Quando ti chiama il vento (Life)
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Quando ti chiama il vento (Life)

  1. 376 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Quando ti chiama il vento (Life)

Informazioni su questo libro

Nella vita di Kate McKenna il vento ha sempre portato cattive notizie. Ogni volta che percuote le cime degli alberi della selvaggia isola di Castleton, o spazza i suoi vicoli acciottolati e le spiagge disseminate di tronchi portati dal mare, un sottile senso di inquietudine si fa strada in lei. Otto anni prima, ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità: spinta dall'ambizione paterna, insieme alle due sorelle ha vinto una gara di vela intorno al mondo. Ma quanto è costata quella vittoria? Non solo Kate ha perso l'uomo di cui era innamorata in una terribile tempesta. Qualcos'altro è successo, qualcosa che ha cambiato in modo irrevocabile le vite di ognuna di loro. Da allora, Caroline scivola lentamente nell'autodistruzione, Ashley non riesce a dominare le sue paure. E Kate, in apparenza la più forte, sembra aver semplicemente deciso di rinunciare alla vita e all'amore, chiusa nella piccola libreria che è diventata il suo rifugio e la sua unica soddisfazione. Ma un brillante giornalista, Tyler Jamison, arriva a Castleton a fare strane domande e il passato minaccia di tornare a travolgerle. Per Jamison il pezzo sulle sorelle McKenna non è solo un incarico professionale. Deve scoprire il loro segreto, è l'unico modo che ha per proteggere la sua famiglia e le persone che più ama al mondo. A far tremare la sua determinazione è solo il fascino delicato di Kate… Le tre sorelle, pur ignorando il misterioso legame che le unisce a Jamison, non possono permettersi passi falsi: nessuno deve sapere che cosa è accaduto quell'estate. Un libro ammaliante che grazie al passaparola ha scalato la classifica dei bestseller del "New York Times". Una storia di segreti familiari, amore, perdono e rinascita che si insinua nel nostro animo per non abbandonarci più

