
- 140 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Informazioni su questo libro
"Lo voglio. Voglio quello!" Il piccolo Corey non ha dubbi: quel cucciolo timido con le zampe enormi e un cuore nero sul petto deve essere suo. Per metà dalmata, per metà ingrediente segreto, Mister Mosly non è un cane supereroe come quelli della tivù, ma è ugualmente speciale: goffo, esuberante e travolgente; intelligente, ma anche un po' zuccone; fedele, protettivo e affettuoso, sempre. E nelle difficoltà della vita forse è il solo in grado di tenere unita la sua famiglia. Perché Mister Mosly è unico, come ogni cane che abbiamo amato.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a È soltanto un cane di Michael Gerard Bauer in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
1
Le storie su Mister Mosly
Il giorno che papà ha detto che Mister Mosly era “soltanto un cane”, la mamma lo ha preso a pugni.
Non un pugno come quello che papà aveva dato allo zio Gavin quella volta in cui allo zio Gavin era caduto un dente e c’era tutto quel sangue. Ma neanche pugni da femminuccia o di quelli che si danno così, per gioco. La mamma faceva sul serio. Bastava guardare la sua faccia arrabbiata e il modo in cui strizzava gli occhi per capirlo.
«Non dirlo! Non ti azzardare a dirlo mai più!»
Così ha detto la mamma mentre prendeva a pugni papà. Lo ha colpito almeno tre volte, dritto sul petto, e papà non ha neanche provato a fermarla. È rimasto lì immobile e l’ha lasciata fare, come se fosse giusto o inevitabile. Capisco che come si è comportato papà può sembrare un po’ strano, ma a volte è così che ci si sente. Io ne so qualcosa, perché è come mi sono sentito la volta che ho combinato quella stupidaggine alla grossa mantide religiosa che tenevo in camera mia.
Si chiamava Goblin. L’avevo chiamata così perché era tutta verde, come Goblin in Spider-Man. L’avevo trovata su un albero in giardino e le avevo costruito una gabbia coi fiocchi. Avevo preso un vecchio acquario che non andava più bene per i pesci perché aveva una crepa su un lato. Ci avevo messo dentro un po’ di sabbia, un paio di sassi e alcuni rami per arrampicarsi, e avevo anche costruito un coperchio per non farla uscire. Non era niente male, sembrava una gabbia vera, tipo quelle che ci sono negli zoo.
Era uno spasso avere Goblin nella mia stanza. Ma la cosa più divertente era darle da mangiare. Catturavo per lei insetti e farfalline e qualche volta li legavo a un lungo filo di cotone. Poi li facevo andare su e giù per farle credere che fossero vivi.
Non appena li vedeva, Goblin ruotava la testa come una specie di robot dagli occhi giganti. Poi si avvicinava con quella sua andatura trascinata e ciondolante. E una volta arrivata proprio sopra le farfalline, le afferrava, le stringeva nella piega della zampa, dove aveva tutti i dentini, e le divorava. Papà, una volta, ci aveva pure inventato una battuta. Aveva detto che si chiamava Gobblin perché a furia di mangiare le stava venendo una piccola gobba. Io avevo riso. La mamma non tanto. Aveva grugnito e basta.
Ma un giorno ho fatto una cosa davvero stupida. Ho catturato una farfallina, solo che prima di darla a Goblin, l’ho spruzzata d’insetticida. Lo so, sembra una cattiveria bella e buona, ma io non volevo farle del male. Era una specie di esperimento. Volevo solo vedere quel che sarebbe successo. Non avrei mai pensato che Goblin si sarebbe mangiata quella stupida farfallina. E invece se l’è mangiata, tutt’intera, e il risultato è che è morta.
Io pensavo che se la sarebbe cavata. Stava bene, quando sono andato a letto. Ma la mattina dopo, quando ho guardato nell’acquario, era distesa sulla sabbia, con lo stomaco tutto rosicchiato, le ali e le zampe staccate dal corpo e un milione di formiche che le strisciavano sopra. Credo che se quel giorno qualcuno mi avesse preso a pugni, lo avrei lasciato fare.
