Un amore a Fountain Bridge
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Un amore a Fountain Bridge

  1. 130 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Un amore a Fountain Bridge

Informazioni su questo libro

Ellie Carmichael è sempre stata innamorata di Adam Sutherland. Quella che all'inizio sembrava soltanto una cotta per il migliore amico di suo fratello Braden, negli anni si era trasformata in vero amore. Un amore tormentato, perché Adam aveva sempre considerato Ellie solo come una sorellina minore da proteggere. C'era voluto un grande spavento perché Adam aprisse finalmente gli occhi, realizzando di aver ignorato per troppo tempo i suoi sentimenti per Ellie, e decidesse di non lasciarsi sfuggire una seconda possibilità per stare insieme a lei. Ora, finalmente felice accanto alla donna che ama, Adam ha l'opportunità di scoprire cosa hanno significato davvero per Ellie quei dieci lunghi anni di corteggiamento, attraverso le pagine dei diari che lei aveva tenuto durante tutto quel tempo. E si renderà conto di quanto vicino sia stato a perderla per sempre... Nel racconto "Un amore a Fountain Bridge" ritornano i personaggi di "Sei bellissima stasera" e "Così come sei", i primi due capitoli dell'appassionante serie di Samantha Young ambientata a Edimburgo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
eBook ISBN
9788852052699

