Filosofia per la vita e altri momenti difficili
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Filosofia per la vita e altri momenti difficili

Come Socrate può aiutarti a star meglio

  1. 336 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Filosofia per la vita e altri momenti difficili

Come Socrate può aiutarti a star meglio

Informazioni su questo libro

"La filosofia mi ha aiutato a rialzarmi da una crisi emotiva che mi aveva distrutto. Da allora ho capito come idee di oltre duemila anni fa possono ancora salvarci la vita." Filosofia per la vita e altri momenti difficili è diventato un bestseller internazionale grazie al passaparola. Perché, a detta dei molti commenti entusiasti che ha raccolto, riesce a raccontare la filosofia antica da un punto di vista nuovo, a trovare nelle parole di Socrate, Platone, Epicuro la saggezza capace di migliorare la nostra vita di tutti i giorni, superare i nostri problemi psicologici e condurci verso la felicità. "Questo libro descrive la scuola dei miei sogni, il mio corso di studi ideale: è un tentativo di raccontare cosa significherebbe passare un giorno alla Scuola di Atene. Ho riunito dodici grandissimi maestri dell'antichità perché ci insegnino alcune cose che vengono spesso tralasciate dai moderni sistemi educativi: come si governano le emozioni, come si affronta la società, come si deve vivere. A loro chiedo che ci istruiscano sull'arte dell'autoaiuto. Cicerone scrisse che la filosofia ci insegna a essere "medici di noi stessi". Immaginate allora di entrare in una scuola ideale dove i professori sono i grandi filosofi dell'antichità, e di condividere con loro affascinanti lezioni sulla felicità, la resilienza, l'amore...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804642442
eBook ISBN
9788852051685

