Sommario
Prefazione di Walter Veltroni
Introduzione di Antonio Ingroia
Premessa
LA TRATTATIVA 2000-2010
1. Massimo Ciancimino
Pizzino di Bernardo Provenzano a Vito Ciancimino dopo la strage di via D’Amelio: «Secondo me c’è qualcosa che non funziona».
La nascita e le fasi della trattativa; il papello e il contropapello; l’arresto di Vito Ciancimino e quello di Riina; i segreti di Vito Ciancimino: Gladio, Moro, Ustica; i pizzini di Provenzano a Vito Ciancimino e le loro lettere a Dell’Utri e a Berlusconi; la perquisizione pilotata a casa di Massimo Ciancimino; la nascita di un nuovo soggetto politico come effetto della trattativa.
2. Mario Mori
«Questo a dimostrazione di quanto fosse lontano da me una trattativa.»
La storia di Mario Mori; le sue dichiarazioni nel processo che lo accusa della mancata cattura di Bernardo Provenzano; la sua verità sulla trattativa.
3. Michele Riccio
Ilardo rivolgendosi a Mori: «Guardi che molti degli attentati che avete attribuito a noi nascono da vostre richieste».
Le diverse esperienze investigative del colonnello Michele Riccio; le confidenze e la morte dell’infiltrato Luigi Ilardo; la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
4. Antonino Giuffrè
«Oltre al discorso dei pentiti, oltre al discorso dei beni, oltre a un alleggerimento dei processi, oltre a un alleggerimento della pressione delle forze dell’ordine, un altro argomento importante, che ha messo sul tavolo, è la revisione dei processi.»
La storia di Antonino Giuffrè; le sue dichiarazioni a proposito dei rapporti di Cosa Nostra con Berlusconi; la Loggia massonica-politica-imprenditoriale e mafiosa; la prospettiva di un partito più affidabile per Cosa Nostra; Provenzano pacifista; la finta lotta alla Mafia.
5. Ezio Cartotto
«Abbiamo cominciato nella primavera del 1992.»
L’incarico di Cartotto; il progetto di Dell’Utri e Berlusconi; il ruolo di Bettino Craxi.
6. Massimo Giraudo
«Racconto questo episodio perché credo sia dimostrativo di rapporti che il generale Mori intratteneva con altri soggetti e ambienti estranei all’Arma che in quell’occasione aveva avvertito qualcuno e che questo “qualcuno” gli aveva chiesto di evitare quell’arresto.»
Le informazioni che provengono da un colonnello dell’Arma dei carabinieri a proposito del generale Delfino, del generale Mori e dei rapporti tra Mori e De Caprio.
7. Gaspare Spatuzza
Graviano disse che quelle persone erano più che affidabili e usò con entusiasmo la frase: «Abbiamo il Paese nelle mani» e, circa i nomi delle persone con le quali l’accordo si era chiuso, fece esplicitamente il nome di Silvio Berlusconi.
I quattro momenti in cui Spatuzza manifesta il suo disaccordo con la strategia stragista; l’omicidio di Giuseppe Di Matteo e di don Puglisi; la riapertura dei processi per la strage di Capaci e via D’Amelio; la tentata strage di via Fauro; Francesco Tagliavia e le stragi del 1992-1993; l’attentato a Totuccio Contorno; il fallito attentato allo stadio Olimpico.
8. La trattativa dalle bombe ai decreti legge
Giuseppe Graviano a Gaspare Spatuzza: «Ormai abbiamo ottenuto quello che volevamo». (1994)
Leoluca Bagarella progetta un piano per uccidere i fedelissimi di Totò Riina; nel 1994 ancora c’è chi vorrebbe continuare la linea dura; Cosa Nostra progetta un grosso attentato a Palermo ma alla fine sceglie di cercare una iniziativa politica; Dell’Utri diviene il terminale delle richieste politiche di Cosa Nostra; viene tentata la modifica del decreto Biondi; un secondo decreto legge a favore di Cosa Nostra fallisce per la caduta del governo.
LA TRATTATIVA 1990-2000
9. Il primo annuncio della stagione delle stragi
6 marzo 1992
Elio Ciolini: «Dopo quasi quindici anni ci sarà un ritorno alle strategie omicide per conseguire i loro intenti falliti.»
Le lettere mandate da Elio Ciolini al giudice Leonardo Grassi nelle quali si annuncia l’inizio di una stagione terroristica. Le reazione della stampa a questo primo allarme, in particolare le dichiarazioni di Craxi, Andreotti e Vittorio Sbardella.
10.Leonardo Messina
La creazione di uno Stato indipendente del Sud, concepito dalla massoneria, aveva anche l’appoggio di potenze straniere.
Il racconto fatto dal collaboratore di giustizia Leonardo Messina della riunione di Cosa Nostra che decise le stragi. La nuova strategia secessionista «messa a punto dalla massoneria».
