«Tu» (o dell'amicizia) - Quasi Tischreden - Volume 1
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«Tu» (o dell'amicizia) - Quasi Tischreden - Volume 1

  1. 380 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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«Tu» (o dell'amicizia) - Quasi Tischreden - Volume 1

Informazioni su questo libro

"'Tu' (o dell'amicizia)" segna l'inizio di una nuova serie di volumi dal titolo "Quasi 'Tischreden'" (il riferimento è alle "Conversazioni a tavola" di Martin Lutero) e raccoglie le conversazioni sulla moralità, la libertà, la compagnia, la verginità di Don Luigi Giussani con un gruppo di giovani impegnati sul cammino della castità. Il libro non è una trattazione sistematica, ma la testimonianza di un'amicizia che diventa il metodo per inoltrarsi nel vero e per comprendere il cammino cristiano.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
Print ISBN
9788817111447
eBook ISBN
9788858623961
Categoria
Religione

Quasi TISCHREDEN

Dialoghi a tavola

Perché questo libro, primo di una serie di volumi aventi lo stesso titolo: «Quasi Tischreden»? Cosa vuol dire «Quasi Tischreden»? Il riferimento è a Tischreden (discorsi a tavola) di Martin Lutero, in cui Lutero ebbe a esplicitare il suo pensiero con un gruppo di discepoli. Il quasi è per un pudore di fronte al significato storico di Tischreden.
Sono conversazioni a tavola con giovani impegnate nel cammino della verginità in una casa dei Memores Domini. Ogni incontro ha un tema principale che viene interpretato attribuendo il titolo al paragrafo e accostando la Tischrede ad altre aventi un’affinità di contenuto.
Fin dal primo paragrafo si documenta l’animus di questi dialoghi. Il loro svolgimento tocca il tema descritto, in modo appena accennato o più diffuso; liberamente, non schematicamente; spontaneamente, non con ricercata logica, o discorsivamente, esattamente come è la varietà degli interessi in una conversazione a tavola.
Sono decisive le domande che i presenti fanno, ma le risposte date sono formulate in base ad una preoccupazione più vasta e unitariamente concepita, dettata da un desiderio di verità amorosamente comunicata.
La cosa più importante in un dialogo come questo è quella che modifica il nostro modo di essere, operando una semplificazione, cioè una facilitazione. Non bisogna allora disperdersi dentro i ghirigori della dialettica. La dialettica è fatta perché tamquam scintillae in arundineto, dice la Bibbia: i giusti – e i loro pensieri – saranno come scintille in un campo di stoppie. Perciò bisogna tirar fuori le scintille dal groviglio dei pensieri che gremiscono il dialogo. Se non ci fosse il dialogo, non ci sarebbero scintille; ma quello che deve rimanere sono le scintille: devono essere acchiappate come lucciole nelle mani di un bambino.

NOTA PER LA LETTURA

Le Tischreden propongono oltre duecento incontri svoltisi con ritmo all’incirca settimanale a partire dal 1990. I primi 22 (8 novembre 1990/14 maggio 1991) hanno la forma degli appunti, così come sono stati via via riordinati da alcune dei presenti. Quando una di loro dovette recarsi negli Stati Uniti per lavorare presso un importante centro di ricerca di Washington, si ottenne da don Giussani di poter registrare le conversazioni per inviarle oltreoceano; così i testi dal 22 maggio 1991 in poi costituiscono fedeli trascrizioni dei dialoghi.
Gli incontri sono dedicati a comprendere esistenzialmente le parole che costituiscono i termini di studio, riflessione e preghiera per la vita dei Memores Domini: i libri di don Giussani utilizzati per gli Esercizi o adottati per la Scuola di Comunità e i suoi interventi nell’ambito di gesti comuni dei Memores Domini e del movimento di Comunione e Liberazione.
Con essi s’intreccia la storia umana della casa in cui don Giussani ha tenuto gli incontri. Quando le Tischreden ebbero inizio, nella casa abitavano 9 ragazze (dell’età media di 25 anni). Ora sono oltre 50, vivono in tre case e continuano ad incontrarsi tutte insieme in occasione del raduno settimanale. Alcuni incontri sorprendono i momenti di passaggio di tale storia: la nascita della seconda casa con tutta la fatica e il dolore del distacco; la partenza di alcune per altre case in Italia o all’estero; momenti e fatti personali che diventano significativi per tutti.
Si sarebbero potute pubblicare le Tischreden seguendone l’ordine cronologico, coi vantaggi di percorrere passo a passo la storia nel suo dipanarsi e di avere tra loro vicini i commenti di don Giussani a ciascuno dei testi utilizzati per la meditazione.
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Si è preferito tuttavia raccogliere grappoli di incontri attorno ad alcuni temi che costituiscono parole care all’Autore e decisive per comprendere il carisma a lui affidato: l’amicizia, la dimora, l’amore a Cristo, la memoria, l’offerta, il senso del destino, il compito della vita, la moralità, il sacrificio, il carisma, la verginità, il popolo, la compagnia, la libertà.
Ciascun volume si rivolge così a chiunque voglia seriamente confrontarsi con una impostazione profondamente ragionevole e affettiva di parole determinanti per l’esperienza umana e cristiana.
L’itinerario storico, posto in secondo piano dalla scelta editoriale effettuata, sarà recuperato dal piano complessivo dell’opera. Esso prevede la pubblicazione di tutte le Tischreden, secondo un programma di uscite regolari. Sarà dunque possibile ripercorrere anche cronologicamente gli incontri, potendo così osservare da vicino l’approccio pedagogico dell’Autore e disponendo di una documentazione sistematica per approfondire i contenuti dei libri di don Giussani che hanno costituito l’oggetto dei raduni settimanali.
I dialoghi sono riproposti integralmente: sono riportati non solo i passaggi relativi al tema in questione, ma l’intera cena, comprensiva dei riferimenti alle vicende personali, delle affettuose battute che di norma caratterizzano le fasi iniziali e conclusive dei dialoghi; parole, insomma, «in presa diretta». Non dunque una trattazione sistematica, ma la testimonianza di una amicizia che diventa il metodo per inoltrarsi nel vero.

