La scienza della vita
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La scienza della vita

  1. 432 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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La scienza della vita

Informazioni su questo libro

Un testo, considerato già un classico della scienza, nel quale l'autore ci accompagna in un affascinante viaggio dove le dimensioni biologiche e sociali della vita si integrano a vicenda. Partendo dal nuovo orizzonte concettuale aperto dalla teoria della complessità, Capra mette in evidenza la vastissima rete di relazioni che regolano gli esseri viventi nel mondo contemporaneo, dall'impatto del mercato globalizzato sulla vita delle persone alle applicazioni dell'ingegneria genetica in agricoltura, dai rapporti di potere nelle grandi organizzazioni umane alla nascita del "mo vimento di Seattle". E proprio tenendo conto dell'unione inscindibile tra gli esseri umani e la natura, Capra lancia un autorevole richiamo: se vuole avere un futuro, la società umana deve capire che l'unica scelta possibile è quella di costruire comunità ecologicamente sostenibili, che siano finalmente in armonia con l'incredibile capacità di sostenere la vita intrinseca al mondo naturale.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
Print ISBN
9788817061728

Dedica

A Elizabeth e Juliette
La cultura sta nell’abilità di cogliere le connessioni nascoste tra i fenomeni.
Václav Havel

RINGRAZIAMENTI

Negli ultimi venticinque anni, ho seguito uno stile di ricerca fondato soprattutto sui dialoghi e le discussioni con singoli individui e piccoli gruppi di amici e colleghi. La maggior parte delle mie intuizioni e delle mie idee sono nate – e sono state poi perfezionate – durante questi incontri intellettuali. E anche le idee esposte in questo libro non costituiscono un’eccezione.

