
eBook - ePub
Leader di te stesso
Come sfruttare al meglio il tuo potenziale per migliorare la qualità della tua vita personale e professionale
- 384 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
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Leader di te stesso
Come sfruttare al meglio il tuo potenziale per migliorare la qualità della tua vita personale e professionale
Informazioni su questo libro
In un mondo che cambia sempre più velocemente e che ci chiedesempre di più, spesso siamo noi stessi a renderci le coseancora più difficili, complicandole con pensieri limitanti e conl'incapacità di gestire le nostre emozioni, lasciandoci così sopraffaredallo stress, dalla paura e dalla frustrazione. Abbiamotutte le possibilità per ottenere grandi risultati, ma non sappiamocome utilizzare al meglio il nostro incredibile potenziale. Questolibro ci insegna a farlo: con i suoi corsi di formazione RobertoRe ha conquistato decine di migliaia di persone comuni, ha formatoi manager delle aziende più importanti d'Italia e miglioratole performance di atleti e squadre sportive.
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Dove stai andando?
Quando nel febbraio del 1977 ricevette nelle sue mani il premio Oscar per il miglior film dell’anno, ripensò con soddisfazione a tutti quelli che gli avevano detto che non ce l’avrebbe mai fatta, a tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare e a tutti i «no» che si era sentito dire.
Esattamente come Rocky Balboa, il personaggio che lo aveva portato al successo, riusciva sul ring a superare qualsiasi ostacolo, Sylvester Stallone fu capace di vincere ogni difficoltà, perseguendo il suo obiettivo con costanza, fino a portare il suo sogno sugli schermi. Infatti, prima di scrivere il film che lo trasformò in una star e che divenne una delle pellicole di maggior successo di tutti i tempi, Sylvester Stallone era un aspirante attore squattrinato e con scarsissime prospettive davanti a sé. Ma voleva con tutto se stesso diventare un attore famoso e proprio per questo aveva deciso di trasferirsi in California, nella San Fernando Valley, per essere più vicino alla Mecca del cinema e fare il possibile per realizzare il suo sogno. Fino ad allora aveva fatto solo alcune fugaci apparizioni in qualche pellicola di serie B e le cose non gli andavano affatto bene: la sua automobile da quaranta dollari si era rotta e non aveva neanche i soldi per farla aggiustare, l’«appartamento» in cui viveva era costituito da una sola stanza, e così piccola che era possibile aprire contemporaneamente la porta d’ingresso e la finestra, senza bisogno di alzarsi dal letto! La sua situazione economica era talmente misera che per continuare a campare fu addirittura costretto a vendere ciò che più amava al mondo, il suo cane. Era il suo migliore amico, gli voleva un gran bene, ma non era ormai più in grado di comprargli da mangiare e così lo cedette per pochi dollari, provando un incredibile dolore.
Sly continuava comunque con perseveranza a presentarsi a ogni casting dove immancabilmente si sentiva dire che le sue possibilità di diventare attore erano davvero scarse, considerata la sua bruttissima voce e la sua faccia da pugile suonato. E proprio il pugilato fu la chiave di volta della sua vita!
Nel marzo del 1975 assistette a un incontro di pugilato tra il grande Muhammad Alì e un pugile pressoché sconosciuto, di nome Chuck Wepner. E quella sera accadde l’incredibile: il grande campione venne messo al tappeto da un atleta su cui nessuno avrebbe mai puntato un dollaro. Quando Sylvester Stallone vide la scena ebbe un flash: quello sconosciuto sarebbe passato alla storia, non per le sue capacità di pugile, ma per essere stato in grado di abbattere la più grande macchina da combattimento mai esistita. In quel preciso momento nacque l’idea del personaggio di Rocky. Al termine dell’incontro Stallone corse a casa e per tre giorni e tre notti consecutive, come in preda a un raptus, scrisse il copione del celebre film, riempiendosi di pastiglie di caffeina per stare sveglio. Era tale la consapevolezza di trovarsi in un momento di svolta della sua vita, che mentre lavorava il suo corpo tremava per l’entusiasmo; la sceneggiatura letteralmente fluiva sulla carta. Il risultato furono novanta pagine fitte, certo non definitive, ma che divennero l’ossatura principale di quella pellicola di straordinario successo.