AVVERTENZE

In corsivo sono riportati gli interventi e le domande di persone diverse dall’Autore.
All’inizio di ogni capitolo in nota sono indicati: il numero progressivo della Tischrede, la data in cui si è svolta e il testo posto a tema della riflessione personale.
In fondo al volume si trova una legenda in cui è chiarito il significato di alcuni termini relativi alla vita dei Memores Domini e di Comunione e Liberazione.
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INTRODUZIONE*

L’effimera apparenza urge un rapporto con l’Infinito: Infinito, non raggiungibile, realtà in quanto non raggiungibile dal metro proprio dell’uomo. L’Infinito è una realtà!
Una delle immagini più irrazionali, di cui l’uomo può non accorgersi e di cui può vivere, è concepire l’Infinito come un finito che s’allarga indefinitamente. L’indefinito non è l’Infinito: l’Infinito è una Cosa, l’indefinito è «questa cosa» che vediamo che si allarga – supponete – anche indefinitamente.
L’Infinito è una realtà! Tutta l’essenza dell’uomo, tutta l’essenza e la dignità, la passione... sì, la passionalità e la commozione che desta a chi guarda come fosse a teatro l’io dell’uomo, è quando l’io si scopre a dire «tu»; è quando l’uomo, di fronte a una persona che non conosceva, o per la prima volta nella vita per maturazione avvenuta, si trova a dire «tu» riflessamente. Il tu! Significa un’altra cosa: tu non sei me. Tu non sei me: non posso abusare di te, non posso usare di te, non posso appropriarmi di te, non posso rubarti, non posso finalizzarti a me, no! Allora uno s’accorge di cosa vuol dire rispetto, venerazione, adorazione. Un uomo che non viva un momento così con la sua donna, non ha mai amato la sua donna, mai! Uno grande che non ha mai amato il suo bambino così, che non s’è mai sentito quest’onda dentro di sé, questo rispetto improvviso verso quella faccina che potrebbe prendere a schiaffi o accarezzare a suo piacimento, non ha mai amato suo figlio.
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Quando, dunque, l’uomo arriva a scoprire nei rapporti con gli altri uomini questo tu e a pronunciare questo tu con consapevolezza (come una madre che, guardando il bambino di tre anni, di due anni, di un anno, pensi: «Tu, che destino avrai? Come sarà il tuo destino?»); quando scopre la purità assoluta di questo tu, la totalizzazione inevitabile che questo tu fa di qualsiasi cosa entri in gioco nella visione del bambino o della propria donna o del proprio uomo o di qualunque uomo si trovi sul tranvai, sul treno, del vecchietto che a stento cammina; quando uno giunge a questa esperienza, quando uno arriva a questo tu con l’uomo o con la donna o col bambino o con l’estraneo – perché non ci è più estraneo: se uno dice «tu», questo tu, non ci è più estraneo – : allora capisce cosa è Dio. L’Infinito è questo Tu divino che permette questi tu umani. E come questo Tu fa sorgere in me questa incognita assoluta, io – io non mi son fatto da me; se c’è una cosa evidente è che io non mi son fatto da me, anzi, non mi faccio da me –, così fa sorgere il tu. Io e tu: è la stessa identica cosa.
Ma il destino – in quanto indica ciò a cui ognuno di noi dalla destinazione originale passerà alla fine del suo tempo, del suo spazio – tanto non possiamo toccarlo, non possiamo deciderlo, non possiamo misurarlo, quanto è vero! Perché se io dico «tu», nel modo che ho detto prima, a te che, poniamo, neanche conosco, quel tu è il contrario dell’astratto: è la potenza dell’umano che va al di là del fisico, del constatabile fisicamente; è una constatazione ed è un’esperienza totalizzante, in cui il fisico è una parte.
Bisogna che l’educazione ci porti a capire, prima di tutto, la nascita di questo ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Quasi Tischreden – Vol.1 - «Tu» (o dell’amicizia)