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Il maggiore Desmond Ferneaux-Lightfoot del corpo dei Granatieri conobbe Harriet Frodsham qualche settimana dopo la fine della guerra. Quell’inverno la vide spesso, e negli ultimi tempi aveva ripetuto in più di un’occasione quanto gli sarebbe piaciuto sposarsi.
Harriet aveva trovato molto lusinghiero che lui la invitasse con tanta assiduità a teatro e nei locali, e quegli accenni al matrimonio le davano il batticuore; ma al tempo stesso la esasperava la cautela con cui lui evitava di dire esplicitamente chi fosse la prescelta.
Quel comportamento evasivo la lasciava perplessa, perché sembrava in contraddizione con ogni altro aspetto del suo carattere, così deciso e pragmatico. Niente gli impediva di sposare seduta stante chi gli pareva; aveva trentun anni, era ricco e di una bellezza fuori dal comune. Al principio dell’estate Harriet si era convinta che la spiegazione più plausibile di quella curiosa titubanza fosse che probabilmente la considerava troppo giovane, e aveva cominciato a rassegnarsi al fatto che sarebbe stato a dir poco puerile pensare che un uomo così adulto, responsabile e posato la giudicasse una moglie adeguata.
Aveva ormai deciso che, per quanto Desmond fosse irresistibile sotto molti punti di vista, con quell’indefettibile compostezza proprio non faceva al caso suo, quando, una mattina ai primi di giugno, lui la sbalordì telefonandole dalla campagna e dichiarando in un tono concitato, quasi isterico, che non ce la faceva più a starle lontano. Soggiornava con una parente anziana e sei giovani cugini, e aveva confidato alla zia di avere scovato in Inghilterra la più adorabile delle ragazze e che intendeva convincerla a sposarlo. Zia Jessica ne era stata felice, disse, come se fosse stata lei stessa a ricevere una proposta di matrimonio, e gli aveva suggerito di invitare la ragazza subito nel Galles, per il fine settimana. Poteva prendere il rapido fino a Ruabon, dove sarebbe andato a prenderla in auto.
Harriet era determinata a comportarsi in modo composto e maturo e, concedendosi una pausa di un secondo mentre si mordeva il labbro superiore fino a farsi male, riuscì ad assumere un tono sofisticato di falsa ingenuità .
«Intendi chiedere la sua mano?» domandò.
«Aspetta e vedrai» rispose lui.
«Non posso venire» disse Harriet.
«Perché no?»
«La tintoria consegna dopodomani. Non ho niente da mettermi.»
Dopo un tira e molla di sei minuti, fu deciso che Harriet sarebbe partita quella sera stessa.
Lei agganciò il ricevitore e, tendendo le braccia, si mise in posa come una ballerina in terza posizione: mosse qualche passo di danza intorno al divano, ma le parve che i suoi movimenti mancassero di precisione, così tornò indietro e ricominciò da capo, partendo dallo stesso punto accanto al telefono. Una piroetta, un jeté, un altro giro su se stessa, esattamente come le era stato insegnato; poi si precipitò di sopra in camera di sua madre, a frugare nel comò in cerca di qualche abito da farsi prestare.
Al suo appuntamento con Lightfoot, la mattina dopo, pioveva a dirotto. La stazione era tranquilla e un piccolo facchino le portò la nuova valigia in pelle di cinghiale dal treno alla macchina. Dopo aver oltrepassato qualche casa, la strada si snodava in una profonda valle verdeggiante fino a Bala.
Il lago le parve insignificante, grigio-ferro, piatto e circondato da un boschetto troppo spoglio, e Harriet si domandò se le appariva banale soltanto perché non ne aveva mai sentito parlare. Forse anche Ullswater non era poi tanto diverso, ma dato che tutti cantavano le lodi della regione dei laghi del Cumberland lei ci aveva visto una bellezza che in realtà non c’era affatto. Certo, pensò, Bala le avrebbe fatto una migliore impressione se avesse potuto fermarsi a guardarla, invece che sbirciarla dal parabrezza rigato di pioggia mentre Lightfoot procedeva indiavolato a oltre ottanta chilometri orari.