Alcuni giorni dopo Stallone si presentò all’ennesimo provino: non venne scelto, ma mentre usciva si rivolse ai due produttori, Bob Chartoff e Irwin Winkler, dicendo loro che stava scrivendo qualcosa sul pugilato e chiese se erano interessati a dargli un’occhiata. «Perché no? Portacelo!» fu la risposta. «Ogni tanto mi fermo a pensare cosa sarebbe stato di me se quel giorno sulla soglia dello studio non avessi aggiunto quelle ultime parole» dichiara oggi Sly; «è per questo che io consiglio sempre a chiunque abbia un’idea di parlarne con tutti, di non mollare, perché ogni momento potrebbe essere quello buono!»
I due produttori furono entusiasti della storia e offrirono a Stallone venticinquemila dollari che, viste le sue condizioni economiche, rappresentavano tanti, tanti soldi. Lui era pronto ad accettare subito, ma la trattativa si arenò non appena espresse la ferma intenzione di essere il protagonista del film. I due produttori gli risero letteralmente in faccia: «Scordatelo! Non sei un attore, non ne possiedi le abilità, non puoi recitare da protagonista!». Avevano già sondato il terreno e gli attori che erano stati presi in considerazione per la parte erano Ryan O’Neal, James Caan, Robert Redford e Burt Reynolds, tutti stranoti e all’apice della carriera; Stallone rimase fermo nella sua idea: «Rocky sono io, nessun altro può interpretarlo meglio di me!».
Sapeva esattamente ciò che voleva.
I due produttori credevano nel soggetto e aumentarono l’offerta che salì a centomila dollari, purché accettasse di non recitare nel film! Centocinquantamila dollari… Duecentomila… Duecentosettantacinquemila… Più la posta in gioco era alta, più era difficile continuare a dire di no.
Più tardi Stallone dichiarò: «Sentivo nel mio cuore che era la cosa giusta da fare. Sapevo con sicurezza che se quel film avesse avuto successo senza di me, non me lo sarei mai perdonato e avrei finito col suicidarmi! Ero vissuto con pochi soldi fino a quel giorno e avrei potuto continuare a farlo, ma non potevo buttare via l’opportunità della mia vita!».
L’offerta salì fino a trecentosessantamila dollari, ma Stallone continuò a rifiutare fino a quando Chartoff e Winkler cedettero e gli diedero l’opportunità di recitare offrendogli i venticinquemila dollari iniziali e un budget ridotto per la produzione del film.
La prima cosa che fece Sly, appena ebbe ottenuto ciò che voleva, fu di andare dalla persona alla quale aveva venduto il suo cane per ricomprarlo, ma il nuovo proprietario non volle sentir ragioni: disse che ormai si era affezionato e non aveva alcuna intenzione di disfarsene. Ma anche in questo caso Stallone sapeva esattamente quale era il risultato che voleva ottenere, ed era disposto a tutto pur di raggiungerlo. Iniziò così una trattativa tanto complicata quanto la precedente, al termine della quale ebbe il suo cane indietro in cambio di cinquemila dollari e la promessa, per l’uomo, di una piccola parte nel film! Sly poté così tornare a giocare con il suo fido cagnolone Birillo, poi diventato famoso in tutto il mondo per aver «recitato» insieme a Rocky!
La capacità di OSARE!
«Oggi è il primo giorno del resto della tua vita.»
