Il nostro agente all'Avana
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Il nostro agente all'Avana

Graham Greene, Adriana Bottini

  1. 294 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il nostro agente all'Avana

Graham Greene, Adriana Bottini

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Il nostro agente all'Avana narra la vicenda di Jim Wormold, un mite rappresentante di aspirapolveri che, travolto dalle circostanze e dalla propria timida inesperienza, entra a far parte del Servizio segreto britannico e comincia a "inventare" non soltanto esplosive informazioni, ma addirittura l'esistenza di una vasta rete di solerti collaboratori. Il macchinoso intreccio non è solo il pretesto per una satira sottile e caustica, ma fornisce a Graham Greene anche lo spunto per un'affettuosa difesa dei diritti dei più deboli, costantemente soverchiati dagli incomprensibili intrighi dei potenti e dalle loro false ideologie. La pericolosa avventura di Jim Wormold, che raggiunge il suo apice di comicità nella scena di una straordinaria partita a scacchi, costituisce quindi una perfetta sintesi di humour inglese e di pungente polemica sociale.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852013300

PARTE QUINTA

Capitolo I

«Soffio» disse il capitano Segura. Si erano dati appuntamento all’Habana Club. All’Habana Club, che non era affatto un club e il cui proprietario era il concorrente di Bacardi, tutte le bevande a base di rum erano gratis, cosa che dava modo a Wormold di incrementare i suoi risparmi, perché, ovviamente, le segnava ugualmente sul conto spese: il fatto che fossero gratuite sarebbe stato troppo lungo, e forse impossibile, da spiegare a quelli di Londra. Il bar si trovava al primo piano di un palazzo seicentesco le cui finestre guardavano sulla Cattedrale, dove un tempo erano custodite le spoglie di Cristoforo Colombo. Fuori dalla chiesa si poteva ammirare la grigia statua di pietra del navigatore, che sembrava una concrezione formatasi sott’acqua attraverso i secoli grazie all’azione di miriadi di animaletti, come le barriere coralline.
«Sa che nei primi tempi» disse il capitano Segura «avevo l’impressione di non esserle simpatico.»
«Si può giocare a dama anche a prescindere dalla simpatia che si prova per una persona.»
«Lo stesso vale per me» disse il capitano. «Attento: vado a dama.»
«E io le soffio tre pedine.»
«Lei crede che non me ne fossi accorto, invece scoprirà che la mossa è a mio vantaggio. Ecco fatto, le mangio la sua unica dama. Perché è andato a Santiago, Santa Clara e Cienfuegos, due settimane fa?»
«Era il periodo in cui vado sempre a fare il giro dei rivenditori.»
«In effetti, sembrava davvero quello il motivo. A Cienfuegos è sceso al nuovo albergo; ha pranzato da solo in un ristorante sul lungomare; è andato al cinema e poi è rientrato in albergo. La mattina seguente...»
«Davvero crede che io sia un agente segreto?»
«Incomincio a dubitarne. Adesso penso che i nostri amici si siano sbagliati.»
«Chi sarebbero i nostri amici?»
«Oh, diciamo gli amici del dottor Hasselbacher.»
«E cioè?»
«Il mio compito è di tenermi al corrente di quello che succede all’Avana» rispose il capitano, «non già di schierarmi o di fornire informazioni.» Fece avanzare la dama, ora libera, verso il campo avversario.
«Che cosa ci può essere a Cuba di abbastanza importante da interessare dei Servizi segreti?»
«Oh, siamo un paese molto piccolo, ma vicinissimo alle coste degli Stati Uniti. E a un tiro di cannone dalla vostra base in Giamaica. Se una nazione è accerchiata, come la Russia, è logico che cerchi di aprire una falla dall’interno dello schieramento nemico.»