«Mi sarebbe piaciuto dare un’occhiata al lago» disse, d’un tratto.
Lightfoot rispose che la strada era ancora lunga, bisognava sbrigarsi se volevano arrivare prima di colazione, e si augurò che non fosse stanca perché in casa c’erano sei bambini di tutte le età ai quali era stata promessa una gita con pic-nic.
«Se continua a piovere bisognerà rimandare» disse lei.
«Nemmeno per sogno» disse lui. «Non li conosci, quelli: farebbero scoppiare la rivoluzione.»
«Si beccheranno una polmonite.»
Lui disse che non c’erano alternative, perché gli avevano fatto giurare sul suo onore che la gita ci sarebbe stata, pioggia o non pioggia. E comunque, aggiunse, anche se non lo avesse giurato, non avrebbe sopportato di deluderli. La gente dimentica con quanta trepidazione e con quale impeto si desiderino le cose da bambini.
Harriet si dichiarò d’accordo, solo rimpianse di non aver messo in valigia qualche abito più vecchio, soprattutto considerato che Lightfoot indossava un paio di pantaloni di flanella grigio fango e una logora giacca di tweed con toppe di pelle unta sui gomiti.
Lo guardò di profilo e provò una fitta leggera di apprensione vedendolo con il mento proteso e l’espressione irrigidita mentre cambiava le marce, con un certo anticipo rispetto alla norma, inerpicandosi per le colline scoscese: pareva andare più veloce in salita che in piano e prendeva un’aria di trionfo quando la frizione non grattava e l’auto accelerava senza scosse.
Sembrava completamente concentrato sulla guida e indifferente alla sua presenza, e lei si sentì trascurata e si domandò quando si sarebbe deciso a chiederla in moglie: concluse tra sé e sé che non avrebbe potuto farlo alla stazione, sotto la pioggia, mentre lei, impacciata dai guanti, armeggiava con il biglietto cercando di strappare la matrice per il ritorno. Alla macchina, naturalmente, era stato indaffarato a caricare la valigia, dopodiché c’erano state le salite e le marce.
Pensò che, arrivati a casa, le avrebbero mostrato la sua stanza, lei si sarebbe data una rinfrescata e poi sarebbe scesa a fare colazione con la famiglia. Di sicuro lui non sarebbe andato a parlarle mentre faceva il bagno, quindi probabilmente non ci sarebbero state altre opportunità finché non avessero cominciato a organizzare il pic-nic. Forse avrebbe fatto in modo di trovarsi da solo con lei nella sala d’armi, o in qualsiasi altro posto sarebbero andati a farcire i panini e riempire gli zaini. Pensò a quant’erano eccitanti le sue mani abbronzate sul volante: aveva le unghie ben curate ma piuttosto grandi, e pur senza rendersene conto lei non aveva ancora deciso se trovarle attraenti o ripugnanti.
Lightfoot guidò a tutta velocità sulla strada sconnessa della brughiera. Per una decina di chilometri non superarono né case né staccionate, e sotto la pioggia i piccoli rilievi irregolari apparivano grigio scuro e color carbone. Non incrociarono altre macchine; lungo il paesaggio erano sparpagliate pecore sudice e macilenti tori neri. A Harriet il luogo sembrò remoto e romantico: pensò che, se fosse stata un uomo, lo avrebbe giudicato ideale per una proposta di matrimonio. Avrebbe fermato la macchina per scendere a godersi la pioggia e quella solitudine selvaggia.
