
- 400 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Le illusioni dello Scorpione
Informazioni su questo libro
Amaya Bajaratt, un'affascinante e spietata terrorista internazionale, è la mente di un'intricata cospirazione che mira a colpire i leader delle grandi potenze mondiali. Il suo ex amante, Tyrell Hawthorne, era un ufficiale navale dell'intelligence americana fino alla notte in cui sua moglie è stata uccisa, vittima innocente di un letale gioco tra spie. Ora è l'unico che può fermare la terrorista più pericolosa al mondo.Mentre la sua stessa vita e quella del Presidente degli Stati Uniti sono appese a un filo, Hawthorne deve inseguire le tracce di Amaya in un vortice di seduzione e inganno. Dalle stanze della Casa Bianca ai mari dei Caraibi, scoprirà una rete di macchinazioni che tengono nell'ombra una verità sconvolgente.
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Informazioni
Print ISBN
9788817037501eBook ISBN
97888586261841
Al tramonto, con l’albero divelto dal fulmine e le vele lacera te dal vento, lo sloop scivolò dolcemente nella tranquilla caletta di un’isola privata delle Piccole Antille. Negli ultimi tre giorni, prima che calasse la bonaccia, quella zona dei Caraibi aveva subìto non solo un uragano della forza del famigerato Hugo, ma anche, sedici ore dopo, una tempesta tropicale con tuoni da far tremare la terra e folgori che avevano incendiato le palme dell’isola inducendo gli abitanti a supplicare in ginocchio i loro dèi.
La grande casa era tuttavia sopravvissuta a entrambe le catastrofi. Era fatta di pietra e acciaio e sorgeva a ridosso della parete nord dell’impervia collina: impenetrabile, indistruttibile, una fortezza. Che lo sloop semidistrutto fosse riuscito a trovare riparo fra le ripide pareti rocciose della caletta era un miracolo, anzi, un sortilegio per l’alta domestica nera che era a servizio nell’abitazione. Scese correndo i gradini di pietra fin sulla spiaggia sparando quattro colpi in aria con la pistola.
«Ganja!» urlò. «Non vogliamo sporchi ganja qui! Andatevene!»
La figura solitaria inginocchiata sul ponte dell’imbarcazione era una donna sui trentacinque anni che indossava calzoncini corti e una camicia logora. Poggiato il potente fucile sul parapetto, fissò lo sguardo nel mirino e premette il grilletto. Lo scoppio lacerò il silenzio della caletta, echeggiando fra le rocce. Nello stesso istante la donna in uniforme bianca crollò a faccia in giù nelle onde che lambivano dolcemente la spiaggia.
«Sparano! Oh, Dio, sono colpi di fucile!» Un giovane a torso nudo, bello e vigoroso, alto più di un metro e ottanta, balzò fuori dalla cabina. Poteva avere diciassette anni. «Che cosa succede? Che cosa hai fatto?»
«Niente di più di quello che si doveva fare» rispose freddamente la donna. «Va’ a prua e salta giù quando vedi la spiaggia; c’è ancora abbastanza luce. Poi tira la barca a riva.»
Il giovane non si mosse: fissava la figura immobile sulla sabbia, strofinando nervosamente le mani sui jeans. «Mio Dio!» esclamò, con un forte accento straniero. «Sei un mostro!»
«Sono sempre io, ragazzo mio. Non sono forse la stessa persona che a letto ti da tanta tenerezza?»
«Dio mi è testimone, Valeria» mormorò il giovane, sempre fissando il cadavere sulla riva. «Io non mi sarei mai aspettato una cosa simile!»
«Preferiresti tornare in Italia, a Portici e alla tua famiglia, e trovare una morte certa?»
«No... no, naturalmente.»
«Allora benvenuto nel nostro mondo, tesoro» sorrise la donna. «E credimi, avrai da me tutto quel che vorrai. Salta, mio adorabile Nicola... Ora!»
Il giovane balzò nell’acqua.
