Quand’ero bambino ho visto Dio,
ho visto gli angeli;
ho contemplato i misteri dei mondi inferi e superni.
Ho creduto che tutti vedessero le stesse cose.
Solo dopo ho capito che non vedevano...
Shams-i Tabriz
Prologo
Getta un sasso nell’acqua corrente. Sarà difficile vederne l’effetto. Un’increspatura dove la pietra rompe la superficie, poi un tonfo, soffocato dal fluire del fiume all’intorno. Tutto qui.
Getta un sasso in un lago. L’effetto sarà ben visibile e molto più duraturo. La pietra sconvolge le acque tranquille. Il cerchio che si forma dove ha colpito l’acqua subito si moltiplica, generandone un altro e un altro ancora. In breve le increspature suscitate da un unico plop si espandono, fino a poterle osservare su tutta la superficie a specchio. Solo quando raggiungono la riva, i cerchi si fermano e muoiono.
Per il fiume il sasso è solo l’ennesimo elemento di disturbo in un corso già tumultuoso. Niente di strano. Niente di ingestibile.
Il lago, invece, non sarà mai più lo stesso.
Per quarant’anni la vita di Ella Rubinstein era stata un fluire di acque tranquille: un prevedibile corso di abitudini, esigenze e preferenze. Per molti aspetti monotona e banale ma non per questo noiosa. Negli ultimi vent’anni, ogni desiderio, ogni amicizia, ogni decisione erano passati per il filtro del suo matrimonio. Suo marito, David, un dentista di successo, lavorava sodo e aveva fatto un sacco di soldi. Lei sapeva da sempre che il loro non era un legame profondo, ma non è detto che un vincolo emotivo sia prioritario per una coppia sposata, pensava, soprattutto quando si sta insieme da così tanto tempo. In un matrimonio ci sono cose più importanti che la passione e l’amore; per esempio la comprensione, l’affetto, la compassione e soprattutto l’atto più divino che sia dato compiere a un essere umano, il perdono. Rispetto a tutto ciò l’amore è secondario. A meno, naturalmente, di non vivere in un romanzo o in un film, dove i protagonisti sono persone fuori dal comune, e il loro amore è assoluto e straordinario.
In cima alle priorità di Ella c’erano i figli. Jeannette, una bella ragazza che frequentava il college, e due gemelli adolescenti, Orly e Avi. E poi c’era il loro Golden retriever di dodici anni, Spirit, compagno delle passeggiate mattutine di Ella nonché il suo amico più allegro, fin da quando era un cucciolo. Ormai Spirit era vecchio, sovrappeso, completamente sordo e quasi cieco, ed era chiaro che la sua ora era vicina, anche se Ella preferiva pensare che sarebbe vissuto in eterno. Del resto lei era fatta così. Non aveva mai affrontato la morte di niente, né di un’abitudine né di una fase e nemmeno di un matrimonio, neanche quando la fine le era apparsa davanti nella sua chiarezza e ineluttabilità .
I Rubinstein vivevano in una grande casa vittoriana di Northampton, Massachusetts, forse da restaurare un po’ ma ancora splendida, con le sue cinque camere e i tre bagni, il parquet lustro, il garage per tre macchine, le grandi portefinestre e il fiore all’occhiello: una Jacuzzi da esterno. Avevano assicurazioni sulla vita e sulle auto, fondi pensione e fondi universitari per i figli, un conto in banca cointestato, e altri due appartamenti di prestigio oltre alla casa di Northampton: uno a Boston, l’altro a Rhode Island. Per avere tutto questo, lei e David non si erano risparmiati. Una casa grande e impegnativa, tre figli, mobili eleganti e nell’aria il profumo di una torta fatta in casa: per alcuni sarà un cliché, ma per loro era l’immagine di una vita ideale. Attorno a quella visione comune avevano costruito il loro matrimonio e realizzato gran parte dei loro sogni, se non tutti.
Per San Valentino suo marito le aveva regalato un pendente di brillanti a forma di cuore accompagnato da un biglietto:
Alla mia adorata Ella, donna dai modi gentili, dal cuore generoso, dalla pazienza di una santa. Grazie di avermi accettato come sono. Grazie di essere mia moglie. Tuo,
David
Ella non lo aveva confessato a David, ma le era sembrato di leggere un necrologio. Ecco cosa scriveranno di me quando morirò, aveva pensato. E se fossero stati sinceri, avrebbero potuto aggiungere: avendo costruito tutta la sua vita attorno a marito e figli, Ella era priva di qualsiasi strategia di sopravvivenza per cavarsela da sola nelle difficoltà . Non era tipo da gettare la prudenza alle ortiche. Persino cambiare marca di caffè era per lei uno sforzo sfiancante.
Ecco perché nessuno, nemmeno lei stessa, era riuscito a spiegarsi cosa fosse successo quando, nell’autunno del 2008, dopo vent’anni di matrimonio, Ella aveva presentato richiesta di divorzio.
