
- 288 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Arlecchino servitore di due padroni
Informazioni su questo libro
Scritta nel 1745, quando Goldoni sembrava aver ormai rinunciato alla commedia, Arlecchino servitore di due padroni e tra le sue opere più fortunate. Riprende infatti una nuova vita, nell'intreccio delle coppie di innamorati (Silvio e Clarice, Beatrice e Florindo), il mondo della commedia dell'arte, con le sue maschere e i suoi travestimenti, vicina al gusto popolare ma senza le volgarità che ne avevano caratterizzato il declino. Un mondo di personaggi tutti positivi, al quale Goldoni si affaccia con simpatia e adesione totale. In appendice sono pubblicati, tra l'altro, il diario di Antonio Battistella, memorabile nel ruolo di Pantalone, e alcune pagine di Giorgio Strehler su Marcello Moretti, uno dei grandi interpreti di Arlecchino.
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Informazioni
Print ISBN
9788817122405eBook ISBN
9788858627716CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE DI CARLO GOLDONI
1707, 25 febbraio Carlo Goldoni nasce a Venezia da Giulio Goldoni, veneziano di nascita ma di origine modenese, e da Margherita Salvioni. Il padre Giulio, carattere irrequieto, peregrina per varie città dell’Italia settentrionale e centrale nell’esercizio della sua professione di medico, tardivamente abbracciata e detestatissima, mentre la famiglia rimane a Venezia. Ancor bambino Carlo si sente attratto dal teatro. All’età di otto o nove anni scrive una commedia.
1716-1720 A Perugia, dove il padre svolge la propria attività, compie gli studi nel collegio dei Gesuiti.
Ha modo di recitare come personaggio femminile nella Sorellina di don Pilone del Gigli, rappresentata in una sala del palazzo Antinori, clienti e protettori di Giulio.
1720-1721 A Rimini, presso i Domenicani, inizia gli studi superiori di filosofia scolastica. Trova la materia eccessivamente arida e, disgustato, si aggrega ad una compagnia di comici e scappa a Chioggia presso la madre.
1721-1722 Il padre pensa allora di farne un medico, ma il giovane non dimostra nessuna attitudine per la medicina. Decide perciò di indirizzarlo alla carriera legale (il nonno, del resto, era stato notaio). È così che Goldoni fa pratica presso l’avvocato veneziano Giampaolo Indrich, suo zio.
1723-1725 Accolto presso il Collegio Ghislieri, segue i corsi di giurisprudenza all’Università di Pavia. Viene successivamente espulso a causa di una pungente satira scritta contro le fanciulle delle più nobili famiglie della città.
1725-1727 Raggiunge il padre a Chioggia e lo segue nelle sue peregrinazioni per il Veneto, toccando perfino Lubiana e Graz. Prosegue sempre più fiaccamente gli studi di legge a Udine. A Vipacco si improvvisa regista della bambocciata del Martello Lo starnuto di Ercole.
1728-1729 È coadiutore aggiunto presso la Cancelleria Criminale di Chioggia. Gli impegni connessi con il nuovo lavoro lo portano anche a Modena e a Feltre.
1729-1730 Inizia l’attività di scrittore comico con due intermezzi: Il buon padre e La cantatrice.
1731-1732 A Bagnacavallo muore improvvisamente il padre. Carlo riprende gli studi legali e si laurea in legge a Padova. Esercita a Venezia la professione di avvocato. Per sfuggire ai creditori e per evitare un matrimonio non voluto fugge dalla città, portando con sé il manoscritto dell’Amalasunta, una tragedia che più tardi dà alle fiamme.
1733-1734 Si stabilisce a Milano. Qui diventa gentiluomo di camera e segretario del Residente veneto. Goldoni lo segue a Crema, ma, in seguito ad un dissenso con lui, si licenzia e torna a Milano, dove si occupa di rappresentazioni teatrali; scrive l’intermezzo Il gondoliere veneziano e la tragicommedia Belisario. A Verona conosce l’impresario Grimani e il capocomico Giuseppe Imer, per il quale scrive un nuovo intermezzo, La pupilla; lo segue a Venezia – dove, al San Samuele, riscuote successo il Belisario (25 novembre 1734) – e a Genova.
1735 Si incontra con Vivaldi.
1736 A Genova conosce e sposa Nicoletta Connio, figlia di un ricco notaio, la sola che riuscirà a portare una nota di ordine in una vita tanto irregolare.
dp n="7" folio="7" ? 1737 È direttore del teatro San Giovanni Crisostomo, di proprietà del Grimani, incarico che ricoprirà fino al 1741.
1738-1739 Scrive Momolo cortesan. Si tratta di un canovaccio da commedia dell’arte che presenta, però, la parte del protagonista interamente scritta. Questa commedia segna dunque l’inizio della riforma del teatro. Tra vecchio e nuovo seguono Il prodigo e La bancarotta. È nominato console della Repubblica di Genova a Venezia. Regolarmente, ogni settimana, Goldoni spedisce una relazione circostanziata su ciò che si dice e si pensa nella sua città. L’attività diplomatica, se non gli procura oggettivi vantaggi, è una ulteriore esperienza di vita che contribuisce ad arricchire la sua umanità e personalità.
