
- 168 pagine
- Italian
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eBook - ePub
La principessa sul pisello
Informazioni su questo libro
Perfida, comica, travolgente: la Littizzetto si scatena su coppia e dintorni. Tanti lui e tante lei, ma anche tante ridicole manie e riti d'oggi. Il kamasutra. La pasta di sale. L'utero in affitto. Lo spirito-guida. I maschi che assistono al parto e magari lo riprendono con la videocamera... Eccovi il diario di una Principessa sul Pisello come tante, che non si fa più illusioni sul Principe Azzurro ma non smette di sognarlo. Prendendo cattivissimamente di mira sia le Principesse sia i Piselli.
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Informazioni
Print ISBN
9788804532774eBook ISBN
9788852013942Pinzimonio femminile
Vademecum per uomini
LA DONNA SEDANO. Altissima e allampanata. Tutte le volte che in auto sale dietro, poi ci vogliono minimo dieci minuti per disincastrarla e tirarla fuori. Di carnagione chiara, in inverno tendente al verde campus, la donna sedano mostra uno stile e uno charme invidiabili. Anche vestita di stracci fa sempre la sua porca figura. È l’unica donna verdura che può permettersi gioielli vistosi e anelli da più di tre etti. Meglio se di antica tradizione maya. L’unico neo: la criniera, costantemente in tumulto, domabile soltanto a suon di chignon e abili incastri di matita. Se frullata da sapienti mani d’amante sa essere molto afrodisiaca.
LA DONNA CIPOLLA. Pallida e decisamente fuori taglia, sprovvista totalmente del punto vita, piange da anni sulle sue miserie. Ed è per questa tendenza alle lacrime che molti uomini non riescono a digerirla. Il maschio predilige la donna cipolla di Tropea, meridionale, sana e saporita. La donna cipolla patisce il freddo e si veste a strati. Se non si ha molto tempo a disposizione, meglio evitare di chiederle lo spogliarello. È tenera, ha qualche problema di alito, è affezionata alle sue radici e usa da sempre lo stesso profumo. Un filino impegnativo, per la verità .
LA DONNA CARCIOFO. Capello corto, energica, pugnace, senza fronzoli, temprata dalle bufere della vita, sembra fatta solo di gomiti. Reginetta dello stile minimal, principessa del tailleur e del décolleté tacco basso, richiede accanto a sé un uomo temerario e paziente. Che non abbia paura di pungersi. Se spogliata della sua ispida corazza mostra un cuore di femmina tenero e affettuoso. Non chiedetele di depilarsi. La sua intimità è irsuta e selvaggia. Cruda lascia l’amaro in bocca, allappa i cuori degli amanti, ma cotta al lento fuoco della passione, con un po’ d’aglio e soprattutto a testa in giù, diventa morbida come burro. Le carciofe romane sono le migliori.
LA DONNA PATATA. La donna patata è un po’ pirla. Diciamocelo. Sarà che ha la pelle sottile e ci vuole un niente a ferirla. Se si innamora è fritta. O bollita. Dipende dai momenti. È una fuoriclasse in materia di cotte. Può levarsi la pelle, per amore. Quando si incapriccia di un maschio si abbandona ciecamente tra le sue braccia, si sottomette, diventa arrendevole ed è in grado di farsi schiacciare fino a ridursi a purea. Le donne patata americana sono le più resistenti. Le puoi ferire, disprezzare, abbandonare. Ma loro son tenaci. Con un po’ di luce e un po’ d’acqua sono in grado di germogliare per tutta la vita.
LA DONNA FINOCCHIO. Precisiamo. Esistono al mondo donne finocchio-femmina e donne finocchio-maschio. Ecco. Quest’ultimo è un caso che non ci riguarda (chiedete a Platinette). La donna finocchio-femmina è spesso incinta. Ed è un’ottima madre. Solida e protettiva. Devi avere pazienza se vuoi arrivarle al cuore. Ma niente smancerie. Tocca toglierle con calma tutte le difese, strato dopo strato. Non è fatta per i sentimenti focosi e le notti calienti. Va amata cruda. Mordicchiata un po’ alla volta. Pur essendo grassoccia, è tosta e tonica. Non ci ha un filo di cellulite. Amare una donna finocchio fa bene alla salute. Libera dalle scorie e non appesantisce lo stomaco.