«Di che utilità potremmo essere io o il dottor Hasselbacher, in una strategia globale? Un tizio che vende aspirapolvere; un dottore in pensione.»
«In qualsiasi partita» disse il capitano, «ci sono pedine di scarsa importanza. Come questa: io gliela mangio, e a lei non importa di perderla. Il dottor Hasselbacher, peraltro, è abilissimo nei cruciverba.»
«Che cosa c’entrano i cruciverba?»
«Un bravo enigmista può diventare un bravo crittografo. Un giorno, mi hanno mostrato uno dei telegrammi scritti da lei, con relativa traduzione. O meglio, hanno lasciato che io lo scoprissi. Forse pensavano che la facessi espellere da Cuba.» Scoppiò a ridere. «Figurarsi: il padre di Milly!»
«Che cosa diceva?»
«Lei informava di avere reclutato l’ingegner Cifuentes. Una cosa assurda, ovviamente. Io conosco molto bene l’ingegnere. Forse gli hanno sparato per far sembrare più convincente il telegramma. O forse l’hanno scritto perché volevano liberarsi di lei. Oppure sono semplicemente più creduloni di me.»
«Che storia fantastica.» Mosse una pedina. «Come fa a essere così sicuro che Cifuentes non sia un mio agente?»
«Per il modo in cui lei gioca a dama, Mr Wormold, e poi perché ho interrogato Cifuentes.»
«Sotto tortura?»
Il capitano Segura scoppiò a ridere. «No. Cifuentes non fa parte della classe dei torturabili.»
«Non sapevo che ci fossero distinzioni di classe nella tortura.»
«Caro Mr Wormold, si renderà conto anche lei che esistono persone che si aspettano di essere sottoposte a tortura e altre che si indignerebbero alla sola idea. Non si tortura mai se non per una sorta di reciproco accordo.»
«Ci sono torture e torture. Per esempio, quando hanno devastato il laboratorio del dottor Hasselbacher: quella era tortura?»
«Con i dilettanti non si può mai sapere. La polizia non ha avuto niente a che fare con quell’operazione. Il dottore non appartiene alla classe dei torturabili.»
«Chi vi appartiene?»
«I poveri del mio paese, anzi di qualunque paese dell’America latina. I poveri dell’Europa centrale e dell’Oriente. Da voi, con il vostro sistema dello Stato sociale, i poveri non esistono, dunque voi non siete torturabili. A Cuba la polizia può usare tutta la brutalità che vuole con gli emigranti dell’America latina e degli Stati baltici, ma non con residenti e turisti del suo paese o della Scandinavia. È una distinzione istintiva, da entrambe le parti. Inoltre, i cattolici sono più torturabili dei protestanti, così come sono più portati a delinquere. Ha visto? Ho avuto ragione a fare quella dama: adesso le soffio l’ultima pedina.»
«Lei vince sempre, vero? Interessante, questa sua teoria.»
«Una delle ragioni per cui l’Occidente detesta i grandi paesi comunisti è perché loro non riconoscono le distinzioni di classe. E allora capita che torturino le persone sbagliate. Come faceva Hitler, del resto, e infatti il mondo ha gridato allo scandalo. Quello che succede nelle nostre prigioni, o nelle prigioni di Lisbona o di Caracas, non importa a nessuno, ma Hitler era troppo indiscriminato. Un po’ come se da voi un autista andasse a letto con una baronessa.»
«Questo ormai non ci scandalizza più.»
«Quando cambia il concetto di ciò che può dare scandalo, siamo esposti tutti a grave pericolo.»
Ordinarono un altro daiquiri offerto dalla casa, talmente ghiacciato che lo dovevi bere una goccia per volta o ti prendevano fitte dolorose ai seni nasali.
«Come sta Milly?» domandò il capitano Segura.
«Bene.»
«Ho un debole per quella figliola. È stata educata come si deve.»
«Mi fa piacere sentirglielo dire.»
