Il ciclo del Demone - 3. Il fuoco degli angeli
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Il ciclo del Demone - 3. Il fuoco degli angeli

  1. 322 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il ciclo del Demone - 3. Il fuoco degli angeli

Informazioni su questo libro

Pochi giorni prima di Natale Nest Freemark riceve una strana visita. Uno sconosciuto, apparentemente un prete, viene a chiederle notizie di John Ross, il Cavaliere del verbo. E? passato molto tempo dall'ultima volta che la donna ha incontrato Ross e qualcosa la spinge a credere che quell'uomo che ora lo cerca non sia mosso dalle migliori intenzioni. Da venticinque anni Ross lotta contro le forze oscure del Vuote, e per farlo ha rinunciato a una vita normale, a una casa, a una moglie. Ma una notte un sogno inquietante gli rivela l'apparizione sulla Terra di un essere dai poteri straordinari, un Variante, privo di ogni inclinazione verso il Bene o il Male. Sia il Vuoto che il verbo lo vogliono per alleato, perché il Variante possiede una magia potentissima, ma nessuno sa che forma abbia o dove si trovi questa creatura. Quando finalmente Ross riesce a catturarlo, dalla bocca del Variante esce una sola parola: "Nest". Ancora una volta, le strade del Cavaliere del Verbo e di Nest Freemark sembrano destinate a incrociarsi.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804498797
eBook ISBN
9788852053092

MERCOLEDÌ 24 DICEMBRE

21

L’indomani Nest era in piedi alle sei, vestita e pronta a uscire. Nel silenzio, nel buio e nel gelo del primo mattino, raggiunse la cabina telefonica della stazione di servizio sulla Lincoln e passò venti minuti a prendere accordi con la società telefonica e con quella elettrica perché mandassero gli operai a fare le riparazioni urgenti. Aveva trascorso tutta la vita a Hopewell, perciò sapeva a chi rivolgersi per quel tipo di interventi, tuttavia non le fu facile convincere i suoi conoscenti a recarsi da lei la vigilia di Natale. Alla fine riuscì ad avere l’assicurazione che sarebbero venuti.
La sera precedente, prima di andare a dormire, aveva controllato la gravità dei danni. Il cavo telefonico era tagliato nel punto in cui entrava in casa, perciò non si trattava di un guasto grave. Ma l’intera scatola degli interruttori era stata strappata dalla parete e lei non sapeva quanto tempo occorresse per una riparazione del genere.
Prima di tornare a casa si fece dare una scatola di ciambelle e due contenitori termici con cioccolato e caffè caldi, pensando che almeno con quelli avrebbero potuto fare colazione. La neve era cessata e il vento non soffiava più, il mondo attorno a lei era calmo e immobile. I bambini dormivano, fisicamente ed emotivamente esausti dopo quanto era successo nella notte. C’era voluto molto prima che Nest riuscisse a farli addormentare, soprattutto Little John, che aveva compiuto un completo voltafaccia nei suoi riguardi. Invece di allontanarsi come aveva sempre fatto e di chiudersi nel suo mondo personale al quale nessuno poteva accedere, si era attaccato a lei a tal punto che qualsiasi tentativo di allontanarlo pareva spezzargli il cuore. Nest era riuscita a malapena a salutare John Ross, che era arrivato meno di mezz’ora dopo la sua battaglia contro la creatura dello scantinato e aveva visto il Variante appiccicato a lei come una seconda pelle.
Nest era compiaciuta del cambiamento di Little John, ma anche perplessa. L’aveva chiamata “mamma” tre volte, ma da allora non aveva più parlato. Pareva desolato dall’incapacità di lei di capire i suoi desideri. Nest l’aveva tenuto tra le braccia e aveva continuato ad accarezzarlo e a dirgli che tutto era a posto, che gli voleva bene, ma sembrava inutile. Il bambino era desolato e triste in un modo che lei non capiva.
«Ha qualcosa a che vedere con Wraith» aveva spiegato a John Ross.
