Persuasione
eBook - ePub

Persuasione

A cura di Anna Luisa Zazo. Con uno scritto di Virginia Woolf

  1. 368 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Persuasione

A cura di Anna Luisa Zazo. Con uno scritto di Virginia Woolf

Informazioni su questo libro

Composto tra il 1816 e il 1817, Persuasione è l'ultimo romanzo completo della Austen, scritto poco prima dell'aggravarsi della malattia che la portò alla morte. Pubblicato postumo dal fratello dell'autrice, il libro narra le contrastate vicende di due giovani, Anne, figlia di un baronetto, e Frederick, ufficiale di marina. I due si amano, ma la ragazza presto si lascia persuadere dalla famiglia a rinunciare all'innamorato, di natali troppo umili. Il giovane scompare per sette anni, tornando ricco e influente. Anne si rende così conto di averlo sempre amato e solo dopo lunghi tentativi riuscirà a superare il risentimento che l'uomo prova verso di lei per averlo abbandonato. Il romanzo segna un momento di adesione a temi più decisamente romantici e a un rinnovato modo di guardare la natura e di descrivere i sentimenti umani.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804501497
eBook ISBN
9788852010941

Persuasione

I

Sir Walter Elliot, di Kellynch-hall, nel Somersetshire, non leggeva per svago altri libri che non fossero il «Baronetage»;1 ne traeva sentimenti di ammirazione e rispetto contemplando i pochi discendenti delle più antiche patenti di nobiltà; mentre ogni sgradita sensazione dovuta a problemi domestici spontaneamente si mutava in compassione e disprezzo alla lettura degli innumerevoli titoli creati nel secolo precedente; se poi ogni altra pagina si rivelava priva di efficacia, sir Walter leggeva sempre con inestinguibile interesse la propria storia. Era questa la pagina a cui automaticamente si apriva il volume prediletto:
ELLIOT DI KELLYNCH-HALL
Walter Elliot, nato il I marzo 1760, sposa il 15 luglio 1784 Elizabeth, figlia di James Stevenson, Esquire,2 di South Park, contea di Gloucester; da lei (morta nel 1801) ha avuto Elizabeth, nata il I giugno 1785; Anne, nata il 9 agosto 1787; un bambino nato morto il 5 novembre 1789; Mary, nata il 20 novembre 1791.
Dalle mani dello stampatore il paragrafo era uscito in questa forma precisa; ma sir Walter lo aveva perfezionato aggiungendo, a edificazione propria e della sua famiglia, le seguenti parole dopo la data della nascita di Mary: “sposa il 16 dicembre 1810 Charles, figlio e erede di Charles Musgrove, Esquire, di Uppercross, contea del Somerset” e inserendo con grande accuratezza il giorno del mese in cui aveva perduto la moglie.
Seguivano poi nei termini consueti la storia e l’ascesa dell’antica e onorata famiglia: originaria del Cheshire, era ricordata nell’opera di Dugdale, poteva vantare tra gli altri uno Sceriffo, un membro del parlamento eletto per tre volte consecutive, aveva dato prove di lealtà, era stata innalzata alla dignità di baronetto nel primo anno di regno di Carlo II;3 a questo si aggiungeva l’elenco di tutte le Mary e le Elizabeth che gli Elliot avevano sposato, formando in complesso due belle pagine in dodicesimo concluse dallo stemma e dall’informazione: “Luogo principale di residenza, Kellynch-hall, contea del Somerset”, con la frase finale anche questa di pugno di sir Walter: “Erede presunto: William Walter Elliot, Esquire, pronipote del secondo sir Walter”.
Nella vanità si riassumeva il carattere di sir Walter Elliot; vanità della propria persona e della propria condizione. In gioventù era stato di notevole bellezza; a cinquantaquattro anni, era ancora un bell’uomo. Poche donne avrebbero potuto essere fiere del loro aspetto quanto lui lo era del suo; e nessun cameriere di un Lord appena nominato avrebbe potuto essere più fiero del posto occupato in società. Il dono della bellezza era ai suoi occhi inferiore soltanto al dono del titolo di baronetto; e sir Walter Elliot, che riuniva in sé entrambi i doni, era oggetto costante del suo più vivo rispetto e della più calda devozione.