Lightfoot procedeva ostinato, con lo sguardo fisso sull’asfalto davanti a sé per evitare le pecore che si avventuravano sulla strada. Passò un’eternità prima che avvistassero il cottage, in fondo a una via sbarrata da un cancello. Quando ci si fermarono davanti, un vecchio si avvicinò al finestrino e disse che il passaggio costava sei penny; all’andata, quella mattina, il signore si era dimenticato di pagare. In tono abbastanza divertito, Lightfood disse al vecchio che pretendere un pedaggio era reato: lo informò che i gabelli erano aboliti per legge in tutta l’Inghilterra fin dal diciannovesimo secolo, e che si sentiva in dovere di protestare, per principio.
«Lei rischia il carcere, o quantomeno una multa, chiedendo denaro» sorrise Lightfoot.
Il vecchio si spaventò, si precipitò a passo malfermo al chiavistello e aprì il cancello, ma solo il minimo indispensabile per far passare la macchina. Harriet si girò sul sedile e lo vide impalato a guardare l’auto che si allontanava, con uno sguardo pieno d’angoscia, come se temesse che andassero di filato alla polizia.
Quel tratto pomposo del carattere di Lightfoot la irritava, e per un istante cominciò a dubitare di essere davvero innamorata di lui. Si voltò e gli disse: «Avresti dovuto dargli i sei penny».
Lightfoot, euforico per il viaggio in auto, si era pavoneggiato apposta per colpire Harriet, e la reazione di lei lo colse alla sprovvista. Si scusò per averla messa a disagio; poi le spiegò di nuovo e nel dettaglio che le strade nazionali erano gratuite, e la richiesta di pagamento di quell’uomo assolutamente illegale. Anzi, puntualizzò, loro stessi sarebbero stati passibili di denuncia se avessero ceduto.
«Secondo te dovrebbe starsene sotto la pioggia e aprirti il cancello in cambio di niente?» disse Harriet in tono ostile. «Ti ha risparmiato il fastidio di scendere dalla macchina e arrangiarti da solo, meritava almeno una mancia.»
Lightfoot continuò a guidare con aria pensosa, poi rallentò e accostò su un declivio erboso. Accese una sigaretta e ammise che aveva ragione lei: non avrebbe dovuto permettere a quell’uomo di lavorare per lui senza ricompensa. Proprio così, se non voleva pagare, avrebbe dovuto scendere e aprirsi da solo il cancello.
A Harriet parve che il discorsetto fosse un po’ forzato, e lui le sembrò irritato quando fece inversione e accelerò sulla salita per tornare al cancello. Rimasero zitti, e Harriet non trovò affatto conciliante l’ostentazione con la quale lui scese dall’auto, fece le sue scuse al vecchio e gli consegnò una banconota da una sterlina. Quando ripartirono si girò di nuovo a guardare il volto dell’uomo rimasto a fissarli e si vergognò di se stessa, perché vedendogli un’espressione ancora più terrorizzata della prima volta, le venne quasi da ridere.
La zia di Lightfoot abitava in una casa di pietra, di un grigio talmente scuro da sembrare nero, vecchia di due secoli. Circondata dalle cupe montagne del Galles, si affacciava su una valle incolta, salvo per qualche appezzamento sporadico. Ai due lati del viale d’accesso l’erba terminava bruscamente e la ghiaia era rastrellata alla perfezione: il giardino era ampio, alla francese e ben curato. Simile a un tappeto battuto di fresco, un prato verde brillante si allungava fino alla piscina da un lato della casa, e a un alto muro di cinta costeggiato da peschi dall’altro. Non appena la macchina si fermò, una bambina si sporse da una finestra all’ultimo piano e si sbracciò per qualche secondo prima che un braccio grassoccio e arrossato le circondasse il collo, la tirasse dentro e richiudesse con forza il vetro.
