Vestiti d'ignoto
eBook - ePub

Vestiti d'ignoto

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Vestiti d'ignoto

Informazioni su questo libro

In una piazza abbandonata di periferia, attorno a un palo della luce senza lampadina, si riunisce la sera un gruppo di ragazzi che non si conoscono neppure per nome. Sotto quella luce spenta passano il loro tempo, senza comunicare, come se ricercassero solamente il vuoto. Ragazzi senza un'identità, a volte apatici, a volte disorientati, che prediligono il buio, lo spazio franco, la libertà, il vuoto della notte. Qui si consumano, indifferenti alla vita della città, degli uomini. Alla ricerca di un nulla in cui sembrano ritrovarsi, senza nulla da desiderare. Vittorino Andreoli racconta in questo romanzo il mondo di tanti giovani di oggi, ragazzi senza niente "da fare", che procedono privi di meta, e porta alla luce uno spettacolo doloroso e inquietante, che ci colpisce e ci fa riflettere, un dramma di cui sappiamo sempre di meno e che pure ci riguarda da vicino. Un'immersione nel mondo giovanile attraverso una scrittura intensa e istintiva, che oltrepassa l'analisi psicologica per entrare nei singoli vissuti dei nostri ragazzi, sempre più misteriosi agli occhi dei loro stessi padri. Ragazzi vestiti d'ignoto.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Vestiti d'ignoto di Vittorino Andreoli in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
Print ISBN
9788817031134
eBook ISBN
9788858628249

IL FASCINO DEL BUIO

Uscivano di notte, come se sapessero muoversi soltanto nel buio e temessero la luce.
Animali della notte, incapaci di mostrarsi quando il sole illumina e sembra prepararsi a un interrogatorio, a un esame di polizia che termina sempre con un arresto. Nel buio si sfugge ai controlli. Maschera che avvolge, come una corazza impenetrabile.
La notte mette a riposo gli adulti, rompe i sistemi di controllo dei padri. Diventa uno spazio franco, di libertà.
Il buio penetra, e si diventa buio, senza un nome, senza un’identità. Il mondo ferma la sua folle corsa e non chiede nulla. Riposa, in attesa d’un mattino in cui l’homo faber si scatena e si rimette a correre, come impazzito. Deve produrre. Esistere significa muoversi alla luce del sole.
Non avevano nulla da fare perché non avevano compreso il senso del fare, con ordine, con regole, come un dovere, come degli automi: accesi e guidati dal denaro.
Di notte non c’è nulla da fare e la società chiede silenzio. Deve riposarsi perché poi c’è da fare. Tanto da fare.
Persino l’universo sta zitto e si muove lento per non farsi sentire.
L’abito della notte è il buio. C’è buio intorno, s’incontrano ombre nere come la propria. Ombre dell’inferno.
Nel buio le differenze si annullano, e allora esisti ma non ci sei per nessuno. E tu sei nessuno. Un volto, scuro come la notte, indefinito come il nulla, simile a tutti gli invisibili che ti circondano e che amano, come te, il buio.
Il mondo della notte, i sotterranei di una città, i topi, le talpe, gli animali della notte. Civette, pipistrelli...
Vite notturne che aspettano il buio per muoversi, quando c’è più spazio, quando la coscienza dorme e i moralisti sognano la libertà. Gente che di notte non si regge in piedi e che l’indomani sarebbe sonnambula, incapace di stabilire il limite tra bene e male, tra dovere e diritto, tra norme e illegalità.
Di notte le pistole non fanno centro e nella società degli obiettivi bisogna colpire.
Uscivano la notte, ma non dovevano andare da nessuna parte, perché nel buio la geografia cambia e il mondo è organizzato in modo nuovo. Lontano dalla luce non si vedono i segnali che orientano, e ti perdi.
Uscivano per mescolarsi al buio, per incontrare ombre di buio e aspettavano il buio per essere buio, per farne parte.
Quando la luce dorme, i padri sono sfiniti da una giornata da eroi, gli eroi della produzione. Un giorno faticoso in cui avevano stampato banconote e costruito un frammento di società della luce.
I figli vivevano nascosti, senza che la luce nemmeno li percepisse. La luce non poteva capirli.
La logica di una marmotta, di un gufo o le strategie degli uccelli notturni sanno di follia a chi si espone al sole per essere bruciato dal sole.