11. Il secondo annuncio delle stragi
19 marzo 1992 – 21 maggio 1992
«I partiti, senza una strategia della tensione che piazzi un bel botto esterno – come ai tempi di Moro – a giustificazione di un voto d’emergenza, non potrebbero accettare d’autodelegittimarsi.»
Alcuni misteriosi articoli apparsi prima della strage di Capaci, uno dei quali scritto da Vittorio Sbardella, che annunciano la strage e la nuova strategia messa a punto da Cosa Nostra. Le dichiarazioni di Giovanni Brusca e Vito Ciancimino sul tentativo di bloccare la candidatura di Giulio Andreotti alla presidenza della Repubblica.
12. I collaboratori di giustizia calabresi e pugliesi
Al santuario di Polsi c’è Rocco Zito, in rappresentanza di Cosa Nostra americana. Un «colletto bianco» legato alla mafia siciliana e calabrese annuncia che in Italia ci saranno degli «sconvolgimenti».
Il racconto della nuova strategia criminale fatto dai collaboratori di giustizia calabresi Filippo Barreca e Pasquale Nucera e dai pugliesi Gianfranco Modeo e Marino Pulito.
13. Le indagini sui movimenti leghisti meridionali
Licio Gelli: «È da un pezzo che ci sarebbero tutte le condizioni per un colpo di Stato onde eliminare la teppaglia che ci sta rapinando. [...] In realtà, sa chi rappresenta l’unica speranza, in questo paese alla deriva? Bossi».
Massimo Pizza: «Un’altra causa del fallimento della Lega andrebbe poi cercata nel comportamento di alcuni personaggi politici, fra i quali il senatore Giulio Andreotti, che prima avevano promesso di appoggiarla e poi si erano “tirati indietro”».
Le indagini della Dia sulle Leghe meridionali e su Licio Gelli, Stefano Delle Chiaie e Stefano Menicacci. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Pizza. Una diversa lettura dell’attacco di Cosa Nostra all’onorevole Andreotti. Scheda sui rapporti tra Leghe meridionali e Lega Nord.
14. I collaboratori di giustizia catanesi
Maurizio Avola: «Perché potesse affermarsi il nuovo partito era necessario che si instaurasse un clima di attacco allo Stato [...] una strategia della tensione e del terrore [...] colpendo anche obiettivi che non rientravano tra i tradizionali obiettivi della mafia. [...] Queste azioni dovevano essere rivendicate con la sigla Falange Armata».
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia catanesi Filippo Malvagna, che parla di un incontro della moglie di Provenzano con un capitano dei Carabinieri e della riunione di Enna in preparazione delle stragi; Francesco Pattarino, che accredita la notizia delle riunioni di Enna e Maurizio Avola, che conferma la riunione e afferma che gli attentati terroristici contro lo Stato dovevano essere rivendicati dalla sigla Falange Armata.
15. L’indagine «Phoney Money»
Umberto Bossi: «Enzo De Chiara diceva di far parte della Cia [...] organizzò una cena in un albergo romano alla quale invitò me e l’allora capo della Polizia prefetto Parisi».
I rapporti tra la Lega e alcuni lobbisti americani vicini alla Cia. Il procedimento giudiziario che ha coinvolto Gianmario Ferramonti, un consigliere di amministrazione della società finanziaria della Lega: la Pontida Fin. Il racconto di quei rapporti fatto da Bossi e Ferramonti.
16. I collaboratori di giustizia palermitani
Antonio Galliano: «Ganci mi raccontò che era stato a una riunione, mi disse che c’erano ministri in carica in quel periodo».
La strategia secessionista di Cosa Nostra, le stragi di Capaci e di via D’Amelio nelle testimonianze dei collaboratori di giustizia palermitani: Antonio Galliano, Tullio Cannella, Giuseppe Marchese, Vincenzo Sinacori, Giovanni Brusca, Salvatore Cancemi, Angelo Siino.
17. La strage di Capaci
23 maggio 1992
Francesco Di Carlo: «Mi hanno detto che già in Italia c’era chi lavorava per togliere Falcone [...] volevano un appoggio e io c’ho indicato mio cugino Nino Gioè e poi so che si sono incontrati perché volevano messi fuori i carcerati».
Le sentenze per la strage di Capaci. La presenza tra i condannati di personaggi legati alla estrema destra: Pietro Rampulla e Pippo Calò. La visita in carcere ricevuta dal boss di Cosa Nostra Francesco di Carlo da parte di membri dei Servizi segreti e la richiesta di organizzare l’attentato a Giovanni Falcone.
La testimonianza di Gaspare Spatuzza ha riaperto l’indagine su questa strage.
18. Paolo Bellini: la prima delle due trattative
Antonino Gioè: «Supponendo che il signor Bellini fosse un infiltrato sarà lui stesso a darvi conferma di ...