Ultima notte a Twisted River
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Ultima notte a Twisted River

  1. 672 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Ultima notte a Twisted River

Informazioni su questo libro

Dominic Baciagalupo, cuoco italoamericano, tiene sempre una padella di ferro appesa al muro della sua camera da letto. Perché nel 1954, nel primitivo insediamento di boscaioli di Twisted River, New Hampshire, la vita è dura, e la padella un'ottima arma di difesa. Almeno fino alla notte in cui il figlio di Dom, Danny, la usa per ammazzare quello che crede un orso, e invece è una donna dai lunghi capelli corvini: l'amante di suo padre, e la fidanzata di un uomo vendicativo e violento, Carl. Nel mondo "pieno di incidenti" in cui John Irving ambienta le sue storie magnifiche e umanissime, questo vuol dire, per padre e figlio, una fuga che durerà una vita. Fuga da una vendetta destinata prima o poi a colpire, da un "odio letale" cui verrà lasciato libero corso. L'unico legame col passato sarà per i fuggitivi il taglialegna Ketchum, omone burbero ed eccentrico, il più improbabile degli angeli custodi. E mentre le vite dei tre, all'ombra dell'odio di Carl, seguono i loro corsi disuguali e accidentati, come i tronchi che a Twisted River vengono trasportati dalla corrente, John Irving ci racconta con il suo genio di narratore un mondo in cui la sopravvivenza è insieme "tenace e precaria", e la casualità troppo spesso si trasforma in tragedia. Anche se a volte, proprio per caso, s'incontra lungo la strada quello che ciascuno può chiamare il senso della vita.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2011
Print ISBN
9788817043717
eBook ISBN
9788858602263

