I love shopping
eBook - ePub

I love shopping

  1. 308 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Becky è una giornalista che dalle colonne di un prestigioso giornale londinese consiglia risparmio e investimenti sicuri. È carina, piena di inventiva, determinata. E ha una irrefrenabile passione: lo shopping. Irrefrenabile al punto di diventare una sorta di malattia, che la spinge a comprare abiti, accessori, cosmetici, ma anche dolci, biancheria e articoli per la casa...
Niente e nessuno possono trattenerla: non le pressanti lettere di sollecito delle banche per i suoi molti conti in rosso, non i manuali che insegnano a risparmiare, non i buoni propositi di contenere le proprie spese.
I love shopping è un romanzo brillante e intelligente, in cui si susseguono situazioni paradossali ma non improbabili. Perché Becky è tutte le persone che vanno in fibrillazione quando vedono la scritta SALDI, e che, quando ricevono l'estratto conto della carta di credito, pensano immediatamente a un errore... Insomma, Becky è un po' tutti noi.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
eBook ISBN
9788852013508

1

Okay. Niente panico. Niente panico. È solo un estratto conto della Visa. È solo un pezzo di carta con qualche numero scritto sopra. Che paura può farmi?
Dalla finestra dell’ufficio osservo un autobus che percorre Oxford Street. Cerco di costringermi ad aprire la busta bianca posata sulla scrivania invasa dal disordine. È solo un pezzo di carta, mi dico per la milionesima volta. E poi non sono mica stupida, no? So esattamente a quanto ammonta questo estratto conto.
Be’, più o meno. A grandi linee.
Saranno… duecento sterline. Forse trecento. Sì, sulle trecento. Massimo tre e cinquanta.
Chiudo gli occhi e mentalmente cerco di fare il calcolo. Il tailleur di Jigsaw. La cena con Suze da Quaglino. E poi quel meraviglioso tappeto rosso e giallo. Ora che ci penso, il solo tappeto è costato duecento sterline. Ma le valeva, fino all’ultimo penny. È piaciuto a tutti. Be’, per lo meno a Suze.
E il tailleur di Jigsaw era in saldo: trenta per cento di sconto. Quindi, in realtà, è stato un risparmio.
Apro gli occhi e allungo la mano verso la busta. Come le mie dita sfiorano la carta mi vengono in mente le lenti a contatto nuove. Novantacinque sterline. Una bella cifra. Ma cosa ci posso fare? Ne avevo bisogno. Non posso mica andare in giro brancolando, giusto?
E poi ho dovuto comperare della soluzione fisiologica, un contenitore decente e un eye-liner ipoallergenico. Il tutto per un totale di… quattrocento?
Alla scrivania vicina alla mia, Clare Edwards alza lo sguardo dal piano di lavoro. Sta dividendo la corrispondenza in pile ordinate, come fa ogni mattina. Le ferma con degli elastici e ci mette sopra delle etichette con su scritto cose del tipo “Rispondere immediatamente” oppure “Rispondere – Non urgente”. Odio Clare Edwards.
«Tutto bene, Becky?» mi chiede.
«Sì, sì» rispondo con aria disinvolta. «Stavo solo leggendo una lettera.»
Prendo in mano la busta, ma le mie dita si rifiutano di tirar fuori l’estratto conto. Si limitano a stringerla mentre la mia mente viene travolta – come regolarmente accade ogni mese – dal mio sogno segreto.
Volete sapere qual è il mio sogno segreto? Una volta ho letto un articolo su un giornale a proposito di un errore compiuto da una banca. Mi è piaciuto così tanto che l’ho ritagliato e l’ho attaccato all’anta dell’armadio. Due estratti conto di carta di credito sono stati scambiati, inviati alle persone sbagliate e – sentite questa – entrambe hanno pagato l’importo senza accorgersene, senza controllare.
Da quando ho letto quell’articolo, sogno segretamente che la stessa cosa accada a me. Una qualche vecchia rimbambita della Cornovaglia riceve il mio astronomico rendiconto e lo paga senza neppure guardarlo. E io mi becco il suo, tre scatolette di cibo per gatti a 1.99 sterline l’una, che naturalmente pago senza fare storie. In fondo, quel che è giusto è giusto.