Og Mandino
Troppo spesso nella vita le persone non riescono a ottenere ciò che vogliono veramente perché si lasciano trascinare dagli eventi e imprigionare dal tempo e dalle pretese che gli altri hanno su di loro. Non compiono mai il passo di decidere cosa vogliono davvero ottenere dal loro tempo, dal loro lavoro, dalle relazioni e soprattutto da se stesse. Non stabiliscono liberamente e consapevolmente l’obiettivo che si impegnano a raggiungere per vivere in modo completo e gratificante. Al contrario, finiscono col percorrere una qualsiasi «strada» che la vita offre loro, e che per di più molte volte si rivela deludente. Se non sappiamo cosa vogliamo, quante possibilità abbiamo di ottenerlo? Noi di HRD utilizziamo e insegniamo ai nostri corsi, ormai da anni, un sistema di pianificazione e gestione dei propri obiettivi, denominato «OSA» (acronimo formato dalle parole Obiettivo, Scopo, Azione); è un semplice processo, suddiviso in tre passi, in grado di focalizzarti immediatamente su cosa vuoi veramente (Obiettivo) e sul perché lo vuoi (Scopo), prima ancora di creare un piano d’Azione da mettere in atto per ottenerlo.
Il metodo OSA permette alle persone di determinare esattamente quale cammino devono intraprendere per raggiungere la loro piena realizzazione.
I sistemi tradizionali di pianificazione e gestione del tempo sono guidati dalla domanda: «Cosa devo fare?», che, inevitabilmente, porta a concentrarsi su ciò in cui si pensa sia necessario impegnarsi. In realtà l’incertezza sulle mosse da compiere è dettata dall’incapacità di rispondere alla vera domanda fondamentale: «Cosa voglio veramente?».
«Posso insegnare come ottenere quello che si vuole dalla vita. Il problema è che non riesco a trovare chi sappia dirmi cosa realmente voglia.»
Mark Twain
Il metodo OSA parte dall’osservazione di coloro che hanno davvero successo nella vita, cioè che oltre a raggiungere i propri obiettivi si sentono felici e realizzati. Infatti, il mondo è pieno di persone ritenute «di successo» secondo i canoni della nostra società, e che vivono però una vita piena di emozioni negative, di rancori, paure, invidie, tensioni, stress e sensi di colpa; queste persone per ottenere il «successo» hanno magari sacrificato il loro rapporto di coppia, ricordano a malapena come sono fatti i loro figli e si ritrovano a cinquant’anni malandati fisicamente e a rischio ogni giorno di sgradevoli sorprese in termini di salute. Per quanto mi riguarda, quel tipo di successo corrisponde al peggiore dei fallimenti! Che senso ha raggiungere i propri obiettivi se poi viviamo una vita emozionalmente miserabile? Le persone di «vero» successo sono quelle che irradiano benessere, che vivono una vita piena di emozioni positive, che sono soddisfatte e appagate. In poche parole che «stanno bene».
«Ci sono due obiettivi ai quali puntare nella vita: primo ottenere ciò che si vuole e, dopo di questo, goderselo. Solo gli individui più saggi raggiungono il secondo.»
Logan Pearsall Smith
Ebbene, tutti questi individui hanno tre cose in comune:
1. Sanno cosa vogliono: l’obiettivo
Innanzitutto conoscono l’obiettivo per il quale si stanno dando da fare, i risultati misurabili che stanno cercando. Ecco perché non rimangono intrappolati nel processo. Sono costantemente consci del risultato che stanno perseguendo e capiscono che ci sono molti modi per ottenerlo. Più fai chiarezza su quello che vuoi raggiungere e più facile sarà trovare un modo per riuscirci. Se viaggi su una barca a vela, se sai esattamente dove stai andando, eventuali cambiamenti repentini della direzione del vento non ti potranno creare alcun problema: ti basterà posizionare le vele in modo da proseguire verso la destinazione che avevi scelto. Invece, chi naviga nel mare della vita senza av...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Dello stesso autore
- Leader di te stesso
- Prefazione all’edizione del decennale di Roberto Re
- Alcuni lettori illustri che hanno amato questo libro
- Presentazione
- Leader di te stesso
- I: L’inizio della strada
- II: Uccidi il mostro finché è piccolo
- III: La magia delle parole
- IV: Gli stati d’animo: la fonte di ogni comportamento
- V: Le credenze, filtro della mente
- VI: Va’ dove ti porta il cuore
- VII: Una scatola piena di strumenti
- VIII: La cosa più importante
- IX: La forza trainante
- X: Dove stai andando?
- XI: Da leader di te stesso a leader di altri
- XII: Il leader che sei veramente
- Appendice
- Ringraziamenti
- Copyright