Sono quindi particolarmente grato:
  • a Pier Luigi Luisi, per molte stimolanti discussioni intorno alla natura e all’origine della vita, e per la sua calorosa ospitalità alla Cortona Summer School (agosto 1998) e all’ETH di Zurigo (gennaio 2001);
  • a Brian Goodwin e Richard Strohman, per le affascinanti discussioni sulla teoria della complessità e sulla biologia delle cellule;
  • a Lynn Margulis, per le illuminanti conversazioni sulla microbiologia, e per avermi introdotto all’opera di Harold Morowitz;
  • a Francisco Varela, Gerald Edelman e Rafael Nuñez, per le arricchenti discussioni intorno alla natura della coscienza;
  • a George Lakoff, per avermi introdotto alla linguistica cognitiva e per molte discussioni chiarificatrici;
  • a Roger Fouts, per un illuminante scambio epistolare sulle origini del linguaggio e della coscienza nell’evoluzione;
  • a Mark Swilling, per le stimolanti discussioni sulle somiglianze e le differenze tra scienze naturali e scienze sociali, e per avermi introdotto all’opera di Manuel Castells;
  • a Manuel Castells, per il sostegno e l’incoraggiamento che mi ha dato e per una serie di stimolanti discussioni sistematiche sui concetti fondamentali della teoria sociale, sul rapporto fra tecnologia e cultura e sulla complessità della globalizzazione;
  • a William Medd e Otto Scharmer, per una serie di discussioni chiarificatrici sulla scienza sociale;
  • a Margaret Wheatley e Myron Kellner-Rogers, per tutte le ispirazioni che, in questi anni, ho tratto dialogando con loro sulla complessità e l’auto-organizzazione nei sistemi naturali e artificiali;
  • a Oscar Motomura e ai suoi colleghi di AMANA-KEY, per la costante sfida ad applicare idee astratte alla formazione professionale, e per la calorosa ospitalità con cui mi hanno accolto a São Paulo, in Brasile;
  • ad Angelika Siegmund, Morten Flatau, Patricia Shaw, Peter Senge, Etienne Wenger, Manuel Manga, Ralph Stacey e al gruppo SOLAR del Nene Nothampton College, per numerose stimolanti discussioni su teoria e pratica del management;
  • a Mae-Wan Ho, Brian Goodwin, Richard Strohman e David Suzuki, per le illuminanti discussioni sulla genetica e l’ingegneria genetica;
  • a Steve Duenes, per un’utile conversazione sulla letteratura critica intorno alle reti metaboliche;
  • a Miguel Altieri e Janet Brown, per avermi aiutato a comprendere teoria e pratica dell’agroecologia e delle colture biologiche;
  • a Vandana Shiva, per le numerose affascinanti discussioni su scienza, filosofia, ecologia, comunità, e sul modo in cui la globalizzazione è vista dagli Stati del Sud del mondo;
  • a Hazel Henderson, Jerry Mander, Douglas Tompkins e Debi Barker, per le stimolanti conversazioni sulla tecnologia, lo sviluppo sostenibile e l’economia globale;
  • a David Orr, Paul Hawken e Amory Lovins, per molte interessanti conversazioni sull’ecodesign;
  • a Gunter Pauli, per i lunghi e stimolanti dialoghi – proseguiti in tre diversi continenti – intorno agli effetti sull’ecosistema del raggruppamento di attività industriali diversificate;
  • a Janine Benyus, per una lunga e stimolante discussione sui «miracoli tecnologici» della natura;
  • a Richard Register, per le numerose discussioni su come applicare i principi dell’ecodesign alla pianificazione urbana;
  • a Wolfang Sachs ed Ernst-Ulrich von Weizsäcker, per le interessanti conversazioni sulla politica dei verdi;
  • e a Vera van Aaken, per avermi aiutato a considerare l’eccessivo consumo di materiali partendo da una prospettiva femminista.
Durante questi ultimi anni – mentre lavoravo a questo libro – ho avuto la fortuna di partecipare a diversi simposi internazionali, nel corso dei quali molte delle questioni che stavo esplorando sono state discusse da eminenti studiosi appartenenti a diversi ambiti disciplinari. Sono profondamente grato a Václav Havel – presidente della Repubblica Ceca – e a Oldrich Cerny – direttore esecutivo della Fondazione Forum 2000 – per la generosa ospitalità che mi hanno offerto nel corso dei simposi annuali organizzati da Forum 2000 a Praga negli anni 1997, 1999 e 2000.
Sono in debito con Ivan Havel, direttore del Centro per gli studi teoretici (Praga), per avermi offerto l’opportunità di partecipare a un simposio su scienza e teleologia tenutosi presso l’Università Carlo nel marzo 1998.
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Sono molto grato al Centro di Ricerca Internazionale Piero Manzù per avermi invitato a partecipare a un simposio sulla natura della coscienza, tenutosi a Rimini nell’ottobre 1999.
Sono in debito con Helmut Milz e Michael Lerner per avermi dato l’opportunità di discutere su recenti ricerche di psicosomatica con degli esperti di fama in questo campo, durante un simposio di due giorni tenutosi presso il Commonweal Center di Bolinas (California) nel gennaio 2000.
Sono grato ai rappresentanti dell’International Forum on Globalization per avermi invitato a partecipare a due dei loro intensi e interessantissimi seminari sulla globalizzazione, tenutisi rispettivamente a San Francisco (aprile 1997) e New York (febbraio 2001).
Mentre lavoravo a questo libro, ho avuto l’opportunità di presentare le idee su cui stavo riflettendo a un auditorio internazionale, in occasione di due corsi tenutisi presso lo Schumacher College (Inghilterra) nell’estate del 1998 e in quella del 2000. Mi sento profondamente in debito nei confronti di Satish Kumar e della comunità dello Schumacher College per la calorosa ospitalità con cui hanno accolto me e la mia famiglia – cosa che hanno fatto molto spesso. E sono molto riconoscente anche verso gli studenti che hanno seguito questi miei due corsi, per l’infinità di domande critiche e utili suggerimenti che hanno saputo far emergere.
Nel corso del mio lavoro presso il Center for Ecoliteracy di Berkeley, ho avuto molte occasioni per discutere nuove idee sull’educazione allo sviluppo sostenibile assieme a una serie di formatori dal valore eccezionale, che mi hanno aiutato moltissimo nel raffinare il mio orizzonte concettuale. Sono molto grato a Peter Buckley, a Gay Hoagland e soprattutto a Zenobia Barlow, per avermi dato questa opportunità.
Vorrei ringraziare il mio agente letterario, John Brockman, per il suo incoraggiamento e per avermi aiutato a delineare il primo abbozzo di questo libro.
Sono molto riconoscente nei confronti di mio fratello, Bernt Capra, per aver letto l’intero manoscritto e per non avermi mai fatto mancare il suo sostegno pieno d’entusiasmo e i suoi utili consigli. Sono anche profondamente grato a Ernest Callenbach e a Manuel Castells per aver letto il manoscritto e per i loro numerosi commenti critici.
Sono inoltre in debito con la mia assistente, Trena Cleland, per il suo eccellente lavoro di redazione del manoscritto e per aver portato avanti l’attività d’ufficio mentre io ero totalmente immerso nella scrittura.
Sono grato al mio editor, Michael Fishwick della HarperCollins, per il suo costante ed entusiastico incoraggiamento, e a Kate Morris, che ha attentamente curato gli ultimi interventi redazionali sul testo.
Infine, vorrei esprimere la mia profonda gratitudine nei confronti di mia moglie, Elizabeth, e di mia figlia, Juliette, per la pazienza e la comprensione che hanno saputo dimostrare durante tutti questi mesi di pesante lavoro.