LA DONNA RAVANELLO. Piccola di statura, veloce di pensiero, disillusa di cuore. In qualsiasi situazione trova il modo di arrangiarsi. È spiritosa e sagace. Disordinata, non ama le convenzioni e detesta le interminabili sedute dal parrucchiere. Per fare prima si tinge la chioma in casa, da sola, a suon di henné. Vista l’imperizia, il risultato è spesso una stravagante nuance ravanello pallido. Gli uomini la credono fragile e indifesa, e pensano di portarsela a letto facilmente. Illusi. Basta un morso per capire quanto è forte. Non sa cosa siano le cotte, lei.
LA DONNA CAROTA. Non bellissima ma a suo modo affascinante, alta e snella, si abbandona difficilmente alle lusinghe dell’amore. È timida, riservata e un po’ paurosa. Detesta le mondanità e preferisce stare rintanata in casa… ne ha viste di cotte e di crude… non vorrebbe fare la stessa fine. È necessario raschiarle di dosso con amore tutte le schifezze della vita perché si conceda in tutta la sua bontà . Se con costanza si riesce a grattugiarle il cuore, diventa deliziosa. La donna carota si abbronza facilmente e ci ha dieci decimi di vista. Non fatela ardere tanto prima di divorarla. Troppo cotta sa di poco.
LA DONNA ZUCCHINA. Alta o bassa, lotta sovente con problemi di cervicale o ernie del disco. È cresciuta storta, colpa della cattiva postura e delle cattive compagnie. Da giovane era un fiore. S’è fatta sbattere e farcire in tutti i modi, e così è appassita presto. Rimane una donna tenera, ma tocca ammettere che non sa di tanto. È tormentata dall’ansia ed è costretta a ripetute visite alla toilette per veloci pipì. Deve tuffarsi in un amore denso e pesante come la pastella per riacquistare sapore. O friggere nell’olio. Completamente panata.
LA DONNA POMODORO. Altro che femmina senza sapore. La donna pomodoro è piena di sugo. È un concentrato di gioia allo stato puro. Morbida e soffice, sembra fatta di materasso. D’estate dà il meglio di sé. E poi col tempo si conserva. Anzi. Vecchia vecchia e secca secca, se condita con gli ingredienti giusti dell’amore, diventa appetitosa e sfiziosissima. Non è fatta per i lunghi corteggiamenti. Dev’essere cotta e mangiata. O cruda e mangiata. Va bene ugualmente. Le donne pomodoro migliori sono quelle dal cuore di bue, portate per le storie d’amore imponenti e durature. Solo talvolta si inacidiscono. Colpa del cattivo tempo… si sa che le donne pomodoro sono meteoropatiche… Ma non è un problema. Basta un cucchiaino di zucchero e tornano dolci come sempre.
LA DONNA PEPERONE. Non è una donna normale. È quel che si dice un bel donnone. Grande e grosso. Piedoni, manone, tettone. E culo monumentale. Roba da meritarsi il codice di avviamento postale. Buona, per carità … ma pesante da reggere. Soprattutto nelle storie d’amore. Solo uomini con lo stomaco di ferro sono in grado di digerirla. È testona, ostinata, invadente. E persin troppo fedele. È difficile liberarsi di lei. Abbandonarla al suo destino. Perché lei ritorna sempre. Ritorna e ritorna. Non c’è modo di cacciarla via. Le cugine piccole, le peperoncine, sono più brillanti. Loro, sì, che son capaci di godersi la vita… a letto fanno fuoco e fiamme. Sanno pizzicare nel giusto modo i palati maschili, ardono di passioni brucianti e di attrazioni fatali.
LA DONNA INSALATA. Frivola e anche un po’ superficiale, della donna insalata ci si innamora facilmente. Perché è la quint’essenza della femmina. Carina, volubile, spensierata, capricciosa. Ma è meglio non fidarsi… È infedele per natura. Passa da un letto all’altro con una leggerezza invidiabile. Basta un po’ di calore per renderla tenera. Forse perché è una femmina con poca sostanza. O forse perché ha scoperto che nella vita è meglio fermare gli istanti migliori senza farsi troppe domande. Di solito la donna insalata va molto d’accordo con la donna pomodoro. Sono amiche per la pelle. Di tutt’altra risma, la donna insalata belga. Come dire… la classe non è acqua… L’età le ha, sì, imbiancato i capelli, ma le ha donato uno charme quasi magnetico. Sarà quel suo retrogusto amaro, di chi ha conosciuto gli inganni della vita, a renderla così desiderabile.
