Corpo e mente oggi
Sono qui raccolti consigli ed esercizi adatti a tenere in efficienza il fisico e la mente, formulati sulla base delle più recenti acquisizioni nell’ambito delle neuroscienze. In altri Paesi i programmi di fitness mentale sono già una pratica consolidata: negli Stati Uniti, anche la più importante istituzione pubblica per la vecchiaia, il National Institute for Aging, l’istituto federale per la ricerca nel campo dell’invecchiamento, promuove programmi pratici per migliorare la condizione degli anziani e per incoraggiare un fitness mentale a partire dagli anni della maturità . L’idea portante di questo e altri programmi è riconoscere quanto sia fondamentale adottare uno stile di vita che contempli una ginnastica per il fisico e la mente già dall’età adulta: la vecchiaia oggi è infatti una condizione diversa rispetto al passato ed è perciò necessario affrontarla per tempo, sin dagli anni in cui si ritiene di essere invulnerabili e in forma perfetta. Da adulti, nel pieno delle forze e delle energie, non si pensa agli anni che verranno e si crede di poter continuare a vivere come nel presente: in realtà la vecchiaia è come l’infanzia, un’età in cui si è più fragili ed è opportuno osservare alcune regole. Da piccoli ci si vaccina, si segue una dieta appropriata, si fa - o si dovrebbe fare - un’attività fisica, si nutre il cervello con i racconti degli adulti, con nuove esperienze, con la lettura e la scuola. Nello stesso modo, a partire dalla maturità bisogna prevenire la vecchiaia con una dieta appropriata, attività fisica ed esperienze stimolanti, per mantenere il più possibile in efficienza corpo, cervello e mente. Dalla fase embrionale alla vecchiaia, i meccanismi che riguardano il sistema nervoso sono infatti molto simili: i geni stabiliscono un quadro di riferimento sulla cui base si struttura il cervello ma è l’ambiente a stimolarne la plasticità , a dare forma ai suoi circuiti, a rinnovarne struttura e funzione, persino in quelle età in cui esso, secondo i luoghi comuni, ha perduto ogni capacità di modificarsi.
Ciò che oggi sappiamo in tema di plasticità nervosa e di strategie per promuovere un fitness della mente ha un’importanza crescente in rapporto alle trasformazioni che hanno subito le età della vita. Le caratteristiche della vita umana sono infatti cambiate radicalmente nel volgere di poco più di mezzo secolo: pochi decenni rappresentano un attimo in termini di storia del genere umano ma possono anche costituire un importante giro di boa nell’evoluzione. Sin quasi alle soglie della Seconda guerra mondiale le età della vita avevano diverse caratteristiche qualitative e quantitative: un «ragazzo» di 30 (o anche di 40 anni), come lo si chiama oggi, era un uomo maturo, ma circa un secolo prima, quando Dostoevskji scrisse I fratelli Karamazov, parlava di uno dei suoi personaggi come di «un vecchio di quarant’anni». Anche gli antichi romani chiamavano senex il quarantenne, Balzac definiva «amabile vegliardo» un suo personaggio di appena 45 anni, Byron temeva «la vecchiaia che insorge con i quarant’anni»... Ovviamente, oggi sono mutate anche le caratteristiche dell’infanzia e dell’adolescenza, un’età quest’ultima che si spinge sin quasi ai 20 anni. Ma la fase dell’arco vitale che è cambiata in modo più evidente è la vecchiaia, o terza età , se si preferisce usare un termine introdotto quando la vecchiaia cominciò a trasformarsi sia dal punto di vista del numero di persone che la raggiungevano, sia da quello della condizione degli anziani, diversi nella psiche e nel corpo rispetto ai loro predecessori di un passato non lontano.