PREFAZIONE

CON QUESTO LIBRO MI PROPONGO di estendere al campo delle scienze sociali la nuova concezione della vita che è emersa dalla teoria della complessità. Nel fare questo, andrò delineando un orizzonte concettuale in cui le dimensioni biologiche, cognitive e sociali della vita si integrano a vicenda. Il mio scopo non è soltanto quello di offrire un quadro unitario di vita, mente e società, ma anche quello di sviluppare un approccio sistemico e coerente col quale affrontare alcuni dei problemi fondamentali del nostro tempo.
Il libro si divide in due parti. Nei tre capitoli della prima parte presento questo nuovo orizzonte teoretico, affrontando in successione la natura della vita, la natura della mente e della coscienza, e la natura della realtà sociale. I lettori interessati soprattutto alle applicazioni pratiche di queste concezioni potrebbero saltare direttamente alla seconda parte (capitoli 4-7): è infatti possibile leggere questi capitoli indipendentemente dai primi – anche se i lettori che vogliono affrontare l’argomento più in profondità troveranno in essi numerosi riferimenti alle sezioni di carattere più propriamente teoretico.
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Nel quarto capitolo, applico la teoria sociale delineata nei capitoli precedenti al management delle organizzazioni umane, concentrandomi su una questione in particolare: fino a che punto un’organizzazione umana possa essere considerata come un sistema vivente.
Nel quinto capitolo, la mia attenzione si sposta su una delle questioni più urgenti e controverse del nostro tempo – le sfide e i pericoli della globalizzazione economica sotto la guida dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO, World Trade Organization) e delle altre istituzioni del capitalismo globale.
Il sesto capitolo è dedicato a un’analisi sistematica dei problemi scientifici ed etici legati alle biotecnologie (ingegneria genetica, clonazione, alimenti geneticamente modificati ecc.), con una speciale attenzione per la recente rivoluzione concettuale introdotta nell’ambito della genetica dalle scoperte del Progetto Genoma.
Nel settimo capitolo, discuto la situazione del mondo agli inizi del Ventunesimo secolo. Dopo essermi soffermato su alcuni dei principali problemi ambientali e sociali – considerati nelle loro connessioni con i nostri sistemi economici – , prendo in esame il diffondersi su scala mondiale della «Coalizione di Seattle», costituita da organizzazioni non governative (ONG), e i suoi piani volti a rimodellare la globalizzazione sulla base di una differente scala di valori. Nell’ultima parte del capitolo affronto quindi un ulteriore fatto a cui assistiamo in questi anni, la sempre più vasta diffusione dell’ecodesign, discutendo le sue implicazioni in relazione a un futuro passaggio a un modello di sviluppo sostenibile.
Questo libro riprende e sviluppa il discorso portato avanti nelle mie opere precedenti. Dai primi anni Settanta, il tema al centro della mia ricerca e dei miei scritti è stato quello del fondamentale cambiamento nella visione del mondo che, in questi anni, sta prendendo piede nella scienza e nella società – il dischiudersi di una nuova concezione della realtà e le implicazioni sociali che questa trasformazione culturale porta con sé.
Nel mio primo libro, Il Tao della fisica (The Tao of the Physics, 1975), affrontavo le implicazioni filosofiche dei drammatici cambiamenti di concetti e idee che hanno rivoluzionato l’ambito della fisica – il campo di ricerca da cui provengo – nei primi tre decenni del Ventesimo secolo, e che ancor oggi vengono discussi ed elaborati nelle nostre attuali teorie della materia.
Il mio secondo libro, Il punto di svolta ( The Turning Point, 1982), mostrava come la rivoluzione nella fisica contemporanea avesse preannunciato una rivoluzione simile avvenuta poi in molte altre scienze – con una corrispondente trasformazione, nell’ambito della società, dei valori e delle visioni del mondo. In particolare, mi soffermavo sui cambiamenti di paradigma in biologia, medicina, psicologia ed economia. Nel corso di questa mia indagine, giunsi a comprendere che tutte queste discipline avevano a che fare – in un modo o nell’altro – con la vita, con sistemi viventi (biologici o sociali che fossero), e che la «nuova fisica» risultava pertanto inappropriata come paradigma e come fonte di metafore nel trattare questi ambiti. Il paradigma della fisica, cioè, andava sostituito con un orizzonte concettuale di più ampio respiro, con una concezione della realtà che ponesse al proprio centro la vita stessa.
Tutto ciò costituì, per me, un cambiamento di prospettiva molto profondo, che prese piede gradualmente e in seguito all’influenza di diverse persone. Nel 1988 pubblicai un racconto di questo mio cammino intellettuale, intitolato Verso una nuova saggezza (Uncommon Wisdom: Conversations with Remarkable People).
Agli inizi degli anni Ottanta, mentre stavo scrivendo Il punto di svolta, quella nuova concezione della realtà che avrebbe finito per soppiantare il meccanicismo cartesiano in tutta una serie di discipline aveva ormai raggiunto un ottimo livello di articolazione. Indicai la sua formulazione scientifica con l’espressione «la visione sistemica della vita», riallacciandomi in tal modo alla tradizione intellettuale del pensiero sistemico; inoltre, sottolineai come la scuola filosofica dell’ecologia profonda – che vede gli esseri umani nella loro inscindibile unione con la natura, e riconosce il valore intrinseco di ogni forma di vita – fosse in grado di fornire al nuovo paradigma scientifico un contesto filosofico (ma potremmo anche dire spirituale) ideale. Oggi, a distanza di vent’anni, resto ancora di questo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La scienza della vita