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Informazioni

1

Otto anni dopo

«Il vento soffiò e le onde ruggirono mentre il potente drago si inabissava nelle scure profondità dell’oceano, dove restò finché un’altra barca non si avvicinò troppo ai suoi cuccioli. Fine.»
Kate McKenna sorrise nel notare gli sguardi incantati sui volti davanti a lei. I bambini, dai tre ai dieci anni, erano seduti su alti e soffici cuscini sistemati sul pavimento in un angolo della sua libreria, Fantasia. Venivano lì tre volte alla settimana per sentirla leggere storie e raccontare fiabe. Forse non era l’attività più remunerativa della libreria, però era di gran lunga la più divertente.
«Ancora» chiese in tono supplichevole la bambina seduta accanto a lei.
«Sì, ancora!» fecero eco gli altri bambini.
Kate era tentata di accontentarli, ma l’orologio sulla parete diceva che mancavano cinque minuti alle sei ed era impaziente di chiudere in orario, quel venerdì sera. Era stata una settimana lunga e impegnativa, e doveva ancora sistemare diversi scatoloni prima che l’orda di turisti del weekend invadesse le strade.
«Per oggi è tutto» disse alzandosi in piedi. I bambini protestarono, poi piano piano uscirono dal negozio in compagnia delle madri.
«Una bella storia» disse Theresa Delantoni. «L’hai inventata o l’hai letta da qualche parte?»
«Nessuna delle due» rispose Kate. «Mio padre ci raccontava sempre storie di draghi che vivevano in fondo al mare. Una volta stavamo navigando vicino ai Caraibi, e all’improvviso era come se il mare avesse preso fuoco. Eravamo incappati in un banco di alghe fosforescenti, ma io e le mie sorelle preferivamo credere che si trattasse di draghi che soffiavano fiamme.»
«Sei un’inguaribile romantica» commentò la sua aiutante.
«È una mia debolezza, lo ammetto.»
«A proposito di romanticismo…» Theresa le rivolse il suo bel sorriso. «È il mio anniversario, se non ti dispiace me ne andrei. La baby-sitter può fermarsi solo un paio d’ore.» Prese la borsetta dal cassetto del bancone. «Ho promesso che non avrei fatto tardi.»
«Certo, vai pure.» Kate la accompagnò all’uscita. «E goditi la serata con quel tesoro di tuo marito.»
Theresa arrossì. «A volte dimentico quanto sono fortunata.»
«Puoi dirlo forte.»
«E tu sei fantastica con i bambini. Saresti un’ottima madre.»
«Be’, è facile essere fantastici per un’ora al giorno.»
«Brrr» fece Theresa sulla porta aperta, chiudendo la zip della felpa. «Si sta alzando il vento.»
«Viene da sudovest» disse Kate d’istinto, calcolando che soffiava tra i dodici e i quindici nodi. «Tempesta in arrivo.»
«Sei meglio delle previsioni del tempo, eh?» Theresa fece una risatina. «Vedi di non fare notte qui dentro. Qualcuno potrebbe pensare che tu non abbia una vita.»
Kate la guardò storta. «Io ho una vita bellissima.» Theresa stava per arrivare all’auto e non si prese la briga di rispondere. «Una vita bellissima» ripeté Kate tra sé. Dopotutto viveva sull’isola di Castleton, e Castleton era uno dei luoghi più belli al mondo. Spiagge chilometriche disseminate di tronchi portati dal mare e colline ricoperte di abeti e sempreverdi al largo della costa dello Stato di Washington. E la sua libreria in cima alla Pacific Avenue aveva una vista incredibile sulle acque blu zaffiro del Puget Sound.
I venti che soffiavano da sudovest erano capricciosi e imprevedibili, e creavano correnti pericolose lungo le spiagge, facendo arenare le barche che cercavano riparo al porto, ma le barche continuavano ad arrivare, e Rose Harbor a riempirsi di marinai e delle loro storie. C’erano più ormeggi che parcheggi, a Castleton. Lì si viveva sul mare, e di mare.
Kate amava guardare l’oceano, e più di ogni altra cosa ne amava l’immutabilità. Qualcuno l’avrebbe considerato un panorama noioso, lei lo trovava confortante.
Il vento le soffiò sul collo e lei rabbrividì, improvvisamente a disagio. Nella sua vita, il vento significava cambiamento. Suo padre, Duncan McKenna, marinaio dalla testa ai piedi, era sempre felice quando arrivava il vento. Balzava in piedi alla prima avvisaglia di brezza. Restava ritto sul ponte della barca, agitando un pugno trionfante nell’aria, gli occhi fissi su un punto lontano all’orizzonte. «Ecco il vento, piccola Katie» diceva sorridendo. «È ora di andare.»