Quindi, quello che voglio dire è che forse mio papà si era sentito allo stesso modo dopo aver detto che Mister Mosly era “soltanto un cane”. E forse è proprio per quello che se n’è rimasto lì e ha lasciato che la mamma lo prendesse a pugni, anche se avrebbe potuto fermarla, visto che lui è molto più grande e più forte di lei.
Ma è strano lo stesso, perché in fondo quello che papà aveva detto era vero. Mister Mosly era un cane. Voglio dire, non è che fosse come una persona o potesse parlare. E non aveva superpoteri, né se ne andava in giro a salvare persone o a catturare i cattivi come fanno i cani poliziotto in televisione. E credo che non fosse neppure il cane più sveglio sulla faccia della Terra, perché era riuscito a imparare un solo esercizio, anche se, secondo me, era un esercizio niente male.
E quindi papà diceva solo la verità quando ha detto quello che ha detto. Ma non ha fermato la mamma che lo prendeva a pugni. Forse ci sono cose che non si dovrebbero dire, anche se sono vere.
E comunque vi racconto tutto questo perché non pensiate che le storie che sto per scrivere siano su un cane supereroe come quelli della tivù. Non lo sono. Sono solo storie su un normalissimo cane come tanti. Il nostro cane, Mister Mosly. E sono tutte vere.
Anche quelle che non vorrei.
2
L’arrivo di Mister Mosly
Abbiamo preso Mister Mosly grazie allo zio Gavin. A quel tempo avevo solo tre anni. Qualcosa me la ricordo e qualcosa la so perché mamma e papà me l’hanno raccontata dopo. Qualche volta non sono sicurissimo di cosa mi ricordo e di cosa mi è stato raccontato, perché sono passati quasi sette anni ormai.
Lo zio Gavin è il fratello di papà. Papà una volta lo chiamava il suo “fratellino” visto che è molto più giovane di lui. Ma lo diceva un po’ per ridere, perché lo zio Gavin è di un bel po’ più alto e più grosso.
Tutte le volte che lo zio Gavin passava a trovarci, papà gli diceva «Come va, fratellino?» e lo zio Gavin rispondeva «Non male, fratellone.» Ma è molto tempo che non sento più papà e lo zio Gavin chiamarsi così, perché lo zio Gavin non passa più a trovarci spesso come faceva una volta e neanche noi andiamo più da lui. Io non ho un fratellino e neanche un fratellone. In compenso, ho due sorelline. Una è appena nata. Per gran parte del tempo non sono male, direi. Si chiamano Amelia e Grace. E se volete saperlo, io mi chiamo Corey. Corey Ingram. Ma al tempo in cui abbiamo preso Mister Mosly, non c’era ancora nessuna Amelia e nessuna Grace, solo io, la mamma e il papà.
Ancora per poco, però, perché la mamma era incinta. Papà ha scattato qualche foto il giorno che siamo andati dallo zio Gavin a prendere Mister Mosly e si vede la mamma col pancione. La mamma dice che in quelle foto sembra che abbia ingoiato un pallone da spiaggia. Desideravo tantissimo che nascesse un maschio, così io e lui saremmo stati fratellone e fratellino come papà e lo zio Gavin, ma alla fine è arrivata Amelia.
E comunque il motivo per cui abbiamo preso Mister Mosly dallo zio Gavin è stato perché lui aveva due cani e questi avevano avuto un sacco di cuccioli. I cani dello zio Gavin erano dalmata di razza. Gli erano costati un mucchio di soldi, ma quello non era un problema per lo zio Gavin, perché a sentire la mamma è “ricco sfondato”. Ha un’impresa di costruzioni tutta sua. Che poi è il motivo per cui a Natale lo zio Gavin fa sempre i regali più belli. Una volta ha regalato a papà una grossa borsa degli attrezzi che era una cosa per cui papà aveva risparmiato per anni, e alla mamma un profumo che quando l’ha visto lei ha detto “costa un occhio della testa”. Ma non so se riceveremo regali dallo zio Gavin quest’anno.