Guardo fuori dalla finestra con un sorriso stampato sulla faccia. Sono convinta che questo mese accadrà… il mio sogno segreto sta per avverarsi. Ma quando, alla fine, mi decido a estrarre il conto dalla busta – spinta dallo sguardo curioso di Clare – il sorriso si smorza e poi si spegne del tutto. Un terribile bruciore mi serra la gola. Credo sia panico.
Il foglio è nero di caratteri. Una lunga serie di nomi familiari mi scorre davanti agli occhi come un centro commerciale in miniatura. Cerco di afferrarli a uno a uno, ma si muovono troppo velocemente. Riesco a vedere Thorntons. Thorntons Chocolates? Cosa diavolo ci facevo da Thorntons Chocolates? Io dovrei essere a dieta. Questo estratto conto non può essere giusto. Non può essere il mio. Io non posso aver speso tutti questi soldi.
“Niente panico!” urlo dentro di me. Il segreto è non angosciarsi, esaminare ogni voce lentamente, una per una. Faccio un respiro profondo e mi costringo a concentrarmi con calma, partendo dall’alto.
WH Smith (be’, normale: tutti hanno bisogno di cancelleria)
Boots (profumeria: come sopra)
Specsavers (liquido per lenti a contatto: indispensabile)
Oddbins (bottiglia di vino: indispensabile)
Our Price (Our Price? Ah, sì! Il nuovo album dei Charlatans. Be’, non potevo non comperarlo, no?)
Bella Pasta (la cena con Caitlin)
Oddbins (bottiglia di vino: indispensabile)
Esso (la benzina non conta)
Quaglino (costoso, ma è stata un’eccezione)
Pret à Manger (quella volta che avevo finito i contanti)
Oddbins (bottiglia di vino: indispensabile)
Rugs to Riches (cosa? Ah, sì, il tappeto. Quello stupido tappeto)
La Senza (biancheria sexy per appuntamento con James)
Agent Provocateur (altra biancheria sexy per appuntamento con James. Bleah! Come se fosse servita a qualcosa!)
Body Shop (quella spazzola per il corpo che devo assolutamente ricordarmi di usare)
Next (quella camicetta bianca un po’ scialba… ma era in svendita)
Millets
Mi blocco. Millets? Io non entro mai da Millets. Cosa diavolo avrei dovuto farci, in un negozio del genere? Fisso l’estratto conto, perplessa, aggrotto la fronte cercando di capire, quando, all’improvviso, ecco la spiegazione. È evidente: qualcun altro ha usato la mia carta.
Oh, mio Dio! Io, Rebecca Bloomwood, sono rimasta vittima di una truffa.
Ora è tutto chiaro. Qualche criminale ha sottratto la mia carta di credito e ha falsificato la mia firma. Chissà in quali altri posti l’ha usata. Ora capisco perché il mio estratto conto è così lungo! Qualcuno ha folleggiato in giro per Londra con la mia carta, convinto di farla franca.
Ma come hanno fatto? Cerco il portafoglio nella borsa, lo apro e… ecco lì la mia Visa. La tiro fuori e la fisso. Qualcuno deve averla presa dalla borsa, l’ha usata e, dopo, l’ha rimessa a posto. Deve trattarsi di qualcuno che conosco. Oh, mio Dio! Ma chi?
Mi guardo attorno con occhi sospettosi. Chiunque sia, non è molto furbo. Usare la mia carta da Millets! Rasenta l’assurdo. Come se io facessi acquisti là dentro.
«Io non ho mai messo piede da Millets!» esclamo a voce alta.
«Sì, invece» ribatte Clare.
«Cosa?» Mi volto verso di lei, seccata per l’interruzione. «E invece no.»
«Hai comperato il regalo d’addio per Michael, giusto?»
La guardo e sento il sorriso svanire. Accidenti! È vero! La giacca a vento blu per Michael. Quella stupida giacca a vento blu.
Quando tre mesi fa Michael, il nostro vicedirettore, se n’è andato, mi sono offerta di comperare io il regalo. Ho preso la busta marrone piena di monete e banconote, sono entrata da Millets e ho scelto una giacca a vento (credetemi, lui è il tipo da giacca a vento). E all’ultimo minuto, ora ricordo, ho deciso di pagare con la carta di credito e tenere per me tutti quei contanti che fanno sempre comodo.