1743 Attende alla Donna di garbo, che, però, verrà rappresentata solo nel 1747. Pur trattandosi di una novità – è la prima commedia scritta per intero – essa risulta legata più di altre agli schemi consueti della commedia dell’arte. Perseguitato dai creditori fugge da Venezia e si reca a Bologna e poi a Rimini, dove si aggrega ad una compagnia di comici al servizio degli Spagnoli che combattono in Romagna nella guerra di successione austriaca.
1744 Soggiorna in Toscana. A Firenze ha modo di incontrarsi coi maggiori esponenti della cultura del tempo, quali il Gori, il Lami, il Cocchi ed il Rucellai.
1745 A Pisa riprende con successo la professione di avvocato. La buona accoglienza e la tranquillità dell’ambiente pisano – in questo periodo entra in Arcadia con lo pseudonimo di Polisseno Fegejo – costituiscono un’ottima occasione per approfondire la conoscenza della tradizione linguistica, teatrale e letteraria.
A quest’epoca risalgono Tonin bella grazia, Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato, Il servitore di due padroni.
1747 A Livorno viene rappresentata la Donna di garbo. Il capocomico Girolamo Medebach induce Goldoni a diventare suo poeta per il teatro Sant’Angelo di Venezia.
1748, 26 dicembre Prima recita della Vedova scaltra. Il commediografo inizia il periodo più fecondo della sua vita, nell’impegno costante di vedere trionfare la riforma del teatro.
1749-1750 Scrive La putta onorata, La bona muger, Il cavaliere e la dama. Dopo la caduta dell’Erede fortunata promette solennemente di presentare commedie tutte nuove per il nuovo anno.
1750-1751 Mantiene la parola e fa recitare sedici commedie nuove, riscuotendo un grandissimo successo. Tra queste si devono ricordare: Il teatro comico, La bottega del caffè, Il bugiardo, Pamela, Pettegolezzi delle donne. Nasce la rivalità con l’abate Pietro Chiari, poeta del San Samuele. Il pubblico di Venezia si divide tra goldonisti e chiaristi, mentre il governo reagisce con l’instaurazione della censura teatrale.
1752, 26 dicembre Recita della Locandiera (secondo l’indicazione contenuta nei Mémoires).
1753-1762 Goldoni passa al teatro San Luca, appartenente alla famiglia Vendramin. Il rivale Chiari è assunto al Sant’Angelo. Scoppiano nuove polemiche ed il favore fino a quel momento goduto sembra abbandonarlo. Per venire incontro ai gusti mutati si adatta ad intrecci esotici e romanzeschi, pur non tralasciando la commedia di carattere (cfr. Il campiello, del 1756). Nasce così la trilogia costituita da Sposa persiana, Ircana in Jalfa, Ircana in Ispahan. Alle critiche degli spettatori si aggiungono quelle dell’Accademia dei Granelleschi e dello stesso Carlo Gozzi.
1754 Grande successo del Filosofo di campagna, con musica del Galuppi, rappresentato al San Samuele, e delle Massère, in versi martelliani ed in dialetto, recitata al San Luca.
1755-1759 Ai teatri veneziani Goldoni alterna per breve periodo quelli di altre città d’Italia: Bologna, Parma (il duca gli concede la patente di poeta ed una pensione), Roma.
1759-1762 Ritorna al teatro San Luca. Sono gli anni della piena maturità (Gli innamorati, I rusteghi, Un curioso accidente, La casa nova, Sior Todero brontolon, Le baruffe chiozzotte).
Il clima veneziano, comunque, continua ad essere ostile, specialmente per la maligna critica del Gozzi che, nel 1761, porta sulla scena del San Samuele la propria polemica con la fortunatissima fiaba L’amore delle tre melarance, in cui sono satireggiati contemporaneamente il Chiari ed il Goldoni.
1760 Tramite l’Albergati riceve da Voltaire alcuni versi di elogio (Aux critiques, aux rivaux / la Nature a dit sans feinte: / «Tout auteur a ses défauts / mais ce Goldoni m’ a peinte»).
1761 Al San Luca è rappresentata la trilogia della Villeggiatura.
1762 Dopo la rappresentazione, il 23 febbraio, di Una delle ultime sere di Carnevale, Goldoni, che era stato invitato dal Théâtre Italien, parte per Parigi. Qui, se da un lato la vita socievole e raffinata e l’accoglienza degli intellettuali destano le sue simpatie, d’altro lato ben difficile si presenta la direzione della Comédie Italienne, a causa della riluttanza degli attori nei confronti della riforma. D’altronde il pubblico è ancora legato alla vecchia commedia dell’arte. Goldoni deve perciò ricominciare tutto da capo: prima compone semplici canovacci in cui compaiono le maschere, poi recupera la commedia di caratteri interamente scritta.
dp n="10" folio="10" ? 1763 Cura rappresentazioni «a soggetto» quali Les amours d’Arlequin et de Camille, La jalouise ďArlequin, Les inquiétudes d’Arlequin.
1764 Va in scena Camille aubergiste, rifacimento francese della Locandiera; il pubblico non si dimostra soddisfatto.
1765 A Venezia viene recitato Il ventaglio, commedia ricavata da un canovaccio apprestato per le scene di Parigi.
1765-1769 Scade l’impegno con la Comédie. Diventa maestro di italiano della principessa Adelaide, primogenita di Luigi XV. Pur vivendo alla Corte di Versailles, però, Goldoni non riesce a diventare un vero e proprio cortigiano: il suo carattere glielo impedisce.
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Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Arlecchino servitore di due padroni