Nel caso che non lo sappiate, i dalmata sono quei grossi cani bianchi a macchie nere che ci sono nel film La carica dei 101. Lo zio Gavin però non ne aveva così tanti. Ne aveva solo due, una femmina che aveva chiamato Madonna e un maschio che aveva chiamato Prince. Aveva dato loro i nomi dei suoi cantanti preferiti. Sono morti tutt’e due ormai. I cani, dico, non i cantanti, anche se su Prince non ci giurerei.
Il motivo per cui lo zio Gavin aveva comprato Madonna e Prince era, prima di tutto, per allevarli. Poi avrebbe venduto i cuccioli o magari li avrebbe portati alle mostre canine per vincere montagne di premi e di trofei. Ma non è andata proprio così, anche se Madonna alla fine ha avuto dieci cuccioli. Questo perché tutti i cuccioli erano “incroci”, che vuol dire che non erano dalmata di razza pura, come Madonna e Prince. Erano mischiati a “pezzi” di altri cani. Allo zio Gavin questa cosa non andava proprio giù, ma papà diceva che la colpa era solo sua. I cuccioli erano incroci perché lo zio Gavin si era dimenticato di chiudere la porta del canile e Madonna era uscita. E se ho capito bene, questo vuol dire che alla fine Prince non era il vero padre. Una volta scoperto che i cuccioli non erano di razza, lo zio Gavin non li aveva più voluti. Secondo lui, non gli sarebbero serviti a un “bel niente” e quindi aveva deciso di darli via tutti. È a quel punto che ha detto a mamma e papà che se ne volevano uno, potevano scegliere per primi.
Mi ricordo benissimo quando mamma e papà mi hanno detto che avremmo preso un cucciolo. Non potevo crederci. Era anche meglio di avere un nuovo fratellino o una sorellina. E la cosa più bella era che potevo scegliere quello che volevo, cosa che non mi è certo successa con Amelia.
3
Un nome per Mister Mosly
Come Mister Mosly ha avuto questo nome è una storia un po’ strana. È cominciato tutto il giorno che siamo andati dallo zio Gavin a scegliere il nostro cucciolo.
Papà ci aveva detto che i cuccioli erano un vero e proprio “mucchio selvaggio”. Aveva ragione. Quando abbiamo guardato nel canile, alcuni erano a macchie, altri erano quasi tutti neri o quasi tutti marroni, alcuni erano grandi, altri piccoli, alcuni avevano il pelo corto, altri lungo. Ce n’era anche uno che aveva le orecchie lunghissime e continuava a calpestarsele e inciamparci facendoci morire dal ridere. Solo un paio di cuccioli sembravano veri dalmata, ma lo zio Gavin ha detto che neanche quelli lo erano.
dp n="14" folio="14" ? Quando lo zio ha aperto il cancello del canile, tutti i cuccioli ci sono corsi incontro. Mi ricordo che mi sono saltati addosso e hanno iniziato a leccarmi, a graffiarmi le gambe e a cercare di mordicchiarmi le scarpe. La mamma dice che ha dovuto prendermi in braccio per farmi smettere di piangere. Quella parte non me la ricordo, ma forse è andata davvero così, visto che a quel tempo ero solo un bambino.
Di sicuro i cuccioli non erano un problema per papà. Lo zio Gavin ha girato un video quel giorno. Nel video, papà è sdraiato sull’erba mentre loro gli saltano addosso, gli leccano la faccia e gli mordono le orecchie. Io e la mamma ridiamo. E anche papà ride, e lo si sente dire «Aiuto! Aiuto! Salvatemi! Un branco di cani impazziti mi sta divorando vivo!» Faceva spesso cose stupide come quella, una volta.