Assorbenti volanti
Grazie. Davvero. Adesso che mi hanno inventato l’assorbente col filtrante-ricamo sono più tranquilla. Mi sento finalmente una donna a spasso coi tempi. D’altronde ci mancava. Sono anni che mi chiedo: ma quand’è che mi fanno un assorbente col filtrante-ricamo che così non posso più andare avanti? Insomma. Ieri l’ho comprato ed è stata una delusione cocente. Perché io me l’aspettavo da ricamare veramente. In tela Aida con il kit completo di fili colorati. Da fare a punto croce davanti alla tv. No. Ma dico? Vuoi mettere la bellezza di un assorbente con su la cifra a punto pieno? Anche solo un mazzo di viole a punto erba, per ingentilire. O addirittura una bella natura morta con uccelli, propiziatoria.
Ma su, impiegati geniali che di mestiere inventate assorbenti geniali! Già che ci siete, liberate la vostra idiozia. Non è difficile. Basterebbe una linea nuova di pannolini professionali. Per la donna che lavora. Adatti a ogni mestiere. Adesivo fronte-retro per le paracadutiste, che sta immobile anche se ti butti a pelle d’orso giù dal Cervino, in legno Stradivari per le violiniste, totalmente invisibile per le assistenti dei maghi, perché non è bello che quando spariscono loro non sparisca anche lui, ventiquattr’ore per le manager, fotocopiabile per le studentesse universitarie, con il filo da tirare a salvagente per le assistenti di volo, con l’airbag per le taxiste, estivo/invernale che si può girare come i materassi per le casalinghe, e rilegato in pelle con su una frase di Cicerone per le professoresse di latino.
Mi avete inventato l’assorbente tanga per ballare il tango? Siete cretini. Allora fatelo anche per ballare il valzer. In pizzo e crinolina. O per rock and roll, in pelle nera e borchie.
Ma quali ali? È un assorbente, non è mica un condor… Mettiamoci degli spoilerini come alle macchine dei truzzi o dei bei manici di rafia e, perché no?, un paio di specchietti retrovisori. Io personalmente inventerei un assorbente con una taschina chiusa da una zip. Per metterci dentro i soldi. Quello, sì, che è un posto sicuro. Così lo scippatore invece di strapparmi la borsetta deve levarmi l’assorbente. E andiamo a ridere.
Il pallino
In una coppia che si rispetti prima o poi ci si deve scontrare con l’annoso problema del balin. Il pallino. Cioè quella fissa, quella frenesia, quella smania che a turno invade un componente della coppia costringendolo a comprare. Il balin è una forza sconosciuta che si impossessa di te, disattiva i tuoi circuiti cerebrali e ti obbliga come in trance a buttar via i soldi. Ma comprando cosa? Di solito qualcosa che non serve ma di colpo diventa indispensabile. Non se ne può più fare a meno. E non vale la sottomarca o, ancor peggio, il tarocco. La tragedia del balin è che, una volta soddisfatto, tempo qualche giorno lo si dimentica, lo si ripone e non lo si usa più. Passa una settimana e ne parte un altro.
Ci sono due forme di balin. Il balin di lei e il balin di lui. Quello di lei è molto meno grave. La testa delle donne è piena di balin. Anzi. Azzarderei l’ipotesi che sia fatta proprio di balin: 10% materia grigia / resto balin. È una testa simile alla vasca di palle colorate dove ci butti i figli prima di entrare all’Ikea. Quindi, essendo milioni, sono piccoli balin. Pacchettini e pacchettini di incensi, forniture millenarie di fanghi del Mar Morto, reggiseni ad aria, a olio, a energia solare, portacipria in piume di cigno, mollette in corno d’alce, nacchere in madreperla, umidificatori da borsetta. Ciarpami che poi alla fine del mese, sommati uno all’altro, fanno la cifra di mezzo stipendio. Il balin di lui è assai più pericoloso. Perché è sempre costosissimo. Una macchina fotografica digitale, uno scanner per il computer, un trapano multifunzione. Una volta al mese, a lui e solo a lui, prende anche il Gran Balun. Che non è un comune pallino, ma proprio un grande pallone. Da far tremare il conto in banca. Nella fase Gran Balun il tuo lui è in grado di comprarsi una canoa, una vecchia roulotte, un’enorme scacchiera in porfido, un purosangue in prepensionamento, un navigatore satellitare, un acquario da cinquantamila litri e, quando esagera, persino una comoda baita sulla cima del Nivolet.
Purtroppo il balin è una malattia che cronicizza ed è incurabile. Come l’herpes. Sembri guarito, ma poi basta un calo di anticorpi e ti ritorna. E solo il vecchio incatenamento alfieriano, a qualcosa di molto pesante, può dare qualche frutto.
