
- 608 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Informazioni su questo libro
"Mostruoso", "servile", "una merdaccia". È il ragionier Ugo Fantozzi, impiegato di mezza tacca un po' sfigato e un po' eroe popolare. Il personaggio di Villaggio ci ha fatto ridere per mezzo secolo e ha iniettato nei nostri discorsi un intero vocabolario di comicità, dai "mutandoni ascellari" al "Megadirettore Galattico", dalle "craniate" al "com'è-umanolei". Ma non solo. Sicuri di non riconoscere, nelle pieghe grottesche dell'Italia dei nostri giorni, quel suo mondo fantozziano lastricato di eccessi di cattivo gusto, megalomani rampanti e titoli onorifici in maiuscolo? Con un saggio di semiotica fantozziana di STEFANO BARTEZZAGHI
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Fantozzi, rag. Ugo di Paolo Villaggio in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788817065191eBook ISBN
9788858641385FANTOZZI CONTRO TUTTI
Premessa
Non si capisce perché al mondo ci siano persone come il tragico ragionier Fantozzi. Fantocci per i colleghi e Pupazzi per i superiori, «merdaccia» per i vicini di casa. È così sfortunato che forse serve da parafulmine per i nostri guai, per questo è simpatico. È il più brutto, il più grasso, il più mediocre, il più bugiardo, il più vigliacco di tutti. Ha una moglie che ha i capelli color topo e l’alito come una fogna di Calcutta nella stagione monsonica. La figlia è un mostro e Filini, il suo compagno di cella alla Megaditta, quasi cieco, la crede una scimmia scappata dal circo Bush e Glieck.
Insomma, è così sfortunato che offre a chiunque la possibilità di sentirsi normale. Lui sa lucidamente di essere un «diverso», ma s’inganna, finge che la cosa non sia vera. La sua vita per una persona fragile sarebbe un incubo, ma lui va avanti perché in realtà è più forte di Rambo, ha lo spirito di adattamento di un cammello del Sahara, di una tartaruga delle Galapagos e di un topo delle fogne di Parigi. Insomma, è l’animale più adattabile che ci sia in natura. Non crede in Dio, ma prega disperatamente quando pensa di avere un infarto in arrivo. Non è superstizioso, ma quando un gatto nero gli attraversa la strada si accosta con la macchina e aspetta che passi un altro automobilista.
Passeranno le stagioni, ci saranno inverni duri per tutti. Gli eroi veri, quelli muscolati e con i denti acuminati, saranno spazzati via. Verrà l’autunno con le nebbie, l’uva, le piogge leggere e il campionato di calcio. Molti miti crolleranno, molti saranno inghiottiti dall’inverno, molti pregheranno disperati. Ma lui, la «merdaccia», il tenero, feroce, cattivo e indistruttibile ragionier Fantozzi Ugo, sarà sempre lì a sperare che la Sampdoria vinca la Coppa delle Coppe e a sognare di scappare con Claudia Schiffer su un’isola misteriosa. Dopo aver ucciso con una forchetta di plastica il capufficio, la moglie e la figlia scimmia.
Tremate, tremate, le streghe son tornate
Erano le cinque meno un quarto di un venerdì pomeriggio e si aspettava con ansia la fine anche di quella maledetta settimana.
Fantozzi nella sua stanza stava quasi tentando una lezione di vita a un gruppetto di colleghi.
«Noi siamo una casta privilegiata! Baciate queste scrivanie benedette che sono il simbolo della vostra fortuna, e soprattutto guardate come vivono tutti gli altri disgraziati… Avanti, su… Ditemi come vivono!»
«Ma cosa diavolo dice. Proprio lei che è infognato qua dentro da dodici anni con uno stipendio da fame» replicò Filini quasi minaccioso. «Ma non vede che è calpestato da tutti?»
«Io?» Fantozzi aveva un’aria incredula.
«Sì, lei» gli si avventò contro una vecchia impiegata, la signorina Mastoni, «ed è perché ci sono ancora degli stronzi come lei che noi siamo i più disperati.» Gli fece una presa di collo e rotolarono per terra. Calboni, fingendo di volerli separare, ne approfittò per sparargli un calcio proprio sulla spina dorsale.