1

Appello del mattino

Socrate e l’arte della filosofia di strada

«E... mi dica... Ehm... Come si sente?... Tutto bene?»
L’imbarazzo era insopportabile.
Era il 1996, mio primo anno di università. Lo studio procedeva bene, e i tutor parevano soddisfatti dei miei esami. Ma di punto in bianco il mio sistema emotivo era andato in tilt. Bastava un nonnulla perché venissi assalito da improvvisi attacchi di panico, mutamenti d’umore, depressione, ansia. Ero incasinato, e non avevo idea del perché.
«Sto bene, grazie.»
«Ottimo.»
Il direttore di dipartimento era stato chiamato in causa per appurare cosa mi succedesse. Il fatto è che, nella mia incontinenza emotiva, avevo superato i limiti del mio scoperto bancario. E la banca si era rivolta al college, che aveva allertato il direttore di dipartimento: un apprezzato specialista di poesia anglosassone, ma non proprio un grande nei rapporti a tu per tu.
«Non si è dato al gioco, vero? Non fa uso di droghe?»
Certo che no. Ma le droghe le avevo sperimentate in modo abbastanza sfrenato negli ultimi anni delle superiori. Mi chiedevo se non fosse stato quello a mettermi sottosopra. La mia famiglia era molto affettuosa e sino ad allora ero stato abbastanza felice. Ma avevo visto deragliare i miei amici. Alcuni di loro avevano dovuto ricorrere all’aiuto degli istituti psichiatrici, e ora anche la mia salute mentale stava andando a pezzi. L’assunzione di stupefacenti aveva danneggiato i nostri circuiti neuronali, condannandoci a una disfunzione emotiva a vita? Oppure ero semplicemente un adolescente nevrotico come tanti altri? Come facevo a saperlo?
«Oh, ora sto bene, professore, davvero. Mi dispiace per... per la... ehm...»
«Bene, allora.»
Ci fu una pausa.
«Mi è piaciuto molto Sir Galvano e il Cavaliere Verde» buttai lì.
«Sì, è un gran libro, vero?»
Con sollievo abbandonammo entrambi l’oscura caverna delle questioni emotive per tornare all’aria più limpida degli impersonali rapporti accademici.
Ho avuto un’ottima istruzione, e per questo sono molto grato ai miei insegnanti. La laurea in letteratura inglese mi ha dato la possibilità di studiare libri meravigliosi, come appunto Sir Galvano e il Cavaliere Verde, e di apprezzare la bella scrittura. So di essere stato molto fortunato ad aver avuto questa opportunità. L’università, tuttavia, non mi ha insegnato a capire e governare le mie emozioni né a riflettere sullo scopo della vita. Forse per questo ci vorrebbe un mucchio di tutor superimpegnati (dopotutto non sono degli psicoterapeuti?), ma a mio avviso le scuole, le università e ogni altra istituzione educativa dovrebbero offrire alle persone qualche guida non soltanto per la carriera, ma pure per la vita, tanto nella buona quanto nella cattiva sorte. È appunto ciò che avevano da offrire una volta i maestri ritratti nella Scuola di Atene: ai loro discepoli i filosofi insegnavano come elaborare le emozioni, come far fronte alle avversità, come vivere nel miglior modo possibile. Avrei voluto ascoltare i loro insegnamenti in quegli anni difficili. Invece mi resi conto che l’università era più simile al sistema della fabbrica: timbri il cartellino all’ingresso, fai i tuoi esami, timbri all’uscita e poi sei lasciato alle tue faccende come se fossi già un adulto responsabile, pienamente formato. L’istituzione universitaria sembrava preoccuparsi poco del benessere degli studenti e dello sviluppo generale del loro carattere.1 Né gli studenti coltivavano grandi speranze nella possibilità che quanto studiavano potesse effettivamente essere applicato alla vita e tantomeno che potesse trasformare la società. La laurea semplicemente ti preparava al mercato, a quella grande fabbrica in cui stavamo per entrare e di cui non potevamo cambiare le regole.
Nei tre anni successivi i miei studi universitari proseguirono bene. Invece la mia vita emotiva peggiorò sempre più. Gli attacchi di panico arrivavano come terremoti, mandando in fumo la fiducia che riponevo nelle mie capacità di capire o controllarmi. Non me la sentivo di parlare di quel che mi stava accadendo e così mi rintanai sempre più nel mio guscio. Ne derivò un circolo vizioso: il comportamento discontinuo mi alienò gli amici e mi attirò le critiche, e questo non fece che confermare la mia opinione che il mondo è un luogo ostile e ingiusto. Non avevo idea di quel che mi stesse capitando e del resto niente di tutto ciò che studiavo mi era d’aiuto in quel senso. Come potevano aiutarmi la letteratura e la filosofia? Il cervello è una macchina neurochimica, io avevo rotto quella macchina e non c’era modo d’aggiustarla. Poi, terminati gli studi, dovevo in qualche modo inserire l’apparecchio rotto nel grande macchinario d’acciaio del mercato e sopravvivere. Mi laureai con un buon punteggio nel 1999 e, giusto per festeggiare, ebbi un esaurimento nervoso.
Alla fine, dopo cinque anni di paura e confusione, nel 2001 mi fu diagnosticato che soffrivo di ansia sociale, depressione e disturbo post traumatico da stress. Facendo qualche ricerca per mio conto, venni a sapere che tali disturbi possono essere curati con la terapia cognitivo-comportamentale (CBT, ovvero Cognitive Behavioural Therapy). Trovai un gruppo di supporto per pazienti affetti da ansia sociale, che si dava appuntamento una volta alla settimana nella sala d’una chiesa nei pressi di casa mia, a Londra. Agli incontri non erano presenti terapeuti veri e propri. Seguivamo un corso di CBT che uno del gruppo aveva acquistato su Internet.2 Leggevamo le dispense, facevamo gli esercizi e ci incoraggiavamo a vicenda nello sforzo di migliorare. Per alcuni di noi funzionò. Per quel che mi riguarda, dopo un mese o giù di lì smisi di avere attacchi di panico e cominciai a sentire maggiore fiducia nelle capacità di convivere con le mie violente emozioni. Il ritorno alla salute è stato un lungo viaggio. Non è come attraversare un confine e scoprire tutt’a un tratto che stai di nuovo bene. Sto ancora cercando di migliorare.