«E questo è un altro motivo per cui non vorrei che lei si mettesse nei guai, Mr Wormold, il che potrebbe significare la revoca del suo permesso di soggiorno. Senza sua figlia, L’Avana ne sarebbe impoverita.»
«Lei forse non mi crederà, capitano, ma davvero l’ingegnere non è un mio agente.»
«Oh, sì, le credo. Io penso che forse qualcuno ha voluto usarla come nave-civetta, o come anitra da richiamo.» Finì il suo daiquiri. «La cosa, naturalmente, mi va benissimo. Anche a me piace spiare l’arrivo delle anitre selvatiche dalla Russia, dagli Stati Uniti, e perfino dalla nuova Germania. Le anitre disprezzano il cacciatore indigeno, è solo un poveraccio del Terzo Mondo, ma un giorno, quando si saranno posate, come mi divertirò a impallinarle tutte!»
«È un mondo troppo complicato. Mi sembra più semplice vendere aspirapolvere.»
«Gli affari vanno bene, spero.»
«Oh sì, sì.»
«Mi ha incuriosito vedere che ha ingrandito l’ufficio: l’affascinante segretaria che schizza seltz e ha il soprabito che non vuole stare chiuso. E quel giovanotto.»
«Mi serve qualcuno che controlli la contabilità. Lopez non ci sa fare.»
«Ah, Lopez, un altro dei suoi agenti.» Si mise a ridere. «O così mi è stato riferito.»
«Come no? Mi fornisce informazioni riservate sul dipartimento di polizia.»
«Attento, Mr Wormold: Lopez fa parte della classe dei torturabili.» Risero tutti e due, finendo i loro daiquiri. È facile, quando c’è il sole, ridere all’idea delle torture. «Adesso devo proprio andare, Mr Wormold.»
«Avrete la prigione piena delle mie spie.»
«Possiamo sempre fare posto ad altre con un paio di impiccagioni.»
«Un giorno, capitano, la batterò a dama.»
«Ne dubito, Mr Wormold.»
Wormold rimase a guardare dalla finestra il capitano Segura passare davanti alla grigia statua di Colombo simile a un blocco di pietra pomice, diretto in caserma. Poi ordinò un altro daiquiri offerto dalla casa. L’Habana Club e il capitano Segura avevano preso il posto del Wonder Bar e del dottor Hasselbacher: la sua vita era cambiata, e a lui non restava che adattarsi. Non c’era modo di riportare indietro l’orologio. Il dottor Hasselbacher si era umiliato davanti a lui, e l’amicizia non sopporta le umiliazioni. Non lo aveva più rivisto. All’Habana si sentiva, come al Wonder Bar, un cittadino dell’Avana; il giovanotto elegante che gli serviva da bere non cercava di vendergli qualcuna delle bottiglie di rum esposte sui tavoli. Come sempre a quell’ora, un uomo dalla barba grigia leggeva il suo giornale; come sempre, un postino aveva interrotto il giro quotidiano per farsi un bicchierino gratis: anche loro cittadini dell’Avana. Quattro turisti uscirono dal bar, con le loro ceste di vimini contenenti bottiglie di rum; accaldati e allegri, e convinti di avere bevuto gratis. Sono stranieri, pensò Wormold, e inoltre non torturabili.
Mandò giù il daiquiri troppo in fretta e quando uscì dall’Habana aveva gli occhi che gli dolevano. I turisti erano chini sul pozzo seicentesco, dove avevano buttato tante di quelle monete che sarebbero bastate a pagare due volte i liquori bevuti: si assicuravano così un felice ritorno all’Avana. Si sentì chiamare da una voce femminile: tra due colonne dei portici, sullo sfondo delle zucche e sonagli e bamboline negre del negozio di souvenir, vide Beatrice.
«Che cosa ci fa qui?»
«Sono sempre inquieta, quando si incontra con Segura. Questa volta volevo assicurarmi che...»
«Assicurarsi di che cosa?» Si chiese se alla fine Beatrice non avesse incominciato a sospettare che non aveva alcun agente. Magari aveva ricevuto istruzioni di sorvegliarlo, da Londra o da 59200, a Kingston. Si diressero insieme verso casa.