«Maledetti» ringhiò lui da terra, «vi faccio fuori tutti!» Si alzò, si avventò e… si fermò di colpo: sulla porta era comparso il Dottor Còbraton capo del SECIS (Spiate e Controlli Impiegati Sovversivi). «Ma bene! Bene! Ancora lei, Fantozzi, sempre pronto ad attaccar briga e a far comizi. Non le basta vedere come hanno ridotto questa nostra bella Italia Berlinguer, Toni Negri e i suoi compari?»
«Scusi, Dottore, guardi che non sono stato io a cominciare.»
«Ma guarda che figlio di puttana!» lo interruppe Calboni.
«Ma come si fa a essere così falsi!» incalzò la vecchia Mastoni, e gli mollò un pugno rimbombante in nuca.
«Si vergogni!» disse la Silvani sparandogli una borsata con rotazione a spigolo di metallo sul labbro, e Calboni ne approfittò per centrargli netto il filo della tibia con la punta in ferro della scarpa.
«Buoni… buoni…» li placò il Dott. Còbraton. «Fantozzi, Fantozzi… questa sua aggressività va controllata, lunedì mattina passi nel mio ufficio subito dopo la timbratura che le devo dire due paroline.»
Suonò la campana e partirono a razzo tutti come centometristi senza guardarlo, solo la Silvani gli diede un’occhiata strana: come se avesse visto una merda su un cuscino di broccato bianco. Poi partì galoppando anche lei, lasciandolo solo.
Lui scese lentamente le scale, era preoccupato per le «paroline» di lunedì, aveva il labbro tumefatto per la borsata, un bernoccolo in nuca e i due lividi di quel fottuto di Calboni. “Non sanno quanto sono fortunati!” pensò, e sospirò profondamente.
All’uscita diede 100 lire a una mendicante.
«Ma che fai, Ugo?» Era sua moglie, che come tutti i venerdì sera era venuta a prenderlo per andare a vedere le vetrine dei negozi. Lui rimase un po’ imbarazzato.
«Scusa, Pina, non ti avevo riconosciuta.» Lei gli sorrise e lo prese sottobraccio. Raggiunsero la Bianchina. Fantozzi stava armeggiando per togliere l’antifurto, quando una raffica di mitra mandò in frantumi la vetrata del negozio di alimentari: dall’ufficio postale di fronte uscirono quattro coi passamontagna che sparavano all’impazzata. Una vecchia si avventò giù in strada dal primo piano dello stesso palazzo con un sacchetto di plastica in mano, balzò agilmente dentro la vetrina e cominciò ad arraffare velocissima tutto quello che poteva con famelici mugolii di soddisfazione.
«Vuoi andare al cinema?» domandò Fantozzi alla moglie, mentre un colpo di mitra gli faceva volare via il basco.
«Sì» disse lei salendo in macchina, «però voglio un film violento, eccitante, tipo Rapina a mano armata o Gardenia, il giustiziere della mala. Sono stufa del solito tran tran quotidiano.»
Due malviventi si erano riparati dietro di loro, uno aveva puntato una Magnum sulla tempia della Pina e indicando Fantozzi le abbaiò: «Di’ a quella merdaccia di stare fermo finché non glielo dico io!».
«Non si preoccupi, signore, faccia con comodo» fece gentilmente lui, e poi alla moglie con tono accomodante: «Va bene, va bene, hai ragione. Un po’ di violenza farà bene anche a me, mi scarica dalla tensione di una settimana di lavoro. A proposito, ma lo sai che anche oggi in ufficio c’è stata una discussione con Calboni e gli altri su chi è più felice e perché…».
«E com’è finita?» lo interruppe la Pina ansiosamente.
«Mi hanno dovuto dar ragione come sem…»
Non terminò la frase perché uno dei due malviventi gli aveva dato una martellata col calcio della rivoltella sul labbro. Poi, dopo aver sparato un ultimo colpo per sfregio alla ruota anteriore della sua macchina, fuggirono.