Filosofia antica, psicologia moderna

Quando mi avvicinai per la prima volta alla CBT, ebbi l’impressione che i suoi concetti e le sue tecniche mi fossero familiari. Mi ricordavano quel poco che sapevo dell’antica filosofia greca. Nel 2007 avevo cominciato a fare il giornalista freelance, e così indagai sulle origini della CBT. Andai a New York a intervistare Albert Ellis, che negli anni Cinquanta aveva inventato la terapia cognitiva. L’intervista che mi rilasciò fu l’ultima prima che morisse, e così scrissi il suo necrologio per “The Times”. Intervistai pure Aaron Beck, l’altro fondatore della CBT, e nei cinque anni seguenti altri grandi psicologi cognitivi.3 Attraverso queste interviste, ho scoperto che l’antica filosofia greca ha esercitato un’influenza diretta sulla terapia cognitiva. Ellis, per esempio, mi disse che era rimasto particolarmente colpito da una massima del filosofo stoico Epitteto: “Ciò che turba gli uomini non sono le cose, ma le opinioni che essi hanno delle cose”. Questa massima gli ispirò il modello ABC delle emozioni, che è al centro della psicoterapia cognitivo-comportamentale: noi sperimentiamo un evento (A), quindi lo interpretiamo (B) e poi avvertiamo una risposta emotiva in linea con la nostra interpretazione (C). Ellis, come gli stoici, sostiene che possiamo cambiare le nostre emozioni cambiando i nostri pensieri o le nostre opinioni riguardo agli eventi. Analogamente, Aaron Beck mi disse di essere stato ispirato dalla lettura della Repubblica di Platone e di essere stato “influenzato anche dai filosofi stoici, i quali affermavano che a turbare la gente è il significato degli eventi, più che gli eventi stessi. Nel momento in cui Ellis teorizzò tale approccio, ogni cosa è tornata al suo posto”. Questi due pionieri, Ellis e Beck, hanno preso i concetti e le tecniche dell’antica filosofia greca e li hanno collocati al centro della psicoterapia occidentale.
Secondo la CBT e la filosofia socratica che l’ha ispirata, la causa della mia ansia sociale e della mia depressione non andava cercata negli istinti repressi della libido, come suggerisce la psicanalisi. E neppure nei malfunzionamenti neurologici che possono essere corretti solo per via farmacologica, come suggerisce la psichiatria. Andava cercata nelle mie convinzioni. Avevo certe opinioni e certe abitudini di pensiero tossiche che mi stavano avvelenando, del genere: “Ho danneggiato in modo permanente me stesso”, e “Tutti devono esprimermi approvazione e, se non lo fanno, è un disastro”. Queste convinzioni tossiche erano al centro della mia sofferenza emotiva. Le mie emozioni seguivano le mie convinzioni e io mi sentivo estremamente ansioso nelle situazioni sociali e depresso quando quelle situazioni non andavano bene. Le convinzioni erano inconsce e non le controllavo. Potevo imparare tuttavia ad analizzarle, sottoporle alla luce della ragione e vedere se avevano un senso. Potevo chiedermi: “Perché dovrebbero tutti esprimermi approvazione? È una cosa realistica? Forse posso accettare me stesso e piacermi anche se a qualcun altro non piaccio”. Oggi mi sembra piuttosto evidente, ma attraverso questa sorta di autointerrogazione e attraverso il supporto del mio gruppo di CBT sono riuscito a liberarmi poco alla volta delle originarie convinzioni tossiche e irrazionali e a sostituirle con altre più razionali e sensate. E, in linea con il modello ABC delle emozioni proposto da Ellis, le mie emozioni hanno seguito i nuovi convincimenti. Via via, in modo graduale, mi sono sentito meno ansioso nelle situazioni sociali, meno depresso, più fiducioso, più cordiale e capace di controllare la mia vita.