Ma una ragione c’era: l’amore.
Non vivevano nella stessa città . Nemmeno nello stesso continente. Non solo li separavano moltissimi chilometri, ma erano diversi come la notte e il giorno. Avevano stili di vita così differenti che sembrava impossibile che riuscissero a sopportarsi, figuriamoci innamorarsi. Invece era successo. E anche in fretta, così in fretta che Ella non aveva fatto in tempo ad accorgersene e a difendersi, ammesso che dall’amore ci si possa difendere.
L’amore l’aveva colpita, improvviso e violento come un sasso scagliato da chissà dove nello stagno tranquillo della sua vita.
Ella
Northampton, 17 maggio 2008
Brezza primaverile, uccelli che cinguettavano fuori dalla finestra della cucina. In seguito quella scena le sarebbe tornata alla mente così tante volte da sembrarle, invece che un frammento di passato, un eterno presente, un momento che continuava a succedere da qualche parte nell’universo.
Erano tutti intorno alla tavola, quel sabato pomeriggio, riuniti per il pranzo. Suo marito si serviva abbondantemente di pollo fritto, il suo piatto preferito. Avi giocava con le posate come se fossero le bacchette di una batteria, mentre la sua gemella, Orly, cercava di calcolare quanti bocconi avrebbe potuto mandare giù senza rovinare la sua dieta da 650 calorie al giorno. Jeannette, che era al primo anno di college al Mount Holyoke, lì vicino, sembrava persa nei suoi pensieri mentre spalmava di formaggio cremoso una fetta di pane. C’era anche la zia Esther, che aveva fatto un salto per portare una delle sue famose torte marmorizzate e poi si era fermata per pranzo. Ella sapeva di avere un mucchio di cose da fare, ma non aveva voglia di alzarsi da tavola. Negli ultimi tempi non era capitato spesso che tutta la famiglia pranzasse insieme, e le sembrava un’occasione preziosa per ritrovarsi.
«Esther, Ella ti ha dato la bella notizia?» chiese David a un tratto. «Ha trovato un lavoro fantastico.»
Malgrado la laurea in letteratura inglese e la passione per i romanzi, dopo il college Ella non aveva fatto granché in quel campo, se si esclude qualche articoletto per alcune riviste femminili, la partecipazione a un circolo letterario o due e di tanto in tanto una recensione per le testate locali. Nient’altro. Un tempo aveva sognato di diventare un critico famoso, ma poi aveva finito per accontentarsi di seguire il corso della sua vita, che aveva fatto di lei una casalinga operosa con tre figli e infinite responsabilità domestiche.
Non che se ne lamentasse. Fare la madre, la moglie, la padrona di un cane e la regina della casa la teneva occupata a sufficienza. E per fortuna non doveva pensare lei a mantenere la famiglia. Anche se nessuna delle sue amiche femministe dello Smith College aveva approvato la sua scelta, Ella era soddisfatta di fare la casalinga ed era felice che lei e suo marito potessero permetterselo. Inoltre non aveva mai abbandonato la sua passione per i libri e continuava a leggere con voracità .
Ma da qualche anno le cose stavano cambiando. I figli erano cresciuti e avevano messo in chiaro che non avevano più bisogno di lei come prima. Con troppo tempo libero e nessuno con cui trascorrerlo, Ella aveva cominciato a pensare alla possibilità di trovarsi un lavoro. David l’aveva incoraggiata, ma anche se continuavano a parlarne lei aveva lasciato cadere le opportunità che le si erano presentate, senza contare che i potenziali datori di lavoro sembrava cercassero sempre qualcuno più giovane o con più esperienza. Nel timore di un rifiuto dopo l’altro, aveva abbandonato la ricerca.
E tuttavia, nel maggio 2008, qualunque fosse stato l’ostacolo che le aveva impedito di trovarsi un lavoro per tutti quegli anni, inaspettatamente venne meno. Due settimane prima del suo quarantesimo compleanno Ella aveva cominciato a lavorare per un’agenzia letteraria di Boston. Era stato il marito a trovarle quel posto, grazie a uno dei suoi clienti – o forse a una delle sue amanti.
«Oh, non è niente di che» si precipitò a dire Ella. «Lettrice part-time per un’agenzia letteraria.»
Ma David sembrava deciso a non permetterle di sminuire il suo nuovo lavoro. «Dà i, dille che è un’agenzia famosa» la esortò stringendole il braccio, e quando lei si schermì non gli restò che fare da sé. «È un lavoro prestigioso, Esther. Dovresti vedere gli altri collaboratori! Sono ragazze e ragazzi appena usciti dalle migliori università . Ella è l’unica che sia tornata a lavorare dopo essere stata una madre di famiglia per anni e anni. Non è fant...