La grande muraglia
eBook - ePub

La grande muraglia

Viaggio in Cina con nonno Hoi-chiu

  1. 176 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La grande muraglia

Viaggio in Cina con nonno Hoi-chiu

Informazioni su questo libro

Giacomo, bambino italocinese, raggiunge il nonno Hoi-chiu nella sua casa di Hong Kong, e insieme partono per un viaggio che li porterà fino alle porte della Città Proibita, dove un tempo abitavano gli imperatori. Lungo la strada incontrano monaci e contadini, viaggiano a bordo di zattere e a dorso di cammelli, visitano la Grande Muraglia e l'esercito di terracotta. E attraverso i racconti del nonno, Giacomo scopre la millenaria storia della Cina e le tante contraddizioni che segnano il suo presente.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2012
Print ISBN
9788817022613
eBook ISBN
9788858637579

Prologo

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Il nonno di Giacomo si chiamava Hoi-chiu, che in cinese vuoi dire Acque Profonde. Un giorno aveva spiegato al nipote che in Cina il significato dei nomi è molto importante, poiché si crede possa addirittura influenzare il destino e la personalità di chi lo porta. Giacomo era molto fiero di avere un nonno che viveva nella lontana Hong Kong e portava un nome tanto bello.
Quando era giovane, Hoi-chiu aveva sposato una signora inglese, la nonna di Giacomo. Il loro unico figlio era stato mandato a studiare in Europa e dopo l’università aveva trovato un lavoro, un grande amore (la mamma di Giacomo) e tante altre buone ragioni per fermarsi in Italia.
Hoi-chiu andava a trovare la famiglia del figlio una volta all’anno, a volte ogni due. La nonna, invece, era tornata in Inghilterra dai suoi parenti: diceva di non sopportare il clima umido di Hong Kong, dove persino le borsette ammuffivano negli armadi.
Hoi-chiu era un nonno davvero speciale perché, oltre ad avere un nome importante, conosceva bellissime storie di imperatori, concubine, battaglie e mondi lontani. E soprattutto raccontava di un grande muro, così lungo e imponente che gli astronauti potevano vederlo dallo spazio. La storia del muro era la preferita di Giacomo, anche se la questione dello spazio era poco credibile. Del resto neppure il nonno ci credeva fino in fondo.
Quello che più affascinava Giacomo erano le dimensioni della muraglia, che si snodava come un drago dal corpo sinuoso su e giù per vallate e montagne, oltre fiumi e zone impervie, percorrendo migliaia di chilometri: la stessa distanza che separava Roma da Mosca...
"Nonno, ma quanto è lunga la Grande Muraglia?" chiedeva sempre Giacomo.
"È lunga, molto lunga... la Grande Muraglia!" rispondeva Hoi-chiu.
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"C'è chi dice che con i suoi mattoni si potrebbe costruire l’intera città di Londra, e che sempre con i suoi mattoni, messi uno di fianco all’altro, si potrebbe percorrere tutta la circonferenza della Terra..." insisteva Giacomo. "E qualcuno giura che ha più di duemila anni!"
"Tutte storie per attrarre i turisti" commentava il nonno.
"Ma qualcosa di vero ci sarà!"
"Oh sì, certo. I muri sono sempre stati la grande passione degli imperatori cinesi. Non appena avevano un po’ di soldi, subito costruivano muri, muretti e torrette, anche a costo di andare in rovina. Non c’era niente da fare, per loro era una vera e propria fissazione. Si erano convinti che non c’era modo più efficace per tenere lontani i mongoli. Figuriamoci!"
Fatto sta che Giacomo, prima di partire per Hong Kong, dove sarebbe stato ospite per qualche settimana a casa del nonno, si era fatto promettere che sarebbero andati a visitare anche la Grande Muraglia. Era il suo primo viaggio in Cina ed era molto emozionato, perché finalmente avrebbe visto di persona quello che tante volte il nonno gli aveva raccontato; avrebbe sentito gli odori e i sapori, e imparato a conoscere i luoghi e i costumi di quel pezzo di mondo a cui, in qualche modo, sentiva di appartenere.
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Hong Kong, una città stretta tra le montagne e il mare.
Hong Kong, una città stretta tra le montagne e il mare.
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1. Hong Kong, la città del nonno

