DONNA LIONORA GIACUBINA
atto unico
(1981)
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PERSONAGGI
ELEONORA PIMENTEL (LIONORA), protagonista della rivoluzione napoletana del 1799
CATERINA, figlia di Pasquale, marito di Eleonora
IL RE FERDINANDO
LA REGINA CAROLINA
I DONNA
II DONNA
I UOMO
II UOMO
VOCI
CIRO, popolano
UFFICIALE
IL PADRE DI CIRO
CHAMPIONNET, generale dell’esercito francese
CARDINALE ZURLO
DEPUTATO, membro della nuova repubblica napoletana
PEPPINA, popolana
GENNARO, popolano
ROSARIA, popolana
TAMBURINO
MICHELE ’O PAZZO, capopopolo di parte giacobina
FRA DIAVOLO, capopopolo di parte borbonica
CARDINALE RUFFO
TIPOGRAFO
PRETE
GENDARMI, UFFICIALI, POPOLO
dp n="87" folio="87" ? Una fossa della Vicaria: carcere buio appena illuminato da un fascio di luce che cade dall’alto. Due donne: Caterina e Eleonora
ELEONORA: Non so che cosa darei per una tazzina di caffè...
CATERINA: Zittatevi che sto dormiendo.
NORA: Una tazzulilla di quelle pesantucce che riempiono la mano, di porcellana bianca, pure come si trovano nei caffè ordinari... che si portano al naso... hmm, che profumo!
CATERINA: Sst!... ma perché non dormite pure voi?
NORA: Dormirò duemila anni fra poco. Ora voglio stare sveglia.
CANTERINA: Statevi scetata, ma statevi zitta.
NORA: Mio marito mi metteva tanto zucchero che diventava denso, come ’na crema... e gira e gira... mò sta marcendo in fondo a una bara. Beato lui! La difficoltà sta in mezzo... prima il caffè, poi la bara. Dal caffè alla bara, sembra niente ma c’è da perdere la testa... Imparai a gustare il caffè a diciassette anni mentre studiavo. Mi costringevo a stare china sui libri per otto, nove ore di seguito. Solo mi interrompevo per bere un caffè di tanto in tanto. E quel caffè era la mia sola gioia. Mezzo dito di caffè lo facevo durare dieci minuti per riposare... a quell’epoca ero verginella come te, ero innamorata di mio cugino Michele. Poi lui partì e non si fece più sentire. Io cercai di dimenticarlo... me lo imposi a furia di caffè e poesie... káthnen Ãmeros tis (échei me kai) / lotÃnois drosóentas ó / chtois Ãden Achérontos... Gioia di vivere non ho più / voglia di morire mi prende! / voglio vedere / la riva fiorita di loto dell’Acheronte...
CATERINA: Quanto parlate, donna Lionora!
dp n="88" folio="88" ? NORA: Allora volevo morire... ora che mi uccidono vorrei vivere.
CATERINA: Ecco qua, m’avete arrisvegliata!... con voi non si può stare in pace... ve la volete fare ’na partita a carte?
NORA: No, Caterina, ho la testa confusa, le idee sparpagliate... bisogna che le raccolga... la regina... non so come mi viene in mente la regina... mi disse: Eleonora, voi mi dovete spiegare cosa dice quel terribile Rousseau! io non ho tempo di leggere, ma tutti a Corte ne parlano... era bella, gloriosa, allegra... prima... prima era una donna affabile, curiosa... poi... poi diventò cupa, vendicativa...
Buio sulla cella
Luce sui regnanti. Un minuetto. Il re e la regina ballano. Sotto si sentono le voci dei popolani
FERDINANDO: Li sentiste?... hanno la lingua più lunga del cervello. Se potessero, mi mangerebbero con un colpo di lingua, zac, sapete come fanno i ramarri con le mosche, zac, manco te ne accorgi e sei bell’e mangiato.
CAROLINA: Il re è come un pappagallo in gabbia: tutti lo ammirano per le sue belle penne colorate, i suoi modi esotici, speciali... ma se fa tanto di scappare, finisce in padella.
FERDINANDO: Ma perché strillano, questi fetenti?
CAROLINA: I palafrenieri sono senza stipendio da quattro mesi.
FERDINANDO: Hanno ragione a protestare. Che aspettiamo a regolare i conti?
CAROLINA: Non ci sono soldi in cassa.
FERDINANDO: Hanno ragione, hanno ragione... il prossimo mese, a costo di vendermi la corona, li pago!
CAROLINA: Ci sono pure i cuochi che da due mesi stanno a secco.
FERDINANDO: Quanti sono?
CAROLINA: Diciotto capocuochi, venticinque sottocuochi, cinquanta cucinieri, settanta sguatteri.
FERDINANDO: Che è, un esercito? eliminiamo un poco di sguatteri!
CAROLINA: Con lo stipendio di dieci sguatteri non ci fai neanche un capocuoco. Non c’è risparmio.
FERDINANDO: Allora eliminiamo qualche capocuoco.
CAROLINA: Se ne cacci uno, gli altri si mettono tutti contro.
dp n="89" folio="89" ? FERDINANDO: E con questo? Il re Ferdinando avrà paura di un capocuoco, adesso!
CAROLINA: Sono tutti parenti di gabellieri di campagna... uno stipendio a Corte significa entrate tranquille in campagna...
