Il ciclo di Landover - 5. La sfida di Landover
eBook - ePub

Il ciclo di Landover - 5. La sfida di Landover

  1. 294 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il ciclo di Landover - 5. La sfida di Landover

Informazioni su questo libro

Ben può finalmente regnare in pace su Landover. La sua sposa, Willow, regina degli Elfi, gli ha dato una figlia, Mistaya, una bambina dolcissima. Ma ecco incombere una nuova, terribile minaccia. Rydall, re delle terre che si estendono al di là delle nebbie magiche che avvolgono Landover, rapisce la bimba e lancia la sua sfida: un combattimento con sette invincibili campioni. La posta in gioco è altissima: Mistaya, sua figlia, e Landover, il suo regno. Ben accetta, non sapendo che i suoi avversari non sono altro che mostri creati dalla mente di chi gli è molto vicino...
L'ultima avvincente puntata che chiude il fantastico ciclo di avventure ambientato nel magico regno di Landover.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il ciclo di Landover - 5. La sfida di Landover di Terry Brooks in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804418313
eBook ISBN
9788852054051
1

Mistaya

Il corvo dagli occhi rossi stava appollaiato su un ramo della vecchia e imponente quercia bianca, nel punto in cui i rami erano più fitti e frondosi, e osservava la gente riunita per il picnic nella soleggiata radura sottostante. Così lo chiamava Holiday, “picnic”. Una tovaglia dai colori sgargianti era stesa sulla rigogliosa erba primaverile, e su di essa i gitanti stavano vuotando il contenuto di parecchi cestini di cibo. Cibo che, si figurò il corvo, a un umano non privo di appetito sarebbe apparso invitante e delizioso. C’erano vassoi di carne e formaggio, ciotole di insalata e frutta, pezzi di pane e borracce di birra e acqua fresca. C’erano piatti e tovaglioli per ciascuno dei partecipanti e coppe per bere e attrezzi per mangiare. Un vaso di fiori selvatici era stato sistemato al centro del desco.
Chi si dava più da fare era Willow, la silfide dalle trecce smeraldine e dalle forme esili e minute. Era tutta animata, e mentre lavorava rideva e parlava con gli altri. Il cane e il coboldo l’aiutavano: Abernathy, che era lo Scrivano di Corte di Landover, e Parsnip, che svolgeva le mansioni di cuoco al castello. Questor Thews, il decrepito mago dalla barba bianca, si aggirava nei dintorni osservando stupefatto il rigoglio di piantine sconosciute e di strani fiori selvatici. Bunion, l’altro coboldo, quello pericoloso, alla cui sorveglianza quasi nessuno poteva sfuggire, pattugliava il perimetro della radura, sempre vigile.
Il Re sedeva da solo su un lato della variopinta tovaglia. Ben Holiday, Alto Signore di Landover. Teneva lo sguardo fisso nel fitto degli alberi, perso nei suoi pensieri. Il picnic era stata una sua idea, una consuetudine diffusa nel mondo da cui proveniva. Lui lo stava proponendo agli altri, stava offrendo loro una nuova esperienza. A quanto pareva, ne godevano più di lui.
Il corvo dagli occhi rossi stava perfettamente immobile al riparo dei rami della vecchia quercia, consapevole degli adulti ma realmente interessato solo alla bambina. Altri uccelli, alcuni dal piumaggio più variegato, alcuni più notevoli per la soavità del canto, sfrecciavano nei boschi circostanti svolazzando da qui a lì e viceversa, allegri e spensierati. Erano temerari e sfacciati; il corvo era volutamente invisibile. Nessun occhio, tranne quelli della bambina, sarebbe caduto lì; nessuna attenzione, tranne la sua, sarebbe stata attratta. Il corvo attendeva da più di un’ora che la bambina lo notasse, che i suoi muti richiami fossero ascoltati, che il suo silenzioso comando fosse eseguito e che i brillanti occhi verdi si volgessero in alto, tra i frondosi recessi. La bambina camminava di qua e di là, giocherellando, senza scopo apparente ma già alla ricerca di qualcosa.
Pazienza, dunque, si disse il corvo dagli occhi rossi. Come per tante altre cose nella vita: pazienza.