Un brufolo del viso nella notte si spegne, la bassa statura nella notte si regolarizza e diventa simile a quella del tuo vicino, che non si vede. Il tuo nome diventa afono, nel silenzio. E tu sei un nessuno, simile a tutti i nessuno della notte e giri senza che i semafori ti fermino, senza che i sensi ti obblighino a una direzione.
dp n="7" folio="7" ?
La città muore durante la notte e allora la puoi occupare. Fino alle cinque-sei del mattino, quando la luce incomincia a diradare il nero della notte e allora la città perbene e del bene si alza e tu, uomo della notte, devi rifugiarti sotto terra perché è finito il tuo turno e ora devi farti immobile, perché i vampiri con la luce perdono le forze e diventano pallidi, un pallore di morte.
L’energia che ti anima proviene dalle tenebre, che s’incontrano nel buio e tu sei fatto di buio.
Non sai nulla di nulla, non vuoi sapere perché pensi che il nulla sia l’unica realtà che s’impone. Essere nulla, nel buio della notte.
La notte cancella ogni distinzione. Dentro la notte, senza più un nome e un cognome, un indirizzo, un codice che ti distingue.
Come un ebreo a Dachau.
Nella notte non ci sono ebrei e nemmeno mussulmani, nella notte esistono effigi, sembianze d’uomo. Sinopie.
Le distinzioni vengono cancellate, oscurate. Il buio toglie il non senso della logica, la logica del chiaro e del distinto. La notte è fatta di oscurità e di indefinito: il mondo dell’ineffabile, dell’inesprimibile, del non delineato.
I padri dormono aspettando la luce, i figli vivono la notte sognando che il sole non sorga più e temendo il suo arrivo: sempre troppo presto e sempre inopportuno.
Con la luce nasce l’impotenza, perché si devono specchiare nella grandezza dei padri, nel loro esempio eroico, negli obiettivi che sanno raggiungere e nella società che costruiscono ogni giorno, sempre più inutile e mostruosa agli occhi della notte.
Non c’è spazio per convivere, ma solo per fingere di stare insieme, aspettando la notte, e intanto chiudono gli occhi e immaginano di essere già notte.
Il buio non può capire la luce, la propria antitesi. La logica che muove la luce e quella che avvolge il nero della notte sono totalmente differenti, inconciliabili, opposte. Non si pone una mediazione, ma solo separazione.
E la luce genera il buio; i padri generano figli che sanno di buio, mentre essi brillano come una lampada gigantesca che non ammette buio, che lo uccide con il sogno di rendere la luce persistente, eterna.
E se il buio scompare, gli animali della notte muoiono. Se si impedisce loro di uscire, crepano e diventano mummie di un museo triste, composto di morti e di morte.
I figli della luce vivono nelle tenebre.
Nel buio non c’è competizione, non nasce l’invidia e nemmeno la lotta. Nel buio nulla appare degno di essere desiderato, perseguito, raggiunto.
Il tempo della notte scorre più lento, assomiglia all’eternità, a un tempo senza tempo, senza un orologio che lo scandisce. Il tempo che si fa notte, morte, e la morte non ha tempo: non batte il tempo.
Solo le campane suonano a morto, ma la notte muoiono, si fermano: memoria inutile d’un tempo passato che ora non si muove più.
La notte è lo spazio della morte, la luce quello della vita. La vita che si muove lenta, e si fa morte, e il buio diventa sempre più nero fino a non avere più possibilità di annerire ancora. Il nero della morte, del silenzio, delle ombre. E dentro la morte si sente solo il silenzio delle ombre, esistenze stampate su una sindone di lino immacolato.
Il tempo della morte, icona di morte, dell’essere buio. La morte è il buio. Nella notte non si vive. Vivono di morte soltanto i morti.
Scappando dalla luce s’incontra la morte, non fa paura perché ti assomiglia, sta zitta come fai tu. Nel buio stai immobile e aspetti senza sapere di aspettare, perché nessuno deve venire e semmai giunge la morte che non attendi perché è con te. La morte, la tua compagna, tu sei la tua morte.
Solo la luce che acceca pensa di aver vinto la morte, dimenticandola. E così si muore di luce.
La notte si diventa morte, insieme alla morte, giocando con la morte, ballando una danse macabre a ritmo di discoteca.
I figli della notte, i figli della morte silenziosa: come un uccello nero che corre nel buio senza una direzione; nella notte la strada non è mai errata, non esiste verità nell’errore. Il buio cancella la verità, la follia ha il volto della saggezza e della normalità e nessuno nella notte sa cosa siano follia, saggezza e normalità.