Un giovane domestico in livrea blu prese la valigia di Harriet. In un melodioso accento gallese chiese alla signorina Frodsham il permesso di farle strada alla sua stanza, e lei lasciò Lightfoot fermo ai piedi dell’ampia scalinata, a guardarla andare via di spalle con un’espressione un po’ patetica, le parve. Tornò a piacerle per quello sguardo desolato, e sul pianerottolo si voltò a fargli un cenno di saluto e un sorriso: sembrava così contrito e dispiaciuto di perderla di vista che gli perdonò l’arroganza insensibile dimostrata al custode del cancello.
Era nella vasca quando sentì risuonare in sala il gong della colazione. Si affrettò ad asciugarsi e vestirsi, indossando l’abito più vecchio messo in valigia, e scese senza perdere tempo a truccarsi o darsi lo smalto sulle unghie.
La zia di Lightfoot, Jessica, stava versando il tè e il latte a sei bambini seduti a un tavolo enorme coperto da una tovaglia di lino bianco. Notò le dita di Harriet e provò sollievo, perché si era aspettata una debuttante viziata che avrebbe fatto il suo ingresso piena di affettazione, con le unghie laccate e un’aria strafottente. La salutò con una stretta di mano, e a turno le presentò i bambini. Con perfetta educazione, ciascuno si dichiarò felice di conoscerla, poi tutti si zittirono, aspettando guardinghi che Harriet facesse o dicesse qualcosa che lasciasse intuire che tipo di persona fosse. Una volta servito il porridge in sette identiche ciotole marroni, zia Jessica domandò a Harriet del viaggio e poi, di punto in bianco, disse: «Sei troppo giovane per sposare Desmond».
«Non ha importanza, visto che non me l’ha chiesto» rispose Harriet, nel tono più sensato che le riuscì di trovare.
«Quanti anni hai?»
«Diciassette.»
«Compiuti quando?»
«Da qualche mese.»
«Quanti, esattamente?»
«Due.»
«Desmond ti piace?»
«Per alcune cose, sì.»
Becky, la maggiore dei bambini, alzò su di lei uno sguardo serio e disse: «Allora non ti piace».
Zia Jessica guardò Harriet dall’alto in basso.
«Incoraggerò la vostra relazione» disse.
Harriet ingollò tre cucchiaiate di quel delizioso porridge e zia Jessica, d’impulso, buttò là : «La madre di Desmond era più giovane di te quando si è sposata. Non è stato un successo».
«Allora ci si sposava presto» disse Harriet.
«Certo. Ma il marito aveva venticinque anni più di lei, il che forse spiega perché il matrimonio sia finito male.»
dp n="13" folio="13" ? «Cos’è accaduto?»
«Non intendo affatto discutere di questo argomento» disse zia Jessica.
Harriet finì il suo porridge e poi aiutò a distribuire piatti di pancetta e pomodori ai bambini. Fu felice dell’arrivo di Desmond, perché quella conversazione le era costata più di quanto avesse dato a vedere.
In stazione Lightfoot aveva comprato una rassegna completa dei quotidiani del mattino. Allungò alla zia il «Telegraph», il «News Chronicle» a Harriet, e lasciò il resto ai bambini più grandi, tenendo il «Times» per sé. Sprofondarono tutti nella lettura allungando i piatti solo per chiedere il bis, e presto i bambini iniziarono a bisbigliare e gradatamente alzarono le voci, ciarlando e bisticciando senza imbarazzo a proposito del pic-nic.
Becky aveva tredici anni, i capelli scuri e gli occhi blu; parlava in tono sommesso e senza condiscendenza, e sembrava meno consapevole del proprio ruolo di sorella maggiore rispetto ad Adrian, che di anni ne aveva dodici ed era prefetto nella scuola che frequentava in preparazione di Eton. Annabel, di dieci, aveva i capelli chiari, era alta e socievole, e Cooty, della sua stessa età , era più bassa ma ancora più spigliata. John, un bambino di nove anni dall’aria robusta, parlava di rado, e Nicko, che ne aveva sei, sembrava preoccuparsi soprattutto di tenere il passo con gli altri e non restare escluso.