III

Contea di Windham,
Vermont, 1983

Capitolo 7

Benevento e Avellino

Era un vecchio palazzo, maltrattato dal vicino fiume Connecticut. Anche alcuni degli appartamenti erano stati maltrattati, ma non soltanto dal fiume; negli anni Sessanta, due studenti del Windham College ne avevano messo uno a soqquadro. Un tempo convenienti, ora gli alloggi erano un po’ aumentati di prezzo. Il Connecticut era stato ripulito, e la cittadina di Brattleboro ne aveva decisamente guadagnato. L’appartamento del cuoco era al primo piano, sul retro del vecchio palazzo su Main Street, e guardava il fiume. Quasi sempre, la mattina, Dominic scendeva nel suo ristorante vuoto, entrava nella cucina deserta e si preparava un espresso; anche la cucina si trovava sul retro, con una bella vista sul corso d’acqua.
Al pianterreno del malandato palazzo, sulla facciata che dava su Main Street, c’era sempre stato un negozio o un ristorante a fronteggiare il negozio di indumenti militari e il Latchis, il cinema locale.
Percorrendo Main Street in discesa, dopo il Latchis si giungeva a Canal Street e al mercato in cui il cuoco acquistava gran parte delle sue provviste. Da quel punto, uscendo dal paese si proseguiva fino all’ospedale e al centro commerciale, e poi, sulla Interstate 91, si incontrava una processione di stazioni di servizio e fast-food.
Risalendo la collina su Main Street invece si arrivava alla Book Cellar, un’ottima libreria in cui Danny Angel, diventato ormai un autore famoso, aveva tenuto qualche lettura e aveva autografato la sua parte di libri. In quella libreria il cuoco aveva fatto la conoscenza di un paio delle fiamme locali di suo figlio, e lì tutti lo conoscevano non come Dominic Del Popolo, bensì come Mr. Angel, padre del celebre romanziere e proprietario-chef del miglior ristorante italiano della zona.
Dopo che Daniel aveva scelto il suo nom de plume, aveva dovuto cambiare nome anche Dominic.
«Cazzo, mi sembra chiaro che dovrete chiamarvi entrambi Angel» li aveva apostrofati Ketchum. «Tale padre, tale figlio e tutto il resto.» Ma aveva insistito sul fatto che il cuoco abbandonasse anche il nome Dominic.
«Che ne dici di Tony?» aveva suggerito Danny. Era il Quattro Luglio del 1967, e Ketchum aveva quasi dato fuoco alla fattoria di Putney con i suoi fuochi d’artificio; il piccolo Joe aveva proseguito a strillare per cinque minuti dopo lo scoppio dell’ultimo petardo.
Il nome Tony suonava italiano ma era anche piacevolmente anonimo, stava pensando Danny, mentre Dominic lo gradiva per l’affetto che provava verso Tony Molinari; avevano lasciato Boston da poche sere, e il cuoco già sapeva quanto gli sarebbe mancato l’amico. Tony Angel, già Dominic Del Popolo nonché Baciagalupo, avrebbe sentito la mancanza anche di Paul Polcari, né l’avrebbe stimato di meno dopo aver saputo cos’era accaduto quell’agosto.
Per Tony Angel, il responsabile del pasticcio grazie al quale il cowboy era uscito vivo dal ristorante era Ketchum, non Paul Polcari. Il povero Paul non sarebbe mai stato capace di premere il grilletto. Per il cuoco la colpa era di Ketchum, perché era stato lui ad affermare che non importava chi sarebbe andato in cucina con il fucile. Andiamo! Un esperto di armi da fuoco come Ketchum avrebbe dovuto sapere che importava molto chi avrebbe preso la mira e avrebbe (o non avrebbe) premuto il grilletto. Tony Angel non avrebbe mai biasimato il dolce, gentile Paul.
«Incolpi sempre Ketchum, di qualsiasi cosa» gli avrebbe rimproverato più di una volta Danny, ma non ci si poteva fare niente.