Si erano seduti nel soggiorno, dopo essere finalmente riusciti a far addormentare i bambini e avere chiuso bene porte e finestre. In casa cominciava a fare freddo per l’assenza del riscaldamento. Nest aveva infilato i bambini nei sacchi a pelo e li aveva messi a dormire davanti al caminetto perché stessero al caldo.
Parlavano piano per non svegliarli. «Quando Little John mi ha vista, mentre Wraith era ancora dall’altra parte della stanza, era tutto eccitato, pareva pieno di speranza. Quando però Wraith è rientrato in me, sembrava disperato.»
«Forse era spaventato» aveva suggerito Ross, guardando con la fronte aggrottata il bambino che dormiva. «Forse non ha capito quello che succedeva.»
Nest aveva scosso la testa. «È una creatura della magia. Ha capito quello che era successo. No, si trattava di altro. Era Wraith a preoccuparlo. Ma perché mai? Wraith è sempre stato dentro di me.»
«E per tutto quel tempo il Variante non ha voluto avere a che fare con te» aveva commentato Ross, guardandola in modo significativo.
«Proprio così» aveva annuito lei.
«Forse ti chiede di fare una scelta.»
«Tra magie o tra creature?» aveva chiesto Nest. «Che tipo di scelta?»
«Non lo so. Riflettevo a voce alta. Rinunciare a una magia per un’altra… chissà.» Ross scosse la testa.
Nest ripensava a quel discorso, mentre tornava a casa dalla stazione di servizio. A quanto pareva, il Variante non trovava il modo di dirle quello che voleva. Little John era un bambino, ma non un bambino vero: era come Pinocchio, fatto di pezzi di legno spruzzati di polvere magica. Forse voleva che Nest scegliesse lui e rinunciasse a Wraith, ma come fare? In passato, Nest aveva desiderato molte volte liberarsi del lupo fantasma, della magia dei demoni che le aveva lasciato suo padre. Non voleva quella magia dentro di sé. Doveva lottare di continuo per tenerla sotto controllo. La notte precedente non c’era riuscita, era stata costretta a liberarla a causa della presenza del demone. Sapeva di non poter mai stare tranquilla finché Wraith le fosse rimasto dentro. Ma non era una scelta che dipendesse da lei.
Lo spazzaneve le passò accanto sferragliando, per ripulire la Woodlawn e le altre strade laterali e Nest sentì lo stridore della lama metallica sull’asfalto. La strada era illuminata dai lampioni e dalle luci sopra le porte d’ingresso delle abitazioni, da qualche finestra illuminata e dai fari delle rare macchine, ma in quella vigilia natalizia l’oscurità era ancora fitta e ininterrotta. Il solstizio era vicino e fino a gennaio le giornate non si sarebbero allungate. Il sole spuntava alle otto e tramontava alle sedici, ma il cielo era coperto e ben difficilmente si sarebbe schiarito. Non c’era da sperare molto, da quella parte. Nest proseguì a testa bassa, chiusa nelle sue riflessioni.
Ross era sveglio e aspettava il suo ritorno. Lo trovò in cucina, vicino alla finestra. I bambini dormivano. Nest servì al Cavaliere del Verbo il caffè e una ciambella, ne prese una per sé ed entrambi sedettero al tavolo della cucina.
«Sono stato sveglio per quasi tutta la notte» le disse Ross, poco più tardi. Anche se non aveva dormito, pareva perfettamente sveglio e attento. «Non riuscivo a chiudere occhio.»
Nest annuì. «Neanch’io.»
«Non dovevo andare da Josie. Avrei fatto meglio a rimanere con te e Little John.»
Lei scosse la testa. «Non avrebbe fatto differenza, lo sai. Avremmo perso Bennett in qualsiasi caso. E se ci avessi protetto tu da quella creatura nello scantinato, Wraith non sarebbe uscito e Little John non avrebbe reagito nel modo in cui ha reagito. Per la prima volta si è interessato a me. È stata la prima reazione che ho ottenuto da lui. E adesso sono quasi certa di riuscire ad arrivare a capirlo.»
