Frankenstein (Mondadori)
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Frankenstein (Mondadori)

ossia il moderno Prometeo

  1. 336 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Frankenstein (Mondadori)

ossia il moderno Prometeo

Informazioni su questo libro

L'angosciante storia di uno studente che conduce macabri esperimenti nel tentativo di restituire la vita ai cadaveri. Una favola terribile capace di imporsi con la forza delle immagini e la sua autonomia di mito universale. L'opera più celebre della Shelley (1797-1851).

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804508458
eBook ISBN
9788852011030

VOLUME PRIMO

Lettera I

San Pietroburgo, 11 dicembre 17...
Alla signora Saville, Inghilterra
Sarai lieta di sapere che nessun disastro ha turbato l’inizio di un’avventura che tu vedevi circondata da presagi tanto funesti. Sono arrivato ieri e il mio primo dovere è rassicurarti, amata sorella, sulla mia incolumità e sulla mia fiducia sempre crescente nel buon esito di questa impresa.
Mi trovo già molto più a nord di Londra; e mentre passeggio per le vie di San Pietroburgo, sentire la brezza di tramontana che accarezza le mie guance mi ritempra i nervi e mi riempie di piacere. Riesci a immaginare la mia sensazione? Questa brezza, che giunge fin qui dalle terre verso le quali io sono diretto, mi dà un assaggio di quei climi gelidi. Stimolati da questo vento pieno di promesse, i miei sogni a occhi aperti si fanno più fervidi e vivi. Cerco invano di persuadermi del fatto che il Polo è il regno del freddo e della desolazione; continuo a immaginarlo come la terra della bellezza e del piacere. Margaret, lì il sole è sempre visibile, con il suo grande disco che sfiora appena l’orizzonte e diffonde un eterno splendore. Lì, e permettimi, cara sorella, di voler credere ai navigatori che mi hanno preceduto, lì neve e ghiaccio sono banditi. Navigando su un mare calmo, saremo forse spinti a toccare una terra che supererà in bellezze e meraviglie qualsiasi altro luogo scoperto finora nel mondo abitato. I suoi frutti e le sue caratteristiche possono essere senza paragone, come senz’altro lo saranno i fenomeni dei corpi celesti osservati in quelle solitudini ignote. Nel paese della luce eterna dovremo aspettarci di tutto. Potrei scoprirvi la forza poderosa che attira l’ago, e dare un significato a migliaia di osservazioni celesti, che attendono solo questo viaggio per rendere definitivamente consistenti le loro apparenti stravaganze. Sazierò la mia ardente curiosità con la vista di un mondo mai visitato prima e camminerò su una terra mai calpestata da piede umano. Ecco i miei stimoli, e bastano per superare ogni paura di pericolo o di morte, e per indurmi a dare inizio a un viaggio faticoso con la stessa gioia che anima un bambino quando, con i suoi compagni di vacanze, salpa su una barchetta alla scoperta del fiume che lo ha visto nascere. Ma, supponendo che tutte le mie congetture risultassero infondate, non potresti contestare il vantaggio inestimabile che apporterei all’umanità e alle generazioni future, scoprendo, vicino al Polo, una via per quei paesi che ora è possibile raggiungere solo dopo mesi di viaggio; o conquistando il segreto del magnete che, se scoprirlo è possibile, può essere rivelato solo da un’impresa come la mia.
Queste riflessioni hanno dissipato l’inquietudine con cui avevo iniziato la lettera, e mi sento il cuore caldo di un entusiasmo che mi porta al settimo cielo; perché niente può calmare la mente quanto un fermo proposito, un punto su cui l’animo possa fissare il suo occhio razionale. Questa spedizione è sempre stata il sogno più bello della mia infanzia. Leggevo con fervore i resoconti dei tanti viaggi compiuti nell’intento di arrivare all’oceano Pacifico settentrionale attraverso i mari che circondano il Polo. Ricorderai che la biblioteca del buon zio Thomas era interamente composta di storie dei viaggi di esplorazione. La mia istruzione è stata trascurata ma amavo tantissimo leggere. Passavo giorno e notte su quei volumi, e la mia familiarità con essi aumentò il rimpianto provato da bambino quando seppi che mio padre in punto di morte aveva proibito allo zio di lasciare che mi imbarcassi nella vita di mare.
Questi sogni sbiadirono quando mi avvicinai per la prima volta ai poeti, che con le loro effusioni mi incantarono l’anima, innalzandola verso il cielo. Diventai poeta io stesso, e per un anno vissi in un mio Paradiso privato; immaginavo che anch’io avrei potuto conquistarmi una nicchia nel tempio dove sono consacrati i nomi di Omero e Shakespeare. Sai bene quale fu il mio fallimento e quale grande peso fu per me quella delusione. Ma proprio allora ereditai le fortune di mio cugino, e i miei pensieri tornarono a incanalarsi verso le mie antiche predilezioni.
Sono trascorsi sei anni da quando ho deciso questa impresa. Riesco ancora a ricordare l’ora esatta in cui ho iniziato a prepararmi alla grande avventura. Per prima cosa ho temprato il mio corpo. Ho accompagnato i balenieri in molte spedizioni nel Mare del Nord; ho deliberatamente resistito al freddo, alla fame, alla sete e al sonno; spesso lavoravo più duramente degli altri marinai durante il giorno, per poi dedicare le notti allo studio della matematica, delle teorie di medicina, di quelle branche della fisica da cui chi cerca l’avventura per mare può trarre grandi vantaggi di ordine pratico. Per ben due volte mi sono imbarcato come sottufficiale su una baleniera della Groenlandia, facendomi onore. Riconosco di aver provato un certo orgoglio quando il mio capitano arrivò a offrirmi il ruolo di secondo a bordo della nave, facendo di tutto per persuadermi a restare, tanta era la considerazione in cui teneva il mio servizio.
E ora, cara Margaret, non merito forse di raggiungere qualche grande risultato? Avrei potuto vivere tra lussi e comodità, ma ho preferito la gloria a tutte le tentazioni che la ricchezza ha messo sul mio cammino. Come vorrei che una voce incoraggiante mi rispondesse di sì! Coraggio e risoluzione sono saldi in me, ma la speranza vacilla e mi demoralizzo spesso. Sto per iniziare un viaggio lungo e difficile, i cui imprevisti richiederanno tutta la mia forza: non solo ho il compito di risollevare gli animi altrui, ma, a volte, anche di sostenere il mio, quando si abbattono quelli degli altri.
Questo è il periodo migliore per viaggiare in Russia. Le slitte volano veloci sulla neve, il viaggio è confortevole e, a mio avviso, molto più gradevole di quello in una diligenza inglese. Il freddo è tollerabile se si è avvolti in pellicce, indumento che io ho immediatamente adottato, perché c’è una notevole differenza tra il passeggiare sul ponte di una nave e il restare seduti immobili per ore, senza fare quel minimo di esercizio che impedisce al sangue di gelarsi letteralmente nelle vene. Non ho alcuna intenzione di perdere la vita sulla strada tra San Pietroburgo e Arcangelo.
Partirò per quest’ultima destinazione tra due o tre settimane; lì ho intenzione di noleggiare un’imbarcazione, cosa semplicissima da fare: basta pagare l’assicurazione per il proprietario. Poi cercherò tutti i marinai di cui avrò bisogno tra quelli esperti nella caccia alla balena. Non intendo partire prima del mese di giugno. Quando farò ritorno? Ah, sorella cara, come posso rispondere? Se riuscirò passeranno molti mesi, forse anni, prima ch’io possa rincontrarti. Se fallirò mi vedrai presto, o mai più.
Addio, mia cara, preziosa Margaret. Il Cielo riversi su di te ogni benedizione, e protegga me, affinché io possa continuare a testimoniarti la gratitudine per l’amore e l’affetto che mi porti.
Il tuo affezionato fratello,
R. Walton

