Chi comanda è solo
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Chi comanda è solo

Sergio Marchionne in parole sue

  1. 228 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Chi comanda è solo

Sergio Marchionne in parole sue

Informazioni su questo libro

Negli Stati Uniti, patria del management, è celebrato come un innovatore alla maniera di Steve Jobs. In Italia, da cui è partito adolescente per tornare a capo dell'industria più rappresentativa del Paese, è un personaggio discusso al centro di alcune delle questioni politiche ed economiche più calde: un mito per alcuni, un provocatore per altri. Tra queste posizioni opposte - e probabilmente estreme - il libro presenta la visione del mondo di Sergio Marchionne attraverso la sua viva voce, senza interpretazioni ma con una ricerca attenta degli aspetti più caratteristici della sua storia, del suo modo di pensare e di agire in azienda e della sua leadership, affinché ciascuno possa valutare "in presa diretta" lo stile manageriale che lo contraddistingue: spesso inconsueto, a volte ingombrante, ma sempre schietto. Il testo è costruito attorno ai nuclei concettuali sui quali si sviluppa il "Marchionnepensiero": le connessioni tra meritocrazia, leadership, competitività; l'eccellenza e l'innovazione; la creatività e il reengineering organizzativo, la globalizzazione e la nazionalità. E ancora: la cultura e l'identità aziendale; la rappresentanza dei lavoratori e degli imprenditori; le politiche nazionali ed europee, fino al rapporto tra economia finanziaria ed economia reale e gli effetti attuali della crisi. Un ritratto vivido e inconsueto. Un "alfabeto" indispensabile per tutti coloro - ammiratori o critici - che vogliono farsi un'opinione personale sul manager italiano più internazionale di tutti.

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Informazioni

Editore
ETAS
Anno
2012
Print ISBN
9788817061070
eBook ISBN
9788858638590

Citazioni

111 ANNI DI SOLITUDINE

La scissione del Gruppo e la creazione di due entità distinte, Fiat e Fiat Industrial, è efficace dal 1° gennaio di quest’anno. Anche questa scelta ha a che fare con il dovere che abbiamo di stare al passo coi tempi e di valorizzare la nostra azienda.
La Fiat era il risultato storico dell’aggregazione di attività molto diverse tra loro, sotto tanti punti di vista: per la natura dei rispettivi cicli economici, per le caratteristiche dei mercati, per le dinamiche competitive, per gli impegni di capitale richiesti.
Continuare a tenere insieme settori che non avevano nessuna caratteristica economica e industriale in comune, era un concetto superato. Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato, non potevamo più permetterci il lusso di guardare alle nostre attività riducendo la prospettiva ai confini storici.
La sfida è molto più grande e molto più complessa e richiedeva una soluzione strategica. Nell’ultima conference call che abbiamo avuto 15 giorni fa con gli analisti, in occasione della presentazione dei risultati del 2010, abbiamo scelto un titolo che credo riassuma molto bene il senso di quest’operazione: “La fine di 111 anni di solitudine”.
Audizione alla Commissione Attività produttive della Camera dei deputati,
Roma, 15 febbraio 2011

500

Tra poco più di un mese lanceremo qui a Torino la nuova 500. Non potevamo scegliere un altro luogo.
La 500 porta con sé i tratti fondamentali su cui questa Azienda è stata fondata: la creatività, la capacità di creare prodotti nuovi, la forza di visione, l’apertura ai mercati internazionali e lo slancio competitivo per misurarsi con altre imprese.
Ma la 500 non sarà soltanto un’automobile. Sarà un punto di riferimento da cui partire per costruire la Fiat del futuro. Sarà il nostro manifesto viaggiante.
Amma - Assemblea generale degli associati, Torino, 28 maggio 2007
La 500 significa molto per questa azienda, proprio perché rappresenta quello che la Fiat è oggi e quello che vuole diventare.
Dentro questa macchina abbiamo messo il meglio delle competenze industriali presenti nel Gruppo e abbiamo raggiunto livelli di qualità superiori a quelli giapponesi, che oggi sono il punto di riferimento mondiale per chiunque faccia automobili.
Era una cosa che avevamo promesso e che abbiamo fatto. Ma ci abbiamo messo anche i nostri progetti, le nostre ambizioni e la nostra voglia di futuro.
In questo senso, la 500 è la nuova Fiat.
Conferenza stampa internazionale per la presentazione della Fiat 500,
Torino, 5 luglio 2007
Il 17 novembre abbiamo presentato la 500 negli Stati Uniti, al Salone Internazionale di Los Angeles. È stato uno dei momenti in cui mi sono sentito più orgoglioso di appartenere a questa azienda.
La capacità creativa della Fiat, lo stile e il design che sono nati qui dentro, salivano in quel momento su un palco mondiale e venivano riconosciuti come una delle punte più avanzate del nostro Paese.
Vorrei rendervi partecipi di come viene vista oggi la Fiat negli Stati Uniti, grazie a ciò che stiamo facendo, per la passione che sappiamo esprimere, per l’attenzione ai dettagli, per la qualità delle piccole cose.
Nel lanciare la 500 in Nord America, ho sentito spesso fare riferimento a un motto che ha accompagnato anche il lancio della vettura in Europa e che dice: “Non è importante quanto è grande la tua auto, quello che importa è quanto grande è la tua vita”.
Credo che questo sia un ottimo modo anche per descrivere come Fiat e Chrysler stanno arricchendo a vicenda le loro vite.
Gruppo Dirigenti Fiat, discorso di fine anno, Torino,
Centro Congressi Lingotto, 21 dicembre 2010