Si interrogarono animatamente sul luogo dove si sarebbe tenuto il pic-nic, esprimendo ciascuno un parere diverso ma irremovibile: a nessuno sembrò venire in mente di chiedere a Lightfoot, pur sapendo che aveva già deciso, ma nell’argomentare, i più dogmatici gli lanciavano occhiate in tralice, come per coglierlo in fallo.
Con aria solenne Desmond annunciò che gli ordini di destinazione restavano TOP SECRET; la truppa si sarebbe messa in marcia tra un’ora esatta e per la prima parte del viaggio sarebbe stato disponibile un mezzo di trasporto; tutti, a prescindere dai gradi militari e dal tempo, avrebbero indossato impermeabili.
«Scommetto che si va al vecchio estuario, come al solito» commentò Adrian.
«Impossibile» disse Cooty. «Non ha parlato di costumi da bagno.»
«A volte abbiamo fatto anche senza» disse Annabel.
«Non ha detto una parola sui teli da bagno» ribattè Adrian. «Almeno quelli bisogna portarli per forza.»
Desmond domandò a zia Jessica un parere sul tempo, e lei rispose che probabilmente avrebbe continuato a piovere tutto il giorno. Non sarebbe uscita di casa a nessun costo.
«Perché no?» domandò Cooty.
«Non voglio bagnarmi la parrucca.»
Molti anni prima, in Malesia, zia Jessica aveva contratto il tifo e perso tutti i capelli, che non le erano più ricresciuti. Si disegnava accuratamente le sopracciglia sulla fronte glabra e il vero motivo per cui rifiutava di uscire sotto un acquazzone era che la matita nera tendeva a colare. Fin da principio non si era lasciata abbattere dalla parrucca, facendone un costante motivo di scherzo con i nipoti, ma soffriva ancora di un complesso per le sopracciglia e raramente ammetteva anche solo con se stessa che erano finte.
Desmond non se n’era mai accorto, ma sapeva che sua zia non si dava troppo pensiero della parrucca, e dunque non credette a quella scusa. Fece del suo meglio per convincerla ad accompagnarli. I bambini si unirono all’appello e anche Harriet, ancora troppo bambina lei stessa per apprezzare l’idea di assumersi per l’intera giornata la responsabilità di gestirne altri sei, cercò di farle cambiare idea. Pensando inoltre che in mancanza di un terzo adulto si sarebbero presentate ben poche occasioni di parlare in privato con Desmond, Harriet commise l’imprudenza di insistere troppo a lungo, finché zia Jessica si spazientì e mise fine alla faccenda dicendo, quasi con rabbia: «Smettetela di darmi il tormento, per favore. Non ci vengo, e questo è quanto».
Harriet si sorprese della suscettibilità della zia, ma i bambini non parvero scomporsi e Desmond le rivolse un sorriso rassicurante e le consigliò di cambiarsi d’abito e mettere qualcosa di più vecchio – pareva proprio che avrebbe diluviato tutto il giorno. Harriet fu felice che la gonna e la camicetta gli sembrassero troppo eleganti, e provò un senso di complicità femminile con Becky, sentendole dire: «Meglio non mettere le calze di nylon, le ridurresti a brandelli».
Adrian obiettò che non poteva affermarlo con certezza, visto che nessuno aveva idea di dove fossero diretti: per quanto ne sapevano, potevano finire a sentir inni di chiesa gallesi al municipio di Harlech.
Dopo colazione Lightfoot fu troppo indaffarato in cucina a impacchettare sandwich e infilarli dentro otto zaini svizzeri (di diversa grandezza) per prestare la minima attenzione a Harriet. Lei andò a sedersi in salotto per un minuto e mezzo, poi si alzò di nuovo e salì lentamente in camera sua.
La sua valigia era stata svuotata e il suo impermeabile verde ...