Deve essere stato dopo che lo zio Gavin ha smesso di filmare che ho visto Mister Mosly per la primissima volta. Lui non era corso fuori con tutti gli altri cuccioli. Era rimasto al cancello, seduto accanto a Madonna, come se aspettasse. Era tutto bianco e il sole faceva risplendere il suo pelo.
Mi è piaciuto subito. Forse perché se n’era rimasto lì seduto, in attesa che io lo notassi. La mamma si ricorda che l’ho indicato e ho detto: «Voglio quello.»
dp n="15" folio="15" ? Papà non era convinto della mia scelta. Mi ha detto che avrei dovuto scegliere un cucciolo con un po’ più di “grinta”. Ha detto che quello aveva l’aria “addormentata” e che avremmo dovuto scegliere un cucciolo a macchie, uno che sembrasse quasi un vero dalmata. Continuava a dire cose del tipo: «Non puoi volere proprio quello. Non va bene. Non ha nemmeno una macchia o quasi. Non assomiglia a un vero dalmata. È quasi tutto bianco. E poi, non si è mosso da lì.»
Ma io volevo lui e ho insistito.
«Lo voglio! Voglio quello! Quello che non si è mossodalì!» Mamma e papà dicono che ho continuato a ripeterlo all’infinito. «Voglio quello che non si è mossodalì! Voglio quello che non si è mossodalì!»
Quello che è successo dopo non me lo ricordo esattamente, ma la mamma dice che papà ha preso in braccio il mio cucciolo, lo ha guardato dritto in faccia e ha detto «Bene, Mister Mossodalì, a quanto pare tocca a te, a quanto pare sei tu il prescelto.» Papà ha sempre detto scherzando che si è arreso “solo per farmi chiudere la bocca”.
Comunque, forse sarà stato perché ho sentito papà chiamarlo così che ho cominciato anch’io a chiamare il cucciolo Mister Mossodalì. L’unico problema era che a quel tempo ero ancora piccolo e non sempre lo dicevo bene. Così alla fine, da Mister Mosso-da-lì è venuto fuori Mister Mos-li. E siccome io lo chiamavo Mister Mosli, anche mamma e papà hanno cominciato a chiamarlo così, tranne quando lo chiamavano Mister Mo o soltanto Mo. Poi papà ha dipinto il nome sul bordo della grande ciotola che abbiamo comprato e lo ha scritto M-O-S-L-Y, perché ha detto che scritto in quel modo sembrava un nome vero.
E questa è la storia di come Mister Mosly ha avuto il suo nome. Adesso non potrei mai immaginarlo con un nome diverso. E per questo è strano che le cose siano andate così solo perché quel giorno lui non si è “mosso da lì”.
4
Mister Mosly da cucciolo
Non ricordo granché di Mister Mosly da cucciolo, forse perché non è rimasto cucciolo a lungo. So che riempiva il pavimento di pozzanghere e di altre schifezze e che la cosa alla mamma non piaceva. E proprio per questo avevamo messo la regola del “niente cane dentro casa”.
E mi ricordo anche cos’è successo la prima notte che abbiamo portato Mister Mosly a casa. Le cose non sono andate proprio benissimo. È successo che papà aveva preparato un posticino accogliente per far dormire Mo giù in lavanderia, ma per la mamma quella non era una grande idea. Secondo lei, Mister Mosly era un vero “cucciolo di casa” e si sarebbe sentito impaurito e abbandonato a starsene lì da solo.
dp n="18" folio="18" ? Aveva ragione lei. Tutte le volte che lo lasciavamo da solo, diventava matto e si metteva a ululare e a guaire a gola spiegata. Allora papà ha provato a fare un esperimento che aveva letto da qualche parte. Ha preso un orsetto di peluche che era mio...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- È soltanto un cane