1

È sempre così quando cerchi qualcosa in un grosso mucchio di alcune cose: quello che ti interessa non può che essere in fondo a quel grosso mucchio di alcune cose. Alla fine appoggiai l’ultimo scatolone dall’altra parte della stanza e mi asciugai un rivolo di sudore dalla fronte.
Tre mesi fa, quando ero venuta a vivere qui con Adam, gli avevo promesso che tutte le cianfrusaglie stipate negli scatoloni che avevo accatastato nella camera degli ospiti sarebbero state passate al vaglio e messe in ordine nel giro di un paio di settimane. Purtroppo non avevo mantenuto la promessa e non mi vergogno di dire che mi stavo ancora aggrappando allo spavento causato dalla mia malattia per evitare i rimproveri che mi sarei meritata. Mi avevano diagnosticato un tumore al cervello – benigno, sì, ma comunque terrificante – otto mesi fa, una diagnosi che non solo aveva traumatizzato la mia famiglia e la mia amica Joss, ma aveva anche spinto Adam, il migliore amico di mio fratello, a darsi una mossa. Finalmente aveva ammesso davanti a tutti di essere innamorato di me, e da allora raramente passavamo un solo giorno l’uno lontano dall’altra. Nonostante la nostra relazione fosse cambiata, noi eravamo sempre gli stessi e Adam cercava di non trattarmi come se fossi di cristallo. Tuttavia, avevo notato che mi lasciava fare cose che prima non avrebbe tollerato – come ammassare tutte le mie carabattole nel suo sciccoso e ordinatissimo appartamento – e non sapevo se fosse per via di quello spavento o perché adesso eravamo una coppia e quindi stava scendendo a compromessi.
Mi avventai sull’ultimo scatolone con un gridolino di trionfo, strappai il nastro adesivo e sorrisi nel vedere proprio ciò che stavo cercando. Avevo capovolto la scatola in modo che i miei vecchi diari cadessero a terra, quando mi venne in mente che così facendo il parquet poteva graffiarsi. Trasalii e mi lanciai in un ridicolo balletto verso la cascata di diari come se potessi magicamente ridurre l’impatto della loro rapida discesa.
Non funzionò.
Mi inginocchiai subito e li raccolsi, controllando il pavimento: nulla, grazie al cielo. Adam era un architetto, e di conseguenza gli piaceva che la sua casa fosse in un certo modo e che restasse come nuova, soprattutto perché gli era costata una fortuna, e il parquet in legno massello non era certo economico. Adam aveva già cambiato la sua vita per me, con un passaggio radicale da re dei dongiovanni a fidanzato devoto, da orgoglioso proprietario scapolo di una casa in cui regnava l’ordine più assoluto a orgoglioso proprietario accecato dall’amore di un elegante appartamento su due piani pieno di strane chincaglierie che la sua ragazza stramba e iper-romantica comprava ovunque, anche alle vendite di beneficenza. Mi aveva permesso di mettere lo zampino in tutte le stanze, quindi rovinare il pavimento non era certo un modo carino di ripagarlo. Mi baciai le punte delle dita e le premetti per terra con un gesto di scuse.
«Els, cos’è stato quel rumore? Stai bene?» La voce di Adam era così profonda che la sentii nonostante giungesse dall’altra parte della casa. Era nello studio a lavorare all’ultimo progetto suo e di Braden.
«Sì, sì» esclamai scartabellando i diari per assicurarmi di averli tutti. Ero talmente assorta che non udii i suoi passi.
«Cosa stai facendo?» D’un tratto la sua voce fu proprio sopra di me, e per lo spavento sobbalzai, perdendo l’equilibrio e cadendo sul sedere con un “ahi”.
Lo sentii soffocare una risata e lo fulminai con lo sguardo. «Devo procurarti un campanello.»
Ignorandomi, Adam si accovacciò e scrutò i diari. Come sempre, quando lo guardavo, avvertii un piccolo sfarfallio alla bocca dello stomaco e un formicolio sulla pelle. Con i suoi folti capelli scuri e il suo fisico scolpito (grazie ai quotidiani allenamenti in palestra), Adam era un ragazzo prestante, ma di quel tipo che si trasformava in sexy non appena apriva bocca. Aveva un sorriso malizioso in grado di metterti in imbarazzo, occhi intelligenti marrone scuro che scintillavano quando era interessato a ciò che stavi dicendo e una voce piena che sembrava in collegamento diretto con le zone erogene di una donna. Con un sorriso in quegli occhi meravigliosi guardò dritto nei miei. «È un po’ che non ti vedo con uno di quelli.»
«I miei diari?» Mentre cercavo di metterli in ordine cronologico, annuii. «Ormai non li scrivo più.»
«Perché?»
«Ho interrotto dopo che ci siamo messi insieme. Mi sembravano non avere più alcuno scopo dato che in sostanza mi servivano solo per sfogare i miei sentimenti nei tuoi confronti.»
Gli angoli delle sue labbra si sollevarono. «Piccola» mormorò allungando la mano per spostarmi una ciocca dietro l’orecchio. Quel gesto mi ricordò che avevo i capelli corti, e mi accigliai. Prima del tumore avevo una lunga chioma biondo chiaro. La adoravo, e sapevo che anche Adam la adorava. Ma poiché i chirurghi dovevano operarmi al cervello senza intralci, mi avevano in parte rasato i capelli, lasciandomi una chiazza sulla testa. All’inizio la coprivo indossando un foulard ma avevo smesso di farlo quando i capelli avevano cominciato a ricrescere e mi ero lasciata convincere da mia madre a farmi un elegante taglio alla maschietta.
Ero uscita dal parrucchiere sconvolta e mi ero calmata in parte quando Adam mi aveva detto che trovava la mia nuova pettinatura graziosa e sensuale. Mi ero calmata del tutto quando Joss mi aveva fatto notare che qualsiasi cosa era meglio di un tumore.
Aveva ragione. Se il tumore mi aveva insegnato qualcosa sulla vita, era quanto fosse insensato tormentarsi per le sciocchezze. Il che, comunque, non significava che non fosse maledettamente noioso aspettare che i capelli ricrescessero. Adesso mi arrivavano a malapena al mento.
«Allora perché stai guardando i diari?» domandò Adam prendendone uno e sfogliandolo distrattamente. Non mi importava. Ero una persona piuttosto aperta, ma lo ero in particolar modo con lui. Non mi vergognavo di nulla di ciò che avevo scritto, e gli permettevo di conoscere gli angoli più reconditi di me stessa.
«Per Joss» risposi in tono allegro, elettrizzata da tutta la faccenda.