E in verità la sua bellezza e il suo rango avevano quanto meno un valido titolo a tanta ammirazione; poiché a quelli senza dubbio doveva di aver avuto una moglie immensamente superiore a quel che egli avrebbe meritato. Lady Elliot era stata una donna ammirevole, intelligente e amabile; il suo buon senso e il suo comportamento, sempre che le potesse venir perdonata la giovanile infatuazione che aveva fatto di lei Lady Elliot, erano da allora stati impeccabili. – Per diciassette anni aveva saputo compiacere, addolcire o nascondere le mancanze di lui e incoraggiare e accrescere la sua autentica rispettabilità; e, pur non essendo la creatura più felice del mondo, aveva saputo trovare nei suoi doveri, nelle amiche, nelle figlie valide ragioni di attaccamento alla vita, così da non accogliere con indifferenza il momento in cui era stata chiamata a abbandonarle. – Tre ragazze, le due maggiori rispettivamente di sedici e quattordici anni, sono per una madre una eredità temibile da lasciare; o piuttosto un temibile incarico da affidare all’autorità e alla guida di un padre sciocco e presuntuoso. Ma Lady Elliot aveva un’amica molto cara, una donna intelligente, degna di stima, che, per affetto verso di lei, aveva deciso di andare a abitare vicino, nel villaggio di Kellynch; e sulla sua gentilezza e i suoi consigli Lady Elliot soprattutto contava perché venissero custoditi i buoni principi e l’istruzione che aveva ansiosamente impartito alle figlie.
Contrariamente a quanto avevano forse previsto i loro amici, sir Walter e la cara amica di Lady Elliot non si sposarono. – Erano trascorsi tredici anni dalla morte di Lady Elliot, e i due erano ancora vicini e amici carissimi; e uno rimaneva vedovo, l’altra vedova.
Perché Lady Russell, di età non più giovanissima e dal carattere equilibrato, senza alcuna preoccupazione finanziaria, non pensasse a un secondo matrimonio, non deve venir spiegato al pubblico, pronto a sentire una irragionevole scontentezza quando una donna si sposa di nuovo, e non quando non lo fa; ma che sir Walter continuasse a rimanere solo richiede in verità una spiegazione. – Si sappia dunque che sir Walter, da quel buon padre che era (avendo subito una o due segrete delusioni in seguito a domande di matrimonio affatto irragionevoli), si vantava di essere rimasto solo per amore delle sue care figliole. Per una delle figlie, la maggiore, avrebbe davvero rinunciato a qualsiasi cosa, purché non provasse la forte tentazione di farla. A sedici anni Elizabeth era stata investita, per quanto era possibile, di tutti i diritti e l’importanza della madre; e poiché era molto bella e molto simile al padre, aveva sempre esercitato su di lui grande influenza, e i due vivevano in perfetto accordo. Le altre due figlie avevano molto meno valore. Mary aveva acquistato una certa artificiale importanza sposando Charles Musgrove; ma Anne, dotata di una intelligenza raffinata4 e di una dolcezza di carattere che avrebbero dovuto renderla preziosa agli occhi di chiunque avesse facoltà di comprendere, era una nullità per il padre o la sorella: le sue parole non avevano alcun peso; non le restava che cedere sempre agli altri; – era soltanto Anne.
Agli occhi di Lady Russell, tuttavia, era carissima e preziosa come figlioccia e come amica prediletta. Lady Russell provava affetto per tutte le sorelle; ma soltanto in lei poteva illudersi di veder rivivere la madre.
Pochi anni prima Anne Elliot era stata una ragazza molto graziosa, ma il fiore della sua bellezza era appassito presto; e poiché anche nel momento del massimo splendore, il padre aveva avuto scarsa ammirazione per lei (i lineamenti delicati di Anne e i suoi miti occhi scuri erano tanto diversi da quelli di sir Walter), ora che era appassita e smagrita, nulla in lei poteva destare la stima paterna. Non aveva mai nutrito molte speranze, e ora non ne aveva alcuna, di leggere un giorno il nome di Anne in un’altra pagina del suo libro preferito. Soltanto in Elizabeth riposavano le speranze di un matrimonio degno degli Elliot; Mary con il matrimonio era entrata in una antica e rispettabile famiglia di buon ceppo campagnolo e di grande ricchezza; era stata dunque lei a conferire prestigio alla famiglia del marito, ma non ne aveva ricevuto alcuno: Elizabeth, un giorno o l’altro, avrebbe fatto un matrimonio come si conveniva.
Accade a volte che una donna a ventinove anni sia più bella che a diciannove; e, parlando in termini generali, si tratta di un periodo della vita in cui la bellezza rimane intatta, purché non sia stata minata dalla cattiva salute o dalle preoccupazioni. Tale era il caso di Elizabeth: era sempre la bella signorina Elliot5 che era stata la prima volta tredici anni prima; e si può quindi comprendere sir Walter se dimenticava l’età della figlia, o, quanto meno, lo si può giudicare sciocco soltanto a metà se vedeva se stesso e Elizabeth sempre nel pieno splendore della bellezza, tra il generale decadimento di tutti gli altri; poiché quanto fossero invecchiati gli altri membri della sua famiglia e le sue amicizie era perfettamente in grado di vederlo. Anne pallida e smunta, Mary appesantita, tutta la gente del vicinato imbruttita, mentre il rapido infittirsi delle zampe di gallina attorno agli occhi di Lady Russell era per lui da tempo causa di dolore.