«Scusa, amore, cambio la gomma e sono subito da te» fece lui pazientemente. La Pina gli sorrise teneramente, salì in macchina e gli mandò un bacino d’amore.
«Close up» disse spiritosamente facendo il verso a un noto carosello televisivo.
Mentre lui cambiava la gomma, la vecchiaccia che aveva ripulito la vetrina stava attraversando a fatica sulle strisce pedonali; teneva stretta a tre braccia la borsa di plastica piena di ogni ben di Dio. Arrivò rombando una Kawasaki 6000 con in sella due laidi giovinastri, le passarono accanto e quello di dietro si sporse e si agganciò alla borsa. Ma la vecchia in silenzio non mollò la presa e partì al traino come una sciatrice acquatica. Fecero tutto il rettilineo e curvarono in fondo alla strada. Si capiva, dalla fredda determinazione della sua faccia, che la vecchia aveva un’autonomia di almeno 240 chilometri prima di consumarsi completamente!
«Fatto!» disse Fantozzi saltando allegro in macchina. «Al cinema, ora.»
«Al cinema? Lei in un momento come questo ha voglia di andare al cinema?»
Era un leader del gruppo studentesco «Guerriglia totale» sbucato da un tombino dove si era nascosto giorni addietro per sfuggire alle ricerche della polizia.
Tirò fuori da sotto l’eskimo un cannone a tamburo.
«Tieni, ecco cosa si merita un borghese di merda come te!» e gli sparò sulla ruota appena cambiata.
Proseguirono docilmente a piedi senza consultarsi. «Vuoi che cantiamo?» domandò la Pina.
«Sì, sì, cantiamo, però una canzone allegra perché oggi sono molto felice.» Scelsero un repertorio leggero.
Stavano cantando a due voci e malissimo Tuppe tuppe marescià quando passarono davanti a un bar noto per i suoi squisiti frullati di frutta. Sui tavolini fuori c’era un gruppo di «sfasciatori» fascisti. Uno prese subito Fantozzi per il bavero della giacca sollevandolo da terra.
«Canta Giovinezza. Hai capito? Canta Giovinezza!» Gli aveva preso con l’altra mano il collo e stava per strozzarlo.
«Scusi, signore» ribatté lui, «ma non mi ricordo bene tutte le parole.»
«Ma senti questa merdaccia di un comunista di merda, non si ricorda le parole, eh?…»
Gli si avvicinò un altro e, sollevato da terra com’era, gli fece una terrificante vite al naso. Lui scivolò giù come un sacco di stracci e quelli gli spararono un calcio al filo della tibia con una scarpa speciale a lamina d’acciaio, esattamente dove l’aveva beccato Calboni mezz’ora prima. Fantozzi era rotolato vicino al marciapiede e si lamentava molto sommessamente sotto gli occhi della Pina preoccupata. Solo quando prima di rientrare nel bar gli mollarono un’altra tremenda cannonata sulla spina dorsale, stesso punto di Calboni, lui fece timidamente: «Ahi! Ahi! Che male!».
«Ecco il trattamento che i figli di Mussolini riservano alle merdacce rosse» urlarono i giovani dall’interno del locale.
Lui non osava rialzarsi, e stava muto con la faccia giù contro il filo del marciapiede. La Pina si chinò in silenzio mentre un giornalaio che aveva l’edicola proprio lì all’angolo applaudiva.
«Gli sta bene: ne abbiamo le scatole piene di questi predicatori comunisti che ci hanno mandato alla malora. Lei lo sa» e il giornalaio gli si avvicinò con il dito puntato contro, «lei lo sa che per colpa sua non si riesce più a vendere un giornale? Lei lo sa come sta vivendo la mia famiglia per colpa sua?»
«Ma guardi» tentò timidamente Fantozzi alzandosi, «ma guardi che io… non ce l’ho assolutamente con la sua fami…»
«Ma stia zitto, almeno! Sa che cosa è lei?»
«No» disse Fantozzi curioso.
«Una merdaccia.»
«Grazie, signore» fece lui con un sospiro, e si tolse rispettosamente il basco per salutare.