Anzitutto, un tempo essere anziani, cioè aver superato i 50 o i 60 anni a seconda del periodo storico, era una condizione che riguardava un numero relativamente ridotto di persone: non soltanto l’attesa di vita alla nascita era di circa 40 anni a causa dell’elevata mortalità infantile, ma anche le persone che arrivavano a campare sino ai 60 anni potevano sperare di vivere, in media, non più di 14 anni. Oggi l’attesa di vita di un neonato è di quasi 77 anni e di quasi 83 per una neonata. Nel 2002 la vita media in Italia era infatti di 76,8 anni per gli uomini e 82,9 anni per le donne. Per quanto riguarda la speranza di vita a 65 anni, in un breve periodo (1996-2001) si è passati per gli uomini da poco meno di 16 anni nel ’96 a un po’ più di 16 anni e mezzo nel 2001, un aumento di poco più di 8 mesi; invece per le donne si è passati da un po’ più di 19 anni e mezzo a oltre 20 e mezzo, un aumento di 13 mesi. Le previsioni indicano che nel 2010 la speranza di vita dei sessantacinquenni dovrebbe allungarsi ulteriormente: di 1 anno e 8 mesi per gli uomini e di 2 anni e 5 mesi per le donne; nel 2020 di circa 3 anni per gli uomini e di quasi 4 per le donne; e infine, nel 2030 l’allungamento della vita sarebbe rispettivamente di 4 anni per gli uni e di 5 anni e mezzo per le altre. In sostanza, i trentenni di oggi, che avranno 65 anni nel 2040, potranno aspettarsi di vivere sino a circa 86 anni (gli uomini) e sino a oltre 90 (le donne): questi cambiamenti si sono tradotti in una nuova terminologia, cosicché si parla ormai di terza età per riferirsi a una fascia di età che va dai 65 agli 80 anni e di quarta età per indicare gli ultra-ottantenni.
Questo per quanto riguarda la quantità , vale a dire l’età media della popolazione, che nei Paesi industrializzati dell’Occidente, come ben sappiamo, si è allungata fino a creare un largo gruppo di anziani. Ma anche la qualità della vita è cambiata: un secolo fa un sessantenne presentava caratteristiche senili, appariva e si comportava come un vecchio. Certo, c’erano ovviamente le eccezioni, ma in genere gli anziani non godevano di buona salute: la loro mente li tradiva, erano retratti dal mondo, non viaggiavano e non avevano grandi aspettative in quanto ritenevano di aver già raggiunto un traguardo significativo. E in effetti, campare a lungo era un vero exploit visto che la mortalità infantile era elevata, le malattie infettive facevano molte vittime e i medicinali a disposizione per curare le malattie più gravi erano veramente pochi. Oggi, invece, la mortalità infantile alla nascita si è ridotta di oltre 150 volte, la maggior parte delle malattie infettive tradizionali è contrastata da farmaci efficaci e si arriva sostanzialmente in buona salute alle soglie della vecchiaia. Tuttavia ogni medaglia ha il suo rovescio e c’è un «ma»: stiamo bene (in media) sino alle soglie dei 75 anni, ma a questa età cominciano a manifestarsi improvvisamente i primi acciacchi. Le articolazioni mostrano segni di artrosi, le ossa perdono calcio, il cuore può avere problemi di ossigenazione dovuti all’arteriosclerosi, il cervello può subire danni per una scarsa irrorazione sanguigna e a un’eccessiva morte cellulare. Gran parte di queste malattie ricade in un’area comune: quella delle patologie degenerative della terza età , legate a una senescenza degli organi e in particolare del cervello e della mente. Malattie come l’arteriosclerosi cerebrale, il morbo di Parkinson o di Alzheimer minacciano sempre più il nostro benessere: sono più frequenti sia in assoluto, perché gli anziani sono oggi più numerosi, sia in termini relativi. In altre parole, il benessere cerebrale di un anziano è oggi più a rischio di quanto non avvenisse in passato, forse a causa di una vita più stressante o, come sostengono alcuni, di un elevato tasso di inquinamento ambientale e di una dieta sbagliata. La vecchiaia può quindi apparire come una fase inevitabilmente negativa, caratterizzata da acciacchi, da problemi neurologici, da una memoria zoppicante e da una mente velata: ma questa evoluzione non è ineluttabile e può essere quantomeno rallentata.