Lettera II

Arcangelo, 28 marzo 17...
Alla signora Saville, Inghilterra
Come scorre lento il tempo qui, mentre sono circondato da neve e gelo! Almeno ho fatto un secondo passo avanti nella mia impresa. Ho noleggiato una nave, e ora sono impegnato nella scelta dei marinai; quelli che ho già ingaggiato sembrano uomini su cui si può contare, e sono senza dubbio armati di intrepido coraggio.
Ma c’è un desiderio che non sono mai riuscito a soddisfare, e l’assenza che ne deriva mi appare come il peggiore dei mali. Non ho un amico, Margaret: quando esulterò nell’entusiasmo del mio successo, nessuno parteciperà della mia gioia; se sarò assalito dalla delusione, nessuno cercherà di risollevarmi dall’abbattimento. Consegnerò i miei pensieri alla carta, questo sì; ma per comunicare i sentimenti è un mezzo insufficiente. Ho bisogno della compagnia di un uomo che condivida le mie emozioni, il cui sguardo risponda al mio. Puoi considerarmi un romantico, cara sorella, ma sento profondamente la mancanza di un amico. Non ho, accanto a me, nessuno che sia insieme gentile e coraggioso, dotato di una mente colta e aperta, che condivida i miei gusti e sia in grado di approvare o correggere i miei piani. Un amico così potrebbe rimediare agli errori del tuo povero fratello! Agisco troppo d’impulso e le difficoltà mi fanno spazientire. Ma è ancora più grave che io sia un autodidatta: ho trascorso i primi quattordici anni della mia vita correndo selvaggio per i campi, leggendo solo i libri di viaggio dello zio Thomas. A quell’età mi sono avvicinato ai sommi poeti del nostro paese; ma ho sentito la necessità di familiarizzare con altre lingue oltre alla mia solo quando ormai non avevo più la capacità di godere appieno dei benefici che ne avrei tratto. Ora ho ventotto anni, e in realtà sono più ignorante di molti studenti quindicenni. È vero, ho pensato di più, e i miei sogni a occhi aperti sono stati grandiosi e magnifici, ma mancano di quella che i pittori chiamano tenuta; e sento il grande bisogno di un amico che sia abbastanza saggio da non voler disprezzare il mio essere romantico, e tanto affettuoso da cercare di mettere ordine nella mia mente.
Ma mi compatisco inutilmente; sicuramente non troverò un amico nel vasto oceano, ne tantomeno qui ad Arcangelo, tra mercanti e uomini di mare. Eppure, anche in questi cuori induriti albergano sentimenti che hanno poco da spartire con quelli della feccia dell’umanità. Il mio luogotenente, per esempio, è uomo di incredibile coraggio e spirito di iniziativa; insegue tenacemente la gloria, o meglio, per usare dei termini più appropriati, un avanzamento di carriera. È inglese, e pur tra i pregiudizi nazionali e professionali che la cultura non ha saputo smorzare, possiede delle nobili doti d’umanità. Feci la sua conoscenza a bordo di una baleniera: scoprendolo disoccupato in questa città, non mi è stato difficile ingaggiarlo per affiancarmi nella mia impresa.
Il nostromo è una persona di ottimo carattere, ed è apprezzato sulla nave per la sua gentilezza e il buonsenso con cui applica la disciplina. Queste caratteristiche, unite alla sua ben nota integrità e al suo grande coraggio, mi hanno dato una gran voglia di ingaggiarlo. La giovinezza trascorsa in solitudine, gli anni migliori passati sotto la tua tutela gentile e femminile, hanno addolcito le radici del mio carattere, al punto che non posso vincere il profondo disgusto che provoca in me la violenza normalmente esercitata a bordo di una nave. Non mi è mai parsa necessaria, e quando ho sentito parlare di un marinaio noto per la gentilezza d’animo e per il rispetto e l’obbedienza che il suo equipaggio gli porta, mi sono sentito particolarmente fortunato di essere riuscito ad assicurarmi i suoi servizi. Ho saputo di lui, in modo molto romantico, da una signora che gli deve la felicità. Eccoti, in