Il libro della giungla
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Il libro della giungla

  1. 256 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il libro della giungla

Informazioni su questo libro

C'è la giungla. Ci sono Mowgli, Bagheera, Baloo e Shere Khan. E i lupi, Kaa, le Scimmie. E ci sono anche una foca coraggiosa, una mangusta, un elefante e il suo giovane mahut. Storie di animali straordinari e uomini che hanno saputo capirli.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
Print ISBN
9788817057394
eBook ISBN
9788858629406

La caccia di Kaa

Le chiazze sono la gioia del Leopardo;
le corna sono l’orgoglio del Bufalo.
Sii pulito, perché la forza del cacciatore
si rivela nello splendore del suo pelo.
Se scopri che il torello può travolgerti, o che
il Sambhur dalla gran fronte può incornarti;
Non occorre che ti interrompa per dircelo;
lo sapevamo da dieci stagioni.
Non opprimere i cuccioli dello straniero,
ma accoglili come Sorella e Fratello,
Perché se anche son piccoli e rotondetti,
l’Orsa può essere loro madre.
«Nessuno è pari a me!» dice il Cucciolo
nell’orgoglio della prima uccisione;
Ma grande è la giungla e piccolo è il Cucciolo.
Che egli rifletta e stia quieto.
Massime di Baloo
I fatti che narriamo accaddero prima che Mow-gli venisse espulso dal branco dei lupi di Seeonee e si vendicasse di Shere Khan il tigre. Erano i tempi in cui Baloo gli insegnava la Legge della Giungla. Il vecchio orso bruno, grosso e serio, era felice di avere un allievo così pronto, perché in genere i giovani lupi vogliono imparare soltanto quella parte della Legge della Giungla che interessa il loro singolo branco o tribù, e scappano via appena hanno imparato a memoria il Ritornello di Caccia: «Piedi che non fanno rumore, occhi che vedono al buio, orecchie che dalle tane possono udire il vento e bianchi denti aguzzi; tutti questi segni distinguono i nostri fratelli, eccettuato lo sciacallo Tabaqui e la Jena che odiamo». Ma Mowgli, essendo un Cucciolo d’Uomo, doveva imparare molto di più. A volte Bagheera, la Pantera Nera, veniva pigramente attraverso la giungla per conoscere i progressi del suo beniamino e faceva le fusa beata, strofinando il capo a un albero, mentre Mowgli recitava a Baloo la lezione del giorno. Il ragazzo si arrampicava bene quasi quanto nuotava, e nuotava bene quasi quanto correva. Perciò Baloo, il Maestro della Legge, gli insegnò le Leggi dei Boschi e delle Acque; gli insegnò a distinguere un ramo marcio da uno sano, gli insegnò a parlare gentilmente alle api selvatiche quando incontrava un alveare a cinquanta piedi da terra, gli insegnò quello che doveva dire al Pipistrello Mang quando lo disturbava tra i rami in pieno giorno e come doveva avvertire le bisce d’acqua degli stagni prima di tuffarsi in mezzo a loro. Gli abitanti della giungla non amano essere disturbati e sono tutti pronti ad avventarsi contro gli intrusi. Poi, Mowgli imparò anche il Grido di Caccia degli Stranieri che gli abitanti della giungla, quando cacciano fuori dalla loro zona, devono ripetere forte finché non ricevono risposta. Tradotto significa: “Permettetemi di cacciare qui perché ho fame”; e la risposta è: “Caccia dunque per mangiare, ma non per divertirti.”
Capirete da ciò che Mowgli doveva imparare a memoria un sacco di cose e che finiva per stancarsi di ripetere le stesse frasi centinaia di volte. Ma, come disse Baloo a Bagheera un giorno che Mowgli, dopo averle buscate, era corso via infuriato: «Un Cucciolo d’Uomo è un Cucciolo d’Uomo, e deve imparare tutta la Legge della Giungla.»
«Ma pensa com’è piccolo!» obiettò la Pantera Nera che, se avesse potuto fare a modo suo, avrebbe certamente viziato Mowgli. «Come può quella sua testolina ritenere tutti i tuoi lunghi discorsi?»
«C’è forse nella giungla un animale troppo piccolo per venire ucciso? No. Ecco perché gli insegno queste cose, ed ecco perché lo picchio, molto delicatamente del resto, quando le dimentica.»
«Delicatamente! Che ne sai tu di delicatezza, vecchio Piede di Ferro?» brontolò Bagheera. «Oggi la sua faccia è tutta un livido per la tua… delicatezza! Uff!»