FERDINANDO: Non sarò un fantoccio nelle mani di un qualsiasi gabelliere!
CAROLINA: Nelle loro mani ci siamo già ... i gabellieri tengono buone le campagne e ritirano i soldi per noi.
FERDINANDO: Ci sono pure i preti, i governatori, gli emissari del governo...
CAROLINA: I preti stanno con Roma, i governatori dipendono dai gabellieri. In quanto agli emissari del governo sono solo buoni a mangiare...
FERDINANDO: Ferdinando di Borbone, cognato del re di Francia, genero di Maria Teresa d’Austria, dovrà essere schiavo di un gabelliere, ora?
CAROLINA: Cosa credete che vostro cognato, il magnifico grandissimo re Luigi XVI di Francia che comanda mezzo mondo, non dipenda lui pure dai suoi gabellieri che ritirano i soldi per lui nelle campagne e hanno agli ordini sbirri e soldati?
FERDINANDO: È una cosa infame...
CAROLINA: Ci vorrebbero altre entrate...
FERDINANDO: Altre tasse... ma a chi chiederle?
CAROLINA: Al popolo no, che non ha più neanche le lagrime per piangere. Ai nobili no, perché ti si rivoltano contro. Ai preti nemmeno, perché ci buttiamo addosso il Papa...
FERDINANDO: I commercianti...
CAROLINA: Hanno già minacciato di chiudere i rifornimenti alla città se non li sgraviamo dalle imposte.
FERDINANDO: I filosofi, ecco, gli artisti, che non fanno niente e mangiano a ufo...
CAROLINA: Ma se sono dei morti di fame! L’altro giorno Cimarosa mi chiese un prestito di mezzo ducato per riparare il tetto di casa sua.
FERDINANDO: Li proteggete voi... quelle crape vuote... basta che parlino di libertà , di uguaglianza...
CAROLINA: Perché non amate la libertà , voi.
FERDINANDO: Certamente... io voglio essere libero di...
CAROLINA: La libertà non è solo vostra.
FERDINANDO: L’uguaglianza! che parola fessa!
CAROLINA: Non siamo tutti uguali?
dp n="90" folio="90" ? FERDINANDO: Davanti a Dio sì, certo...
CAROLINA: Ricordatevi che Cristo lavò i piedi al lebbroso...
FERDINANDO: Io non l’avrei mai fatto... lo sapete che le malattie mi fanno senso...
CAROLINA: Che lo tenete a fare quel libro di Voltaire sul comodino?
FERDINANDO: L’ho letto... qui e là ... lo trovo verboso...
CAROLINA: Avete spilluzzicato sì e no due pagine, come un cibo esotico... certi libri si devono conoscere... un re deve essere informato di tutto...
FERDINANDO: È la vostra bibliotecaria che vi insegna queste scemenze? quel carciofo della Pimentel!...
CAROLINA: È una donna di spirito, ha una grande cultura... fa parte delle accademie di tutta Italia...
FERDINANDO: Le donne saccenti mi stuccano, come il miele puro. Madame de Staël, Madame Roland... la vita pubblica ormai sta nelle mani delle donne saccenti... che calamità !
Buio sulla reggia
Luce sulla cella
NORA: Ma perché credi che ti hanno chiusa qui con me, Caterina?
CATERINA: E io che ne saccio?
NORA: Sarà una punizione... la marchesa Fonseca Pimentel con la figlia della cuffiara, l’amante di suo marito...
CATERINA: Per farvi schiattare!
NORA: Mi ricordo quando venisti con tua madre a casa mia... avevi cinque o sei anni... i capelli rasati per il tifo... non parlavi niente affatto... io dissi: è muta la bambina? e tua madre mi disse: quando vuole qualcosa parla. Infatti poi sentii la tua voce in cucina che diceva: voglio ’nu poco ’e salame.
CATERINA: (che intanto sta facendo le carte) Lo volete sapé cosa vi dice la sorte?
NORA: La sorte la so già , Caterina... fra un’ora, due, sarò decapitata... che vuoi sapere di più?
CATERINA: Regina di bastoni... denari sotto i mattoni...
NORA: Che me ne faccio dei denari...
CATERINA: Fante di coppe, bancarotte!
NORA: Infatti mio marito mi portò via fino all’ultimo soldo.
dp n="91" folio="91" ? CATERINA: Re di bastoni con regina di spade, incrociate, questa è morte per tradimento...
NORA: Il tradimento che fece il re al popolo napoletano...
CATERINA: A lu suono de la grancascia viva sempre lu popolo bascio
A lu suono de li campane
viva viva li populane
a lu suono de li violine
sempre a morte li giacubine!...
NORA: Non cantare questa canzone, Caterina! è il mio strazio.
CATERINA: A lu suono de li campane, viva viva li populane!
NORA: Abbiamo avuto contro i re, la fanteria, i cannoni, i gendarmi, l’esercito?... e va bene, era previsto... ma il popolo, il popolo per cui avevamo combattuto... ci si è rivoltato contro come un lupo arrabbiato.
CATERINA: Asso di spade... non è sicuro se vi impiccano o vi tagliano la testa... non è sicuro sicuramente...
NORA: Infatti ho chiesto, secondo il mio rango, di essere ghigliottinata...
CATERINA: Tre di danare... m...