breve, la sua storia. Alcuni anni fa, amava una giovane russa benestante e, poiché aveva accumulato una fortuna notevole con i premi di viaggio, il padre della ragazza acconsentì al matrimonio. Lui incontrò la sua promessa sposa una volta sola prima della data stabilita per le nozze; lei era in un mare di lacrime e, gettandoglisi ai piedi, lo scongiurò di scioglierla dall’impegno e gli confessò di amare un altro, che era povero, ragion per cui il padre non avrebbe mai permesso la loro unione. Il mio generoso amico rassicurò la donna che lo supplicava e, saputo il nome dell’innamorato, abbandonò immediatamente i suoi propositi. Con il suo denaro aveva già comprato una fattoria, nella quale contava di ritirarsi per il resto della vita; ma offrì tutto al rivale, insieme con quel che restava della sua fortuna, da impiegare per l’acquisto di bestiame. Egli stesso sollecitò il padre della ragazza, affinché acconsentisse al matrimonio tra i due innamorati. Ma il vecchio rifiutò fermamente, sentendosi legato nell’onore al mio amico; quest’ultimo, di fronte a tanta intransigenza, abbandonò il paese e non vi fece ritorno se non quando seppe che quella che era stata la sua promessa sposa aveva avuto il matrimonio che desiderava. “Che uomo nobile!” dirai tu. E lo è; e d’altro canto è assolutamente incolto: è silenzioso come un arabo, ed è avvolto in una specie di trascuratezza da ignorante che, oltre a rendere la sua condotta ancor più sorprendente, allontana da lui le premure e la simpatia cui avrebbe diritto.
Ma non pensare che, solo perché mi lamento un po’, o perché penso a una ricompensa per i miei sforzi, che forse non avrò mai, i miei intenti vacillino. Quelli restano certi come il destino, e il mio viaggio è rimandato solo fino a quando il clima permetterà l’imbarco. L’inverno è stato spaventosamente rigido, ma si annuncia una bella primavera, e pare che la stagione sia in notevole anticipo; questo significa che forse sarò in grado di levare l’ancora prima del previsto. Non farò niente in fretta e furia: mi conosci abbastanza da poter confidare nella prudenza e nella ponderatezza con cui mi muovo quando la vita degli altri è nelle mie mani.
Non riesco a descriverti ciò che provo di fronte alla prossima realizzazione della mia impresa. Mi è impossibile darti un’idea della trepida sensazione, mista di piacere e paura, con cui mi preparo alla partenza. Vado verso regioni inesplorate, verso la «terra di nebbia e neve»; ma non ucciderò nessun albatros; perciò non temere per la mia incolumità, e non pensare che possa tornare da te lacero e addolorato come il «vecchio marinaio». Sorriderai alla mia allusione, ma ti svelerò un segreto: ho spesso attribuito l’attrazione e l’appassionato entusiasmo che provo per i pericolosi misteri del mare all’opera del poeta contemporaneo più ricco d’immaginazione.1 C’è qualcosa che non capisco, al lavoro dentro di me. Ho senso pratico, sono industrioso: un lavoratore che si dà da fare e si impegna con perseveranza e sforzo; eppure, accanto a tutto questo, c’è in me un amore per il meraviglioso, una fede nel meraviglioso, che si intromette nei miei progetti, che mi spinge fuori del sentiero battuto dagli uomini, verso l’oceano selvaggio e le terre vergini che mi accingo ad esplorare.
Ma torniamo alle considerazioni che più mi stanno a cuore. Ti rivedrò, dopo aver attraversato mari immensi, e aver fatto ritorno doppiando, all’estremo Sud, il capo d’Africa o d’America? Non oso sperare in un simile successo, ma non posso sopportare di guardare il rovescio della medaglia. Per ora continua a scrivermi quanto più ti è possibile. Le tue lettere potrebbero arrivarmi nei momenti in cui ne avrò più bisogno per risollevarmi lo spirito. Ti voglio molo bene. Se non dovessi più avere mie notizie, ricordami con affetto.
Il tuo affezionato fratello,
Robert Walton