Deuxième. Bureau, Parigi
«È lei» affermò l’uomo seduto alla scrivania nell’ufficio immerso nell’oscurità . Sulla parete destra era proiettata una carta dettagliata di una regione dei Caraibi, e precisamente delle Piccole Antille. Un guizzante puntino blu segnava l’isola di Saba. «Possiamo presumere che sia passata per lo Stretto di Anegada, fra Dog Island e Virgin Gorda, perché è l’unico modo in cui poteva sopravvivere alla tempesta. Se poi è sopravvissuta.»
«Forse non ce l’ha fatta» osservò l’assistente fissando la mappa. «Questo ci renderebbe la vita più facile.»
«Senza dubbio.» Il capo del Deuxième si accese una sigaretta. «Ma poiché si è rivelata un osso duro scampando alle peggiori guerriglie di Beirut e della Valle della Beqa’a, voglio prove irrefutabili prima di abbandonare la caccia.»
«Io conosco quella zona» intervenne un altro uomo di mezza età . «Ero di guarnigione alla Martinica al momento della crisi russo-cubana e vi dico che lì i venti possono essere micidiali. Da quel che so sugli uragani che si scatenano in quei mari, penso che non abbia potuto cavarsela con quella barchetta.»
«Secondo me, ce l’ha fatta» lo contraddisse seccamente il capo del Deuxième. «Io non posso permettermi delle ipotesi. Conosco queste acque solo dalle carte geografiche, ma vedo una quantità di piccole insenature e porticcioli in cui avrebbe potuto rifugiarsi. Li ho studiati bene.»
«Non è così, Henri. In quelle isole i venti soffiano una volta in senso orario, subito dopo in senso antiorario. Se queste insenature esistessero, sarebbero abitate. Io conosco quelle isole: studiarle su una carta geografica è solo un esercizio teorico, non è come ispezionarle, metro per metro, alla ricerca di sottomarini sovietici. Ti dico che non è sopravvissuta.»
«Spero che tu abbia ragione, Ardisonne. Il mondo non può permettersi che Amaya Bajaratt viva.»
Central Intelligence Agency, Langley, Virginia
Nelle stanze sotterranee del centro comunicazioni della CIA, un locale sempre chiuso a chiave era riservato a un’unità di dodici analisti, nove uomini e tre donne, che lavoravano a gruppi di quattro alternandosi nell’arco delle ventiquattr’ore. Erano specialisti in radiotelecomunicazioni internazionali, e avevano severissime istruzioni di non parlare delle loro attività con nessuno, neppure con le mogli e i mariti.
Un uomo sui quarant’anni in maniche di camicia spinse indietro la sua poltroncina girevole e diede un’occhiata ai colleghi del turno di mezzanotte, una donna e due uomini. Erano quasi le quattro del mattino. «Forse ho trovato qualcosa» annunciò, a nessuno in particolare.
«Che cosa?» chiese la donna. «Niente da segnalare, per quanto mi riguarda.»
«Forza, Ron, sputa fuori» fece il collega che gli era più vicino. «Questa radio Bagdad con le sue cazzate mi concilia il sonno.»
«Prova il Bahrein, non Bagdad» replicò Ron raccogliendo un tabulato emesso dall’elaboratore.
«Che cosa succede a quei ricconi?» Il terzo analista alzò gli occhi dalla consolle elettronica.
«Ricconi, appunto. La nostra fonte di Manama ha passato un’informazione secondo la quale mezzo milione di dollari è stato trasferito su un conto numerato a Zurigo, destinato a...»
«Mezzo milione?» interruppe il secondo analista. «Per quelli lì sono solo merda!»
«Non vi ho detto il destinatario né l’iter del trasferimento. Dalla Banca di Abu Dabi al Crédit Suisse di Zurigo...»
dp n="15" folio="15" ? «È il giro della Valle della Beqa’a» riconobbe immediatamente la donna. «Destinatario?»
«I Caraibi, località sconosciuta.»
«Trovala!»
«Al momento è impossibile.»
«Perché?» chiese il terzo analista. «Forse perché non può essere confermata?»
«È confermata senza dubbio, e nel peggior modo possibile. La fonte è stata uccisa un’ora dopo aver preso contatto con il nostro agente all’ambasciata, un funzionario che è stato subito trasferito.»
«La Beqa’a» fece la donna con voce sommessa. «I Caraibi. Bajaratt.»