«Se ce ne resta il tempo.» Ross scosse la testa. «Non so che dire, Nest. La cosa ci è sfuggita di mano. Findo Gask ci sorveglia, aspetta l’occasione di attaccarci in qualche altro modo. Sono sicuro che è lui il responsabile della presenza di quella creatura in cantina. E forse anche della sparizione di Bennett.»
Nest rifletté per un istante. «È probabile» convenne.
«Hai telefonato alla polizia per denunciare la sua scomparsa?»
Lei scosse la testa. «Non ancora. Ieri notte è uscita, ma è tornata a casa di propria iniziativa. Continuo a sperare che lo faccia anche questa volta.» Sospirò. «Se non la vedrò arrivare, quando il telefono sarà riparato telefonerò alla polizia.»
Ross prese il suo bastone e vi appoggiò entrambe le mani. «La mia presenza qui è troppo pericolosa» disse a bassa voce. «Non sarei dovuto venire. Devo prendere Little John e andarmene prima che succeda qualcos’altro… prima che qualche altro orrore venga fuori dalla cantina, o dall’armadio, o da qualche altro nascondiglio e tu non sia abbastanza veloce per fermarlo.»
Nest centellinò il caffè e rifletté su quelle parole. Fuori l’oscurità cominciava a lasciare il posto alla luce del giorno. Il mondo scintillava di riflessi cristallini e bianchi su uno sfondo grigio. Ripensò alla battaglia di quella notte con la creatura di tenebra e provò di nuovo il terrore e la rabbia che l’avevano sopraffatta, ricordando cos’aveva provato quando Wraith era uscito da lei, dopo tanto tempo, dopo che lei aveva faticato tanto per impedirglielo. Ripensò all’espressione angosciata di Little John, che l’aveva guardata come se fosse stato abbandonato e tradito. Un’espressione che Nest non riusciva a dimenticare, anche se non era stata in grado di interpretarla.
«Ho un’idea, John» disse infine, tornando a fissarlo. «Ne dovrò parlare con Pick, ma potrà darci un po’ di respiro.»
Ross non pareva convinto. «Se prendo Little John e me ne vado, avrai tutto il respiro che ti occorre.»
«Se prendi Little John e te ne vai, sarà come darci per sconfitti. Per non parlare dell’effetto che avrà su di lui.» Lo guardò con aria decisa. «Lasciami parlare con Pick, poi vedremo. D’accordo?»
Il Cavaliere annuì, ma non pareva affatto convinto. Prima che potesse fare qualche obiezione, Nest si alzò e uscì dalla cucina per andare a controllare i bambini.
Mike, l’elettricista, un giovanotto grande e grosso, arrivò poco più tardi. Guardò la scatola semidistrutta degli interruttori, scosse la testa e chiese chi diavolo aveva combinato una cosa simile. Testuali parole. Nest gli disse che le erano entrati in casa i ladri e avevano fatto un mucchio di danni senza una ragione precisa, per puro vandalismo. Mike si strinse nelle spalle e attaccò a lavorare, accettando la spiegazione, a quanto pareva. L’operaio dei telefoni arrivò mentre Nest dava il cioccolato, il succo di mela e le ciambelle ai bambini e impiegò circa due minuti a riparare la linea. Diversamente dal collega, non pareva affatto desideroso di una spiegazione. Si limitò a riparare il danno e se ne andò.
Come riebbe l’uso del telefono, Nest chiamò la polizia per denunciare la scomparsa di Bennett, cercando di non farsi sentire dai bambini. Non fu difficile perché Little John era tornato a disinteressarsi di lei. L’aveva abbracciato quando si era svegliato, ma lui aveva risposto appena e si era rimesso a guardare lontano, come se fissasse qualcosa a un miglio di distanza. Era tornato sul divano a guardare il parco finché Nest non l’aveva portato in cucina a mangiare; poi, una volta terminato, era rimasto a sedere in silenzio, perso nel suo mondo interiore. Al momento Nest era troppo indaffarata per preoccuparsene, ma sapeva che se ne sarebbe preoccupata in seguito, se il bambino non fosse tornato indietro da quel suo mondo personale.