La notte è lo spazio dei sentimenti, del sentirsi nessuno in cerca di una strada che non c’è e non si vede. Fatta per non essere trovata e per non sapere mai di averla mancata.
Nel buio non ti accorgi dell’errore.
I figli delle tenebre, i figli della verità nascosta, del destino ignoto, del volto d’ombre, del desiderio sperduto, della via che non si trova perché c’è buio.
Amano uscire la sera, quando il nero del cielo ormai si è imposto e copre ogni altro colore. Il nero è l’insieme di tutti i colori del cielo. Il nero è il silenzio della luce, il colore dei colori.
La notte senza bagliori, senza bellezza, senza identità, senza clamore. Il tempo dei figli, i figli della notte generati dai padri della luce. Le banche sono chiuse, la notte, le Borse dormono e nella notte una banconota pregiata non si distingue dalla carta straccia, senza valore.
Il valore del buio rende ogni valore inutile e vano.
Non sapevano il perché della notte, il perché uscissero di notte, il perché di un’allergia alla luce che li rendeva incapaci di muoversi. Del resto un uccello della notte non ha coscienza del perché i canarini e i gabbiani solcano il cielo sotto il sole.
Erano fatti di buio e vivevano di buio dentro uno spazio pieno di nessuno, di ombre inutili e simili tra loro. Un tempo di inutilità, di nascondimento.
Di notte non si fanno progetti politici né si recitano omelie di vita eterna al Signore. Tutto nella notte è buio, anche il Signore, nero come il demonio. Come il signore delle tenebre.
Uscivano e vagavano senza una direzione, senza sapere dove andare e senza cercare una via, perché tutte le vie nel buio si perdono nel buio e conducono al buio.
Vie strette, scure. Il nero di un utero, il silenzio di un utero, la delicatezza di un utero.
La notte, l’utero dei figli della luce.
Non avrebbero voluto nascere ed era come non fossero mai nati, perché il mondo li voleva rivestire d’una corazza che essi non amavano e preferivano quella fatta di buio che non pesa e nasconde da ogni nemico. Nella notte non si trovano nemici, non c’è un volto, e un nessuno tra i nessuno non è mai nemico.
Quando si annunciava l’alba, serravano le palpebre per ritrovare il buio dentro di loro. Per uccidere una luce che sembrava imporsi.
Si chiudevano nelle loro stanze, le persiane bene accostate per impedire l’invasione dei raggi solari, una penetrazione violenta che sapeva di stupro.
La luce confonde, accende le differenze, mostra i particolari che uno ha e nell’altro mancano. Il mondo delle differenze e delle gerarchie, del bello e del brutto, dell’alto e del basso, delle caratteristiche uniche che sanno di discriminazione. La luce accende il sogno di scappare dal proprio corpo, stretto e inospitale, per entrare in corpi che però sono d’altri. Un mondo di desideri e di mancanze, di illusioni.
dp n="11" folio="11" ?
Basta chiudere le palpebre nel sonno che le rende pesanti e non aprirle più perché manca la coscienza e la voglia di farlo. Sepolti nel buio, che è dentro ciascuno, in un sogno pieno di buio.
Il buio della mente, il rifiuto di sapere e di ordinare, di chiarire, di mandare luce: meglio farsi buio, che significa avvolgersi di mistero.
Il buio della mente per impedire che si creda di capire, che ci s’illuda di sapere, e allora meglio renderla incapace di pensare e permetterle solo di vagare. Vagare, girare, muoversi, senza sapere dove e perché.
Nel buio ti sposti ma sei sempre allo stesso punto, perché d’intorno non c’è mai niente.
Il buio rende ridicola la bellezza, rende superflua la mappa dei movimenti e la voglia di scoprire, di sapere. Ulisse al buio vaga rimanendo fermo.
L’uomo diventa un’ombra misteriosa come il nulla. E tu sei nessuno, un’ombra tra il nulla.
E ti vengono in mente i morti che forse si muovono senza far rumore, che esistono ma non vogliono disturbare.
La morte arriva per portare il buio, per sempre; sotto la terra non arriva un raggio di sole, nemmeno a mezzogiorno. Il buio della notte, il silenzio di tomba del buio, il mistero di una fine e di un inizio, del senso e del non senso.
Nella notte non si pensa, le idee sono fatte di buio, l’abito del mistero è nero e il volto dell’uomo ha il sapore dell’Africa.
