
- 400 pagine
- Italian
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Il circolo Matarese
Informazioni su questo libro
Chi ha ucciso Anthony Blackburn, capo di tato maggiore americano, in una casa di appuntamenti? Chi ha ucciso Dimitri Yurevich, eminente fisico nucleare sovietico, durante una partita di caccia? I servizi segreti delle due superpotenze decidono di collaborare per scoprire chi sta dietro questi omicidi e scoprono che…Una storia mozzafiato, che non dà tregua e che conferma Ludlum grande maestro del thriller internazionale.
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Informazioni
Print ISBN
9788817107358eBook ISBN
9788858625910Parte seconda
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Il tozzo peschereccio solcava le ondate dalle creste di spuma come un animale pesante e goffo, vagamente consapevole del fatto che il mare era ostile. L’acqua schiaffeggiava la prua e i fianchi del battello, frustando con spruzzi salsi le facce degli uomini che maneggiavano le reti.
Un uomo, tuttavia, non era alle prese con le fatiche della pesca. Sedeva solo sul ponte, con un thermos pieno di caffè in una mano e una sigaretta nell’altra incurvata a coppa. Era inteso che, qualora motoscafi di pattuglia francesi o italiani si fossero avvicinati, egli sarebbe diventato un pescatore come gli altri; altrimenti, doveva essere lasciato in pace. Nessuno aveva da ridire per quanto concerneva la presenza di quell’uomo strano e senza nome, poiché, grazie a lui, ogni appartenente all’ equipaggio era più ricco di centomila lire. Egli era salito a bordo da un molo di San Vincenzo, prima di mezzanotte.
Scofield riavvitò il cappuccio del thermos e gettò in mare la sigaretta. Si alzò, si stiracchiò e scrutò, attraverso la nebbia, la linea costiera della Corsica. La traversata era stata rapida. Stando al capitano, si sarebbero trovati in vista di Solenzara di lì a pochi minuti ed entro un’ora avrebbero sbarcato il loro stimato passeggero tra Sainte Lucie e Porto Vecchio. Non si prevedeva alcuna difficoltà ; esistevano decine di insenature rocciose lungo la costa, pronte ad ospitare un peschereccio temporaneamente in difficoltà .
Bray diede uno strattone alla corda annodata intorno all’ impugnatura della borsa di cuoio e legata intorno al suo polso; la precauzione poteva sembrare esagerata, ma è risaputo che i corsi sono svelti nell’alleggerire i passeggeri appisolati degli oggetti di valore, specie quando trattasi di viaggiatori privi di documenti di riconoscimento, ma danarosi.
dp n="176" folio="176" ? « Signore! » Il capitano si avvicinò, e il suo ampio sorriso rivelò l’assenza di incisivi. « Ecco Solenzara! Ci arriveremo subito.. . trenta minuti. È a nord di Porto Vecchio. »
« Benissimo. Grazie. »
« Prego! »
Di lì a mezz’ora, Scofield si sarebbe trovato in Corsica, tra i monti ove era sorto il Matarese. Che l’organizzazione fosse sorta lì era incontestabile; che avesse fornito sicari prezzolati fino alla metà degli anni trenta era una probabilità quasi certa e accettata da tutti. Ma, al riguardo, si sapeva così poco che nessuno poteva affermare con certezza quanto di tutto ciò fosse un mito e quanto si basasse sulla realtà . La sola cosa certa era che un pazzo a nome Guillaume de Matarese aveva convocato un consiglio e dato origine a una banda di assassini derivata, dicevano taluni, dalla società di sterminatori di Hasar ibn-al-Sabbah, nell’undicesimo secolo.
Tuttavia, ciò contribuiva ad alimentare il mito e a sminuire la realtà . Nessuno aveva mai testimoniato in tribunale, e mai era stato catturato un assassino del quale fosse stato possibile provare l’appartenenza a un’organizzazione denominata il Matarese. Se confessioni esistevano, non erano mai state rese pubbliche. E nessun governo aveva mai parlato. Mai. Tacevano tutti.