Poi la bambina si trovò direttamente al disotto, il suo visino si volse verso l’alto con gli occhi di un abbagliante verde smeraldo, occhi che cercavano e che improvvisamente trovarono. Gli occhi della bambina furono catturati da quelli del corvo, smeraldo contro cremisi, umano contro uccello. Tra di loro corsero parole che non avevano bisogno di essere pronunciate, un silenzioso scambio di pensieri sull’essere e l’avere, il bisogno e la perdita, sul potere della conoscenza e l’inesorabile necessità della crescita. La bambina rimase immobile come la pietra, a guardare in alto, e seppe che c’era qualcosa di immenso e meraviglioso da imparare, se fosse riuscita a trovare il maestro giusto.
Il corvo dagli occhi rossi voleva essere quel maestro.
Quel corvo era la Strega del Crepuscolo.
Ben Holiday si appoggiò sui gomiti e lasciò che gli odori del picnic suscitassero un brontolio nel suo stomaco vuoto. La colazione l’aveva fatta diverse ore prima, e dopo si era imposto di non mangiare altro. Per fortuna l’attesa era quasi finita. Willow stava aprendo i contenitori da mettere sulla tovaglia, aiutata da Abernathy e Parsnip. Era quasi giunta l’ora di mangiare. Era la giornata ideale per un picnic, con il cielo estivo terso e azzurro, il sole che scaldava la terra e l’erba nuova, ricacciando ancora una volta nel passato i rigori del gelo invernale. I fiori sbocciavano e le foglie tornavano a rinfoltire gli alberi. Le giornate ricominciavano ad allungarsi man mano che ci si avvicinava al cuore dell’estate, e le lune colorate di Landover si rincorrevano attraverso i cieli notturni per periodi di tempo sempre più brevi.
Willow incontrò il suo sguardo e gli sorrise, e lui si sentì di nuovo perdutamente innamorato, come se fosse la prima volta. Gli sembrava di rivivere il loro primo incontro, quando l’aveva vista a mezzanotte nelle acque dell’Irrylyn e lei gli aveva detto che erano fatti l’uno per l’altra.
«Potresti anche dare una mano, mago» disse seccamente Abernathy a Questor Thews, interrompendo le fantasie di Ben, chiaramente irritato dal fatto che quello avesse lasciato agli altri tutte le incombenze del pranzo.
«Mmm?» Questor alzò gli occhi da uno strano fiore porporino e giallo, distratto. Il mago dava sempre l’impressione di essere distratto, che lo fosse realmente o meno.
«Da’ una mano!» ripeté Abernathy tagliente. «Chi non lavora non mangia, non era questa la morale della favola?»
«Va bene, non c’è bisogno di scaldarsi tanto!» Questor Thews abbandonò i suoi studi per soddisfare il più pressante bisogno di accontentare il suo amico. «Aspetta, non si fa così! Ti faccio vedere io.»
Bisticciarono ancora per un po’, quindi intervenne Willow e si calmarono. Ben scosse la testa. Da quanti anni ormai si beccavano a quel modo? Da quando il mago aveva trasformato lo scrivano in un cane? Da prima ancora? Ben non ne era sicuro, un po’ perché era l’ultimo arrivato del gruppo e la storia non era del tutto chiara neanche adesso, e in parte perché il tempo aveva perso significato per lui, da quando era arrivato lì dalla Terra. Ammesso che Landover fosse effettivamente separata dalla Terra, si corresse: una supposizione che era forse più teorica che reale. Dopotutto, come definire un confine costituito non da linee di demarcazione geografiche o da rilievi topografici, ma da nebbie fatate? Come distinguere tra due territori divisi da una distanza che un singolo passo poteva colmare, ma soltanto con l’ausilio di parole o talismani magici? Landover era qui e la Terra lì, una a sinistra e l’altra a destra, ma questo non dava nemmeno la più pallida idea della distanza fra l’una e l’altra.
Ben Holiday era venuto a Landover quando le sue speranze e i suoi sogni di una vita felice nel suo vecchio mondo si erano ridotti in polvere, e la ragione aveva ceduto alla disperazione. Comprate un regno magico e troverete una nuova vita, prometteva l’annuncio nel Catalogo Natalizio di Rosen.