«Meglio che sia coperto dalla testa ai piedi di lividi fatti da me che gli voglio bene, piuttosto che gli capiti del male per ignoranza» disse Baloo accalorandosi. «Ora gli sto insegnando le Parole d’Ordine della Giungla, che lo proteggeranno presso gli uccelli e il Popolo dei Serpenti e presso tutti quelli che cacciano su quattro zampe e non appartengono al suo branco. Ora, purché si ricordi le Parole, può pretendere protezione da tutti, nella giungla. Ti pare che ciò non valga un po’ di scappellotti?»
«Come vuoi. Bada soltanto di non ammazzare il Cucciolo d’Uomo. Non è un tronco d’albero e non puoi adoperarlo per aguzzare le tue rozze unghie. Ma che cosa sono queste Parole d’Ordine? Benché sia più facile che io dia aiuto anziché chiederne» e qui Bagheera allungò una zampa e si guardò soddisfatta gli artigli azzurrini come l’acciaio e taglienti come un bisturi, «mi piacerebbe conoscerle.»
«Chiamerò Mowgli e lui te le dirà… se ne ha voglia. Vieni, Fratellino!»
«La testa mi ronza come un alveare» disse una voce imbronciata sopra il loro capo, e Mowgli scivolò lungo il tronco d’un albero, molto stizzito e indignato. «Se vengo è per Bagheera e non per te, vecchio e grasso Baloo» aggiunse toccando terra.
«Per me è lo stesso» rispose Baloo; ma era offeso e addolorato. «Dille a Bagheera, allora, le Parole d’Ordine della Giungla che ti ho insegnato oggi.»
«Le Parole d’Ordine di quale popolo?» domandò Mowgli, felice di poter far sfoggio del suo sapere. «La giungla ha molte lingue e io le conosco tutte.»
«Qualcosa sai, ma non molto. Vedi, Bagheera, non ringraziano mai il maestro. Mai che un lupacchiotto sia tornato a ringraziare il vecchio Baloo dei suoi insegnamenti. Di’ le parole per i Cacciatori, allora, sapientone.»
«Siamo dello stesso sangue, voi e io» disse Mowgli dando alle parole l’accento dell’Orso, come fanno tutti i Cacciatori.
«Bene. E ora quelle per gli uccelli.»
Mowgli ripeté, con il fischio dell’avvoltoio alla fine della frase.
«Ora per i serpenti» lo invitò Bagheera.
La risposta fu un sibilo del tutto indescrivibile, e Mowgli lanciò in aria le gambe e batté le mani per applaudirsi da solo; poi saltò in groppa a Bagheera e vi sedette di traverso, tamburellando coi talloni sulla lucida pelliccia e facendo a Baloo le più orribili smorfie del suo repertorio.
«Là… là! Questo valeva bene un po’ di lividi» bofonchiò l’Orso Bruno con tenerezza. «Un giorno ti ricorderai di me.» Poi si rivolse a Bagheera e le raccontò come avesse chiesto le Parole d’Ordine a Hathi, l’Elefante Selvaggio che conosce a fondo queste cose, come Hathi avesse accompagnato Mowgli a uno stagno per fargli dire da una serpe d’acqua le parole dei Serpenti che Baloo non riusciva a pronunciare, e come ora Mowgli fosse relativamente al sicuro contro qualsiasi incidente della giungla, perché né serpenti, né uccelli, né belve gli avrebbero fatto del male.
«Quindi non deve temere nessuno» concluse Baloo battendosi con orgoglio il suo petto peloso.
«Fuorché quelli della sua stessa tribù» osservò sottovoce Bagheera; e aggiunse forte, a Mowgli: «Un po’ di riguardo per le mie costole, Fratellino! Che cos’hai da agitarti tanto?»
Da un po’ Mowgli stava cercando di attirare l’attenzione arruffando il pelo di Bagheera e scalciando a tutta forza. Quando i due lo ascoltarono, gridò a gola spiegata: «E così avrò una mia tribù e la guiderò tutto il giorno tra i rami.»
«Che nuova pazzia è questa, piccolo sognatore?» domandò Bagheera.
«Sì, e getteremo rami e sporcizie al vecchio Ba-loo» proseguì Mowgli. «Me l’hanno promesso. Ah!»
«Whoof!» Con una zampata, Baloo spazzò Mowgli dal dorso di Bagheera, e il ragazzo, steso a terra tra le sue grosse zampe anteriori, si accorse che l’Orso era davvero infuriato.
«Mowgli» disse Baloo. «Tu hai parlato con le Bandar-log, con le Scimmie.»