Per un giovane agente dello spionaggio che aveva studiato la storia degli assassinii anni prima, proprio questo silenzio conferiva una certa credibilità al Matarese.
Così come un altro silenzio, improvvisamente imposto tre giorni prima, lo aveva persuaso che l’appuntamento in Corsica non fosse stato una proposta fatta nella furia della violenza, ma l’unica possibilità rimasta. Il Matarese continuava ad essere un enigma, però non era un mito. Si trattava di realtà . Un uomo potente si era rivolto ad altri uomini potenti pronunciando, allarmato, il nome dell’organizzazione; e questo non poteva essere tollerato.
Robert Winthrop era scomparso.
Bray, fuggito dal Rock Creek Park tre notti prima, aveva deciso di rifugiarsi in un motel alla periferia di Fredericksburg. Per sei ore, da una serie di cabine telefoniche lungo l’autostrada, e mai due volte dalla stessa, si era ostinato nel tentativo di chiamare Winthrop. Aveva parlato con la moglie dell’ambasciatore, allarmandola, senza dubbio, ma senza dirle niente di concreto, a parte il fatto che doveva avere un colloquio con suo marito. Il tentativo era stato ripetuto inutilmente fino all’ alba.
Non sapeva a chi rivolgersi e la rete si stava tendendo per lui. Se lo avessero trovato, lo aspettavano, se non la morte, le quattro mura di una cella, o, peggio ancora, l’esistenza di un essere vegetale. Ma non riteneva che gli sarebbe stato consentito di vivere. Taleniekov aveva ragione: erano segnati entrambi.
Se una soluzione esisteva, essa si trovava a seimilacinquecento chilometri di distanza, nel Mediterraneo. La borsa di cuoio conteneva una dozzina di passaporti falsi, cinque libretti di banca intestati a nominativi fittizi, e un elenco di uomini e donne che avrebbero potuto procurargli ogni sorta di mezzi di trasporto. Era ripartito da Fredericksburg all’alba di due giorni prima, aveva fatto una capatina nelle banche di Londra e di Parigi, arrivando infine, la sera precedente, su un molo per pescherecci a San Vincenzo.
E ora, di lì a pochi minuti, avrebbe posto piede in Corsica. Il lungo viaggio gli aveva consentito di riflettere, o per lo meno di organizzare i propri pensieri. Doveva cominciare con l’incontrovertibile; esistevano due fatti certi:
Guillaume de Matarese era esistito, così come era esistito un tempo un gruppo di uomini che si facevano chiamare il Consiglio del Matarese e volevano attuare le folli teorie del fondatore. Il mondo procedeva mediante una serie costante di violenti cambiamenti di potere. Disastri e morti improvvise facevano parte dell’evoluzione storica. Qualcuno doveva fornire i mezzi. I governi, ovunque, avrebbero pagato per far commettere assassinii politici. Gli omicidi — commessi con i sistemi più sicuri per far sì che fosse impossibile risalire a chi li aveva ordinati – potevano divenire una fonte mondiale di ricchezza e di ascendente al di là di ogni immaginazione. Questa era la teoria di Guillaume de Matarese.
Nella comunità dello spionaggio internazionale, una minoranza sosteneva che il Matarese era responsabile di decine e decine di assassinii politici, a partire dal secondo decennio del secolo e fino alla metà degli anni trenta, da Serajevo a Città del Messico, da Tokyo a Berlino. A parere di costoro, la fine del Matarese doveva essere attribuita allo scoppio della seconda guerra mondiale, con la conseguente espansione dei servizi segreti, o all’assorbimento del consiglio da parte della mafia siciliana, ormai trincerata ovunque, ma il cui centro di potere si trovava negli Stati Uniti.
dp n="178" folio="178" ? Tuttavia, questo parere era decisamente di minoranza. I professionisti, nella grande maggioranza, sostenevano che il potere del Matarese veniva esagerato. Esso aveva indubbiamente eliminato un certo numero di personaggi politici di importanza secondaria, nel labirinto caotico della politica francese e italiana, ma, a parte questo, non esisteva alcuna prova concreta. Il Matarese era essenzialmente un gruppo di paranoici guidati da un ricco eccentrico. Se si trattava di qualcos’ altro, sostenevano questi professionisti, come mai non era mai stato possibile entrare in contatto con gli uomini dell’organizzazione?