Elizabeth non condivideva pienamente l’autocompiacimento del padre. Per tredici anni era stata la signora di Kellynch-hall e l’aveva governata e diretta con una sicurezza e una decisione che non l’avrebbero mai potuta far sembrare più giovane di quello che era. Per tredici anni aveva fatto gli onori di casa, aveva dettato la legge domestica, era stata la prima a entrare nel tiro a quattro e la seconda, immediatamente dopo Lady Russell, a uscire da tutti i salotti e le sale da pranzo della zona. Il gelo di tredici successivi inverni l’aveva veduta aprire le danze a tutti i balli importanti che un vicinato assai ridotto poteva offrire; e tredici primavere si erano ornate dei loro fiori in boccio mentre lei si recava a Londra con il padre per godere, nello spazio di poche settimane, dei piaceri del bel mondo. E il ricordo di tutto questo, e la consapevolezza di avere ventinove anni bastavano a darle qualche rimpianto e qualche preoccupazione. Era pienamente certa di essere sempre bella come un tempo; ma si sentiva vicina agli anni pericolosi, e l’avrebbe rallegrata la certezza di venir chiesta in moglie nel volgere di un anno o due da chi avesse sangue di baronetto. Allora avrebbe potuto riprendere in mano il libro dei libri con la gioia con cui lo prendeva in mano nella sua prima gioventù; ora aveva cessato di amarlo. Venir sempre messa a confronto con la data della sua nascita, non seguita da alcuna data di matrimonio se non quello di una sorella minore, rendeva nocivo il libro; e più di una volta, quando il padre lo aveva lasciato aperto accanto a lei, Elizabeth lo aveva richiuso senza guardarlo e spinto da parte.
Aveva inoltre conosciuto una delusione che quel libro, e in particolare la storia della sua famiglia, non poteva non riportarle sempre alla memoria. L’erede presunto, quel William Walter Elliot, Esquire, i cui diritti erano stati così generosamente sostenuti dal padre, l’aveva delusa.
Sin da quando era giovanissima, appena aveva saputo che William Walter Elliot sarebbe stato il futuro baronetto se lei non avesse avuto fratelli, aveva deciso di sposarlo; e il padre aveva sempre inteso che così dovesse essere. Non lo avevano mai veduto da ragazzo, ma subito dopo la morte di Lady Elliot sir Walter aveva cercato di farne la conoscenza, e sebbene i suoi tentativi fossero stati accolti senza alcun calore, non aveva rinunciato, pronto a perdonare il modesto riserbo della gioventù; e in uno dei loro viaggi primaverili a Londra, quando la bellezza di Elizabeth era nel suo primo fiorire, il signor Elliot era stato costretto a presentarsi.
Era allora molto giovane e aveva appena iniziato lo studio della legge; Elizabeth lo trovò assai gradevole e tutti i piani fatti su di lui vennero confermati. Lo invitarono a Kellynch-hall; parlarono di lui e lo attesero per tutto il resto dell’anno; ma non venne. La primavera successiva lo rividero in città, lo trovarono altrettanto gradevole, nuovamente lo incoraggiarono, lo invitarono e lo attesero, e nuovamente lui non venne; poco dopo si seppe che si era sposato. Invece di avanzare sulla strada tracciata per l’erede della casata degli Elliot, aveva acquistato l’indipendenza economica sposando una donna ricca inferiore a lui per nascita.
Sir Walter se ne era risentito. Come capo della famiglia si sentiva in diritto di venir consultato, tanto più dopo aver pubblicamente offerto la sua protezione al giovanotto. “Poiché senza dubbio erano stati visti insieme” osservava “una volta da Tattersal’s6 e due nell’atrio della Camera dei Comuni.” Sir Walter espresse la propria disapprovazione, che non venne tenuta in alcun conto. Il signor Elliot non aveva cercato di scusarsi, e si era mostrato tanto poco desideroso di continuare a frequentare la famiglia quanto sir Walter lo aveva giudicato indegno della cosa; ogni rapporto tra loro era cessato.
