Come amare ed essere amati
eBook - ePub

Come amare ed essere amati

La felicità per i single e per le coppie

  1. 180 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Come amare ed essere amati

La felicità per i single e per le coppie

Informazioni su questo libro

Nella coppia bisogna dirsi sempre tutto? O ci son cose che è meglio tacere? È possibile avere una vita sessuale soddisfacente anche dopo trent'anni di matrimonio? Come fare a risvegliare l'eros? Si può essere pienamente felici anche da single? Quante domande ci facciamo sull'amore, il desiderio, la vita a due. Perché da questi aspetti dell'esistenza dipende tanta parte della nostra felicità. In questo volume, arricchito da tabelle e test di autoverifica, il noto psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli risponde a questi e tanti altri dubbi con il suo consueto stile affabile e chiaro, con i suoi pratici consigli, la sua competenza professionale e la sua profonda comprensione dell'animo umano.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804559030
eBook ISBN
9788852010392
Parte seconda

COSA DIRE E NON DIRE NELLA COPPIA

La comunicazione nelle diverse fasi della coppia

Per favore, non usare il linguaggio sbagliato.
Il linguaggio sbagliato non è solo fallace,
ma strutturerà male la tua mente.
E la tua mente, a sua volta, si colmerà
di identificazioni false e fallaci…
DA UN ANTICO TESTO ORIENTALE
Cosa c’è di più fluido e naturale per l’essere umano della parola? Questo dono, di cui l’uomo è l’unico depositario, fiorisce con facilità sulla bocca di tutti, senza sforzo. Eppure oggi siamo riusciti a diventarne vittime. Ci sfugge, non la controlliamo, ferisce, fino a farci stare male con gli amici, nell’ambito lavorativo, coi genitori, coi figli, e soprattutto in coppia. La maggior parte delle relazioni infatti, finisce proprio per l’incapacità di comunicare col partner. Soprattutto i giovani, che vogliono “tutto e subito”, spesso non reggono la lentezza e le difficoltà del primo rodaggio: se non ci si capisce, se non si riesce a comunicare, ci si lascia.
I più stoici resistono tra incomprensioni e silenzi, per mollare la spugna dopo 10-15 anni, portando spesso in eredità, insieme all’amarezza accumulata, una malattia psicosomatica, traduzione corporea di una comunicazione di coppia difficile.
I dati sono eloquenti: in una recente indagine svolta da «Riza Psicosomatica» ben il 52% degli intervistati afferma di non comunicare in modo soddisfacente col partner.
Le recriminazioni più frequenti? Gli uomini delle compagne non sopportano il tono polemico (37%) e i continui rimproveri (18%); le donne invece non riescono più a sopportare i musi e i silenzi (35%), i confronti antipatici (25%) e la maleducazione verbale (18%). È una realtà che conosciamo tutti bene: la vediamo ogni giorno rappresentata in gag comiche o drammi familiari; la ritroviamo nella vita del vicino; la viviamo tra le pareti di casa, verificando sulla nostra pelle le dannose conseguenze del comunicare male.

Uomini e donne non parlano la stessa lingua

Lui dice: «Sei elegante stasera»; lei capisce: “Finalmente per una volta sei presentabile”.
Lei dice: «Secondo me dovresti provare a fare così»; lui capisce: “Sei un cretino! Da solo non sai fare proprio niente!”.
Perché per un uomo e una donna è così difficile comunicare? La ragione fondamentale è che non parlano la stessa lingua. Il linguaggio di lui è essenzialmente concreto, quello di lei tendenzialmente emotivo: è questa sostanziale differenza di approccio a generare le resistenze, gli equivoci, i malintesi, le incomprensioni che rendono ardua la comprensione reciproca.
Gli uomini amano i gesti, esprimono i sentimenti con le azioni, usano le parole come strumento di informazione; le donne invece amano le parole e se ne servono per stabilire relazioni, alludere, interpretare, sottintendere.
Altra grande differenza: gli uomini nella maggioranza tendono a risolvere i problemi da sé, per parlarne poi, a cose fatte. Le donne, al contrario, di fronte alla difficoltà cedono al bisogno di parlarne subito con qualcuno, quasi fosse il primo atto risolutivo del problema. Il risultato? Lei lamenta: «Perché non me l’hai detto?», mentre lui mugugna: «Cosa te lo dicevo a fare?».
Comprendere questo ci aiuta a riconoscere che quella che noi percepiamo come carenza nel partner non dipende da una mancanza d’amore, ma piuttosto da una diversità di stile comunicazionale. Ciò non ci autorizza però a partire prevenuti. Diffidiamo dei luoghi comuni che etichettano l’uomo come razionale, freddo e distaccato, e la donna ipersensibile, emotiva, manipolatrice. Ciascuno di noi, nella sua unicità, può imparare a sfrondare il suo modo di comunicare da condizionamenti culturali, luoghi comuni, stereotipi e ritrovare così uno stile comunicativo autentico.
Infatti, più la comunicazione è autentica, più è efficace, non solo ai fini della comprensione tra noi e l’interlocutore, ma anche per la salvaguardia del nostro benessere. Le parole infatti, come fili invisibili, creano vere e proprie trame energetiche che compongono il tessuto della coppia: tessuto che può essere compatto, leggero, pesante, sfilacciato, a seconda delle parole che usiamo.
Quante volte, durante un battibecco sterile col partner, ci capita di osservarci e di chiederci: ma come siamo arrivati a questo punto? Dove abbiamo sbagliato? A questo proposito ci può essere d’aiuto vedere l’evoluzione che ha la comunicazione all’interno di una relazione amorosa: come cambiano “le parole per dirlo” nella coppia nascente, nella coppia strutturata, nella coppia in crisi; quali sono le aree comunicazionali a rischio; infine, come tradurre ciò che vogliamo esprimere nel modo più consono, così da sciogliere eventuali tensioni, in vista di un benessere reciproco.