Proseguirono verso il cinema Astor dove davano Squadra antiscippo. Arrivava a bomba una ragazzina bionda su un motociclo.
«Mi scusi, signorina, sa dove è il cinema Ast…» Non finì la frase perché quella cercò di buttarlo sotto senza rispondere. Lui si salvò con una mirabile schivata da torero.
«Grazie» le urlò dietro, «molto gentile!»
«Mi scusi, signore, mi sa dire dove è il cinema Astor?»
Il tipo al quale si rivolgeva sobbalzò. Era un tipo di industrialissimo ladrissimo, con bavero d’astrakan, lobbia nera e tutto intento a guardarsi, con uno strano gorgoglio di oscena soddisfazione in gola, le dita piene di gioielli.
«Vuoi vedere i miei anelli?» domandò con un’ansia piena di speranze il ricchissimo. Fantozzi rimase muto a occhi bassi e poi disse: «No, vorrei gentilmente sapere dove è il cinema Astor».
Un po’ deluso, il ladrissimo gli fece: «Mi dia una penna».
Fantozzi gli diede la sua Parker d’oro.
«Mi dia un foglietto, per favore», e Fantozzi strappò dolorosamente una pagina della sua agendina tascabile.
Quello guardò con disprezzo il fogliolino, lo appallottolò e lo buttò lontano con un mirabile colpo di tacco.
«Allora, guardi, noi siamo esattamente qui» e il riccone segnò l’asfalto con una croce.
«Così me la rovina» tentò di inserirsi lui timidamente mentre quello gli sbranava il pennino sul marciapiede.
«Poi lei vadi fino lì, poi venghi fino qua e quando sarete arrivati qui…» Il riccone stava quasi per scomparire saltellando dietro l’angolo della strada, quando da un’alfetta rubata sbucarono improvvisamente cinque incappucciati da calze di seta che gli tapparono la bocca con un nastro adesivo. Il riccone divenne paonazzo.
«Almeno lasciategli finire la spiegazione» disse un poliziotto ossigenato di passaggio. I cinque allora gli scostarono il nastro adesivo, tenendogli però ben fermi mani e piedi.
«Allora quando sarete lì voltate a destra e, dopo 5 metri, non di più, vi troverete di fronte al cinema Astor, fanno un film niente ma…» Non poté finire perché gli avevano rimesso il cerotto sulla bocca e un tampone al cloroformio al naso. Lo buttarono con violenza su un furgone rubato che partì con gran stridore di gomme.
«La mia penna… va be’, è lo stesso. Molto gentile… vero, com’era gentile quel signore?» fece Fantozzi rivolto alla Pina.
Controllarono la piantina che quello aveva disegnato sul marciapiede e si avviarono saltellando e fischiettando La bella Gigogin.
«Seimila lire in due?» protestò esterrefatto.
La cassiera del cinema lo guardò con disprezzo: «Se non vuole entrare non entri, sapesse a me che me ne frega!».
E rimise i due biglietti sotto il blocchetto.
«Sempre questi autoriduttori di merda. Mi avete proprio rotto le scatole.»
«No, signorina, mi scusi, io non ce l’ho con lei, ma con chi pratica prezzi proibitivi.»
«Chi è che pratica prezzi proibitivi?»
Era il direttore di sala, un uomo di quasi 4 metri con una faccia butterata che cominciò subito a fargli una terrificante, lentissima vite al naso.
«Canta una canzone della Vanoni» gli diceva con voce da orso senza mollare.
Fantozzi cominciò con voce nasale L’appuntamento. Era chinato molto in avanti. «Fa’ la controvoce, Pina» chiese sommessamente alla moglie, «così riesce meglio.»
Avevano appena iniziato, quando la montagna gli sfilò dal portafoglio con mugolii di libidine 10.000 lire. «Il resto me lo tengo come mancia.»
E lo buttò in sala con una ...
Indice dei contenuti
- Cover
- Frontespizio
- Copyright
- Così Fantozzi - di Stefano Bartezzaghi
- FANTOZZI
- IL SECONDO TRAGICO LIBRO DI FANTOZZI
- FANTOZZI CONTRO TUTTI
- APPENDICE
- Indice