Resti umani
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Resti umani

I romanzi della serie tv Bones

  1. 369 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Resti umani

I romanzi della serie tv Bones

Informazioni su questo libro

Nel quartiere generale dell'FBI a Quantico, l'antropologa forense Temperance Brennan sta tenendo un corso sul recupero dei cadaveri, quando una telefonata urgente la riporta in Québec: bande di motociclisti si stanno affrontando in una guerra cruenta per il controllo del traffico di droga e due di loro sono morti mentre trasportavano una bomba, esplosa per errore. Il caso si fa particolarmente difficile quando una bambina di nove anni finisce all'obitorio, uccisa in uno scontro a fuoco tra i biker, e la polizia trova lo scheletro di un'adolescente scomparsa da casa diversi anni prima. Temperance dovrà addentrarsi in un'indagine intricata e misteriosa, dove anche solo un passo sbagliato potrebbe esserle fatale. O potrebbe mettere a rischio la vita di qualcuno che ama.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2011
Print ISBN
9788817126281
eBook ISBN
9788858602171
RESTI UMANI
Dedicato con affetto
al Carolina Beach Bunch
1
Si chiamava Emily Anne. Nove anni, riccioli neri, ciglia lunghe, pelle ambrata. I lobi forati da due anellini d’oro. La fronte da due proiettili di Cobray semiautomatica calibro nove.
Era sabato, e stavo lavorando su speciale richiesta del mio capo, Pierre LaManche. Dopo quattro ore di analisi su tessuti orribilmente straziati, d’un tratto la porta dell’ampia sala autopsie si aprì e l’investigatore Luc Claudel irruppe nella stanza.
Claudel e io avevamo già lavorato insieme in passato, ma dai suoi modi sbrigativi era difficile capire che nel tempo aveva imparato a sopportarmi, forse perfino ad apprezzarmi.
«Dov’è LaManche?» domandò lanciando un’occhiata al tavolo operatorio che avevo di fronte, ma distogliendo subito lo sguardo.
Non risposi. Quando aveva la luna storta, in genere lo ignoravo.
«LaManche è già arrivato?» insisté, evitando di guardare i miei guanti sudici.
«Oggi è sabato, Monsieur Claudel. LaManche non...»
In quel momento Michel Charbonneau fece capolino in sala autopsie e dalla porta semiaperta filtrò il rumore della porta elettrica sul retro dell’edificio.
«Le cadavre est arrivé» comunicò al collega.
Quale cadavere? E perché due investigatori della Omicidi si trovavano in obitorio di sabato pomeriggio?
«Hey, Doc» mi salutò in inglese Charbonneau, un omone dai capelli di porcospino.
«Che cosa sta succedendo?» domandai sfilandomi guanti e mascherina.
Fu Claudel a rispondermi, la faccia tesa, lo sguardo triste sotto la luce impietosa dei neon.
«Tra poco arriverà il dottor LaManche e potrà darle tutte le spiegazioni del caso.»
Aveva già la fronte imperlata di sudore e la bocca serrata in una linea sottile. Claudel detestava le autopsie ed evitava l’obitorio il più possibile. Senza aggiungere una sola parola spalancò la porta e uscì, ignorando il collega rimasto sulla soglia. Charbonneau lo guardò allontanarsi nel corridoio, poi si voltò verso di me.
«È dura per lui. Ha figli piccoli.»
«Figli piccoli?» Il petto mi si strinse in una morsa di gelo.
«Questa mattina gli Heathens hanno colpito. Ha mai sentito parlare di Richard Marcotte?»
Quel nome mi suonò vagamente familiare.
«Forse lo conosce meglio con il soprannome di Araignée. O Ragno, se preferisce. Un grande, oltre a essere un leader riconosciuto nel mondo dei biker irregolari. Ragno è un cosiddetto “questore” ed è membro dei Vipers. Oggi però la giornata gli è andata storta. Stamattina è uscito di casa intorno alle otto, per andare in palestra, e gli Heathens lo hanno fatto secco sparandogli da un’auto in corsa, mentre la sua compagna si è tuffata in un cespuglio di lillà per salvarsi la pelle.»