La comunicazione nella coppia nascente

In questa fase si evitano i riferimenti alla vita quotidiana: le beghe in ufficio, le baruffe in famiglia, i soldi che non bastano mai… Immersi come siamo nello straordinario, usciamo dalla nostra storia personale, come da un vestito fuori moda e, anche nel linguaggio, diventiamo originali. Per esempio ribattezzando il partner con nomignoli nuovi, oppure dicendo le stesse cose in un modo diverso. Nell’innamoramento ogni parola riacquista la forza creativa che le compete: non si sottovaluta mai una frase del partner, non si dice mai una cosa tanto per dire.
«Avevo voglia di sentirti.» Le parole sono sussurrate, il tono di voce è caldo e sfumato, il ritmo lento, intervallato da sospiri, risate, pause. Telefonate frequenti non per dirsi realmente qualcosa, ma per stare con l’altro. «Ti ho chiamato perché avevo voglia di sentirti» è l’incipit classico. È la voce, più che la parola, la protagonista. Non conta tanto raccontarsi, quanto sentirsi. In questa fase è il corpo ad avere un ruolo centrale, molto più della parola, che predomina invece come strumento di seduzione nei primi incontri. L’eros, in tutta la sua potenza, cerca soprattutto il contatto fisico con l’altro.
«Non mi sono mai sentito così.» Il linguaggio diventa la traduzione al partner di questo stato eccitatorio permanente: ci si racconta all’altro descrivendo la risonanza che il sentimento e l’attrazione nascenti provocano dentro il proprio essere, come cerchi concentrici disegnati dal lancio di un sasso nell’acqua. «Non mi sono mai sentito così… Ho provato un’emozione fortissima… Oggi non avevo fame… Non ho dormito tutta la notte…»
Il silenzio è d’oro. Spesso si tace, paghi della presenza dell’altro quando c’è o, in sua assenza, della pienezza di ciò che stiamo vivendo. Il silenzio è ricercato, quasi fosse il custode ideale della ricchezza che avvertiamo dentro.

Il rischio

Una parola sbagliata, nello stato nascente della coppia, può creare danni irreparabili. «Non volevo dire questo… Mi hai frainteso», e si apre il baratro.
All’inizio di una relazione l’intimità con l’altro non ha infatti una cadenza regolare: in alcuni momenti ci appare come la persona con cui possiamo permetterci la massima libertà di espressione, in altri come uno sconosciuto di cui ignoriamo quasi tutto.
“Glielo dico? Non glielo dico? Come è giusto dirglielo?”: queste le domande che insorgono, quando, per esempio, si verifica un problema di ordine pratico che va a cozzare, nella sua prosaicità, con l’atmosfera rarefatta dell’idillio.
“E adesso che gli racconto?”: il timore dell’innamorato è di veder svanire l’incanto sotto il peso di una quotidianità che al momento non si condivide; di sentirsi non all’altezza di proteggere la sua nuvola rosa dalle aggressioni esterne.

Il consiglio

Evita le autogiustificazioni. Sentirsi in colpa verso l’altro alimenta il nervosismo, che alla fine ti porterà a scaricare sul partner la tua tensione.
Banditi anche i lamenti, che costringono l’altro a consolarti, senza poter far trasparire il suo disappunto.
Piuttosto, quando qualche imprevisto ti costringe a un cambio di programma, mostrati elastico e disponibile, senza spegnere la tonalità emotiva calda della relazione. Questo atteggiamento ricrea immediatamente la complicità col partner, che si lascerà guidare senza resistenze verso una nuova soluzione.