Lettera III

7 luglio 17...
Alla signora Saville, Inghilterra
Mia cara sorella,
scrivo di fretta poche righe, per dirti che sto bene, e che il viaggio procede spedito. Questa lettera arriverà in Inghilterra portata da un mercante che, da Arcangelo, si dirige ora verso casa, più fortunato di me, che potrei non rivedere il mio paese chissà per quanti anni. L’umore comunque è buono; gli uomini sono fieri e sembrano fermi nel loro proposito, per niente spaventati dai ghiacci galleggianti che incrociamo in continuazione e che preannunciano i pericoli delle regioni a cui ci stiamo avvicinando. Abbiamo già raggiunto latitudini piuttosto alte, ma siamo al culmine dell’estate, e, anche se non fa caldo come in Inghilterra, i venti del sud che ci spingono velocemente verso le rive che tanto ardentemente desidero toccare, portano qualche grado di tepore che non mi aspettavo e che conforta.
Nessun incidente degno di nota ci è ancora accaduto. Un paio di forti burrasche e una falla improvvisa sono eventi che i navigatori esperti a malapena si ricordano di registrare, e sarei ben felice se non ci succedesse niente di più grave durante il viaggio.
Arrivederci, mia cara Margaret. Stai certa che per il mio bene, come anche per il tuo, eviterò di correre incontro al pericolo. Sarò calmo, perseverante e prudente.
Ma il successo dovrà coronare i miei sforzi. E perché non dovrebbe? Sono arrivato tanto lontano, tracciando una via sicura attraverso mari ignoti; le stelle stesse sono state testimoni e spettatrici del mio trionfo. Perché, allora, non procedere oltre sull’elemento indomito ma obbediente? Che cosa potrà mai fermare il cuore risoluto e la volontà ferma dell’uomo?
Avevo il cuore gonfio ed ecco che, involontariamente, mi si apre. Ma ora devo lasciarti. Il Cielo ti benedica, amata sorella!
R.W.