Charbonneau si passò una mano tra i capelli e deglutì.
Aspettai.
«Nel frattempo sono riusciti a far fuori anche una bambina.»
«Dio, no!» Serrai le dita sui guanti che avevo in mano.
«Proprio così. Una bambina. L’hanno portata al Children’s Hospital di Montréal ma non ce l’ha fatta. Adesso sta arrivando qui. Marcotte invece è arrivato in ospedale già morto. È qua fuori.»
«LaManche sta venendo in istituto?»
Charbonneau annuì.
I cinque patologi del Laboratoire erano reperibili a turno e, anche se capitava di rado, quando si rendevano necessari un sopralluogo o un’autopsia straordinari qualcuno era sempre a disposizione. Quel giorno era il turno di LaManche.
Una bambina. Mi sentii assalire da una ridda di emozioni familiari e sentii il bisogno di scappare via.
Il mio orologio segnava le dodici e quaranta. Mi tolsi il grembiule di plastica, lo accartocciai insieme alla mascherina e ai guanti in lattice e gettai il tutto in un bidoncino per i rifiuti biologici. Dopodiché mi lavai le mani, andai all’ascensore e salii al dodicesimo piano
Non so per quanto tempo rimasi seduta nel mio ufficio, con lo sguardo fisso sul San Lorenzo e del tutto disinteressata al mio vasetto di yogurt. A un certo punto mi sembrò di udire la porta di LaManche che si apriva, poi il fruscio delle porte a vetri di sicurezza che dividono le varie sezioni della nostra ala.
La professione di antropologa forense mi ha portato a sviluppare una sorta di immunità alla morte violenta. E poiché baso le mie consulenze sull’analisi delle ossa di corpi mutilati, bruciati e decomposti, posso dire di aver visto il peggio del peggio. Lavoro tra obitori e sale autopsia, sicché conosco molto bene l’aspetto di un cadavere, il suo odore, il modo in cui reagisce ai tagli del bisturi. Sono abituata ai vestiti insanguinati stesi ad asciugare, al rumore di una sega Stryker che penetra in un osso, alla vista di organi che galleggiano in contenitori di vetro numerati.
Ciononostante, la realtà di un bambino morto mi coglie ancora e sempre impreparata. Lo scolaretto seviziato, il neonato picchiato, il figlio emaciato di un fanatico religioso, la vittima preadolescente di un pedofilo. La violazione dei giovani innocenti non manca mai di gettarmi nell’angoscia.
Non molto tempo prima avevo lavorato al caso di due gemellini di pochi mesi mutilati e uccisi. Era stata una delle esperienze più difficili della mia carriera, e non volevo infilarmi un’altra volta in un simile tunnel emotivo.
Ma devo ammettere che quel caso era stato anche motivo di grande soddisfazione, e quando la fanatica colpevole era finita in prigione avevo avuto la netta sensazione di aver compiuto qualcosa di buono.
Sollevai il tappo di alluminio del vasetto e mescolai lo yogurt.
Le immagini di quei gemelli continuavano a girarmi in testa. Ricordai gli stati d’animo che avevo provato quel giorno in obitorio, i ricordi di mia figlia bambina.
Santo cielo, ma perché tutta quella follia? I due uomini che avevo lasciato letteralmente a pezzi nel seminterrato erano morti a causa della guerra tra biker.
Non farti prendere dallo sconforto, Brennan. Arrabbiati. Dai spazio a una rabbia fredda e determinata. E poi usa la tua professionalità per inchiodare quei bastardi.
«Sì» dissi a voce alta approvando i miei pensieri.
Terminai lo yogurt e tornai in obitorio.
Charbonneau aspettava sedut...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Collana
  3. Frontespizio
  4. Resti umani