buio, al freddo e sotto il cielo pieno di nubi e frustato dal vento. Io e i miei compagni di viaggio eravamo stanchissimi: erano passate solo cinque ore dalla fine della nostra festa. Quando però i motori si accesero, l’emozione e il nervosismo presero il sopravvento. Ecco, ci siamo! Il viaggio ha inizio. Dopo che l’aereo si fu scaldato, iniziammo una lunga e accidentata discesa della pista prima di decollare in quella buia notte di novembre, al suono dei ruggenti motori.
Era troppo buio per vedere qualsiasi cosa sotto di noi, tranne le luci che diventavano sempre più piccole man mano che salivamo per addentrarci nelle nuvole scure. Rimanemmo in silenzio, dato che era impossibile sentire la nostra voce coperta dal rumore dei motori. Eravamo diretti a nord-nord-est, verso i cieli antelucani nella nostra via verso la Nuova Scozia, Terranova e la punta della Groenlandia, per atterrare poi a Reykjavik, lontana più di 2.500 chilometri.
La mia mente era attanagliata dall’agitazione per l’ignoto. Ciò nonostante, caddi in un sonno profondo ancora prima di giungere sopra la Nuova Scozia. Non mi svegliai per più di otto ore, fino al nostro atterraggio in Islanda: una bianca isola fatta di neve e ghiaccio larga appena 480 chilometri.
Aspettammo parecchie ore nel piccolo aeroporto ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La stenografa
  3. Dedica
  4. Giuramento di Ippocrate
  5. Senza coscienza di Elie Wiesel
  6. Prologo di Fredrick R. Abrams
  7. LA STENOGRAFA
  8. Introduzione
  9. 1. Ottobre 1946. Westover Air Field, Massachusetts
  10. 2. I processi di Norimberga per crimini di guerra
  11. 3. I Processi Secondari
  12. 4. Processo I Il Processo ai dottori
  13. 5. Esperimenti sulle altitudini
  14. 6. Esperimenti sul freddo
  15. 7. Esperimenti sulla malaria
  16. 8. Esperimenti sulla rigenerazione di ossa, muscoli e nervi e trapianto di ossa
  17. 9. Esperimenti sul gas mostarda
  18. 10. Esperimenti con sulfamidici
  19. 11. Esperimenti sull’acqua di mare
  20. 12. La mia vita a Norimberga
  21. 13. Esperimenti sull’itterizia epidemica (epatite)
  22. 14. Sterilizzazione
  23. 15. Esperimenti sul tifo
  24. 16. Esperimenti sul veleno
  25. 17. Esperimenti con bombe incendiarie
  26. 18. Esperimenti su flemmone, polygal e fenolo
  27. 19. Collezione di scheletri ebrei
  28. 20. Eutanasia
  29. 21. Etica medica
  30. 22. Giudizi e sentenze nel Processo ai dottori
  31. 23. Ritorno a casa
  32. 24. Faccia a faccia con la negazione dell’Olocausto
  33. Postfazione
  34. Appendice. Statistiche sul Processo ai dottori
  35. Note
  36. Bibliografia
  37. Ringraziamenti
  38. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
  39. Copyright