E così andavano, ovunque il vento li portasse. Solcavano il mare sospinti dal vento, nel vento e contro il vento. Lo maledicevano con rabbia quando soffiava troppo forte, piangevano di frustrazione quando svaniva. La sua vita era stata plasmata e controllata dal vento. Katie lo aveva considerato un amico, e un mostro. Ora non più.
Adesso aveva una casa sulle colline, un indirizzo, una cassetta per la posta, un giardino. Viveva vicino al mare, non più sul mare. Il vento, ora, rappresentava soltanto un maglione in più e una zuppa calda per cena. Non significava che la sua vita stava per cambiare. Ma perché non ci credeva davvero?
Perché erano arrivate le barche.
Avevano attraccato tutte durante l’ultima settimana, ogni giorno qualcuna in più, l’ultima sempre più grande e bella della precedente. Nell’aria si percepiva un’energia vibrante, un senso di eccitazione, attesa, avventura. La regata di luglio sarebbe iniziata di lì a pochi giorni: prima il giro intorno all’isola, poi la navigazione in mare aperto verso San Francisco e le Hawaii per la Pacific Cup.
Ma per fortuna tutto sarebbe finito in dieci giorni, ricordò a se stessa mentre rientrava e si richiudeva la porta alle spalle. Kate poteva tollerare i croceristi, i marinai e i turisti del whale watching; i velisti però non li sopportava. Erano fanatici, gente che viveva per lottare contro l’oceano e per conquistare acque sconosciute. Conosceva quegli uomini e quelle donne fin troppo bene. Un tempo era stata una di loro.
La porta della libreria si aprì, accompagnata dal melodioso tintinnio delle campane a vento. L’uomo che entrò indossava pantaloni cachi e una polo blu scuro. Aveva l’aria del manager. L’energia dei suoi movimenti e lo scintillio degli occhi azzurri trasmettevano forza e determinazione. Mentre lo guardava passarsi una mano impaziente tra i capelli castano scuro, Kate sentì il sangue scorrerle più velocemente nelle vene. Forse Theresa aveva ragione. Forse aveva bisogno di uscire un po’ più spesso.
«Salve.» La voce era leggermente strascicata. Era del Sud? Del Texas? Kate non avrebbe saputo dirlo. Però dava l’impressione di arrivare da lontano.
«Salve. Posso aiutarla?»
«Spero di sì.»
«Scommetto che ha bisogno di un’informazione e non di un libro.»
Lui le rivolse un sorriso curioso. «Perché?»
«Non ha l’aria di un uomo che ama stare seduto in poltrona a leggere.»
«E riesce a capirlo con un’occhiata?»
Lei si strinse nelle spalle. «Che vuole che le dica? Sono piuttosto brava.»
«Non quanto crede. Non mi servono informazioni.»
«Ah. Allora cerca un libro di nautica?»
«Sbagliato di nuovo.»
Kate lo studiò con attenzione. Non era rimasto fermo un solo istante da quando era entrato, spostava il peso del corpo da un piede all’altro, tamburellando con le dita sul bancone. Uno sempre in pista, si disse. «Ci sono. Deve fare un regalo. Vuole un libro per la zia Sally o la cugina Mary, o per il compleanno della sua fidanzata che è proprio stasera.»
Lui scoppiò a ridere. «Nessuna zia Sally, nessuna cugina Mary. E nessuna fidanzata, purtroppo.»
Kate ricacciò in gola l’incredulo davvero? che minacciava di uscirle di bocca e optò per un «Interessante. Allora cosa vuole?»
Stava flirtando? No, cercava solo di essere gentile. «Mi dica.»
Lui esitò, e fu quell’attimo di indecisione che le fece paura. Anche perché adesso lo sconosciuto la stava scrutando. Erano passati otto anni dall’ultima volta che qualcuno era venuto a cercarla.
Ma era improbabile che l’uomo fosse lì per quella ragione. Molto improbabile.
«Sto cercando una persona. Una donna» rispose lui.
Kate si passò la lingua sulle labbra, senza però abbassare gli occhi.
«E credo di averla trovata» aggiunse.
Al diavolo le probabilità.
«È lei, vero? Kate McKenna?» L’uomo sorrise. «La sorella più grande del temibile quartetto che ha partecipato alla regata intorno al mondo in barca a vela. La riconosco dalle fotografie.»