Socrate e la filosofia della vita di tutti i giorni

Aaron Beck chiama questa tecnica di esame delle convinzioni inconsce “metodo socratico”, perché si ispira direttamente a Socrate, la più grande figura dell’antica filosofia greca, nonché preside della nostra scuola. Già un secolo prima di Socrate vi erano persone che si dichiararono filosofi, come Talete, Pitagora, Eraclito. Ma si concentrarono sulla natura materiale dell’universo o svilupparono filosofie di vita piuttosto elitarie e antidemocratiche. Socrate, vissuto fra il 469 e il 399 a.C., fu il primo pensatore a sostenere che la filosofia dovrebbe dare risposta alle preoccupazioni quotidiane della gente comune. Lui stesso era di umili origini: suo padre faceva lo scalpellino, la madre la levatrice. Non poteva contare su ricchezza, su legami politici o su di un bell’aspetto. Eppure incantò la sua società, in un’epoca che non difettava di personalità brillanti. Non scrisse neppure un libro. E neppure diede vita a una filosofia nel senso di un corpo coerente di idee da trasmettere ai propri seguaci. Come succede per Gesù, conosciamo la sua vita e il suo pensiero unicamente attraverso i racconti degli altri, in particolare di due suoi discepoli: Platone e Senofonte. Quando l’oracolo di Delfi rivelò che era l’uomo più saggio della Grecia, lui osservò che era solo perché si rendeva conto di sapere molto poco. Ma era anche consapevole di quanto poco sapessero tutti gli altri. E ciò che insegnò ai suoi concittadini ateniesi era l’abitudine a interrogare se stessi (la considerava la sua missione divina). “Tale è per un uomo il bene più grande,” disse “questi ragionamenti sulla virtù, questi discorsi che tutto il giorno vengo facendo con voi, che mi servono per provare me stesso e gli altri.”4 Le persone nella maggior parte dei casi, osserva, passano la vita alla maniera dei sonnambuli, non si chiedono mai cosa stanno facendo o perché lo fanno. Assorbono i valori e le convinzioni dei propri genitori, della propria cultura, e li accettano senza sottoporli a indagine. Ma, se hanno la sventura di assorbire convinzioni sbagliate, cadono malati.
Socrate sostiene che c’è un forte legame fra la tua filosofia (come interpreti il mondo, cosa pensi che sia importante nella vita) e la tua salute psicofisica. Opinioni differenti portano a stati emotivi differenti, e anche differenti ideologie politiche si manifestano in differenti forme di malattia emotiva. Per esempio, io davo troppo valore all’approvazione degli altri (secondo Platone è la classica malattia della democrazia liberale) e questa filosofia mi rendeva socialmente ansioso. Attraverso la CBT e la filosofia antica ho portato alla coscienza i miei valori inconsapevoli, li ho analizzati e ho capito che non avevano senso. Ho cambiato le mie convinzioni e questo ha cambiato la mia salute emotiva e fisica. Avevo derivato i miei valori in una certa misura inconsciamente dalla mia società. Ma non potevo incolparne gli altri o la mia cultura, dal momento che ogni giorno sceglievo di accettarli. Socrate afferma che abbiamo la responsabilità di “prenderci cura della nostra anima”, ed è appunto quel che ci insegna la filosofia: l’arte della psicoterapia, un termine che deriva dal greco e che vuol dire appunto “cura della psiche, dell’anima”. Sta a noi esaminare la nostra anima e decidere quali opinioni e quali valori sono ragionevoli e quali sono tossici. In questo senso la filosofia è una forma di medicina che possiamo praticare su noi stessi.5