L’esempio pratico

Lui e lei avevano programmato un weekend insieme, ma un imprevisto ostacola la realizzazione di questo progetto a due.
Come non dirlo
Lui: «Purtroppo il nostro fine settimana salta. Devo lavorare… Lo so, sei delusa…».
Lei: «Certo, mi dispiace, ma se proprio devi…».
Lui: «Lo sapevo che ci saresti rimasta male, ma proprio non posso rifiutare. Quanto mi secca, non ne hai idea…».
Lei: «Ti ho detto che non importa, pazienza».
Lui: «E allora perché fai quella faccia? Mi fai sentire in colpa. Non sono io ad aver deciso. Dispiace più a me che a te».
Come dirlo
Lui: «Per il fine settimana dobbiamo cambiare programma. Visto che devo lavorare, il mare dovrà aspettare, ma possiamo profittarne per cenare in quel ristorante da mille e una notte di cui mi hai parlato».
Lei: «Uhm, sì, è un posto davvero fantastico. Prenoto subito. E per il dopocena da te o da me?».
Lui: «Scegli tu. L’importante è stare insieme».

La comunicazione nella coppia strutturata

Nella coppia strutturata, il dialogo ha un ruolo primario. Mentre l’eros si stabilizza su valori standard, la parola diventa il veicolo fondamentale della comunicazione. Nella stragrande maggioranza delle coppie si ritiene che il benessere di una relazione sia direttamente proporzionale alla presenza di un buon dialogo tra i partner. Se c’è un problema, il primo passo per affrontarlo è discuterne con lui o con lei: «Vorrei parlarti di una cosa». Allo stesso modo, le emozioni bloccate (rabbia, tristezza, paura…), trovano una via di sfogo nelle parole: «Cosa c’è che non va? Su, prova a dirmelo».
«A che ora torni stasera?» Condividere la quotidianità, avere responsabilità comuni, vivere nella stessa casa fa sì che comunicare diventi in primo luogo scambiarsi informazioni di servizio: «A che ora torni stasera? Passi tu a ritirare i panni in lavanderia? I bambini in palestra li accompagno io».
Ci si parla per organizzare, pianificare, decidere. È quindi una comunicazione tendenzialmente essenziale e sintetica. Ma attenzione. Quando diventa ridondante è fastidiosa: «Ma me l’hai già detto!», «Ma te l’ho già detto!».
La comunicazione del giorno e quella della notte. Nella coppia consolidata si crea spesso un’invisibile linea di demarcazione tra comunicazione “pubblica” e “privata”: in camera da letto, piuttosto che in salotto quando i figli dormono, la comunicazione si fa più calda, confidenziale. Se di giorno la fanno da padroni razionalità e autocontrollo, la notte lascia invece il campo libero all’istinto, ai sentimenti e alle emozioni. È dopo il tramonto che è più facile uscire dai ruoli fissi e raccontarsi intimamente, fuori dai soliti cliché.
Mi riposo nel silenzio. Una coppia che ha strutturato una buona intesa di norma non teme il silenzio, anzi, lo vive in questa fase del rapporto come uno spazio di meritato riposo dall’altro. Lui legge il giornale, lei la sua rivista, in quel clima di reciproca accettazione che l’intimità collaudata sa generare. A sottolineare la tranquillità di questi momenti, di tanto in tanto, un gesto di tenerezza: è il corpo a parlare.

Il rischio

Forti della conoscenza che riteniamo di avere del partner, finiamo spesso per dare per scontato ciò che dice e quindi facciamo finta di ascoltarlo.
E in momenti di tensione, quando abbiamo un grande bisogno dell’attenzione dell’altro, percepirne l’indifferenza è quanto di peggio ci sia.
Per evitare l’automatismo del “finto ascolto”, concediamoci qualche secondo di silenzio prima di parlare o rispondere.

Il consiglio

Dimostra al partner di rispettarlo come persona, tenendo in considerazione i suoi bisogni e non invadendo il suo spazio di prepotenza: lo motiverai all’ascolto, creando le premesse per una comunicazione efficace.

L’esempio pratico

Lei torna a casa dopo una giornata d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Come amare ed essere amati
  4. Parte prima. COME RISVEGLIARE L’EROS
  5. Parte seconda. COSA DIRE E NON DIRE NELLA COPPIA
  6. Parte terza. COME ESSERE SINGLE E FELICI
  7. Copyright