Ieri avevo passato la serata con la mia amica, a casa sua e di Braden – il mio vecchio appartamento in Dublin Street –, e lei mi aveva detto che il suo manoscritto procedeva bene. Joss era americana, faceva la scrittrice ed era venuta a Edimburgo per fuggire da un passato tragico. La sua storia mi spezzava il cuore. Quando aveva quattordici anni aveva perso tutta la famiglia in un incidente stradale. Non riuscivo neanche lontanamente a immaginare cosa dovesse aver vissuto. Sapevo soltanto che quell’esperienza l’aveva profondamente segnata.
Joss mi era piaciuta subito, quando era venuta a proporsi come mia coinquilina, ma poi avevo capito che era una persona ferita e avevo deciso che volevo aiutarla in qualche modo. All’inizio era piuttosto chiusa ma da quando aveva cominciato a uscire con mio fratello maggiore, Braden, l’avevo vista cambiare a poco a poco. Lei diceva che eravamo stati entrambi a trasformarla, ma in realtà era stato Braden. L’aveva aiutata così tanto che Joss aveva persino cominciato a scrivere un romanzo basato sul rapporto tra i suoi genitori. Era stato un passo enorme per lei, e ieri sera mi aveva detto di non riuscire a credere a quanto le piacesse lavorarci. Questo mi aveva dato un’idea per il suo prossimo progetto.
«Perché per Joss?»
«Perché in questi diari c’è la nostra storia» risposi con un largo sorriso. «È una bella storia d’amore. Credo che dovrebbe diventare il suo prossimo romanzo.»
Capii che per qualche ragione Adam moriva dalla voglia di ridere e, non avendo idea del perché, lo ignorai. «Il suo prossimo romanzo d’amore?»
«Sì, prossimo, ovvero che viene dopo il precedente. Quella dei suoi genitori è una storia d’amore.»
«Comunque sono piuttosto convinto che Joss non si definirebbe una scrittrice di romanzi d’amore. Anzi, l’ho proprio sentita dire che non lo è.»
«Anch’io.» Lanciai nello scatolone il mio primo diario perché non sarebbe stato di alcuna utilità a Joss, visto che quando lo scrivevo avevo sette anni. Era incentrato soprattutto sulle mie Barbie e sulle mie Sindy, nonché sul problema che i piedi piatti di queste ultime mi impedivano di scambiare le scarpe alle due bambole. La cosa mi faceva imbestialire. «Ma credo proprio che la ragazza faccia troppe obiezioni. È decisamente una scrittrice di romanzi d’amore. L’ho istruita io perché lo diventasse, sottoponendola a così tanti film drammatico-romantici che sarebbe stato un vero miracolo se non fosse successo.»
Adam ridacchiò e si sedette a terra con le ginocchia piegate, il diario ancora aperto tra le mani. Diede una scorsa alle pagine. «E hai scritto di me in tutti questi diari?»
Sì, proprio così. Mi ero presa una bella cotta per Adam quando io avevo dieci anni e lui ne aveva diciassette. Quella bella cotta si era trasformata in una megacotta quando avevo quattordici anni e da lì in poi non aveva fatto altro che ingigantirsi. Lanciai un altro diario della mia infanzia nello scatolone e presi il successivo dalla pila. «Ti amo da parecchio, caro mio» mormorai.
«Voglio leggerli» disse sottovoce con una solennità che mi fece alzare la testa. Lo guardai negli occhi e vidi che scintillavano, colmi di un’emozione e di una tenerezza che non mancavano mai di lasciarmi senza fiato. «Voglio conoscere ogni frammento di te. Anche le cose che mi sono perso senza nemmeno sapere che me le stavo perdendo» proseguì riferendosi al fatto di essere stato del tutto inconsapevole dei miei sentimenti per buona parte degli anni durante i quali ero stata innamorata di lui.
Mi sciolsi. Ero un’inguaribile romantica e, sebbene chiunque lo conoscesse sarebbe rimasto sorpreso, Adam soddisfaceva il mio lato sentimentale con una dedizione che mi inebriava. Aveva un modo di usare le parole che mi faceva sciogliere… e poi di solito mi eccitava, così lui ci guadagnava su tutti i fronti.
Rivolgendogli un sorriso dolce, mi girai verso i diari e li passai rapidamente in rassegna finché non individuai quello che cercavo. Gli diedi una scorsa e trovai il punto esatto che mi interessava; gli porsi il diario tenendolo aperto alla pagina giusta. «Ecco, comincia da qui. Avevo quattordici anni.»
Adam inarcò un sopracciglio, probabilmente perplesso all’idea di leggere i miei pensieri di quattordicenne, e mi prese il taccuino dalle mani. Sapevo cosa avrebbe letto poiché lo ricordavo come se fosse successo ieri.
Lunedì 9 marzo
È stata una giornata davvero strana. È cominciata come tutte le altre: mi sono alzata quando Clark usciva di corsa per andare al lavoro, ho aiutato la mamma con Hannah, visto che al momento è presissima con Dec, e ho cercato di fare colazione mentre le davo da mangiare. Questo ha fatto sì che dovessi cambiarmi la camicia della divisa scolastica, dato che mia sorella crede che il porridge serva solo per fare decorazioni. Mi piacerebbe che questo fosse stato l’unico incidente della giornata, ma non è così. Appena mi sono incontrata con Allie e June davanti al cancello della scuola ho capito che c’era qualcosa che non andava…
Quando la campanella dell’ora di pranzo suonò alla fine della lezione di spagnolo, lasciai subito il mio posto e mi precipitai fuori come se avessi un branco di segugi infernali alle calcagna. Cercai di trattenere le lacrime, sforzandomi con tutta me stessa dal momento che non volevo che qualcuno di quegli idioti sapesse di avermi ferita, ma appena varcai l’ingresso principale della scuola, la diga si aprì.
Tutti quei bisbigli e quegli insulti… Era stato orribile. Non mi era mai successo prima. Non così. In genere gli altri mi apprezzavano. Ero carina! Non ero, tanto per dirne una, una “puttana”. Mi misi a piangere ancora più forte quando sentii alcuni ragazzi di un anno più grandi ridere di me, mentre passavo davanti a loro nell’uscire dal cancello. Con le dita tremanti, tirai fuori il telefono che Braden mi aveva regalato per Natale e chiamai il mio fratellone.
«Els, stai bene?»
Non appena sentii la sua voce singhiozzai.
«Ellie?» domandò in tono subito preoccupato. «Ellie, che succede?»
«Bri…» cominciai, faticando a respirare tra le lacrime. «Brian» i singhiozzi continuavano a interrompermi «Fairmont… è u-uno di quarta e ha detto a tutti che ha fatto s-s-sesso con me ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Un amore a Fountain Bridge
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. (Ultimo) Primo capitolo
  13. Gli altri titoli di Samantha Young
  14. Copyright