Se fare i genitori è un "lavoro" che non conosce pause, anche il tempo libero può essere impiegato per imparare, ma con gusto e senza annoiarsi. La tata Lucia, ormai da anni un punto di riferimento sicuro per i genitori italiani, ci offre ancora una volta il suo aiuto prezioso, suggerendo un'ampia e variegata serie di giochi e attività per far crescere sereni i nostri figli e consolidare i rapporti familiari. Con un occhio attento al divertimento: in casa o all'aria aperta, in due o in tanti, quando apparecchiate la tavola o durante un viaggio in automobile, il gioco è più bello e funziona meglio se partecipano tutti. Per vivere felicemente in armonia, bambini, ragazzi e genitori.
Domande frequenti
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Il vostro magnifico bambino ha 1 anno, cammina (o lo farà nel giro di pochi mesi), si è reso ben conto di essere una persona distinta dalla mamma e dal papà e, infatti, si riconosce vagamente nelle fotografie di famiglia. Nel contempo ha un buon primo controllo delle proprie mani, afferra il nesso tra causa ed effetto (capisce che, se spinge il bicchiere, questo si rovescia… una bellissima conquista per lui!) e inizia a tentare di inserire il triangolo nel suo giochino di legno.
È in questa fase che il bambino comincia a imitare il genitore in ogni momento. Con il tempo lo sorprenderete mentre “parla” al finto telefono, simula i vostri gesti quando siete ai fornelli, tenta a suo modo di pettinarsi… E, meraviglia delle meraviglie, se prima sbatteva la bambola contro il tavolo, adesso la abbraccia come fate voi con lui, la imbocca porgendole il suo biscotto e, talvolta, la bacia prima di addormentarsi.
In questo capitolo vedremo come le attività e i giochi dei bambini sotto i 2, talvolta anche 3 anni, facciano parte del loro stesso vivere: camminare e raggiungere il divano, mettersi in bocca il cucchiaio, portare il bicchiere alle labbra, raccogliere il pezzetto di carta da terra sono tutti bellissimi giochi. Lasciare al bambino spazio e tempo per ripetere queste attività è importante perché non solo lo divertono, ma ne accrescono l’autostima: “Io sono capace!”.
A partire dai 15 mesi il bambino si affeziona a un oggetto – come la bambola, l’orsetto di peluche, la copertina, persino la “nanna” che da sempre usa nel suo lettino (cfr. Fate i bravi! (0-3 anni), p. 22) – e non vorrebbe mai separarsene. Proprio questo oggetto potrà essere compagno e complice di giochi che voi genitori inventerete con il vostro piccolo in tanti momenti felici. Per esempio i…
Giochi con l’orsetto
Utilizzando l’orsetto preferito (o la bambola, la “nanna” ecc.), si può facilmente indurre il bambino a compiere gesti importanti nella vita quotidiana. Con questo stratagemma, infatti, il piccolo si sente tranquillo nell’emulare il proprio orsetto e ha la sensazione di poter e saper fare quello che voi gli proponete.
Interpretate con la voce dell’orsetto le vostre emozioni e quelle del bambino, ma fatelo sempre gioiosamente e con parole molto semplici che andranno così ad arricchire il suo vocabolario.
Fate inoltre in modo che, dalla vostra conversazione con l’orsetto, il piccolo intuisca che quel che gli viene chiesto è gradevole e molto interessante. E, soprattutto, che è lui a scegliere di fare cose che gli appaiono interessanti e gradevoli.
L’orsetto si lava le mani
Se dovete invitare il vostro bambino a lavarsi le mani, prendete il suo orsetto e fategli dire: “Io vado di gran corsa a lavarmi le mani perché sento che dalla cucina esce un profumino delizioso”. Poi sparite dalla sua vista. Il bambino vi chiamerà, addirittura griderà per chiedere di lavarsi le mani anche lui.
L’orsetto gioca con la palla
A partire dai 10 mesi il bambino incomincia a interagire con voi giocando a palla. Lo diverte molto vederla rotolare ed è in grado di rilanciarvela. Sedetevi per terra di fronte a lui. Prendete l’orsetto e utilizzatelo per spingere la palla verso il bambino. In alternativa potete utilizzare l’orsetto per una partita “a tre”. Se il bambino ha anche altri animaletti di peluche, potete inserirli nel gioco, magari coinvolgendo pure il papà, se è in casa. Attenzione, non proponete questo gioco all’ora della nanna perché è molto probabile che il bambino non voglia più smettere!
E adesso l’orsetto va a nanna
Con la cameretta già in penombra (potete lasciare accesa la sola lucina da notte o la lampada in corridoio), mettete tutti i peluche nel lettino insieme con il bambino e dite: “Come dorme il gattino? Chiude gli occhi, si lecca i baffi e si raggomitola. Fammi vedere tu come fa”.
“E come dorme l’orsetto? Anche lui chiude gli occhi, si sdraia a pancia sotto e con una zampina si gratta l’orecchio dove l’ha punto l’ape a cui ha rubato il miele…”
“E come dorme il cane? Si accuccia sulle zampe e si tiene il suo osso vicino alla bocca, come fai tu con il ciuccio…”
Insomma, inventatevi animali e storielle sul loro sonno. Vedrete che anche il vostro piccolino chiuderà serenamente gli occhi.
L’orsetto ordinato
Quando volete che il vostro bambino riordini le costruzioni, prendete di nuovo l’orsetto e, mentre iniziate a riporre i cubetti a uno a uno mettendoli prima nella zampina dell’orsetto, fategli dire: “Ecco qua, adesso conto quanti riesco a buttarne nella scatola. Sono un campione!”. Il bambino si precipiterà a mettere a posto più cubetti che può. Voi naturalmente ditegli subito che è bravissimo.