Si sentono i tamburi che battono colpi di nulla e segnano un tempo oscuro che sa di morte.
Il buio della ragione accompagna i sentimenti, le sensazioni che attestano la tua esistenza, che garantiscono che sei morto, ma vivi.
Vivi la notte, perché la luce ti agita e ti angoscia.
dp n="12" folio="12" ?
La vita dei padri si svolge di giorno, quella dei figli di notte, nelle profondità del nulla e dentro una folla di ombre che non si vedono e che ti assomigliano perché anche tu sei buio, sei una macchia nera che ha l’effigie di tuo padre ma non hai nome, cognome, identità.
Il colore degli occhi, il rosso delle labbra, il turgore del seno, la lunghezza della spada dell’amore, l’abito di taffetà, tutto si fa buio e l’amore scompare perché ogni letto si trasforma in un catafalco e ogni camera di postribolo si riduce a cunicolo di fogna.
Nella notte non si sentono parole, frasi, sentenze, discorsi, ma soltanto lamenti, e nasce qualche bambino nero.
La follia di una luce insopportabile che ti chiude gli occhi, ti perseguita, ti esclude mostrandoti diverso. Il buio si pone a difesa di una luce incomprensibile, in un mondo che non ha senso e crede di essere pieno di senso.
Il matto non capisce il mondo e allora si chiude al mondo e non vede nulla, e ride di quelle immagini che filtrano folli dentro di lui.
Tutto si disperde, smarrisce i confini e si espande dentro un nero che invade tutto. Un mondo di buio che ripara e che distrugge.
La follia è una vita notturna consumata durante il giorno.
Uscivano all’imbrunire perché non erano visti, e non vedevano se non ombre identiche alla propria ombra. Un mondo identico e senza senso, che percepivano come i morti che si radunano nel camposanto per parlare della terra e delle follie della terra. Un mondo acceso e rumoroso, un mondo che corre e non sa che il tempo è un enigma e che tutto quanto si pensa di conservare, è già finito.
E la morte al buio si fa eterna, per sempre. Senza affanno, senza le graduatorie, il successo. Nel buio non ci sono né vincitori né vinti.
Non riuscivano a dormire la notte. Mentre alla luce chiudevano i loro occhi, nella notte li tenevano bene aperti ma non vedevano nulla, solo ombre. E scendevano nel buio, dove avvertivano suoni, rulli di tamburo, squilli di tromba, un grido di uccello che sembrava umano e grida d’uomo simili a quelle di un uccello in cielo, nel cielo notturno. E l’insieme si faceva musica, la musica che non ragiona, che non capisce, che non ha nulla da capire. La musica sveglia i sensi nella notte. La musica è un parlare senza vocabolario, un urlare senza avere nulla da dire, si muove nell’aria senza senso, non ne vuole alcuno, ma forse li comprende tutti.
Nella notte un’orchestra mescolava suoni e produceva una musica che nel giorno moriva, alla luce si scioglieva come la neve che ha paura dei raggi di sole, capaci di ucciderne la purezza e di consumarne la verginità, come una clarissa bombardata da un reggimento in guerra.
E la guerra la si combatte di giorno: di notte i campi di battaglia riposano. Sparando di notte si ucciderebbe il proprio fratello invece che un nemico che nel buio diventa tuo fratello. La guerra si giustifica solo alla luce, al sapere della luce e non al mistero della notte che non capisce nulla.
Nel buio non ci sono nemici e un nemico al buio perde il proprio profilo e si dimentica di essere nemico, non sa più cosa significhi esserlo.
Il buio dei sentimenti, la luce della ragione. L’ubriachezza del sapere e il mistero del sentire.
Il regno dei padri e quello dei figli, senza né re né sudditi: uno spazio fatto di buio lontano dalla logica dei metri quadri e della proprietà, del mio e del tuo, del tuo che ho deciso di possedere io.
Nella notte un giardino si fa macchia nera, un forziere vale quanto un macigno di basalto. E una vergine puzza come una meretrice che nella notte assomiglia a tua sorella, ma forse è semplicemente tua madre che ti accoglie dentro di sé con la voglia di rimetterti al sicuro nel suo utero, fatto di buio e nascosto dentro le viscere del corpo. Un luogo che la luce non disvela.
La notte spegne il desiderio di avere e di essere e cancella il tempo e la perdita del tempo. La notte è il vuoto, il nulla, e non si può combinare niente che la luce apprezzi. Tempo di...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Vestiti d'ignoto