Scopo di questo breve libro è appunto quello di aiutarvi a conoscere come funzionano il corpo e la mente di un adulto e di un anziano, un primo passo per seguire una serie di strategie atte a prevenire e contrastare i segni dell’età . Per quanto riguarda la mente vengono proposti esercizi che aiutano a migliorare la memoria e a tenere in forma sia l’emisfero sinistro, da cui dipendono linguaggio e pensiero, sia l’emisfero destro, dove hanno origine la capacità di cogliere nel suo insieme i diversi aspetti di una particolare realtà e le facoltà creative. Si tratta di esercizi semplici, suggerimenti per mettere in atto le strategie necessarie a tenere in forma il cervello. Il sistema nervoso, infatti, ha bisogno di stimoli continui, appropriati all’età : se opportunamente stimolato può conservare la sua plasticità , altrimenti, come un muscolo che non venga esercitato, la perde man mano.
Ma accanto alla mente bisogna prendersi cura anche del corpo, cui ovviamente appartiene il cervello: è necessario seguire una dieta appropriata, contrastare l’azione dei radicali liberi con cibi ricchi di princìpi antiossidanti e mantenere in buona funzione l’apparato cardiocircolatorio da cui dipende una buona ossigenazione cerebrale. Per ultimo, è indispensabile contrastare gli effetti negativi dello stress che, soprattutto nella terza età , possono danneggiare i neuroni e renderli meno efficienti, riducendo in tal modo la capacità di apprendere e ricordare.
Quando iniziare a prendersi cura della salute del proprio cervello e dell’efficienza della propria mente? La risposta è: il più presto possibile. Non accumulate una serie di abitudini negative, non trascurate la salute del corpo e soprattutto nutrite il vostro cervello con gli stimoli di cui ha bisogno. Infatti, non è mai troppo presto per prepararvi alla terza età e non è mai troppo tardi per rimediare ai danni che il tempo può arrecare. Non si vuole offrire un elisir di lunga vita o promettere miracoli impossibili, ma semplicemente indicare un percorso salutare, un fitness della mente, alla luce delle acquisizioni delle scienze biomediche e di quelle del sistema nervoso. Sulla base di queste cercheremo anche di indicare quali trattamenti (diete, farmaci, princìpi attivi vegetali) sono utili, inutili o addirittura nocivi.
Scheda 1
Una vita sempre più lunga?
La vita diviene sempre più lunga rispetto all’inizio del XX secolo quando la vita media era di circa 56 anni per gli uomini, di 64 per le donne. Ma è possibile che la vita umana si allunghi ancora? Di fronte all’ipotesi di campare molto di più, magari grazie a diversi elisir di lunga vita, alcuni scienziati si sono dimostrati scettici; essi sostengono infatti che l’allungamento della vita media umana sarebbe in gran parte un fatto apparente, legato al drastico crollo della mortalità infantile e giovanile: oggi, in media, si sopravvivrebbe di più perché non si muore precocemente. Resta però il fatto che nei Paesi industrializzati un crescente numero di persone giunge a età rispettabili: il problema è stabilire se esse siano più elevate rispetto a quelle raggiunte nel passato, anche se spesso basate su dati aneddotici, alle testimonianze di un tempo che, da Matusalemme in poi, parlavano dell’esistenza di persone molto anziane.
I dati demografici del passato sono purtroppo generalmente episodici e imprecisi, e spesso l’età reale delle persone viene esagerata, come nel caso delle mitiche popolazioni caucasiche, piene di sospetti ultracentenari: è perciò difficile raffrontarli con quelli odierni al fine di comprendere se la fascia formata dagli ultra-ottantenni, cioè quelli che vengono oggi denominati «veramente vecchi», sia in aumento. Di recente un gruppo di demografi americani ha riscoperto i registri della Chiesa luterana svedese in cui sono annotati con estrema precisione i fenomeni demografici dal 1750 a oggi. Ebbene, tali registri indicano che l’aspettativa di vita di un ottantacinquenne svedese non è sostanzialmente cambiata nell’arco di tempo che va dalla metà del XVIII secolo sino all’inizio del Novecento: quando invece si considera l’ultimo mezzo secolo, si scopre che la vita media degli ultra-ottantacinquenni è aumentata del 30-50 per cento e che ciò si è verificato anche per chi ha 90, 95, 100 anni... Insomma, chi è oggi «veramente vecchio», cioè chi arriva alla tarda età , ha di fronte a sé una vita più lunga rispet...