L’orsetto forzuto
Quando dovete uscire ma il vostro bambino non vuole saperne, mettete l’orsetto sul passeggino, avviatevi e dite: “Adesso tu, orsetto, mi aiuti a schiacciare il bottone dell’ascensore che è così duro”. Non farete in tempo ad aprire la porta che il vostro piccolo sarà arrivato di corsa.
L’orsetto e i suoi amici
L’orsetto è il peluche preferito del vostro bambino e non se ne separa mai, ma sicuramente in una cesta, o accanto al lettino, ci sono tanti altri animali. Potete prendere l’orsetto e fargli dire: “Andiamo a giocare con i miei amici. Io li chiamo, tu vai a prenderli e me li fai salutare!”. Il bambino si sentirà utile e si divertirà nel momento del saluto tra gli animaletti, ma allo stesso tempo sarà un gioco utile per insegnargli i nomi degli animali e una basilare regola del comportamento come il saluto.
Con l’andare del tempo, potete rendere un po’ più “complesse” le scenette, scandendo semplici frasi e mimandole a gesti. Per esempio potete dire: “Oh, buongiorno signor Coniglio, come sta? È tanto tempo che non ci vediamo…”, oppure “Ciao Leone, sto andando a fare la spesa, vuoi venire con me? Anche la signora Palla vuol venire a giocare con noi”.
I bambini amano molto sentire che i loro giochi “parlano” come se fossero animati. Verso i 3/4 anni, probabilmente, saranno loro stessi a farglielo fare, dimostrandovi quanto le vostre interpretazioni siano servite ad accrescere la loro proprietà di linguaggio e il loro vocabolario!
L’orsetto segue le istruzioni
Un gioco da iniziare in un momento di calma, magari seduti sul divano con il vostro bambino in braccio. Prendete l’orsetto e fategli fare dei movimenti in base alle parole che pronunciate. Per esempio “Salta… salta… salta… stop!”, e allo “stop” fermerete l’orsetto; “Piegati… piegati… piegati… su!”, e al “su” l’orsetto si raddrizzerà in piedi. Il bambino vorrà subito imitarlo o dare lui gli ordini all’orsetto. In entrambi i casi è un gioco utile per imparare ad ascoltare e scandire i tempi.
Già all’età di 1 anno il bambino scopre il mondo anche attraverso il tatto e la manipolazione diventa presto una sua passione. Toccare materiali diversi, sperimentare la loro consistenza e possibilità di trasformazione è una delle più affascinanti scoperte che il vostro piccolo possa compiere, e anche un mezzo con il quale esprimerà i suoi stati d’animo, oltre ad acquisire un maggior controllo delle mani. Tutto questo rende possibili gli entusiasmanti
Giochi con le mani
Accompagnate il vostro bambino con gioia nell’avventura della manipolazione, senza preoccuparvi se in questo percorso si potrà sporcare la maglietta o dovrete riordinare la cucina! Il piccolo sarà felice, avrà compiuto un passo in avanti nella conoscenza del mondo che lo circonda e, soprattutto, lo avrà fatto con voi. Scoprirete poi che più il bambino acquisirà disinvoltura nel fare, meno si sporcherà e meno pasticci combinerà. E, prima ancora di manipolare, invitatelo a toccare!
Giochiamo a toccare
Il bambino di 1-2 anni adora toccare. Il gioco più semplice e valido per aiutarlo a rendersi conto di che cosa sta toccando, e nello stesso tempo per potenziare il vocabolario, consiste nel richiamare la sua attenzione con questa simpatica attività che può anche rivelarsi utile come riempitivo quando bisogna aspettare per cinque-dieci minuti, per esempio in coda al supermercato o in attesa di una visita dal pediatra.
Canticchiate così: “Tocco qua, tocco là… Tocco il cuscino se mi va!”. Nello stesso momento vi dirigete verso il cuscino e lo toccate ben bene dicendo: “È morbido”. Poi potete proseguire “Tocco qua, tocco là… Tocco il pavimento se mi va!”, e giù con le mani sul pavimento “È freddo e duro”; e ancora “Tocco qua, tocco là… Tocco la sedia se mi va!”, e via alla sedia “È liscia”.
Potete proporre questo gioco anche ai giardinetti, toccando i sassi, la terra, i tronchi degli alberi, il prato, lo scivolo, l’acqua della fontanella.
Quando il bambino avrà quasi 3 anni, potrete invitarlo a fare a gara a chi arriva per primo a toccare.
In questo gioco si può persino inserire una regola: le cose che sono più in alto della manina non si toccano mai!
Giocare con la farina gialla
Mettete davanti al vostro bambino una serie di contenitori di diverse forme e dimensioni. Riempite un barattolo di farina gialla e invitate il vostro piccolo a versarla da un contenitore all’altro. Non vorrà più smettere! Lo stesso gioco può essere fatto anche con la pastina o con i maccheroncini.
Un piccolo artista
Intorno ai 18 mesi il bambino comincia a fare scarabocchi con matite o pennarelli lavabili. Non riesce ancora a controllare il movimento della mano e colpisce il foglio con forza. Intorno ai 2 anni capisce che c’è un rapporto tra i suoi movimenti e i segni ottenuti e traccia preferibilmente linee e cerchi. A volte cerca di copiare la riga diritta che gli avete mostrato voi. In questa fase, invitatelo a disegnare, ma lasciatelo sempre libero di provare senza insegnargli né suggerirgli niente.