Medicina per l’anima

“Esiste, vi assicuro, un’arte medica per l’anima” scrive Marco Tullio Cicerone, statista e filosofo romano vissuto nel I secolo a.C. “Si tratta della filosofia, il cui aiuto non va ricercato, come nelle malattie del corpo, fuori da noi stessi. Dobbiamo sforzarci, con tutte le nostre risorse e tutta la nostra forza, di diventare capaci di curare noi stessi.”6 È quanto Socrate cercò di insegnare ai suoi concittadini, attraverso la sua filosofia di strada. Attaccava bottone con chiunque incontrasse durante le sue passeggiate (Atene aveva pochi abitanti, e la maggior parte si conoscevano), per scoprire in cosa credeva il suo interlocutore, a cosa dava importanza, cosa cercava nella vita. Quando fu trascinato in tribunale con l’accusa d’empietà, disse ai suoi amici ateniesi: “Vado in giro cercando di far persuasi giovani e vecchi a non pensare al fisico, al denaro con tanto appassionato interesse! Pensate piuttosto all’anima; cercate che l’anima possa diventar buona, perfetta”.7 Con gentilezza, ironia e autoironia, induceva l’interlocutore a esaminare la propria filosofia di vita e a sottoporla alla luce della ragione. Le conversazioni con Socrate erano esperienze assolutamente comuni e quotidiane, eppure ti cambiavano nel profondo. Dopo aver parlato con lui, non eri più quello di prima. Insomma, prendevi coscienza. La CBT utilizza questo “metodo socratico”, insegnandoci l’arte d’interrogare noi stessi. Durante una sessione di CBT non stai semplicemente sdraiato su un lettino, non tieni un monologo sulla tua infanzia. Al contrario, ti impegni in un dialogo con lo psicoterapeuta, che cerca d’aiutarti a scoprire le tue convinzioni inconsce, a vedere come esse formano le tue emozioni e poi a metterle in discussione, per verificare se hanno un senso. Impari a essere il Socrate di te stesso. Così, quando un’emozione negativa ti fa vacillare, ti domandi: “Sto rispondendo in modo saggio a tutto questo? È ragionevole la mia reazione? Potrei reagire più saggiamente?”. E porti questa capacità socratica con te per il resto della vita.
L’ottimistico messaggio al centro della filosofia socratica è che abbiamo il potere di guarire noi stessi. Possiamo esaminare le nostre convinzioni, scegliere di cambiarle, e così cambiare le nostre emozioni. Questo potere è dentro di noi. Non abbiamo bisogno d’inginocchiarci davanti a un sacerdote, a uno psicanalista o a un farmacologo per essere redenti. Michel de Montaigne, il grande saggista del Rinascimento, lo ha detto bene. “Socrate ha fatto un gran favore alla natura umana” ha scritto “mostrando quanto essa può fare per se stessa. Ognuno di noi è più ricco di quanto pensi; ma ci abituano a prendere a prestito e a mendicare [...] Non abbiamo bisogno di molta dottrina per vivere a nostro agio. E Socrate ci insegna che essa è in noi, e la maniera di trovarla e valersene.”8 Montaigne ha ragione: siamo tutti più ricchi di quel che pensiamo di essere. Ma avendo dimenticato quale potere abbiamo, andiamo a mendicarlo fuori di noi.

Pensieri desideranti?

Oppure questa è una valutazione eccessivamente ottimistica della ragione umana? Esige troppo da noi? Alcuni psicologi e neuroscienziati potrebbero dissentire dall’ottimismo socratico e forse lo liquiderebbero addirittura come una forma di fatua autoconsolazione. In primo luogo metterebbero in discussione il fatto che si possa conoscere se stessi. Farebbero notare che in buona parte il nostro processo decisionale è inconscio, automatico, determinato dal patrimonio genetico, dalla chimica neuronale, dalle predisposizioni cognitive o dalle situazioni in cui capita di t...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Filosofia per la vita e altri momenti difficili
  3. Prefazione - Benvenuti alla scuola di Atene
  4. 1. Appello del mattino. Socrate e l’arte della filosofia di strada
  5. Sessione mattutina - I GUERRIERI DELLA VIRTÙ
  6. Pranzo - BUFFET DI FILOSOFIA
  7. Sessione del primo pomeriggio - MISTICI E SCETTICI
  8. Sessione del tardo pomeriggio - LA POLITICA
  9. Cerimonia di consegna delle lauree - Socrate e l’arte di partire
  10. APPENDICI
  11. Note
  12. Altre letture
  13. Ringraziamenti
  14. Indice analitico
  15. Copyright