Se in cucina ci fosse stato Molinari, Dominic Del Popolo avrebbe potuto riprendere a chiamarsi Baciagalupo e sarebbe tornato a Boston da Carmella. Non sarebbe mai stato costretto a diventare Tony Angel. E lo scrittore Danny Angel, il cui quarto romanzo era stato il suo primo best seller (e il cui quinto nel 1983 era già stato tradotto in più di trenta lingue) avrebbe potuto riprendere a chiamarsi Daniel Baciagalupo, come desiderava ardentemente.
«Maledizione, Ketchum!» diceva il cuoco al suo vecchio amico. «Se là dietro ci fosse stata Carmella, avrebbe sparato due volte mentre Carl cercava di sbirciare in cucina. Se ci fosse stato quell’idiota dell’aiuto-cameriere, giuro che perfino lui avrebbe premuto il grilletto!»
«Mi dispiace, Cookie. Erano amici tuoi, non li conoscevo. Avresti dovuto avvertirmi che fra loro ce n’era uno che non avrebbe mai sparato, un pacifista del cazzo!»
«Smettetela di palleggiarvi le colpe» ripeteva di continuo Danny.
Dopo tutto erano ormai sedici anni, o lo sarebbero stati quell’agosto, che non accadeva nulla dopo che Paul Polcari non era riuscito a premere il grilletto del fucile di Ketchum. Era andato tutto bene, no?, si chiese il cuoco sorseggiando il suo espresso e guardando il Connecticut dalla finestra della cucina.
Un tempo il Connecticut veniva usato per le fluitazioni. Nella sala del ristorante, che si affacciava su Main Street e sulla pensilina dove campeggiava il titolo del film proiettato al Latchis, il cuoco aveva appeso una grande fotografia in bianco e nero di un’occlusione di tronchi a Brattleboro. Era stata scattata anni prima, ovviamente: nel Vermont e nel New Hampshire il legname non veniva più trasportato via fiume.
Nel Maine le fluitazioni avevano resistito più a lungo, motivo per cui negli anni Sessanta e Settanta Ketchum aveva lavorato molto in quello stato. Ma anche lì l’ultimo trasporto fluviale era avvenuto nel 1976, dal lago Moosehead lungo il Kennebec. Naturalmente, Ketchum vi aveva partecipato. Aveva fatto una delle sue telefonate a carico del destinatario da un bar di Bath, non lontano dalla bocca del Kennebec.
«Sto cercando di distrarmi, ma c’è uno stronzo dei cantieri navali che mi sta facendo venir voglia di fargli del male» aveva esordito.
«Non scordare che vieni da un altro stato, Ketchum. Le autorità locali si schiereranno con lui.»
«Cristo, Cookie! Lo sai quanto costa una fluitazione? Il trasporto dei tronchi dal taglio alla segheria? Circa quindici centesimi a catasta, ecco quanto costa.»
Il cuoco aveva sentito fin troppe volte quell’argomentazione. Potrei riagganciare, si era detto; ma era rimasto al telefono, forse per pietà nei confronti dell’operaio dei cantieri navali.
«Il trasporto su terra costa sei o sette dollari a catasta!» aveva gridato Ketchum. «Nel nord del New England le strade sono già una merda, e adesso sono invase da quegli stronzi di camionisti! Potrai anche pensare che è un fottuto mondo di incidenti, Cookie, ma prova a immaginare un camion stracarico di legname che si rovescia su un’auto piena di sciatori!»
Ketchum aveva ragione; si erano verificati terribili incidenti, con gli autocarri del legname. Nel nord del New England, un tempo si poteva girare senza problemi; a sentire Ketchum, soltanto un alce o un automobilista ubriaco potevano ucciderti. Ora invece i camion avevano invaso le strade principali e secondarie e quegli stronzi dei camionisti erano dappertutto.
«Che fottuto paese!» aveva abbaiato Ketchum al telefono. «Qui trovano sempre il modo di far diventare costoso qualcosa che non lo era e di togliere lavoro alla gente!»
La conversazione si era conclusa in modo brusco. Nel bar di Bath si era levato il fracasso indistinto di una discussione, a cui era seguita una zuffa violenta. Senza dubbio qualcuno aveva reagito al modo in cui Ketchum stava diffamando l’intero paese; molto probabilmente era stato proprio lo stronzo dei cantieri navali. («Uno stronzo di un patriota» l’aveva definito in seguito Ketchum.)