L’imbarazzante vicenda del signor Elliot, trascorsi ormai parecchi anni, suscitava ancora la collera di Elizabeth, a cui il cugino era piaciuto in se stesso, e ancora di più come erede di suo padre, e il cui forte orgoglio familiare poteva vedere soltanto in lui un marito degno della figlia maggiore di sir Walter Elliot. Non esisteva in tutto l’elenco degli aristocratici inglesi un solo baronetto che lei fosse altrettanto pronta a considerare pari a se stessa. Pure, si era condotto in modo così indegno che, sebbene in quel preciso momento (l’estate del 1814) Elizabeth portasse nastri neri in segno di lutto per sua moglie, non ammetteva che lo si potesse considerare degno di un solo pensiero. L’obbrobrio del suo primo matrimonio avrebbe forse potuto essere dimenticato, poiché non vi era ragione di pensare vi fossero figli a perpetuarlo, se il signor Elliot non avesse fatto di peggio; ma il signor Elliot, come avevano appreso dal consueto intervento di amici cortesi, si era espresso nei loro confronti in modo gravemente irrispettoso, aveva parlato con offensivo disprezzo del sangue che scorreva nelle sue stesse vene, e dell’onore che sarebbe in seguito stato suo. E questo non lo si poteva perdonare.
Tali erano i sentimenti e le sensazioni di Elizabeth Elliot; tali le preoccupazioni che arricchivano, le inquietudini che variavano l’uniformità e l’eleganza, la prosperità e il vuoto del palcoscenico della sua vita – tali i sentimenti che potevano conferire interesse a una lunga monotona residenza in una limitata cerchia di campagna, che potevano riempire le lacune che nessuna solidarietà verso gli altri, nessun talento o abilità domestica potevano altrimenti riempire.
Ora, tuttavia, una nuova occupazione e preoccupazione si aggiungeva alle precedenti. Sir Walter cominciava a essere a corto di danaro. Elizabeth sapeva ora, quando il padre prendeva in mano il «Baronetage», che lo faceva per allontanare dai suoi pensieri i lunghi conti dei commercianti e gli sgraditi accenni del suo agente, il signor Shepherd. Kellynch era un’ottima proprietà, ma non adeguata all’idea che sir Walter si faceva del tenore di vita del suo proprietario. Finché era stata in vita Lady Elliot, metodo, moderazione e economia avevano evitato, di stretta misura, che sir Walter spendesse più della sua rendita; ma con lei quel giusto equilibrio era morto, e da allora sir Walter aveva continuato a spendere più della sua rendita. Non gli era stato possibile fare altrimenti; si era soltanto comportato come sir Walter Elliot era imperiosamente chiamato a comportarsi; pure, per quanto innocente di ogni biasimo, non soltanto si indebitava spaventosamente, ma ne sentiva parlare tanto spesso, che era ormai vano cercare di nasconderlo, sia pure parzialmente, alla figlia. Gliene aveva fatto qualche accenno a Londra, nella primavera appena trascorsa; era giunto a dirle: «Possiamo fare economia? Riuscite a pensare a qualche aspetto nel quale si possa fare una certa economia?». Elizabeth, a onor del vero, nel primo ardore dell’ansia femminile, si era data seriamente a pensare quali economie potessero farsi, e aveva infine suggerito questi due campi: tagliare alcune forme di carità del tutto superflue e evitare di cambiare l’arredamento del salotto; a questi espedienti aveva in seguito aggiunto la felice ispirazione di non portare a Anne alcun regalo da Londra, come avevano fatto ogni anno. Ma tali misure, seppure senza dubbio ottime in loro stesse, erano insufficienti per le dimensioni effettive del disastro, che sir Walter si vide subito dopo costretto a confessarle in pieno. Elizabeth non aveva proposte più efficaci da suggerire. Si sentiva maltrattata e sventurata, proprio come suo padre; e né l’uno né l’altra sapevano immaginare alcun mezzo per ridurre le spese senza compromettere la propria dignità o rinunciare in modo intollerabile ai consueti agi.
Vi era solo una piccola parte della proprietà di cui sir Walter poteva disporre; ma quando pure ogni singolo acro fosse stato alienabile, non sarebbe valso a nulla. Si era rassegnato a ipotecare tutto quello che poteva; non si sarebbe mai rassegnato a vendere. No, mai avrebbe a tal punto disonorato il suo nome. La proprietà di Kellynch doveva venir trasmessa nella sua interezza così come egli l’aveva ricevuta.
Vennero chiamati a dare i loro consigli i due amici più fidati, il signor Shepherd, che viveva nella città7 vicina, e Lady Russell; e padre e figlia sembravano convinti che dall’uno o dall’altra dovesse scaturire un’idea per liberarli dal loro disagio e ridurre le loro spese, senza alcuna rinuncia alle esigenze del buon gusto e dell’orgoglio.