Mowgli guardò Bagheera per vedere se anche la Pantera era in collera, e notò che gli occhi di Bagheera erano duri come la giada.
«Sei stato con le Scimmie, le scimmie grigie, le creature senza Legge, che mangiano di tutto. È una vergogna grande.»
«Quando Baloo mi ha ammaccato la testa» disse Mowgli, ancora con le spalle a terra «sono scappato, e le scimmie grigie sono scese dagli alberi ed hanno avuto compassione di me, loro sole fra tutti.» Mowgli tirò su col naso.
«La compassione delle Scimmie!» sbuffò Ba-loo. «È come dire la calma di un torrente montano o il fresco del sole d’estate! E poi, Cucciolo d’Uomo?»
«E poi, e poi mi hanno dato noci e altre buone cose da mangiare e… e mi hanno portato in braccio su in cima agli alberi e mi hanno detto che sono loro fratello di sangue, con l’unica differenza che non ho la coda, e che un giorno diverrò loro capo.»
«Le Scimmie non hanno capo» disse Baghee-ra. «Mentono. Hanno sempre mentito.»
«Sono state molto gentili e mi hanno detto di ritornare. Perché non mi avete mai portato dalle Scimmie? Stanno ritte come me, non mi picchiano con zampe pesanti e giocano tutto il giorno. Lasciami alzare! Cattivo Baloo, lasciami alzare! Voglio giocare ancora con loro.»
«Ascolta, Cucciolo d’Uomo» esclamò l’Orso, e la sua voce rombò come il tuono in una notte calda. «Ti ho insegnato la Legge della Giungla per tutte le creature della giungla… eccetto le Scimmie che vivono sugli alberi. Non hanno un loro linguaggio, ma adoperano parole rubate che carpiscono stando sugli alberi a origliare e spiare. Le loro usanze non sono le nostre. Non hanno capi, non hanno memoria. Sono vanitose e chiacchierone e si atteggiano a personaggi importanti intenti a grandi imprese nella giungla, mentre basta il cadere di una noce a distrarle; ridono e dimenticano tutto. Noi della giungla non abbiamo rapporti con loro. Non beviamo dove bevono le Scimmie, non andiamo dove vanno le Scimmie; non andiamo a caccia dove ci vanno loro e non moriamo dove muoiono loro. Mi hai mai sentito parlare delle Bandar-log prima d’oggi?»
«No» sussurrò Mowgli. Ora che Baloo aveva finito nella foresta il silenzio era profondo.
«Il Popolo della giungla le esclude dalle sue parole e dai suoi pensieri. Sono moltissime, cattive, sporche, svergognate e desiderano, semmai possono avere un desiderio preciso, farsi notare dal Popolo della giungla. Ma noi non le notiamo, anche quando ci gettano in testa noci e sozzure.»
Aveva appena finito che una gragnuola di noci e di ramoscelli piovve dal fogliame; molto in alto, tra i rami sottili, si udirono colpi di tosse, schiamazzi e balzi rabbiosi.
«Le Scimmie sono proibite» disse Baloo «al Popolo della giungla. Ricordalo.»
«Proibite» ripeté Bagheera. «Tuttavia, penso che Baloo avrebbe dovuto metterti in guardia contro di loro.»
«Io…? Come potevo immaginare che sarebbe andato a giocare con quelle spregevoli creature? Con le Scimmie? Puah!»
Un’altra gragnuola piovve sulle loro teste, e i due se la svignarono tirandosi dietro Mowgli. Quello che aveva detto Baloo sulle Scimmie era vero. Esse vivevano in cima agli alberi, e poiché gli animali guardano raramente in alto, le Scimmie e gli abitanti della giungla non avevano alcuna occasione di incontrarsi. Ma ogni volta che si imbattevano in un lupo malato o in una tigre o in un orso feriti, le scimmie li tormentavano e tiravano bastoncini e noci a ogni bestia, un po’ per divertirsi e un po’ con la speranza di farsi notare. Poi schiamazzavano e urlavano canzoni prive di senso e invitavano il Popolo della giungla ad arrampicarsi sugli alberi e a lottare con loro; oppure iniziavano tra loro lotte furibonde per un nonnulla e lasciavano le scimmie morte in luoghi dove il Popolo della giungla potesse vederle. Stavano sempre per eleggersi un capo e per scegliersi leggi e costumi loro propri, ma non lo facevano mai perché erano assolutamente incapaci di tenere a mente una cosa da un giorno all’altro. Perciò erano venute a un compromesso, creando la massima: “Ciò che le Bandar-log pensano oggi lo penserà domani anche la giungla”, che le confortava molto. Nessuna bestia poteva raggiungerle, ma d’altro canto nessuna bestia badava loro, ed è per questo che si rallegrarono tanto quando Mowgli andò a giocare con loro, e quando videro che Baloo era così adirato.