Diventate il Re di un mondo in cui le fiabe della fanciullezza sono reali. L’idea era incredibile e irresistibile allo stesso tempo. Richiedeva un supremo atto di fede, e Ben aveva raccolto quel messaggio come un uomo caduto in mare che si aggrappi a una corda. Aveva perfezionato l’acquisto, e si era ritrovato nell’ignoto. Era giunto in un luogo che non poteva esistere, per scoprire che invece esisteva. Landover rispondeva totalmente alle sue aspettative, e non vi rispondeva affatto. Questa terra gli aveva lanciato una sfida quale non avrebbe mai pensato di dover affrontare. Ma in fondo gli aveva dato ciò di cui aveva bisogno: un nuovo inizio, una nuova possibilità, una nuova vita. Aveva catturato la sua immaginazione. Lo aveva completamente trasformato.
E tuttavia, non finiva mai di stupirlo. Alcuni aspetti gli erano ancora oscuri. Come quell’affare dello scorrere del tempo. Qui era differente dal suo vecchio mondo; lo sapeva perché in più di un’occasione era passato da un mondo all’altro e aveva notato che le stagioni non erano in sincronia. Lo sapeva, anche, dagli effetti che la cosa aveva su di lui, o dalla mancanza stessa di tali effetti. C’era qualcosa di diverso nel suo modo di invecchiare quaggiù. Non era un processo progressivo, un tasso costante di cambiamento, minuto per minuto, ora per ora e così via. Era difficile da credersi, ma c’erano dei periodi in cui non invecchiava affatto. Prima ne aveva solo avuto il sospetto, ma ormai ne era certo. Era arrivato a questa conclusione osservando non il ritmo della sua crescita, difficilmente misurabile poiché mancava di distanza e obiettività.
No, l’aveva notato osservando Mistaya.
Le diede un’occhiata. Stava ritta ai piedi di una quercia bianca, vecchia e massiccia, con lo sguardo intenso rivolto in alto, tra i rami. Mentre la guardava, Ben corrugò la fronte. Se c’era una parola che avrebbe usato per descrivere sua figlia, probabilmente era quella: “intensa”. La bimba si accostava a ogni cosa con la determinazione di un falco a caccia della preda. Non c’era spazio per cadute di concentrazione o distrazioni. Quando si focalizzava su qualcosa, dedicava a quella cosa l’attenzione più totale. La sua memoria era prodigiosa e forse richiedeva che la bimba studiasse una cosa fino ad appropriarsene totalmente. Era uno strano comportamento per una bambina. Ma quanto a quello, Mistaya non era certo una bambina come le altre.
C’era il fatto della sua età. Era da questo, dal suo studio del tasso di crescita della bimba, che Ben era stato in grado di verificare che i suoi sospetti su se stesso non erano campati in aria. Mistaya era nata due anni prima, misurati secondo il passaggio delle stagioni di Landover, le stesse quattro stagioni che si succedevano sulla Terra nell’arco di un anno. Questo avrebbe dovuto renderla “vecchia” di due anni. Ma non era così. In realtà non aveva per niente l’aspetto di una bambina di due anni. Era stata così quando aveva due mesi di vita. Adesso dimostrava quasi dieci anni. Stava crescendo a vista d’occhio, letteralmente. Nel giro di mesi cresceva di anni. E non seguiva neanche una progressione logica. Per un periodo non cresceva affatto; o perlomeno non in modo visibile. Poi improvvisamente, era capace di crescere di parecchi mesi o addirittura di un anno intero dalla sera alla mattina. La sua crescita era fisica, mentale, sociale ed emotiva, insomma misurabile sotto ogni rispetto. Non proprio simultaneamente o allo stesso ritmo, ma su un piano generale ogni singola caratteristica si allineava, prima o poi, a tutte le altre. Sembrava maturare mentalmente, prima di tutto; sì, di questo era convinto. Dopotutto, aveva parlato all’età di tre mesi. Mesi, non anni. Parlava come se ne avesse otto o nove. Adesso, a due anni o dieci anni o a qualsiasi parametro si volesse far riferimento parlava come una venticinquenne.