Diavoli rossi
L’incontro con Khan
Due popoli in guerra
Il Primo Imperatore
Hoi-chiu, il nonno di Giacomo.
Hoi-chiu, il nonno di Giacomo.
L’arrivo a Hong Kong
Hoi-chiu aspettava il nipote all’aeroporto. Quando arrivò, si fecero un mare di feste e poi si avviarono verso l’uscita.
Giacomo, ancora infreddolito dall’aria condizionata, ascoltò con stupore il nonno che parlava cantonese con l’autista del taxi e fu colpito nel vedere la portiera dell’automobile aprirsi da sola per farli salire a bordo. Mentre andavano verso la città, ammirò i grattacieli che si stagliavano contro il cielo azzurro: erano altissimi e imponenti. Hong Kong era costruita in una stretta striscia di terra tra il mare e le montagne, e per mancanza di spazio si era sviluppata verso l’alto. Molti dei grattacieli, osservati da vicino, erano piuttosto malandati, altri parevano alveari. Avvicinandosi al centro, lungo la strada apparvero edifici più eleganti, alcuni firmati da famosi architetti, ma sempre affiancati da casermoni malconci e un po’ sporchi.
«È tutto così moderno a Hong Kong... Non ci sono palazzi antichi?» chiese Giacomo,
«Quasi nulla. Del periodo coloniale, quando Hong Kong era sotto il controllo inglese, è rimasto ben poco: le carceri, il Palazzo di Giustizia, la casa del governatore... Tutto il resto è molto cambiato. Pensa che una volta il mare arrivava ben oltre la strada che stiamo percorrendo.»
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Un parco di Hong Kong
«Davvero?» fece Giacomo, incredulo, calcolando che la città aveva rubato centinaia di metri alla natura.
Il taxi li lasciò in una viuzza laterale, nel mezzo di uno dei tanti mercatini che ancora oggi riempiono le stradine e i vicoli di Hong Kong: un pezzo di antico oriente che sopravvive con ostinazione accanto alle lussuose e patinate vie del centro.
I venditori ambulanti sembravano tutti molto indaffarati, c’era chi vendeva piantine, chi verdura chi anticaglie, chi aggiustava scarpe, chi cucinava... Alcuni invitarono Giacomo a guardare da vicino la merce.
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Una fotografia che mostra l’alto livello di inquinamento della città.
Una fotografia che mostra l'alto livello di inquinamento della città
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Alcune immagini dei mercatini nei vicoli di Hong Kong
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Il grattacielo ICF
«È mattino presto e per i cinesi è di buon augurio iniziare la giornata con una vendita. È una delle tante, vecchie superstizioni che resistono al tempo» spiegò Hoi-chiu, trascinando via il nipote che si era lasciato attrarre da una bancarella dove erano esposti orologi di marca a prezzi stracciati.
Una volta a casa, il nonno preparò il tè.
«Ecco la più famosa bevanda cinese» disse al nipote portando in tavola il vassoio con le tazze. «Il tè era considerato una merce molto preziosa. Gli imperatori erano convinti che se ne avessero sospeso il commercio, il popolo anglosassone sarebbe impazzito. Probabilmente avevano ragione.»
«Infatti alla nonna piace moltissimo. E anch’io lo bevo volentieri, con i biscotti.»
Dopo aver assaggiato il tè preparato da Hoi-chiu, Giacomo prese coraggio.
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«Nonno, posso chiederti una cosa?»
«Certo.»
«Quando andiamo a vedere la Grande Muraglia?» Quella domanda gli ronzava in testa da quando era sceso dall’aereo.
«Presto» gli rispose Hoi-chiu. «Ma prima voglio farti conoscere un mio amico, un tipo molto particolare. Può sembrare un po’ eccentrico, ma è comprensibile... I suoi compatrioti sono stati dall’altra parte del muro per molti secoli.»
«Dall’altra parte del muro?» chiese Giacomo, che non aveva capito bene che cosa volesse dire il nonno.
«Sì, come tutte le popolazioni nomadi. I mongoli.»
«Perché dici mongolo sottovoce? Cosa c’è di male a essere mongoli?» chiese Giacomo, guardandosi intorno con circospezione.
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«I mongoli hanno rappresentato il pericolo numero uno per i cinesi, per secoli e secoli. E ancora oggi il solo nominarli evoca ricordi tremendi... »
«Davvero?» fece Giacomo, un po’ intimorito.
«Per i cinesi, il mondo civile finiva appena oltre le mura delle loro città.
«Anche gli occidentali erano considerati dei barbari, un po’ come i mongoli, e ancor oggi sono chiamati guailò che vuoi dire "diavolo", perché i primi ad arrivare in Cina sono stati degli olandesi dai capelli rossi. Lo stesso colore dei demoni cinesi. Anche tu sei un guaichai, un piccolo diavolo!» concluse il nonno.
«Me lo dice sempre anche la mamma, eppure io non ho i capelli rossi» disse Giacomo. «Ma per gli imperatori nessuno straniero era degno di rispetto?»
«La verità è che i cinesi ritenevano di essere l’unica civiltà degna di questo nome, superiore a tutti in qualsiasi cosa. Unica eccezione, le tribù nomadi: nei loro confronti dimostravano disprezzo, ma in realtà ne avevano un grande timore.»
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«Erano davvero così terribili, queste tribù nomadi?» chiese Giacomo.
«A dire il vero, credo di sì. Ma il mio amico Khan sarà più preciso sull’argomento.» Hoi-chiu fece una pausa, poi aggiunse con aria complice: «Prima di andare da lui, voglio però raccontarti una storia che riguarda gli inglesi e la Grande Muraglia...»

La storia di Macartney, il lord maleducato
«Nel lontano settembre del 1792 gli inglesi mandarono in Cina un autorevole diplomatico, Lord Macartney, con un ampio seguito di tecnici, scienziati, altri ambasciatori e marinai. La delegazione, composta da oltre cento persone, p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La grande muraglia