Lettera IV

5 agosto 17...
Alla signora Saville, Inghilterra
Ci è successo un fatto tanto strano che non posso fare a meno di registrarlo, anche se, molto probabilmente, mi vedrai prima di entrare in possesso di questi fogli.
Lo scorso lunedì, era il trentun luglio, siamo stati quasi completamente circondati dal ghiaccio, che ha chiuso la nave da tutti i lati, lasciandole appena lo spazio di mare su cui galleggiare. La situazione presentava qualche pericolo, soprattutto perché eravamo immersi nella nebbia. Di conseguenza, ci siamo messi sopravvento, sperando in un cambiamento del clima e dell’atmosfera.
Verso le due la nebbia si è diradata, e abbiamo visto, tutto intorno, grandi e irregolari distese di ghiaccio, che sembravano infinite. Alcuni dei miei compagni hanno emesso un gemito, e la mia stessa mente si è fatta vigile e piena di pensieri ansiosi. All’improvviso, qualcosa di strano ha attirato la nostra attenzione, distraendoci dalla preoccupazione per la nostra situazione. Abbiamo intravisto, a mezzo miglio di distanza, un veicolo basso, fissato su una slitta e tirato da cani, che si dirigeva a nord: un essere, all’apparenza umano, ma di statura gigantesca, sedeva sulla slitta e guidava i cani. Abbiamo seguito il rapido passaggio del viaggiatore con i cannocchiali, finché si è perso nelle distanze irregolari dei ghiacci.
Questa visione ci ha riempiti di una meraviglia assoluta. Eravamo sicuri di trovarci a centinaia di miglia da terra, ma quel fantasma sembrava dimostrare che la terra, invece, non era lontana quanto credevamo. Comunque, stretti come eravamo dai ghiacci, pur avendo seguito con grande curiosità la sua corsa, ci è stato impossibile andar dietro al fantasma.
Circa due ore dopo, abbiamo sentito il rumore del mare sotto la superficie, e prima di notte il ghiaccio si è rotto, liberando la nave. Siamo rimasti comunque fermi sopravvento fino al mattino, per timore di incontrare nel buio le enormi masse che galleggiano alla deriva dopo la rottura dei ghiacci. Ho approfittato di questa pausa per riposare qualche ora.
Comunque, alle prime luci del giorno, sono salito sul ponte e ho trovato tutti i marinai su un lato della nave, apparentemente impegnati a parlare con qualcuno in mare. Si trattava, infatti, di una slitta uguale a quella che avevamo già visto, che si era avvicinata durante la notte, andando alla deriva su un grosso frammento di ghiaccio. Solo un cane era sopravvissuto, ma all’interno c’era un essere umano, e i marinai stavano cercando di persuaderlo a salire a bordo. A differenza di quel che ci era parso l’altro viaggiatore, non era il selvaggio abitante di qualche isola sconosciuta, ma un europeo. Quando sono comparso sul ponte, il nostromo ha detto: «Ecco il nostro comandante; lui non le permetterà di morire in mare aperto».
Al vedermi, il forestiero mi si è rivolto in inglese, con un accento straniero. «Prima che io salga a bordo», ha detto, «vuol essere tanto gentile da dirmi dove siete diretti?»
Puoi immaginare il mio stupore nel sentirmi porre una simile domanda da un uomo sull’orlo dell’annientamento, al qu...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. di Mary Shelley
  3. Frankenstein
  4. Introduzione di Muriel Spark
  5. Cronologia
  6. Bibliografia
  7. Introduzione dell’autrice all’edizione del 1831
  8. Prefazione [di P.B. Shelley, 1818]
  9. VOLUME PRIMO
  10. VOLUME SECONDO
  11. VOLUME TERZO
  12. Note
  13. Copyright