Bianca come il latte, rossa come il sangue
eBook - ePub

Bianca come il latte, rossa come il sangue

  1. 264 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Informazioni su questo libro

Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno.
Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Bianca come il latte, rossa come il sangue non è solo un romanzo di formazione, non è solo il racconto di un anno di scuola, è un testo coraggioso che, attraverso il monologo di Leo - ora scanzonato e brillante, ora più intimo e tormentato -, racconta cosa succede nel momento in cui nella vita di un adolescente fanno irruzione la sofferenza e lo sgomento, e il mondo degli adulti sembra non aver nulla da dire.
Contando su un recupero moderno e vitale della grande tradizione classica, il D'Avenia romanziere esordiente si allea con il giovane professore di liceo, questa la professione dell'autore, per offrire con energia al lettore più e meno giovane qualche risposta che, come ogni risposta vera, non aspira a essere definitiva, ma neppure esitante e rassegnata.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Literature General. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804595182
eBook ISBN
9788852012495
Argomento
Literature

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Ai miei genitori,
che mi hanno insegnato a guardare
il cielo con i piedi per terra.
Ai miei alunni,
che m’insegnano ogni giorno
a rinascere.
Un figlio di Re mangiava a tavola. Tagliando la ricotta, si ferì un dito e una goccia di sangue andò sulla ricotta. Disse a sua madre: «Mammà, vorrei una donna bianca come il latte e rossa come il sangue».
«Eh, figlio mio, chi è bianca non è rossa, e chi è rossa non è bianca. Ma cerca pure se la trovi.»
L’amore delle tre melagrane, in Italo Calvino, Fiabe italiane
Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco… Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso. Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l’ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare?), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.
Ma perché sono così? Perdo il controllo. Non so stare solo. Ho bisogno di… manco io so di cosa. Che rabbia! Ho un iPod in compenso. Eh sì, perché quando esci e sai che ti aspetta una giornata al sapore di asfalto polveroso a scuola e poi un tunnel di noia tra compiti, genitori e cane e poi di nuovo, fino a che morte non vi separi, solo la colonna sonora giusta può salvarti. Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un’altra dimensione. Entri nell’emozione dal colore giusto. Se ho bisogno di innamorarmi: rock melodico. Se ho bisogno di caricarmi: metal duro e puro. Se ho bisogno di pomparmi: rap e crudezze varie, parolacce soprattutto. Così non resto solo: bianco. C’è qualcuno che mi accompagna e dà colore alla mia giornata.
Non che io mi annoi. Perché avrei mille progetti, diecimila desideri, un milione di sogni da realizzare, un miliardo di cose da iniziare. Ma poi non riesco a iniziarne una che sia una, perché non interessa a nessuno. E allora mi dico: Leo, ma chi cazzo te lo fa fare? Lascia perdere, goditi quello che hai.
La vita è una sola e quando diventa bianca il mio computer è il miglior modo per colorarla: trovo sempre qualcuno con cui chattare (il mio nick è Il Pirata, come Johnny Depp). Perché questo lo so fare: ascoltare gli altri. Mi fa stare bene. Oppure prendo il bat-cinquantino senza freni e giro senza meta. Se una meta ce l’ho vado a trovare Niko e suoniamo due canzoni, lui con il basso e io con la chitarra elettrica. Un giorno saremo famosi, avremo la nostra band, la chiameremo La Ciurma. Niko dice che dovrei anche cantare perché ho una bella voce, ma io mi vergogno. Con la chitarra cantano le dita e le dita non arrossiscono mai. Nessuno fischia un chitarrista, un cantante invece…
Se Niko non può ci vediamo con gli altri alla fermata. La fermata è quella del bus davanti a scuola, quella alla quale ogni ragazzo innamorato ha dichiarato al mondo il suo amore. Ci trovi sempre qualcuno e a volte qualche ragazza. A volte anche Beatrice, e io, alla fermata davanti a scuola, ci vado per lei.
È strano: di mattina a scuola non ci vuoi stare e al pomeriggio invece ci trovi tutti. La differenza è che non ci sono i vampiri, cioè i prof: succhiasangue che tornano a casa e si chiudono nei loro sarcofaghi, aspettando le prossime vittime. Anche se, al contrario dei vampiri, i prof agiscono di giorno.
Ma se davanti a scuola c’è Beatrice è un’altra cosa. Occhi verdi che quando li spalanca prendono tutto il viso. Capelli rossi che quando li scioglie l’alba ti viene addosso. Poche parole ma giuste. Se fosse cinema: genere ancora da inventare. Se fosse profumo: la sabbia al mattino presto, quando la spiaggia è sola con il mare. Colore? Beatrice è rosso. Come l’amore è rosso. Tempesta. Uragano che ti spazza via. Terremoto che fa crollare il corpo a pezzi. Così mi sento ogni volta che la vedo. Lei ancora non lo sa, ma un giorno di questi glielo dico.