Non avevano mai avuto altre intenzioni; le Bandar-log non hanno mai un’intenzione precisa. Ma una di loro ebbe un’idea che le parve brillante e che comunicò a tutte le altre: Mowgli sarebbe stato utilissimo alla tribù, perché era capace di intrecciare ramoscelli per farne ripari contro il vento e, se riuscivano a catturarlo, l’avrebbero indotto a insegnar loro come si faceva. Mowgli, che era figlio di un boscaiolo, aveva ereditato naturalmente una quantità di istinti e se ne serviva per costruire con i rami caduti piccole capanne, senza sapere neppure perché lo facesse. Ma le Scim-mie, che lo osservavano dagli alberi, giudicavano il suo gioco veramente portentoso. Questa volta, si dissero, avrebbero davvero avuto un capo e sarebbero divenute il popolo più saggio della giungla… saggio al punto che tutti gli altri sarebbero stati costretti a notarle e a invidiarle.
Perciò seguirono Baloo, Bagheera e Mowgli attraverso la giungla in perfetto silenzio finché giunse l’ora del sonnellino pomeridiano, e Mowgli, che era pieno di vergogna, si addormentò tra la Pantera e l’Orso, deciso a troncare ogni rapporto con le Scimmie.
La prima sensazione che provò, svegliandosi, fu di tante mani che gli tenessero le gambe e le braccia; mani piccole, dure e forti; poi dei rami gli sferzarono il viso, e si trovò a guardare giù tra le fronde sconvolte Baloo che svegliava la giungla con i suoi urli profondi e Bagheera che balzava sul tronco scoprendo i denti. Le Bandar-log gettarono grida di trionfo e, affrettandosi verso i rami più alti dove Bagheera non osava seguirle, urlarono: «Ci ha notate! Bagheera ci ha notate! L’intero Popolo della giungla ammira la nostra abilità e la nostra astuzia!»
Poi iniziarono il loro volo; e il volo delle Scim-mie nel regno degli alberi è una cosa veramente impossibile a descriversi. Hanno le loro strade regolari e le loro traverse, in salita e in discesa, tutte a una altezza che varia dai cinquanta ai settanta o cento piedi sopra il livello del terreno e che, volendo, possono percorrere anche di notte. Due delle scimmie più robuste afferrarono Mowgli sotto le ascelle e volarono con lui d’albero in albero, spiccando salti di venti piedi alla volta. Da sole avrebbero avuto una velocità doppia, ma il ragazzo le costringeva a rallentare. Per quanto stordito dal capogiro, Mowgli non poteva fare a meno di godersi quella corsa pazza, benché la vista della terra, già a distanze enormi, lo spaventasse, e i terribili urti e gli scossoni alla fine di ogni salto nel vuoto gli facessero salire il cuore in gola. I suoi rapitori lo portarono su su in cima a un albero, finché sentivano scricchiolare e curvarsi sotto il peso degli ultimi fragili rami, e poi, con grida d’incitamento, si proiettavano fuori nell’aria e, con una parabola discendente, andavano ad aggrapparsi con le mani e coi piedi ai rami più bassi dell’albero vicino. A volte Mowgli poteva vedere per miglia e miglia la distesa verde e immobile della giungla, come un marinaio può vedere il mare della cima di un albero maestro; poi i rami e le foglie gli sferzavano ancora il viso e di nuovo si trovava, con i suoi due guardiani, quasi al livello del terreno. Così, tra balzi, schianti, urla e strepiti, l’intera tribù dell...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. BUR
  3. Frontespizio
  4. Prefazione dell’autore
  5. I fratelli di Mowgli
  6. Canto di caccia del branco di Seeonee
  7. La caccia di Kaa
  8. Canto di marcia delle Bandar-log
  9. «Tigre! Tigre!»
  10. Canzone che Mowgli cantò alla Rupe del Consiglio quando danzò sulla pelle di Shere Khan
  11. La foca bianca
  12. Lukannon
  13. «Rikki-Tikki-Tavi»
  14. Canto di Darzee
  15. Toomai degli elefanti
  16. Shiva e la cavalletta
  17. Al servizio di sua maestà
  18. Canto di parata degli animali dell’accampamento
  19. Correre con Mowgli, in primavera
  20. Indice