Mistaya. Il nome l’aveva scelto Willow. A Ben era piaciuto subito. Mistaya. Misty Holiday, Festa Nebbiosa. Gli sembrava un bel gioco di parole. Suggeriva dolcezza e nostalgia e piacevoli ricordi. E poi sembrava descrivere con esattezza le circostanze della sua nascita. Quando Ben aveva visto la bimba per la prima volta, era appena riuscito a fuggire dalla Scatola Magica, mentre lei e sua madre erano fuggite dal Pozzo Infido, dove Mistaya era nata. Dapprincipio Willow non gli aveva detto della nascita; ma in fondo tutti e due custodivano segreti che era necessario svelare se volevano continuare a essere sinceri uno con l’altra, e alla fine se ne erano liberati. Lui le aveva detto come sotto le spoglie della Signora ci fosse la Strega del Crepuscolo; lei gli aveva detto di Mistaya. Era stato difficile ma salutare. Gli effetti di quel mutuo scambio di confidenze si fecero sentire molto di più su Ben. Mistaya avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, date le circostanze della sua nascita. Nata come un virgulto da un albero, nutrita dai terreni della Terra di Landover e delle nebbie fatate, venuta al mondo negli umidi e nebbiosi penetrali del Pozzo Infido, Mistaya era un amalgama di mondo con mondo, sangue con sangue e magia con magia. Ma quella prima volta che lui l’aveva vista era lì, avvolta in coperte di fortuna, una bimba veramente perfetta, meravigliosa. Occhi di un verde mozzafiato che ti trapassavano il cuore, carnagione rosea, capelli biondo miele, e lineamenti che erano una mistura immediatamente riconoscibile di quelli di Ben e quelli di Willow.
Ben aveva pensato fin dal primo momento che era tutto troppo perfetto per essere vero. Anche troppo presto cominciò a scoprire che aveva ragione.
Guardò Mistaya bruciare l’infanzia nel giro di mesi. La vide muovere i primi passi e imparare a nuotare nella stessa settimana. La bimba cominciò a parlare e a correre allo stesso tempo. Sapeva leggere e fare i conti prima dell’anno. Ormai la mente di Ben vacillava alla prospettiva di essere il padre di una bambina dalle qualità prodigiose, un genio quale non si era mai visto nel suo vecchio mondo. Ma anche quel genere di aspettativa venne disattesa. La bimba maturava, ma mai con la stessa rapidità in ogni direzione, come lui si era figurato. Avanzava fino a un certo punto e poi semplicemente la sua crescita si arrestava. Per esempio, dopo aver acquisito i primi rudimenti di matematica, aveva perso totalmente interesse all’argomento. Aveva imparato a leggere e a scrivere, ma senza sviluppare ulteriormente né una cosa né l’altra. Sembrava trovare diletto nel saltare da una novità all’altra, e non c’era mai una spiegazione razionale per il fatto che progredisse sempre fino a un certo punto e non oltre.
Non aveva mai mostrato alcun interesse per le cose dei bambini, fin dal giorno della sua nascita. Giocare con le bambole o con altri giocattoli, lanciare e prendere la palla e saltare la corda erano cose per altri bambini. Mistaya voleva sapere come quelle cose funzionassero, perché accadessero e cosa significassero. La natura l’affascinava. Faceva lunghe passeggiate, molto più lunghe di quanto Ben avrebbe creduto fisicamente possibile per una bambina così piccola, studiando continuamente tutto ciò che la circondava, facendo domande su questa o quella cosa, e conservando tutto con cura nei cassetti e negli archivi del suo cervello. Una volta, quando era molto piccola e cominciava appena a camminare, a pochi mesi di vita, lui la trovò con una bambola di pezza. Per un attimo pensò che potesse giocarci, ma poi lei lo guardò e gli chiese, con la sua voce seria e i suoi occhi intensi, come mai nel fabbricare quella bambola fosse stata scelta una particolare cucitura per attaccare gli arti.
Questa era Mistaya. Dritto al punto e terribilmente seria. Quando si rivolgeva a lui lo chiamava “Padre”. Mai “Papà” o “Babbino” o cose del genere. “Padre.” O “Madre”. Educata ma formale. Le domande che faceva erano serie e importanti, a suo parere, e non le trattava con leggerezza. Ben imparò a sua volta a fare altrettanto. Quando una volta si mise a ridere di qualcosa che lei aveva detto e che gli era sembrato buffo, la bimba gli lanciò uno sguardo che era un’esortazione a comportarsi da persona adulta. Non che lei non riuscisse a ridere o a trovare un lato umoristico nelle cose della vita; il fatto era che aveva idee molto particolari su cosa fosse buffo e cosa no. Abernathy la faceva ridere spesso. Lei lo stuzzicava senza pietà, sempre assolutamente seria come se non avesse la minima intenzione di prenderlo in giro, per poi aprirsi improvvisamente al sorriso non appena lui si rendeva conto di quanto stava succedendo. Lui sopportava tutto questo con sorprendente buonumore. Quando lei era molto piccola, aveva preso l’abitudine di montargli a cavallo e di tirargli le orecchie. Non c’era traccia di cattiveria da parte della bambina, soltanto un intento ludico. Abernathy non avrebbe tollerato una cosa del genere da nessun altro al mondo. Con Mistaya, invece, sembrava addirittura che si divertisse.
