Scoiattoli e tacchini
eBook - ePub

Scoiattoli e tacchini

Come vincere in azienda con il gioco di squadra

  1. 157 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Scoiattoli e tacchini

Come vincere in azienda con il gioco di squadra

Informazioni su questo libro

Ogni Capo deve quotidianamente confrontarsi con i pregi e i difetti delle risorse umane di cui dispone, spesso accorgendosi che, purtroppo, attorno a lui i mediocri sono molto più numerosi dei fuoriclasse. ma se uno scoiattolo, agile e scattante, è per natura portato a raggiungere le cime degli alberi e da lì guardare tutti dall'alto, un tacchino, goffo e impacciato tanto da apparire ridicolo, forse non sarà mai in grado di seguirlo fin lassù. Anzi. Gian Paolo montali è passato dal campo di gioco alla cattedra per insegnare ai manager come valorizzare al meglio le qualità delle risorse umane impiegate, aiutandole a crescere e a pensare in grande. Il suo metodo, sperimentato con i più forti atleti professionisti, consente di destreggiarsi nel mare perennemente in burrasca dei rapporti di lavoro, consolidando il proprio carisma e mettendo in pratica una politica fatta di piccoli passi e attenzione al dettaglio. Creare un clima costruttivo con i "giocatori", sviluppare una convinzione ferrea nei propri mezzi, uscire in maniera brillante da una riunione: sono solo alcuni dei temi ai quali montali applica la sua esperienza di uomo di sport e di manager. Portando in ufficio tutta la carica che solo chi ha vissuto lo sport ai massimi livelli può avere

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2011
Print ISBN
9788817039635
eBook ISBN
9788858602829

1.

