La mandragola
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La mandragola

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Capolavoro della commedia rinascimentale, la Mandragola fu composta da Machiavelli dopo il suo allontanamento forzoso dalla politica. La vicenda ruota intorno alla beffa giocata da un giovane fiorentino a un marito sciocco per possederne la moglie di cui si era invaghito. Un ruolo determinante nel convincimento della donna ha il suo confessore, corrotto dai denari dell'amante. Nella commedia il tema realistico della beffa, di matrice boccacciana, si rapprende in una perfetta macchina teatrale, rispettosa fin nei particolari più minuti delle regole della commedia antica (Plauto e Terenzio). Attraverso il format della commedia Machiavelli tenta di definire un'antropologia della vita quotidiana, analogamente a come nelle opere politiche veniva descrivendo l'antropologia del potere. Si scopre così che non c'è differenza tra una sfera e l'altra: sono sempre e soltanto l'utile e il piacere a muovere gli uomini. Quando però il simulare e il dissimulare dell'agire politico si trasferiscono nella quotidianità, la realtà si fa doppia o tripla, nascono situazioni paradossali che sono di per sé comiche. Il paradosso tocca i valori della famiglia, della morale privata, della religione. Prendono forma le prime creature fredde e amorali della letteratura moderna, senza che nulla venga sottratto alla vivacità e al divertimento. La Mandragola è presentata qui in un nuovo testo critico e con un commento per la prima volta esauriente.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804555971
eBook ISBN
9788852011146
Argomento
Letteratura
Categoria
Teatro

Mandragola

Personaggi

CALLIMACO
SIRO
MESSER NICIA
LIGURIO
SOSTRATA
FRA TIMOTEO
UNA DONNA
LUCREZIA

Prologo

Prologo insolito. Intanto per la scelta del metro di canzone, anomalo rispetto al prologo in terza rima della Cassaria o in prosa dei Suppositi e della Calandra, ma anche alle soluzioni dei commediografi fiorentini degli anni di Machiavelli: endecasillabi sciolti nelle commedie di Lorenzo di Filippo Strozzi, coppie di settenari baciati in Iacopo Nardi. Lo schema metrico della stanza (AbCAbCcddEE) ripete, con la variante minima del settenario al posto dell’endecasillabo nell’ottavo verso, quello di una canzone petrarchesca (Canzoniere, CCLXVIII); lo stesso schema ricorre nella poesia minore quattrocentesca toscana ed è anche attestato nelle rime di Sannazaro e Ariosto. Confligge inoltre con il tradizionale livello stilistico “alto” della canzone, seppure confermato qui dalla presenza di taluni intarsi danteschi o genericamente lirici, la presenza ben più consistente di versi “bassi”, come «cosa da smascellarsi dalle risa», «dove chi casca non si rizza mai», «egli è contento di pagarvi il vino», o di elementi stilistici e tematici caratteristici della poesia comica toscana dal Burchiello al Pulci. In relazione agli argomenti trattati il prologo è distinto in due parti. Le prime quattro stanze dànno informazioni sulla scena, la città, i personaggi, riguardano cioè l’argomento (dunque, secondo la classificazione di Donato, prologus argumentativus, di tipo plautino); nello stesso tempo sottolineano la piacevolezza della commedia (prologus commendativus, elogiativo). Le seconde quattro sono invece dedicate all’autodifesa dell’autore e al contrattacco nei confronti dei suoi nemici (per Donato, prologus relativus, che contiene cioè una replica: peculiarità dei prologhi di Terenzio). Nell’insieme dunque, restando alla classificazione di Donato, prologus mixtus, di matrice in parte plautina in parte terenziana. Essendo elencati nella quarta stanza personaggi già descritti nella seconda e nella terza, per alcuni critici il prologo della Mandragola non sarebbe il risultato di una composizione unitaria. Allo stato delle conoscenze è una questione impossibile da dirimere. Quello che si può dire in generale è che i prologhi venivano scritti per una specifica rappresentazione, che nel nostro caso non v’è dubbio che dovesse essere fiorentina («questa terra», v. 6), e dunque che la loro stesura era successiva e indipendente da quella degli atti.
Idio vi salvi, benigni auditori,1
quando e’ par che dependa
questa benignità da lo esser grato.2
Se voi seguite di non far romori,3
5 noi vogliàn che s’intenda
un nuovo caso in questa terra nato.4
Vedete l’apparato5
qual or vi si dimostra:
quest’è Firenze vostra;
10 un’altra volta sarà Roma o Pisa,6
cosa da smascellarsi delle risa.7
Quello uscio, che mi è qui in sulla man ritta,
la casa è d’un dottore8
che imparò in sul Buezio legge assai;9
15 quella via, che è colà in quel canto fitta,10
è la via dello Amore,11
dove chi casca non si rizza mai.12
Conoscer poi potrai
all’abito d’un frate
20 qual priore o abate
abita el tempio che all’incontro è posto,13
se di qui non ti parti troppo tosto.
Un giovane, Callimaco Guadagno,14
venuto or da Parigi,
25 abita là in quella sinistra porta;
costui, fra tutti gli altri buon compagno,15
a’ segni e a’ vestigi16
l’onor di gentilezza e pregio porta.
Una giovane accorta17
30 fu da lui molto amata,
e per questo ingannata
fu,18 come intenderete, e io vorrei
che voi fussi ingannate come lei.19
La favola Mandragola si chiama:20
35 la cagion voi vedrete
nel recitarla, com’i’ m’indovino.21
Non è il componitor di molta fama;22
pur, se vo’ non ridete,
egli è contento di pagarvi il vino.
40 Un amante meschino,
un dottor poco astuto,
un frate mal vissuto,
un parassito di malizia il cucco
fie questo giorno el vostro badalucco.23
45 E se questa materia non è degna,
per esser pur leggieri,
d’un uom che voglia parer saggio e grave,
scusatelo con questo: che s’ingegna
con questi van pensieri24
50 fare el suo tristo tempo più suave,25
perché altrove non have
dove voltare el viso,26
ché gli è stato interciso27
mostrar con altre imprese altra virtue,28
55 non sendo premio alle fatiche sue.29
El premio che si spera è che ciascuno
si sta da canto e ghigna,30
dicendo mal di ciò che vede o sente.
Di qui depende senza dubbio alcuno
60 che per tutto traligna
da l’antica virtù el secol presente;31
imperò che la gente
vedendo c’ognun biasima
non s’affatica e spasima32
65 per far con mille sua disagi un’opra
che ’l vento guasti o la nebbia ricuopra.33
Pur se credessi alcun dicendo male
tenerlo pe’ capegli
e sbigottirlo o ritirarlo in parte,34
70 io l’ammonisco e dico a questo tale
che sa dir male anch’egli,35
e come questa fu la suo prim’arte;36
e come in ogni parte
del mondo ove el sì sona37
75 non istima persona,
ancor che facci ’ sergeri38 a colui
che può portar miglior mantel che lui.39
Ma lasciàn pur dir male a chiunque vole:
torniamo al caso nostro,40
80 acciò che non trapassi tro...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Nota al testo
  5. Cronologia
  6. Nota bibliografica
  7. Mandragola
  8. Appendice
  9. Copyright