Comunque, perlopiù Mistaya trovava gli adulti noiosi e restrittivi. Non apprezzava gli sforzi che essi facevano per proteggerla e guidarla. Non reagiva bene alla parola “no” o alle limitazioni che i suoi genitori e tutori le imponevano. Abernathy era il suo tutore, ma dovette confessare in privato che la sua brillante allieva spesso trovava noiose le sue lezioni. Bunion era il suo protettore, ma dopo che la bimba ebbe imparato a camminare aveva il suo bel da fare per tenerla d’occhio per la maggior parte del tempo. Lei voleva bene a Ben e Willow, ed era loro affezionata, anche se nella maniera strana e riservata che le era peculiare. Allo stesso tempo vedeva con chiarezza che essi erano troppo invischiati in atteggiamenti e convenzioni che non potevano trovare posto nella sua vita. Aveva un modo di guardarli, quando le davano una qualche spiegazione, che esprimeva senza ombra di dubbio la sua convinzione che essi non la comprendevano affatto, altrimenti non avrebbero sprecato il loro tempo in quel modo.
Gli adulti erano un male necessario nella sua giovane vita, sembrava credere, e quindi si augurava di crescere in fretta. Quello poteva spiegare come mai fosse invecchiata di dieci anni in due anni soltanto, pensava spesso Ben. Poteva spiegare come mai, quasi dal momento stesso che aveva cominciato a parlare, si rivolgesse a tutti gli adulti in modo adulto, usando frasi complete e grammaticalmente corrette. Era in grado di acquisire una struttura sintattica e di memorizzarla in un’unica lezione. Ormai, quando Ben conversava con lei, aveva l’impressione di intavolare una conversazione con se stesso. Lei gli parlava nella stessa identica maniera in cui lui si rivolgeva a lei. Ben presto rinunciò a ogni tentativo di parlarle come avrebbe fatto con una bambina normale o, ancora peggio, di parlarle con degnazione come se fosse l’unico modo per farsi ascoltare. Se ci si rivolgeva a Mistaya con degnazione, lei rispondeva immediatamente sullo stesso tono. Di fronte a sua figlia, Ben aveva grossi problemi a decidere chi fosse l’adulto e chi il bambino.
L’unica eccezione a tutta questa problematica bambini-adulti era Questor Thews. La relazione fra la ragazza e il mago era completamente diversa da quelle con gli altri adulti, compresi i suoi genitori. Con Questor, Mistaya sembrava piuttosto contenta di essere una bambina. Per esempio, con lui non parlava come parlava con Ben. Ascoltava attentamente tutto quello che lui diceva, mostrava la massima attenzione per tutto quello che faceva, e in generale sembrava accettare di buon grado l’idea che il mago le era in qualche modo superiore. La loro relazione aveva diverse affinità con il tipo di rapporto che intercorre talvolta fra nonni e nipoti. Ben pensava che era fondamentalmente la magia di Questor a creare quel legame. Mistaya ne era affascinata, anche se i risultati non rispondevano esattamente alle aspettative del mago, co...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La sfida di Landover
  4. 1. Mistaya
  5. 2. Rydall di Marnhull
  6. 3. Haltwhistle
  7. 4. Il sortilegio
  8. 5. La sfida
  9. 6. Seduzione
  10. 7. Bumbershoot
  11. 8. I reduci di Graum Wythe
  12. 9. Apparizioni
  13. 10. Ardsheal
  14. 11. Il racconto della strega
  15. 12. Robot
  16. 13. Gli occhi del drago
  17. 14. Il vorme
  18. 15. Poggwydd
  19. 16. Nascondigli
  20. 17. Lo spettro
  21. 18. Sogni di cane
  22. 19. Veleno
  23. 20. Il cuore di Holiday
  24. 21. Un esemplare
  25. Copyright