Sì, un giorno di questi glielo dico che lei è la persona fatta apposta per me e io per lei. È così, non c’è scampo: quando se ne accorgerà sarà tutto perfetto, come nei film. Devo solo trovare il momento adatto e la pettinatura giusta. Perché credo che sia soprattutto un problema di capelli. Solo se Beatrice me lo chiedesse li taglierei. Ma se poi perdo le forze come quello lì della storia? No, il Pirata non può tagliarsi i capelli. Un leone senza criniera non è un leone. Il mio nome è Leo mica per niente.
Una volta ho visto un documentario sui leoni, dalla boscaglia usciva un maschio dalla criniera enorme e una voce calda diceva: “Il re della foresta ha la sua corona”. Così sono i miei capelli: liberi e maestosi.
Quanto è comodo tenerli come fanno i leoni. Quanto è comodo non doverseli mai pettinare e immaginarsi che vadano su liberi, come fossero tutti i pensieri che mi crescono in testa: ogni tanto esplodono e si disperdono. Io i pensieri li regalo agli altri, come le bolle della Coca appena aperta, che fa quel rumore così esaltante! Io con i capelli dico un sacco di cose. Quanto è vero. Quanto è vero questo che ho detto.
Tutti mi capiscono solo dai capelli. Cioè, almeno gli altri di scuola, quelli della ciurma, gli altri Pirati: Spugna, Stanga, Ciuffo. Papà ci ha rinunciato da un pezzo. La mamma non fa altro che criticarli. La nonna quando mi vede per poco non muore di infarto (ma se hai novant’anni è il minimo).
Ma perché fanno così fatica a capire i miei capelli? Prima ti dicono devi essere autentico, devi esprimerti, devi essere te stesso! Poi, quando cerchi di mostrarti come sei, non hai identità, ti comporti come tutti gli altri. Ma che ragionamento è? Bah, chi lo capisce: o sei te stesso o sei come tutti gli altri. Tanto a loro non va mai bene niente. E la verità è che sono invidiosi, soprattutto i pelati. Se divento pelato io mi uccido.
Comunque se a Beatrice non piacciono dovrò darci un taglio a questi capelli, ma ci voglio pensare. Perché potrebbe essere anche un punto di forza. Beatrice, o mi ami così come sono, con questi capelli, o non se ne fa niente, perché se non siamo d’accordo su queste piccole cose come potremo mai stare insieme? Ognuno deve essere se stesso e accettare l’altro così com’è – lo dicono sempre in tivù – altrimenti che amore è? Dài, Beatrice, ma perché non lo capisci? E poi di te mi va tutto bene, quindi tu parti avvantaggiata.
Sempre in testa, le ragazze. Ma come fanno a vincere sempre? Se sei bella hai il mondo ai tuoi piedi, scegli quello che vuoi, fai quello che vuoi, ti metti quello che vuoi… non importa, tanto tutti ti ammirano lo stesso. Che fortuna!
Io invece ci sono giorni che non uscirei di casa. Mi sento così brutto che me ne starei barricato in camera, senza guardarmi allo specchio. Bianco. Con la faccia bianca. Senza colore. Che tortura. Ci sono giorni invece che sono rosso anche io. Ma dove lo trovi un ragazzo così? Mi incollo addosso la maglietta giusta, mi spalmo i jeans che cadono bene e sono un dio: Zac Efron potrebbe solo farmi da segretario. Me ne vado da solo per strada. Alla prima che incontro potrei dire: “Senti, bella, usciamo stasera perché ti voglio dare questa incredibile opportunità! E ti conviene, perché se mi stai a fianco tutti ti guarderanno e diranno: come cazzo ha fatto a rimorchiare uno così?! Le tue amiche invecchieranno dall’invidia”.
Che dio che sono! Che vita piena che ho. Non mi fermo un attimo. Se non fosse per la scuola sarei più riposato, bello e famoso.
La mia scuola porta il nome di un personaggio di “Topolino”: Orazio. Ha i muri scrostati, le aule incrostate, lavagne più grigie che nere e cartine geografiche sfilacciate con continenti e nazioni ormai sbiaditi e alla deriva… I muri hanno due colori – bianco e marrone –, come il Cucciolone, ma non c’è niente di dolce a scuola: solo la campanella di fine giornata che, quando s’incanta, sembra voglia urlarti: “Hai buttato un’altra mattinata tra queste mura bicolori. Scappa!”.
In pochi casi la scuola è utile: quando mi sorprende lo sconforto e annego nei pensieri bianchi. Mi chiedo dove sto andando, che sto facendo, se in futuro combinerò niente di buono, se… Ma per fortuna la scuola è il parco giochi più pieno di gente nelle mie stesse condizioni che io conosca. Parliamo di tutto, dimenticandoci i pensieri che alla fine non ti portano a niente. I pensieri bianchi non portano a niente e i pensieri bianchi li devi eliminare.