Perché, così aveva ritenuto Bray anni prima, e continuava ad esserne persuaso adesso, voi eravate – noi eravamo – le ultime persone al mondo con le quali il Matarese volesse concludere affari. Sin dall’inizio abbiamo rappresentato la concorrenza, in una forma o nell’altra.
« Ancora quindici minuti » sbraitò il capitano, dal casotto del timone. « La costa è molto vicina. »
« Grazie tante, capitano. »
« Prego. »
Il Matarese. Era mai possibile? Un gruppo di uomini che selezionavano e attuavano assassinii in tutto il mondo, costituivano la struttura del terrorismo, e diffondevano il caos ovunque?
Per Bray la risposta era affermativa. Le parole del morente Krupskaya, la condanna a morte di Vasili Taleniekov decretata dai sovietici, la squadra che avrebbe dovuto giustiziare lui, reclutata a Marsiglia, Amsterdam e Praga... tutto ciò costituiva il preludio della scomparsa di Robert Winthrop. Tutto era collegato al moderno consiglio del Matarese. Esso era il primo motore invisibile e ignoto.
Chi erano costoro, questi uomini nascosti che disponevano dei mezzi per arrivare alle più alte sfere governative con la stessa facilità con cui finanziavano terroristi dallo sguardo allucinato e sceglievano uomini celebri da assassinare? Ma l’interrogativo più importante era il perché. Perché? Per quale scopo, o per quali scopi, esistevano?
Il "chi?" era l’enigma che doveva essere risolto per primo... e, di chiunque si trattasse, non poteva non esistere un collegamento tra essi e i fanatici inizialmente convocati dal Matarese; quale altra sarebbe potuta essere la loro provenienza, in quale altro modo avrebbero potuto sapere? Quei primi uomini erano saliti sui monti di Porto Vecchio; e avevano avuto un nome. Il passato era il solo punto di partenza di cui egli disponesse.
Ce n’era stato un altro, rifletté, ma la fiammella del fiammifero nei boschi del Rock Creek Park lo aveva cancellato. Robert Winthrop era stato sul punto di fare il nome di due uomini potenti di Washington che avevano negato con veemenza di sapere qualcosa del Matarese. Nei dinieghi stava la prova della loro complicità ; dovevano, in un modo o nell’altro, aver sentito parlare del Matarese. Ma Winthrop non aveva pronunciato i due nomi; la violenza si era intromessa. E ora, forse, non avrebbe più potuto dirli.
I nomi del passato potevano condurre ai nomi del presente; in questo caso doveva essere così. Gli uomini lasciano la loro opera, la loro impronta sull’epoca in cui vivono... e il loro denaro. Tutto poteva essere ricostruito e poteva condurre altrove. Se esistevano chiavi in grado di aprire le casseforti del Matarese contenenti la soluzione dell’enigma, esse dovevano trovarsi sui monti di Porto Vecchio. Scofield doveva trovarle... così come doveva trovarle il suo nemico, Vasili Taleniekov. Nessuno di loro sarebbe sopravvissuto, se non vi fosse riuscito. Non potevano esistere né una fattoria a Grasnov per il russo, né una nuova vita per Beowulf Agate, a meno che non avessero trovato la soluzione.
« La costa si avvicina ! » tuonò il capitano, manovrando la ruota del timone. Si voltò e sorrise al passeggero attraverso le sventagliate di spuma. « Ancora cinque minuti, signore, e poi la Corsica. »
« Grazie, capitano. »
« Prego. »
La Corsica.