«Mando subito un fax a O’Ryan. Abbiamo bisogno del suo cervello.»
«Se è mezzo milione oggi,» osservò il terzo uomo «potranno essere cinque domani, una volta che la strada risulti sicura.»
«Conoscevo la nostra fonte nel Bahrein» riprese tristemente la donna. «Un buon diavolo, con moglie e bambini... dannazione, Bajaratt!»
MI6, Londra
«Il nostro agente operativo a Dominica si è recato in aereo al Nord e conferma l’informazione che ci è stata passata dai francesi.» Il capo dei servizi d’informazione britannici si avvicinò a un tavolo quadrato, al centro della sala riunioni, su cui stava un grosso volume contenente carte geografiche particolareggiate. Sulla copertina nera del volume figurava a lettere dorate il titolo: I Caraibi – Isole Sopravvento e Sottovento. Le Antille. Isole Vergini, possedimenti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. «Trovami un posto chiamato Stretto di Anegada, per favore, vecchio mio» chiese al suo collaboratore.
«Subito.» L’altro si mosse rapidamente avvertendo la frustrazione del superiore: frustrazione che non era dovuta alla situazione politica, ma alla sua mano destra irrigidita, che non obbediva ai comandi del cervello. Sfogliò le pesanti tavole telate e arrivò alla carta richiesta. «Ecco qui... buon Dio! Nessuno può aver percorso tante miglia con un uragano di quel genere e su un guscio di noce come quello!»
dp n="16" folio="16" ? «Forse non ce l’ha fatta.»
«Da Basse-Terre all’Anegada, in tre giorni e con l’uragano? Credo di no. Avrebbe dovuto navigare in acque aperte per oltre la metà del tempo, e non ci sarebbe arrivata così rapidamente.»
«Ecco perché ti ho fatto venire qui. Tu conosci bene la zona, non è vero? Eri di stanza là .»
«Se mai c’è un esperto di quell’area, penso di essere io. Sono stato per nove anni l’agente del MI6, con base su Tortola, e conosco perfettamente tutte quelle dannate isole... Sono ancora in contatto con dei vecchi amici: pensavano tutti che fossi un fuoruscito ben fornito di mezzi, con il pallino di pilotare il mio piccolo aereo da un’isola all’altra.»
«Sì, ho letto il tuo fascicolo. Hai fatto un lavoro eccellente.»
«La guerra fredda era dalla mia parte, e io avevo quattordici anni di meno... eppure non si può dire che fossi un ragazzo. Adesso non mi metterei ai comandi di un bimotore in quella zona, nemmeno per un miliardo di dollari.»
«Sì, capisco» fece il capo dei servizi segreti, chinandosi sulla mappa. «Così, la tua opinione di esperto è che per la donna sia stato impossibile cavarsela.»
«"Impossibile" è una parola troppo drastica. Diciamo che è altamente improbabile, al limite delle possibilità .»
«Questo è quanto pensa anche il tuo collega del Deuxième.»
«Ardisonne?»
«Lo conosci?»
«Nome-in-Codice Richelieu. Sì, naturalmente. Un bravo ragazzo, anche se un po’ ostinato. Operava in Martinica.»
«È irremovibile. È convintissimo che la donna sia annegata.»
«In questo caso la sua opinione è probabilmente giustificata... Mi consente di porle un paio di domande?»
«Naturalmente, Cooke.»
«Questa Bajaratt è una leggenda fra i guerriglieri della Valle della Beqa’a, ma io ho studiato quelle liste per diversi anni e non ricordo di aver mai visto il nome in questione. Come mai?»
«Perché non è il suo» rispose il capo del MI6. «È un nome che lei stessa si è data anni fa per nascondere la sua identità . È convinta che nessuno sappia da dove venga, o chi sia veramente. Temendo di avere fra noi qualche infiltrato, e presumendo che la donna abbia in mente qualche grossa impresa, abbiamo tenuto tale informazione nei nostri dossier top-secret.»
dp n="17" folio="17" ? «Oh, sì, capisco. Se si conosce un nome falso e le sue origini, che rivelano quello vero, si può ricostruire il retroterra ambientale, una personalità , persino un prevedibile schema d’azione.»
«Come ho detto, sei molto in gamba.»