II

Il signor Shepherd, uomo di legge cortese e cauto, che, indipendentemente da ogni suo influsso o opinione su sir Walter, preferiva che le cose sgradevoli fossero suggerite da altri, rifiutò di offrire il sia pur minimo consiglio, chiedendo soltanto di poter raccomandare una totale deferenza al giudizio eccellente di Lady Russell – dal cui ben noto buon senso confidava di sentir suggerire quei severi provvedimenti che intendeva in ultima analisi vedere adottati.
Lady Russell diede prova dello zelo più ardente e rifletté con grande serietà. Era una donna dall’intelligenza solida più che intuitiva, e in questa circostanza le era assai arduo giungere a una decisione perché due principi essenziali entravano in conflitto tra loro. Era personalmente di rigorosissima integrità e aveva un delicato senso dell’onore; ma era a un tempo desiderosa di non urtare i sentimenti di sir Walter, ansiosa per il buon nome della famiglia, aristocratica nella sua opinione di quel che a loro era dovuto, quanto poteva esserlo chiunque fosse dotato di buon senso e onestà. Era una donna benevola, caritatevole, buona, capace di forti affetti; di condotta impeccabile, severa in tutto quanto riguardava il decoro, e i suoi modi venivano presi come unità di misura della buona educazione. Era colta, e, in linea generale, razionale e coerente – ma aveva i suoi pregiudizi per quanto riguardava gli alberi genealogici; attribuiva al rango e alla posizione sociale un valore che un poco le impediva di vedere gli errori di chi possedeva entrambi. Vedova di un semplice cavaliere,1 riconosceva l’importanza del titolo di baronetto. E sir Walter, vecchio amico, vicino premuroso, cortese padrone di casa, marito della sua carissima amica, padre di Anne e delle sue sorelle, aveva inoltre ai suoi occhi, proprio perché era sir Walter, diritto a molta comprensione e considerazione nelle difficoltà in cui si trovava.
Dovevano fare economia; di questo non si poteva dubitare. Ma Lady Russell era ansiosissima di raggiungere tale obiettivo creando la minor pena possibile a lui e a Elizabeth. Tracciò progetti di risparmi, eseguì calcoli esattissimi, e fece anche qualcosa che nessun altro aveva pensato di fare: consultò Anne, che sembrava agli occhi degli altri non dover essere in alcun modo interessata alla cosa. La consultò, e in una certa misura ne subì l’influsso, nel tracciare il piano delle necessarie economie che venne infine sottopo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Persuasione
  3. Prefazione
  4. Cronologia
  5. Bibliografia
  6. PERSUASIONE
  7. Note
  8. Jane Austen - di Virginia Woolf
  9. Copyright