Al cuoco piaceva ascoltare la radio mentre cominciava a preparare la pasta per la pizza. Nunzi gli aveva insegnato a farla lievitare due volte; forse era un’abitudine sciocca, ma lui l’aveva mantenuta. Paul Polcari, eccellente pizzaiolo, gli aveva confermato che due lievitazioni erano meglio di una, ma che la seconda non era affatto necessaria. Ma ai tempi di Twisted River, alla pasta mancava un ingrediente che in seguito Dominic sarebbe giunto a considerare fondamentale.
Molti anni prima, il cuoco aveva confidato alle mogli dei lavoratori delle segherie (le pestifere Dot e May) che forse l’impasto avrebbe potuto essere più dolce. «Sei pazzo, Cookie» aveva commentato Dot, quella che si era fatta palpeggiare fingendo di strozzarsi con un boccone. «La tua crosta è la migliore che abbia mai assaggiato.»
«Forse ha bisogno di una punta di miele» aveva osservato colui che allora era ancora Dominic Baciagalupo. Ma il miele era finito, e il cuoco aveva provato ad aggiungere dello sciroppo d’acero. Era stata una pessima idea: si sentiva troppo il sapore dell’acero. Dopo quell’episodio il cuoco aveva scordato il miele finché un giorno non era stata May a ricordarglielo. Porgendogli il barattolo, gli aveva dato un colpo d’anca.
Il cuoco non le aveva mai perdonato il commento su Injun Jane, quando aveva detto che lei e Dot non erano «abbastanza indiane» per lui.
«Ecco qui, Cookie» aveva detto May. «Il miele per la tua pizza.»
«Ho cambiato idea» aveva risposto lui, ma l’unico motivo per cui non aveva provato ad aggiungere il miele all’impasto era che non voleva dare una soddisfazione a May.
Era stato nella cucina del ristorante Vicino a Napoli che Paul Polcari aveva illustrato a Tony Angel la sua ricetta per la pizza. Oltre alla farina, all’acqua e al lievito, Nunzi aveva sempre versato un filo d’olio d’oliva nell’impasto, non più di un cucchiaio o due per pizza. Paul gli aveva mostrato come aggiungere una quantità più o meno equivalente di miele. L’olio ammorbidiva la pasta, e questo consentiva di tirarla sottile senza farla diventare troppo asciutta e friabile. Il miele, come il cuoco stesso aveva quasi scoperto a Twisted River, la addolciva senza che se ne avvertisse il sapore.
Tony Angel cominciava di rado a preparare la pizza senza ripensare a come avesse quasi inventato l’aggiunta del miele. Da anni non pensava alla grossa Dot e all’ancora più grossa May. Quel mattino, nella sua cucina di Brattleboro, aveva cinquantanove anni. Quanti potevano averne quelle due vecchie streghe? Di sicuro più di sessanta. Il cuoco rammentò che May aveva una schiera di nipoti, alcuni dei quali coetanei dei figli avuti con il secondo marito.
Ma a quel punto la radio lo distrasse dai suoi pensieri; il cuoco sentiva la mancanza del Dominic che era stato, e la radio glielo ricordava. Anche quella a Boston era meglio, sia la stazione che ascoltavano al ristorante che la musica. Negli anni Cinquanta la musica era terribile, ma nei Sessanta e Settanta era migliorata moltissimo; ora invece era scesa di livello in modo spaventoso. George Strait era bravo (Amarillo by Morning e You Look So Good in Love), ma quella mattina avevano trasmesso due canzoni di Michael Jackson di fila, Billie Jean e Beat It. E Tony Angel detestava Michael Jackson. Trovava che aver realizzato The Girl Is Mine insieme a Jackson fosse indegno di Paul McCartney, e quella mattina avevano trasmesso anche quel brano. E ora stavano suonando Hungry Like the Wolf dei Duran Duran.
Nella Boston degli anni Sessanta la musica era decisamente migliore. Perfino il vecchio Joe Polcari cantava i brani di Bob Dylan. Paul Polcari percuoteva la pentola della pasta al ritmo di (I Can’t Get No) Satisfaction, e oltre ai Rolling Stones e a Dylan c’erano Simon & Garfunkel e i Beatles. A Tony sembrava ancora di sentire Carmella che cantava The Sound of Silence; nella cucina del ristorante ballavano alle note di Eight Days a Week, Ticket to Ride e We Can Work It Out. E poi c’erano Penny Lane e Strawberry Fields Forever. I Beatles avevano cambiato ogni cosa.
Il cuoco spense la radio. Cercò di canticchiare All You Need Is Love, ma né Dominic Del Popolo, nato Baciagalupo, né Tony Angel erano mai stati capaci di cantare, e presto la canzone cominciò a somigliare a Light My Fire dei Doors, che gli riportò alla mente uno sgradito ricordo dell’ex nuora Katie. Lei era una grande appassionata dei Doors, dei Grateful Dead e dei Jefferson Airplane. I Doors e i Dead non dispiacevano nemmeno al cuoco, ma Katie faceva un’imitazione di Grace Slick che gli rendeva impossibile apprezzare i Jefferson Airplane, specialmente Somebody to Love e White Rabbit.
Tony Angel ripensò a quando, appena prima di partire per l’Iowa, Daniel aveva portato il piccolo Joe a Boston per affidarlo a lui e a Carmella. Daniel e Katie dovevano andare al concerto dei Beatles allo Shea Stadium di New York; qualche membro della pretenziosa famiglia di lei aveva trovato i biglietti. Era agosto, e al concerto avevano assistito più di cinquantamila persone. Carmella era stata felice di prendersi cura del piccolo Joe, che era nato in marzo come suo padre e allora aveva solo cinque mesi, ma quando erano ripassati a prenderlo sia Katie che Daniel erano ubriachi.
Dovevano esserlo stati già alla partenza da New York, e lo erano rimasti per tutto il tragitto fino a Boston. Ma a quel punto Dominic non aveva permesso che proseguissero con Joe. «Non lo porterete con voi nel New Hampshire» aveva decretato. «Non nelle condizioni in cui siete.»
Era stato allora che Katie aveva cominciato a ondeggiare e a cantare come una sgualdrina, dando spettacolo per tutta la durata di Somebody to Love e White Rabbit. Dopo quella sua immonda esibizione, né Carmella né il cuoco erano più riusciti a guardare Grace Slick.
«Andiamo, papà» aveva detto Danny. «Siamo in grado di guidare. Lascialo venire con noi, non possiamo dormire qui.»
«E invece dovrete farlo, Daniel» aveva risposto il cuoco. «Joe può dormire con me e Carmella, e tu e Katie dovrete trovare il modo di condividere il letto singolo in camera tua. Nessuno di voi due è robusto.»
Danny era furioso, ma si era trattenuto. Era stata Katie a comportarsi male. Era andata in bagno e aveva orinato senza chiudere la porta, facendosi sentire da tutti. Be’, cosa ti aspettavi?, diceva l’occhiata che Daniel aveva scoccato a suo padre. Carmella si era rifugiata in camera sua e aveva chiuso la porta. (Il piccolo Joe vi stava già dormendo.) Katie era uscita nuda dal bagno e si era rivolta a Danny come se suo padre non fosse presente. «Coraggio. Se dobbiamo farlo in un letto singolo, diamoci una mossa.»
Il cuoco sapeva, naturalmente, che quella sera suo figlio e Katie non avevano avuto alcun rumoroso rapporto sessuale, ma Katie aveva voluto f...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Rizzoli la scala
  3. Frontespizio
  4. Abstract
  5. John Irving
  6. I: Contea di Coos, New Hampshire, 1954
  7. II: Boston, 1967
  8. III: Contea di Windham, Vermont, 1983
  9. IV: Toronto, 2000
  10. V: Contea di Coos, New Hampshire, 2001
  11. VI: Pointe au Baril Station Ontario, 2005
  12. Ringraziamenti
  13. Fonti
  14. Indice