Taleniekov corse su per l’altura rocciosa nel chiaro di luna, chinandosi nei tratti ove l’erba cresceva alta, per nascondere i propri movimenti, ma non la direzione che stava seguendo. Non voleva che coloro i quali gli stavano alle calcagna rinunciassero alla caccia, voleva soltanto rallentarli, e separarli, se possibile. Se fosse riuscito a intrappolarne uno, questo sarebbe stato l’ideale.
Il vecchio Krupskaya aveva avuto ragione per quanto concerneva la Corsica, e l’indicazione di Scofield concernente i monti a nord di Porto Vecchio era stata precisa. Esistevano segreti, lì; meno di due giorni gli erano bastati per rendersene conto. Uomini lo inseguivano adesso sui monti, nelle tenebre, per impedirgli di scoprire dell’altro.
Quattro notti prima, la Corsica non era stata altro che una supposizione, non era stata altro che una remota possibilità ; Porto Vecchio era semplicemente un minuscolo centro abitato sulla costa meridionale dell’isola, dietro il quale si levavano monti sconosciuti.
I monti continuavano ad essere sconosciuti; le persone che risiedevano su di essi erano remote, strane e poco comunicative, parlavano un dialetto difficile a capirsi, eppure ogni dubbio era stato disperso. Un semplice accenno al Matarese bastava a rendere ancora più torvi occhi già ostili per natura; le insistenze per ottenere le sia pur più innocue informazioni bastavano a por termine a conversazioni appena iniziate. Era come se quel nome avesse fatto parte di un rito tribale del quale nessuno parlava al di fuori dei piccoli insediamenti tra le montagne, e mai alla presenza di stranieri. Vasili aveva cominciato a rendersene conto poche ore dopo che si era addentrato nelle campagne disseminate di rocce; e la cosa era stata confermata drammaticamente la prima sera.
Quattro giorni prima egli non lo avrebbe creduto; ora sapeva che le cose stavano in questo modo. Il Matarese era più di una leggenda, più di un mistico simbolo per le popolazioni primitive delle montagne; era una forma di religione. Non poteva non essere tale, dato che gli uomini erano disposti a morire pur di mantenere il segreto.
Quattro giorni, e il mondo aveva cambiato aspetto per lui. Egli non si trovava più a contatto con uomini esperti che disponevano di equipaggiamenti sofisticati. Non ,esistevano nastri di computer in veloce movimento dietro pannelli di vetro al premere di un pulsante, né lettere verdi susseguentisi su schermi neri, dando immediate informazioni necessarie per l’azione successiva. Ora stava sondando il passato tra gente del passato.
Ecco perché voleva così disperatamente intrappolare uno degli uomini che lo inseguivano su per la montagna nell’oscurità . Riteneva che fossero tre; il crinale dell’altura era lungo e ampio e abbondava di alberi stenti e di rocce frastagliate. Quei tre avrebbero dovuto separarsi per tener d’occhio le varie discese che conducevano ad altre alture e ai pianori dai quali erano precedute le foreste della montagna. Se avesse potuto catturare uno degli uomini e disporre di parecchie ore per lavorare sulla sua mente e sul suo corpo, sarebbe riuscito a venire a sapere molte cose. Non provava il benché minimo rimorso. La sera prima, un letto di legno era stato fatto a pezzi nelle tenebre, mentre un corso si profilava nell’intelaiatura della finestra, con un fucile a lupara tra le mani. Taleniekov si sarebbe dovuto trovare sul quel letto... Soltanto un uomo – quell’uomo – pensò Vasili, reprimendo l’ira, mentre entrava di corsa in un boschetto di abeti subito sotto il cocuzzolo dell’altura. Lì avrebbe potuto riposare per qualche momento...
Molto più in basso, poté vedere i fiochi fasci luminosi di lampadine tascabili. Uno, due, tre... Tre uomini,...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Dedica
- Parte prima
- Parte seconda
- Parte terza
- Epilogo