A DUE VIE

La prospettiva con la quale guardiamo al Paese non è quella di un rapporto a senso unico.
Ho letto in questi anni molti libri sul legame tra la Fiat e l’Italia. La tesi generale è che se la Fiat va bene, l’economia italiana tira, aumentano le esportazioni, aumenta il reddito, crescono i posti di lavoro.
Insomma, ciò che è bene per la Fiat è bene anche per l’Italia. Credo sia vero, perlomeno in parte, e comunque ci impegneremo perché ciò accada.
Ma credo sia ancora più vero il contrario: ciò che è bene per l’Italia è bene per la Fiat. Noi siamo impegnati a dare il nostro contributo per creare una società migliore.
Conferimento laurea magistrale ad honorem in Ingegneria gestionale,
Politecnico di Torino, 27 maggio 2008

A UN MIGLIO DALL’INFERNO

Come diceva Bruce Springsteen, siamo solo a un miglio dall’inferno. In passato, noi costruttori abbiamo ampiamente dimostrato, in tutte le parti del mondo, come gestire questo business nel modo sbagliato. Abbiamo tentato tutti i trucchi possibili. Abbiamo venduto alle banche i servizi finanziari e poi li abbiamo ricomprati. Abbiamo affidato attività a terzi e poi le abbiamo riportate in casa.
Abbiamo accumulato perdite e distrutto valore. La nostra industria si è avventurata in acquisizioni, fusioni e incursioni in altri settori. Ha consolidato i marchi, consolidato le società e consolidato i consolidamenti.
Ma la maggior parte di questi sforzi erano diretti ad aumentare le dimensioni invece che a rendere il business più efficiente. È stato come costruire una casa aggiungendo una stanza dopo l’altra, senza una struttura razionale a unire il tutto. […] I costruttori di massa – come la Fiat – devono prender coscienza che il modello di business al quale eravamo abituati non può più funzionare, che il nostro settore richiede una completa trasformazione e che l’indipendenza, di per sé, non è più un valore.
Assemblea generale Anfia, Roma, 25 ottobre 2011

ABRUZZESI

Venticinque anni fa ci sono state persone in Fiat che hanno creduto che qui, in Abruzzo, si potesse formare una grande squadra e hanno dato vita alla Sevel. Gli abruzzesi hanno risposto dimostrando di quali capacità è ricca questa regione, di quali valori è ricca questa terra.
Penso al senso del lavoro, alla tenacia, all’orgoglio di fare le cose e farle bene. Penso al rispetto tra le persone. E penso anche alla solidarietà e alla generosità nei momenti difficili.
Oggi la Sevel è una realtà di successo, è un modello di efficienza e di produttività. È il più grande stabilimento di veicoli commerciali in Europa.
Cerimonia di consegna della Minerva,
Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio”, Chieti, 27 gennaio 2007
L’Abruzzo è la mia terra. Sono nato qui, a Chieti. Qui ho fatto i miei primi otto anni di scuola. E forse, se non fossi emigrato in Canada con la mia famiglia all’età di quattordici anni, avrei frequentato anche questa università.
Non è mai facile allontanarsi dalla propria casa, dalla propria gente, dalle proprie radici. Lo sanno bene anche quelli di voi che per lavoro sono arrivati in Abruzzo da altre regioni.
Ma le esperienze che ho compiuto in giro per il mondo sono state tutte importanti per la mia crescita professionale e personale. Sono dovuti passare quasi quarant’anni e altre due nazioni – la Francia e la Svizzera – prima che la vita mi riportasse in Italia.
Ma per quanto lontano si vada, rimangono dei punti fermi importanti. Per me l’Abruzzo è uno di questi. Torno ogni volta che mi è possibile, per trovare luoghi e volti familiari. […]
Per chi è abituato a vivere e lavorare in diverse parti del mondo, è importante ogni tanto sapersi fermare. Aiuta ad avere una dimensione umana del percorso fatto.
Cerimonia di consegna della Minerva,
Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio”, Chieti, 27 gennaio 2007