«Assicurarmi che non fosse una trappola, che non ci fossero dei poliziotti ad aspettarla. I doppiogiochisti sono sempre un rischio.»
«Lei si preoccupa troppo.»
«E lei ha troppo poca esperienza. Pensi a quello che è successo a Raul e a Cifuentes.»
«Cifuentes è stato interrogato dalla polizia. Ormai è bruciato» aggiunse con sollievo, «quindi non può più esserci utile.»
«È bruciato anche lei, allora?»
«L’ingegnere non ha confessato niente. È stato il capitano Segura a fare le domande, e Segura è dei nostri. Direi che è ora che lo ricompensiamo. Sta cercando di compilare per noi una lista completa di tutti gli agenti segreti dell’Avana, americani oltre che russi. Anitre selvatiche, così li chiama.»
«Sarebbe un bel colpo. E le costruzioni sulla Sierra?»
«Quelle dovremo accantonarle, per un po’. Non posso chiedergli di agire contro il suo paese.» Passando davanti alla Cattedrale, diede la solita moneta al mendicante cieco che stazionava sui gradini della chiesa. Beatrice osservò: «Tanto varrebbe essere ciechi, con questo sole». In Wormold si risvegliò l’impulso creativo. Disse: «Sa, non è un vero cieco. Non gli sfugge niente di quello che succede qui intorno».
«Deve essere un ottimo attore. L’ho osservato per tutto il tempo, mentre lei era con Segura.»
«E lui osservava lei. Le dirò, è uno dei miei migliori informatori. Ogni volta che mi incontro con Segura, lo faccio stazionare qui. È una precauzione elementare. Non sono così sventato come crede lei.»
«Non ne ha mai parlato al Q.G.»
«Non ne varrebbe la pena. Difficilmente potrebbero controllare i precedenti di un mendicante cieco, e poi non lo uso per lo spionaggio. Però, se mi avessero arrestato, lei ne sarebbe stata informata nel giro di dieci minuti. In quel caso, che cosa avrebbe fatto?»
«Avrei bruciato tutti i documenti e portato Milly all’Ambasciata.»
«E Rudy?»
«Gli avrei detto di telegrafare a Londra che smantellavamo tutto e poi di entrare nella clandestinità.»
«Come si fa a entrare nella clandestinità?» Ma non aspettò la risposta. Disse lentamente, mentre la storia prendeva forma da sola: «Il mendicante si chiama Miguel. Tutto questo lo fa per affetto. Vede, una volta gli ho salvato la vita».
«Come?»
«Oh, niente di speciale. Un incidente sul traghetto. Si dava il caso che lui non sapesse nuotare e io sì.»
«Le hanno dato la medaglia?» Wormold le scoccò una rapida occhiata, ma sulla sua faccia non lesse altro che un’innocente curiosità.
«No, niente gloria. Anzi, ho dovuto pagare una multa per averlo portato a riva in una zona militare.»
«Che storia romantica! E adesso, naturalmente, Miguel darebbe la sua vita per lei.»
«Be’, non esageriamo.»
«Mi dica una cosa: per caso, non tiene da qualche parte un quadernetto da un penny, con la copertina nera di finta pelle?»
«Non mi pare. Perché?»
«Dove ha segnat...

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Stili delle citazioni per Il nostro agente all'Avana

APA 6 Citation

Greene, G., & Bottini, A. (2010). Il nostro agente all’Avana ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3299913 (Original work published 2010)

Chicago Citation

Greene, Graham, and Adriana Bottini. (2010) 2010. Il Nostro Agente All’Avana. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3299913.

Harvard Citation

Greene, G. and Bottini, A. (2010) Il nostro agente all’Avana. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3299913 (Accessed: 17 June 2024).

MLA 7 Citation

Greene, Graham, and Adriana Bottini. Il Nostro Agente All’Avana. [edition unavailable]. Mondadori, 2010. Web. 17 June 2024.