In un Mac che odora di Mac divoro le patatine calde, mentre Niko rumoreggia con la cannuccia dentro al maxi bicchiere di Coca.
«Non ci devi pensare al bianco.»
Niko me lo dice sempre. Niko ha sempre ragione. Non è un caso che sia il mio migliore amico. Lui è come Will Turner per Jack Sparrow. Ci salviamo la vita a vicenda almeno una volta al mese, perché a questo servono gli amici. Io i miei amici me li scelgo. Quello è il bello degli amici. Che te li scegli e ci stai bene, perché te li sei scelti proprio come li vuoi tu. Invece i compagni non te li scegli. Ti capitano, e spesso è una vera rottura di palle.
Niko è della B (io della D) e giochiamo nella stessa squadra di calcetto a scuola: i Pirati. Due fenomeni. Poi invece ti capita in classe quella sempre nervosa: Elettra. Già dal nome parte male.
Certa gente condanna i figli con il nome. Io mi chiamo Leo e mi sta bene. Sono stato fortunato: fa pensare a una persona bella, forte, che esce dalla boscaglia come un re con la sua criniera. Ruggisce. O, almeno nel mio caso, ci prova… Ognuno nel nome ha il suo destino, purtroppo. Prendi Elettra: che nome è? È come la corrente, ti dà la scossa già dal nome. Per questo poi è sempre nervosa.
E poi c’è il rompipalle professionista: Giacomo, detto Puzzo. Un altro nome che porta sfiga! Perché è lo stesso di Leopardi, che era gobbo, senza amici e pure poeta. Nessuno ci parla con Giacomo. Puzza. E nessuno ha il coraggio di dirglielo. Io, da quando sono innamorato di Beatrice, mi faccio la doccia tutti i giorni e la barba una volta al mese. E comunque sono cazzi suoi, in fondo, se non si lava. Ma almeno la madre glielo potrebbe dire. Invece no. Vabbè, ma io che colpa ne ho? Mica posso salvare il mondo. Per quello basta Spiderman.
Il rutto di Niko mi riporta sulla Terra e tra le risate gli dico:
«Hai ragione. Al bianco non ci devo pensare…»
Niko mi dà una pacca sulla spalla:
«Domani ti voglio dopato! Dobbiamo umiliarli quegli sfigati!»
Mi illumino d’immenso:
cosa sarebbe la scuola senza il torneo di calcio?
“Non so perché l’ho fatto, non so perché mi sono divertito a farlo e non so perché lo farò di nuovo”: la mia filosofia di vita è riassunta in queste luminose parole di Bart Simpson, mio unico maestro e guida. Per esempio. Oggi la prof di storia e filo sta male. E vai! Verrà una supplente. Sarà la solita sfigata.
Non devi usare quella parola!
Rimbombano minacciose le parole della mamma, e io la uso invece. Quando ci vuole ci vuole! La supplente è per definizione un concentrato di sfiga cosmica.
Primo: perché sostituisce un professore, che di per sé è già uno sfigato, e quindi la supplente è una sfigata al quadrato.
Secondo: perché fa la supplente, che vita è lavorare per sostituire qualcuno che sta male? Cioè: non solo sei sfigata, ma porti anche sfiga agli altri. Sfiga al cubo.
La aspettavamo al varco la supplente, brutta come la morte e con il suo inappuntabile vestito viola, per riempirla di palline inzuppate di saliva, lanciate con precisione assassina dalle Bic svuotate.
Invece entra un ragazzo giovane. Giacca e camicia. Preciso. Occhi troppo neri per i miei gusti. Occhiali neri pure quelli, su un naso troppo lungo. Una borsa piena di libri. Ripete spesso che ama quello che studia. Ecco, ci mancava uno che ci crede. Sono i peggiori! Non mi ricordo il nome. Lo ha detto ma stavo parlando con Silvia.
Silvia è una con cui parli di tutto. Io le voglio un sacco di bene e spesso la abbraccio. Ma lo faccio perché lei è contenta, e anche io. Però non è il mio tipo. Cioè, è una giusta: con lei puoi parlare di tutto e ti sa ascoltare e ti sa dare dei consigli. Però le manca quel tocco in più: la magia, l’incantesimo. Quello che ha Beatrice. Non ha i capelli rossi di Beatrice. Beatrice con uno sguardo ti fa sognare. Beatrice è rossa. Silvia è azzurra, come tutti gli amici veri. Il supplente invece è solo una macchiolina nera in una giornata irrimediabilmente bianca.
Sfiga, sfiga, sfighissima!
2323__perlego__chapter_divider__2...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Bianca come il latte, rossa come il sangue
  4. Dopo l’estate
  5. Ringraziamenti
  6. Copyright