AGGREGAZIONI TRA MARCHI

Spesso le aggregazioni tra marchi, sotto un’unica proprietà, non hanno dato i risultati sperati. Questo è successo nonostante ci sia stato un generale trend di riduzione nel numero dei brand esistenti.
In Europa nel 1964 il mercato contava 58 marchi. Oggi ne sono rimasti 22. Eppure, le operazioni di unione tra più marchi non hanno prodotto i benefici attesi. Hanno solo dato vita ad agglomerati più grandi con una catena di brand sempre più lunga.
Nella maggior parte dei casi, le acquisizioni di altri costruttori – come quelle operate da General Motors e da Ford –
non hanno portato a razionalizzare il portafoglio dei brand né a valorizzare le loro caratteristiche distintive, ma si sono tradotte in una semplice somma. Sono rari gli esempi in cui queste operazioni hanno avuto esito felice. Volkswagen è uno di questi pochissimi esempi positivi.
Nel giro di una ventina di anni, nella sola Europa occidentale, siamo passati da un’offerta di 72 modelli diversi a oltre 200, con infinite varianti. Questi numeri sono la testimonianza che non siamo stati in grado di operare una vera semplificazione, ma abbiamo solo esploso la complessità del nostro business.
Assemblea degli azionisti Fiat, Torino, 27 marzo 2009

ALLA PARI

Stiamo facendo una fatica bestiale, ma oggi a Detroit veniamo trattati alla pari e sta crescendo una nuova classe dirigente italiana: ogni settimana 50 persone volano negli Usa per confrontarsi, crescere, per diventare manager di un’azienda globale.
Intervista di Mario Calabresi, La Stampa, 4 febbraio 2010

ANDARE OLTRE

Ognuno di noi filtra il mondo attraverso la propria mente. Cercate quindi di andare oltre quello che già conoscete, riempitela di stimoli nuovi, arricchitela di interessi diversi, apritela a qualunque cosa si stacchi dal consueto. Gli scienziati hanno bisogno di uno spazio per l’arte nella loro mente. Anche la persona più razionale ha bisogno di capire la straordinaria spinta delle emozioni e della passione. Se saprete preparare la vostra mente ad accogliere il nuovo e lo sconosciuto, allora sarete aperti a tutto ciò che la vita vi potrà offrire.
Dovreste essere voi i primi a volerlo. La vita è troppo corta perché il suono e i colori delle giornate siano determinati dalla ristretta visione dei nostri occhi. Chi non è in grado di vedere prospettive diverse, di ascoltare opinioni differenti, di andare oltre la propria limitata esperienza, perde l’opportunità di vivere con pienezza. E la tragedia più grande è che non si renderà mai conto di ciò che ha perduto.
Alma Graduate School, Bologna, 7 aprile 2011

ANTI-ITALIANO?

Le accuse di anti-italianità che ho spesso sentito sono semplicemente assurde.
Anti-italiano semmai è chi abbandona il Paese, chi decide di non investire.
Anti-italiano è chi non vuole prendere atto del mondo che ci circonda e preferisce restare isolato nel proprio passato.
Anti-italiano è chi perde tempo a discutere e rinviare i problemi, chi non si assume la responsabilità di cambiare le cose, di guardare avanti e di agire.
Anti-italiano è chi adotta comportamenti illegittimi, chi non rispetta le regole, chi lede i diritti dei cittadini e delle imprese.
Convegno internazionale “Make in Italy”,
Unione Industriale di Torino, 24 ottobre 2011

APERTURA AL CAMBIAMENTO

Abbiate sempre il coraggio di cambiare voi stessi: cambiare idea, approccio, punto di vista. Perché è anche l’unico modo per cambiare le cose che non vanno e rendere la vostra vita migliore.
Bocconi Alumni Association, Università Bocconi, Milano, 30 marzo 2012

APPLE

La Apple è il suo pallino. Come mai preferisce Steve Jobs a Bill ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Introduzione di Francesco Bogliari
  5. Eventi fondamentali
  6. Citazioni
  7. Appendice
  8. Bibliografia essenziale
  9. Nota sul curatore
  10. Sommario