Ricordo con esattezza di aver tirato fuori le quattro banconote da cinque sterline e averle riposte con attenzione nel portafoglio, poi le monete da una sterlina, nel reparto degli spiccioli, mentre il resto delle monetine è finito alla rinfusa in fondo alla borsa. Ricordo di aver pensato: “Bene, così non dovrò andare al bancomat”. Avrei detto che sessanta sterline mi sarebbero durate settimane.
Cosa ne è stato? Non posso aver speso sessanta sterline senza rendermene conto, giusto?
«E, comunque, perché me lo chiedi?» dice Clare sporgendosi in avanti. Vedo i suoi occhietti tondi a raggi X luccicare dietro gli occhiali. Sa che sto guardando un estratto conto.
«Per nessun motivo in particolare» rispondo con noncuranza passando alla seconda pagina.
Ma sono stata interrotta. Invece di fare quello che faccio di solito – guardare subito il pagamento minimo richiesto e ignorare completamente il totale – mi ritrovo a fissare la cifra finale.
Novecentoquarantanove sterline e sessantatré penny. A chiare cifre. Nero su bianco.
Resto a fissare il conto in silenzio per trenta secondi, poi lo rimetto nella busta. Penso sinceramente che questo pezzo di carta non abbia niente a che fare con me. Forse, se lo lascio cadere distrattamente per terra dietro il computer, scomparirà. Quelli delle pulizie lo scoperanno via e io potrò affermare di non averlo mai ricevuto. Non possono farmi pagare un conto che non ho mai ricevuto, vero?
Mentalmente sto già componendo la lettera: “Gentile amministratore delegato della Visa, la sua missiva mi ha lasciato perplessa. Di quale estratto conto sta parlando, esattamente? Io non ho ricevuto alcun estratto conto dalla sua società. Il suo tono non mi piace e la avverto che ho intenzione di rivolgermi all’Associazione per la difesa dei consumatori”.
Oppure potrei sempre trasferirmi all’estero.
«Becky?» Alzo la testa di scatto e vedo Clare che mi fissa. «Hai finito il pezzo sui Lloyds?»
«Quasi» rispondo, mentendo. Con lei che mi guarda, mi sento costretta a richiamarlo sullo schermo del computer, giusto per dimostrare un po’ di buona volontà. Ma lei continua a fissarmi.
“I risparmiatori possono beneficiare dell’accesso immediato” batto, copiando pari pari da un comunicato stampa che ho davanti. “Inoltre il conto offre tassi di interesse a scaglioni per chi investe più di cinquemila sterline.”
Batto un punto, bevo un sorso di caffè e passo alla seconda pagina del comunicato stampa.
A proposito, questo è il mio lavoro. Faccio la giornalista per una rivista finanziaria. Mi pagano per dire alla gente come gestire le proprie finanze.
Ovviamente, non è il lavoro che ho sempre sognato. Nessuno di quelli che scrivono di investimenti personali aveva in mente questo per il suo futuro. Affermano che sono stati conquistati dagli investimenti personali: mentono. Quello che intendono dire è che non sono riusciti a trovar lavoro in qualche campo più interessante. Che hanno fatto domanda per collaborare con “Times”, “Express”, “Marie Claire” e “Vogue”, “Gentleman’s Quarterly” e, per tutta risposta, hanno ricevuto un calcio nel sedere.
Così hanno cominciato a fare domanda al “Mensile del metalmeccanico”, all’“Informatore caseario” e a “Tuttofondi”, e sono stati presi come praticanti sfigati, a stipendio zero, e ancora grazie. E da allora hanno continuato a scrivere di lamiere, formaggi o risparmi perché non conoscono altro.
Io ho cominciato con una rivista dall’altisonante nome: “Il periodico del risparmio”. Ho imparato a copiare un comunicato, ad annuire con espressione intelligente alle conferenze stampa e a fare domande come se sapessi di cosa stavo parlando. Che ci crediate o no, un anno e mezzo dopo sono stata contattata da “Far fortuna risparmiando”.
Ovviamente continuo a non capire nulla di finanza. La gente che incontro alla fermata dell’autobus ne sa più di me, come pure i ragazzi delle medie. Sono ormai tre anni che faccio questo lavoro e aspetto ancora che qualcuno...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I love shopping
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Ringraziamenti
  29. Copyright