Sei ore con Sting
Mi è venuta un’idea. Un elisir fai-da-te contro la malinconia. Facile da trovare ed economico. Una collana di polpette dell’Ikea. Ma non un diadema. Un girocollo normale. Volendo, col braccialetto coordinato. Da smangiucchiare, pallina dopo pallina, quando il magone ti stringe il pomello d’Adama. Anche una parure di mutande con su scritti i giorni della settimana non è male. Tira subito su di morale. O un libro da colorare, di quelli dell’asilo. Uno si mette lì coi pastelli e senza pensare a niente riempie le figure, con l’unica preoccupazione di non uscire dai contorni. Anche la terapia dell’orecchino fa tantissimo. Uscire e comprarsi un paio di orecchini fa meglio di una seduta di psicoterapia.
Ci sono giorni in cui io vorrei avere la coda. Per poter parlare senza parole, solo muovendo quel tocchettino di roba appeso dietro. Zitta. Come le vallette di Biscardi, che diranno sì e no una decina di parole in tutto l’anno.
Ahhh… ci vorrebbe Sting. Lui sì. Lui ti fa l’amore per sei ore consecutive. Non so se mi spiego. Vedi come ti passa la malinconia. Guarda che sei ore sono tante. In sei ore capisci già se viene bene la stagionatura di una fontina. In sei ore col pendolino vai fino a Roma e ti danno la colazione e il giornale. In sei ore fai freddare una bavarese di cachi e non ti rimane che portarla in tavola. A me, se sto lì sei ore, si addormenta il nervo sciatico. Mi si ferma la circolazione e divento tutta blu come una susina. E poi, a pensarci bene, anche a fare tutto il Kamasutra, dalla posizione dei frutti di bosco nello yogurt dell’Imperatore, alla figura dell’asparago nel giardino del Puciunin, per concludere con quella della farfalla obesa che ti devi appendere per le tonsille mentre lui ti passa il Sidol sulle caviglie, di sei ore ne avanzi. E che ci fai? Giochi a briscola? Mah. Le zanzare per fare l’amore ci mettono due secondi. Mica come Sting. E ti cantano sempre la stessa canzone. Proprio come Sting.
L’eterno figlio
Uffa. Che. Afa. Per fortunissima ci sono gli esperti con i loro strepitosi segreti: non stare al sole, bere molta acqua, mangiare frutta e verdura. Ma va’? Che strano. Di solito noi, quando fa così caldo, aspettiamo le due del pomeriggio per piazzarci sul balcone col passamontagna a mangiare polenta concia e bere sugo di costine d’agnello. Razza di cretini instupiditi dal sole. Mai che ci consiglino qualcosa di originale. Non so… sessioni di pisolini in cantina, toupet di sogliole surgelate o lunghi pediluvi al chinotto fresco.
L’uni...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- La principessa sul pisello
- Le finte felici
- I fidanzati delle altre
- Il principe azzurro
- Guardami
- Dietro una grande donna
- Siamo fritte?
- Amore in tubetto o amore in vasetto?
- Femmine a quattro ruote
- Jam session di parolacce
- Uteri a equo canone
- Prendila bassa
- Il bel tenebroso
- Donne fiore o donne verdura?
- Pinzimonio femminile
- Assorbenti volanti
- Il pallino
- Sei ore con Sting
- L’eterno figlio
- All’antica, non antichi
- Uffa che noia
- Amori da cuocere in umido
- Fissati con le fisse
- Passioni flambé
- Trapani e mimose
- Gli allergici mi danno l’allergia
- Mani di fata
- Lo scaldacapezzoli
- Nei di donna
- Si sposano tutti. Persino i cardinali
- Uomini balsamici
- Che satisfescion
- Amori borderline
- Giorni storti
- Pronto? Chi pirla?
- Pentola-party
- L’importante è opacizzare
- Santissima Barbie
- Casalingaggine
- Spirito guida senza patente
- Son doni del cielo
- Diverse specie dell’animale suocera
- Mamme full time
- I mostruosi premaman
- Parto scordato
- Non nominare invano
- Naturisti col grano
- L’orgoglio dei puffi
- L’energia e l’aura
- Lo shopping da edicola
- Masochismo a dispense
- Le riviste ciccione
- Letterina di Natale
- Concià ti per le feste
- Il morbo del calendario
- Mississima
- Si saldi chi può
- Boiate col brevetto
- L’eroina dell’orrore
- Vaniglia taxi
- L’assemblea di condominio
- La Fata dei cassetti
- Via che si va
- Il vermino della Grande Mela
- Guarda che così la allunghi
- Cara Donna Letizia
- Niente calze, siamo a settembre
- Salutami a tua sorella
- Perché io valgo
- Goldrake col trilama
- Compagni pennuti
- Amici e bugie
- Ringraziamenti
- Copyright