La polizia raccolse la denuncia e disse che l’avrebbero informata. Quanto a loro, non avevano nessuna notizia, il che lasciava spazio alla speranza. Nest si augurava che Bennett arrivasse da un momento all’altro, drogata o meno. Sperava ancora di poterla aiutare senza coinvolgere la polizia.
Ma poco più tardi, quando andò a mettere nell’armadio il cappotto che si era tolta la sera prima, trovò in tasca il biglietto di Bennett.
Cara Nest,
mi dispiace di andarmene così, lasciandoti Harper, ma devo farlo. Ieri sera mi sono drogata e so che tra poco lo farò di nuovo. Non vorrei, ma non riesco a farne a meno. Credo di essere un caso disperato. Non mi piace che Harper sia con me quando mi faccio, perciò la lascio con te. Forse ne ho avuto l’intenzione fin dall’inizio. Non posso più prendermi cura di lei e non voglio lasciarla a estranei. Mi resti solo tu. Per favore, abbi cura di lei, sorella maggiore, mi fido di te, Harper è tutto quello che ho e voglio che sia al sicuro e che non venga su come me. Quando starò meglio verrò a prenderla. Dille che le voglio bene e che penserò a lei ogni giorno. Mi dispiace di darti tanti fastidi. Ti voglio bene.
Bennett
Nest lesse varie volte il biglietto, cercando di decidere cosa fare. Ma non c’era niente da fare. Bennett poteva trovarsi in qualsiasi posto, con chiunque, e lei preferiva non immaginare le possibilità. Non aveva difficoltà a prendersi cura di Harper, anche se non poteva sapere come avrebbe reagito la bambina, una volta appreso che la madre l’aveva abbandonata. Era già successo altre volte, ma questo non significava che avrebbe reso più facili le cose.
Mike salì dallo scantinato e disse che per sistemare tutto gli occorreva un’ora, così Nest lasciò a Ross i bambini, s’infilò il parka e andò alla ricerca di Pick.
Lo trovò subito. Mentre attraversava il cortile e superava la siepe divisoria lo vide uscire dal bosco sulla groppa di Jonathan. Il cielo era grigio come il piombo, le nubi erano basse e minacciose e pareva che da un momento all’altro avrebbe ripreso a nevicare. Dal fiume si era levata la nebbia, lunghi tentacoli che serpeggiavano tra gli alberi e cercavano di raggiungere le strade e le case. Quel giorno il parco era vuoto, e Nest fu la sola spettatrice mentre Pick e Jonathan le si avvicinavano.
Il gufo fece un ampio giro attorno a Nest, poi andò a posarsi su una quercia che si protendeva sulla strada. Pick smontò e cominciò a scendere con movimenti rapidissimi, simile a uno scoiattolo. Passava da un ramo all’altro soffermandosi spesso per cercare il cammino più sicuro. Jonathan piegò le ali, infilò la testa sotto l’ala e divenne una parte dell’albero.
Nest raggiunse la quercia e attese che Pick le saltasse sulla spalla. Il Silvano si sedette ansimando per lo sforzo.
«Maledetto gufo!» brontolò. «Ci voleva tanto a posarsi su un ramo più basso? Come gufo, ne ho visti di più svegli.»
Nest andò a sedere sulla neve, con la schiena appoggiata al tronco della quercia. «Ho bisogno del tuo aiuto» gli disse.
«Sai che novità.» Il Silvano rise della propria battuta. «Citami una volta che non ne hai avuto bisogno.»
Rise di nuovo. Il suono era abbastanza strano, dato che veniva ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il Fuoco degli Angeli
  4. Prologo
  5. DOMENICA 21 DICEMBRE
  6. LUNEDÌ 22 DICEMBRE
  7. MARTEDÌ 23 DICEMBRE
  8. MERCOLEDÌ 24 DICEMBRE
  9. NATALE
  10. Copyright