«Sciocchezze, è elementare e lei lo sa. Chi è esattamente questa donna?»
«Uno dei più temibili terroristi.»
«Araba?»
«No.»
«Israeliana?»
«No, e non vorrei andare troppo in là con le ipotesi.»
«Sciocchezze. Il Mossad ha un largo spettro di attività ... Ma, la prego, risponda a un’altra domanda. Come lei ricorderà , ho passato la maggior parte dei miei anni di servizio dall’altra parte del mondo, nei Caraibi, in Estremo Oriente e così via. Perché mai questa donna è diventata una priorità di massimo livello?»
«È in vendita.»
«È... che cosa?»
«Compare ovunque ci siano disordini, ribellioni, tumulti, e vende le sue capacità al miglior offerente... con eccellenti risultati, potrei aggiungere.»
«Mi scusi, ma questo è senza senso. Una donna che da sola marcia nei focolai di rivolta e vende... che cosa? Consigli? Che cosa fa, risponde alle inserzioni sui giornali?»
«Non ne ha bisogno, Geoff» replicò il capo del MI6, tornando al tavolo delle riunioni e sedendo un po’ goffamente, perché doveva aggiustarsi la sedia con la mano sinistra. «È una maestra in fatto di destabilizzazione. Conosce le forze e le debolezze di tutte le parti in gioco, conosce i capi e sa come raggiungerli. Non serve una causa, né morale né politica. La sua professione è la morte. È semplice.»
«Non credo affatto che sia così "semplice"!»
«Lo è il risultato finale, naturalmente, non l’inizio, non le lontane origini della vicenda... Siedi, Geoffrey, e lascia che ti racconti una breve storia, così come l’abbiamo messa insieme.» Il capo aprì una grossa busta e ne trasse tre fotografie, ingrandimenti un po’ sfuocati di istantanee scattate a caso. Il volto era tuttavia a fuoco, in piena luce. «Questa è Amaya Bajaratt.»
«Ma sono tre persone completamente diverse!» esclamò Geoffrey Cooke.
dp n="18" folio="18" ? «E quale è lei?» ribatté il capo dei servizi segreti. «O lei è tutte e tre?»
«Capisco...» fece l’agente, esitante. «I capelli sono sempre diversi: biondi, neri e, mi sembra, castano chiaro; corti, lunghi, di media lunghezza. Ma i lineamenti sono diversi... non molto, magari, ma certamente diversi!»
«Ritocchi plastici? Cerone? O controllo dei muscoli facciali? Tutto è possibile.»
«Una spettrografia potrebbe chiarire la cosa, penso. Almeno per quel che riguarda la plastica o il cerone.»
«Non in questo caso. I nostri esperti dicono che esistono composti chimici in grado di eludere l’analisi fotoelettrica, e che persino una rifrazione di luce viva può fare lo stesso. Il che significa, naturalmente, che non sanno e non vogliono rischiare giudizi.»
«Va bene,» replicò Cooke «la donna è presumibilmente una di queste tre persone, o forse tutte e tre. Ma come diavolo può esserne sicuro?»
«Questione di fiducia, suppongo.»
«Fiducia?»
«Noi e i francesi abbiamo pagato un sacco di soldi per queste foto, ciascuna delle quali ci viene da informatori segreti che usiamo da anni. Nessuno rischierebbe di perdere una buona fonte di denaro fornendoci un falso. Tutti e tre sono convinti di aver colto di sorpresa proprio il volto di Amaya Bajaratt.»
«Ma dove stava andando? Da Basse-Terre all’Anegada, se è proprio Anegada, ci sono oltre duecento chilometri, senza contare la furia dell’uragano. E poi, perché lo stretto di Anegada?»
«Perché lo sloop è stato avvistato al largo della costa di Marigot... e non poteva raggiungere la spiaggia a causa delle rocce, e il porticciolo era spazzato dalla tempesta.»
«...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Dedica
- Prologo
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
- 15
- 16
- 17
- 18
- 19
- 20
- 21
- 22
- 23
- 24
- 25
- 26
- 27
- 28
- 29
- 30
- 31
- 32
- 33
- 34
- 35
- 36
- 37
- Epilogo