DEL SOGNO DELL’ESSERE SOGNATORE

“A man’s life is no more than to say one.”
William Shakespeare
Il mio metodo sono Io
Questo libro parla di una visione: un metodo di lavoro capace di portare, stagione dopo stagione, i miei team a essere i migliori, i campioni. Parla di un sogno che può diventare realtà: imparare a giocare di squadra, in azienda e nella vita. Per avere successo ed essere vincenti.
Un altro acquisto. Dai soltanto uno...
Il primo dovere di un buon Capo è non accontentarsi, essere il più esigente possibile nella richiesta degli uomini, ma dal momento esatto in cui si rende conto delle risorse a sua disposizione, queste diventano le migliori.
Da allenatore/manager mi sono occupato delle selezioni, della definizione di ruoli e competenze, dell’organizzazione della squadra, visibile e invisibile. Di chi scende in campo e di chi agisce dietro le quinte.
All’inizio della stagione, durante la pianificazione strategica, mi mettevo alla ricerca dei migliori per entrambe le squadre, ogni volta con la speranza di poter ignorare il limite dei fondi assegnatimi. A budget sforato, mancava sempre un tassello fondamentale. Allora andavo dal mio presidente, o dall’amministratore delegato, e insistevo per avere il via libera per l’ultimo, decisivo acquisto. “Montali, basta. Anche la settimana scorsa era l’ultima richiesta. Siamo già fuori budget, mi dispiace.” Ero deciso a non mollare e mi giocavo sempre l’ultima carta. E quattro volte su cinque, era fatta: “Va bene presidente, ha ragione, forse sto esagerando, ma vorrei dirle che è possibile insegnare a un tacchino a salire sulla cima di un albero, io però per quel lavoro preferirei assumere uno scoiattolo”.
Nelle aziende, purtroppo, ci sono più “tacchini” che “scoiattoli”, ma provo a spiegarvi meglio il concetto perché forse la mia terminologia non vi è ancora familiare: i tacchini sono quelli che fanno penare i loro Capi; gli scoiattoli, invece, sono quelli bravi. Un buon Capo riuscirà, con tutta la fatica del mondo, a far salire anche i tacchini in cima agli alberi, dove gli scoiattoli hanno il loro habitat naturale.
Un buon Capo, insomma, saprà ottenere il massimo dagli uomini a sua disposizione, che siano già scalatori, come gli scoiattoli, o no, come i poveri tacchini. Un buon Capo motiva e insegna e facendolo migliora anche chi sembrava inadatto.
Qualcuno potrà obiettare che i sogni il più delle volte rimangono tali e un uomo di sport, come me, non mastica marketing tutti i giorni. Capisco la diffidenza.
È difficile pensare che chi ha dedicato la vita a fare squadra, e a una palla almeno trecentotrenta giorni l’anno, chi ha gridato in faccia ai giocatori, li ha strapazzati, li ha abbracciati, ha pianto e riso con loro, divertendosi tanto, possa incontrare manager e insegnare loro qualcosa di nuovo.
Come un medico, curo aziende e persone. Metto a disposizione la mia esperienza: venticinque anni nella pallavolo a dirigere team di vertice, dentro e fuori dal campo. Il mio obiettivo è sempre stato vincere, ed è sul campo che ho imparato l’importanza del gioco di squadra. L’ho provata, l’ho testata, l’ho toccata. Esiste.
In una società sempre più individualista, che celebra l’ego in tutte le sue declinazioni, dove il lavoro di gruppo è sempre più difficile, nel timore che la condivisione dei meriti indebolisca e rallenti la corsa del singolo, io penso all’azienda come a una squadra. I suoi dipendenti sono i giocatori, ognuno con un ruolo preciso e tutti ugualmente importanti ai fini della vittoria.
Allenare è il mio lavoro: titolari e riserve, nessuno escluso. Scoiattoli e tacchini.
Il difficile è convincere compagni di viaggio che non hanno niente in comune uno con l’altro a salpare insieme per una nuova, grande avventura, mettendo in conto che, per il bene della squadra, sacrifici e rinunce personali sono inevitabili. È necessario imparare a mettere da parte l’ego e sostituire io con noi.
Bisogna coltivare l’ambizione sana e bella che non calpesta gli altri, ma non per questo è incapace di tenere il fuoco acceso dentro, facendo crescere il desiderio per una meta che, una volta raggiunta, deve diventare uno stimolo a spingersi ancora più in là.
In fondo gli uomini nascono giocatori, in quel grande gioco di squadra che è la vita. Lo insegna la storia, lo insegnano gli animali. Il gioco di squadra lo abbiamo dentro di noi, nel nostro DNA e se è vero che l’unione fa la forza, il metodo rafforza l’unione. Specialmente nei momenti di difficoltà. Ci svela che se Capo non si nasce, lo si può diventare. Prima di tutto, Capo di se stessi.
Basta applicare il metodo con rigore.
Il mio primo master
Vi racconterò qualcosa di me, per spiegare chi sono e capire da dove nasce il mio credo. Anche in seguito parlerò di me, non posso farne a meno, perché il mio metodo sono Io.
Non credo che il professor Torresani quando mi chiamò all’Università Cattolica di Milano, per una docenza al Master di Cultura Sportiva sul tema “Dalla mediazione dei conflitti alle relazioni comunitarie”, sapesse di mio nonno materno.
Nonno Ennio faceva il mediatore nelle campagne della Pianura padana. Vendeva e comprava di tutto: dai cereali agli animali, dalle case ai terreni, dai prosciutti al parmigiano, dagli attrezzi agricoli al legname. Trovava moglie ai contadini vedovi e ai braccianti più schivi, troppo presi dal lavoro nei campi per pensare all’amore: una sorta di precursore delle agenzie matrimoniali.
Da bambino, in estate, finita la scuola andavo in campagna e finalmente potevo stare con lui. Lo seguivo, testimone silenzioso e invisibile, nel suo peregrinare tra i clienti.
Se ero fortunato, la trattativa avveniva in una trattoria o in un bar e allora il nonno mi parcheggiava al tavolo vicino al suo con una bottiglietta d’aranciata San Pellegrino, era ancora di un arancione vivo, o di chinotto amaro e profumato. Si raccomandava molto affinché ascoltassi bene e imparassi tutto, ma dimenticando in fretta le parolacce sentite.
Quando arrivava l’ora dei pagamenti il nonno estraeva dalla tasca dei calzoni uno dei suoi due portafogli, dal quale non si separava mai, e raccoglieva quasi con disprezzo i biglietti lasciatigli sul tavolo. Quindi beveva: prima un goccio d’acqua, poi il vino rosso, ma in un bicchiere diverso perché guai a mischiare. Riprendeva fiato e, in attesa della mediazione successiva, si preoccupava di istruirmi sul valore e sulla nobiltà del denaro.
A volte assistevo a trattative con persone dalle facce poco rassicuranti, facce brutte che mettevano paura. Facce corrose dal sole. Discussioni interminabili iniziavano lente, in sordina, e poi all’improvviso esplodevano in vere e proprie sceneggiate che parevano siglare la rottura di ogni trattativa. I toni si facevano concitati, le parole dure, taglienti. Gli occhi negli occhi, nessuno dei contendenti mostrava di cedere.
Infine: la catarsi. Le facce imbruttite si distendevano, diminuiva la rabbia e si abbandonavano alla stanchezza. Gli avversari tornavano amici, si stringevano la mano e salutavano la felice conclusione dell’affare con l’ennesimo bicchiere di rosso. Io mi facevo piccolo e assistevo, unico allievo, a un vero e proprio master in mediazione e relazioni comunitarie.
Qui è nata la mia attitudine a condurre e coordinare le persone. A formare le squadre. Ad allenarle per vincere.
Ogni capitolo di questo libro mette a fuoco alcuni aspetti del mio metodo. Scorrendo le pagine a volte vi capiterà di imbattervi in un mio “strillo” che, quasi foste un mio giocatore, dovrete cercare di fare vostro, utilizzandolo come un consiglio e applicandolo nel vostro ambito.
Una sera, mentre lavoravo a queste pagine, sono affiorati i ricordi: momenti indimenticabili arrivati a supportare le mie tesi, convincendomi che, senza la pratica e l’esperienza, la teoria non ha forza.
Una delle principali qualità che deve avere un buon Capo è la credibilità, e questa non arriva perché si è bravi con le parole, la si acquisisce se si sa essere un esempio costante e se si riesce a portare i propri uomini a fare le cose giuste e ad avere successo. Lo stesso vale per le aziende che nel corso della loro storia hanno saputo creare ricchezza, valori e successo grazie a un metodo e alla guida illuminata dei loro leader.
Il gruppo Benetton, per il suo ruolo nel marketing e nel management, è un esempio: non è uscito dalle università, ma vi è entrato, a cominciare da Harvard che l’ha usato come modello da studiare.
Purtroppo molto spesso chi ci parla di gestione dei team, di motivazione delle persone, non ha mai condotto organizzazioni capaci di ottenere risultati. La cosa che a mio avviso serve di più alle aziende è la testimonianza diretta di coloro che hanno realmente conquistato vittorie e raggiunto il successo. Uomini in grado di condividere la loro esperienza non come unica e sola verità, ma come esempio di metodo.
Es...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Copyright
  3. Frontespizio
  4. Dedica
  5. 1. Del sogno dell’essere sognatore
  6. Indice