«E lei chi è?»
«Tyler Jamison.» Le tese la mano.
Kate gli concesse una stretta sbrigativa. «Che cosa vuole?»
«Una storia.»
«È un giornalista?»
Lui annuì.
Doveva ammettere di essere sorpresa. Un tempo sarebbe riuscita a fiutare un reporter a un isolato di distanza. Evidentemente si era seduta sugli allori. Poco male, avrebbe rimediato in fretta. «La regata è stata molto tempo fa, non capisco perché mi cerca adesso.»
«Otto anni. Quindi lei ne ha ventotto, giusto?»
Kate andò alla porta e girò il cartello sulla scritta CHIUSO.
«Mi piacerebbe raccontare cosa ne è stato di uno degli equipaggi più interessanti di tutta la storia delle regate oceaniche» continuò Jamison. Aveva lo sguardo ostinato di chi è abituato a vincere.
«Io non faccio più nessuna regata. Ma sono sicura che troverà qualcun altro con cui parlare. Morgan Hunt, per esempio. L’anno scorso ha partecipato alla regata da Sidney a Hobart ed è una miniera di aneddoti.»
«Lo terrò a mente. Però vorrei cominciare con lei e le sue sorelle. E naturalmente con suo padre.»
Duncan McKenna adorava trovarsi sotto i riflettori, ma solo Dio sapeva cosa avrebbe detto una volta che avesse cominciato a parlare, soprattutto con la lingua sciolta da qualche boccale di birra.
«Mio padre ama parlare del passato» disse Kate, «ma ha presente quando i pescatori raccontano di un pesce che hanno catturato, e ogni volta il pesce diventa più grosso? Mio padre fa lo stesso.»
«E lei? Lei mi racconterebbe la vera storia, giusto?»
«Certo. Vediamo. Abbiamo navigato per un’eternità. Certi giorni faceva freddo, certi giorni si moriva di caldo. Un giorno vento forte, quello dopo vento debole. Settimane tutte uguali. Il cibo era pessimo. Le acque erano infide. Le stelle sempre fantastiche. Fine.»
«Breve e succinta. Di sicuro sa fare meglio di così, signorina McKenna. Una donna che apprezza i libri dovrebbe essere in grado di raccontare storie più interessanti.»
«Io vendo libri, non li scrivo. Oltretutto, subito dopo il nostro ritorno sono uscite decine di articoli. Tutto quello che doveva essere detto sulla regata è già stato detto. Li trova in rete o in biblioteca.» Tacque un istante. «Scrive per una rivista di nautica?»
«Sono un freelance. Vado dove mi porta la storia.»
Kate aggrottò la fronte. Grandioso. Davvero grandioso. Un altro uomo che seguiva il vento. «Be’, qui non c’è nessuna storia. Siamo tutti molto noiosi. Prenda me: gestisco questa libreria, e non è esattamente un’attività avventurosa, come può immaginare.»
Però era il suo orgoglio. L’aveva pensata e arredata tutta da sola, dalle poltrone vicino alla vetrata all’angolo per i bambini, rallegrato da poster e peluche. Aveva trasformato la libreria in un rifugio, una casa lontano da casa. Non era stato facile ripartire da zero, ma in qualche modo ce l’aveva fatta.
«Interessante» disse Jamison. «Da velista a proprietaria di una libreria. Un percorso curioso. Perché non mi dice di più?»
«Non c’è nulla di interessante, si fidi.»
«Sta evitando le mie domande. Perché?»
«Non sto evitando niente.» Kate fece una risatina un po’ troppo nervosa. «Le cose stanno così: ai tempi della regata ero poco più di un’adolescente che non sapeva niente del mondo. Non ho nessuna voglia di rivivere quella parte della mia vita, e comunque non è stata niente di che.»
«Niente di che? Un padre e le sue tre giovani figlie che si fanno beffe del mondo della vela? Una famiglia sola contro la forza degli sponsor?»
«Abbiamo avuto i nostri quindici minuti di fama ed è stato molto tempo fa. E in ogni caso si trattava di una regata molto diversa da quelle che ha in mente lei. Niente sponsor. Eravamo tutti dilettanti con la voglia di avventura. A nessuno importa di sentir ancora parlare di noi.»
«A me sì.»
«Perché?» Qualcosa, nella determinazione di quell’uomo, non la convinceva. Per quale motivo si ostinava tanto? «P...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Prologo
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. 20
  25. 21
  26. 22
  27. 23
  28. 24
  29. 25
  30. Epilogo