L'indagine interrotta
eBook - ePub

L'indagine interrotta

Il vice commissario Ambrosio diventa commissario

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'indagine interrotta

Il vice commissario Ambrosio diventa commissario

Informazioni su questo libro

Milano, una fresca domenica mattina di marzo. Passeggiando all'alba con il cane nel parco Ravizza, nella zona Sud della città, l'ingegner Benni scopre il cadavere di un uomo. È Walter Merisi, di professione giornalista. Uno scippo finito male, così sembra. Ma il vice commissario Ambrosio non si ferma alla prima impressione. Scopre che la sera prima di morire il reporter si trovava in un albergo in compagnia della moglie di un suo ex direttore, di un colonnello già membro del servizio di intelligence militare e di due diplomatici sovietici. Inoltre, scavando nel passato della vittima, trova diverse altre cose di cui insospettirsi. Soprattutto quando molti, compreso il suo superiore, continuano a pensare che stia esagerando negli scrupoli e che si tratti soltanto di un banale e tragico caso di rapina.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'indagine interrotta di Renato Olivieri in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804637509
eBook ISBN
9788852049217

1

Una mattina di mercoledì

Il vice commissario Ambrosio si chinò per prendere il pacchetto delle Muratti sotto il cruscotto della Golf: proprio in quell’istante udì il fracasso, qualcosa di fulmineo che lo lasciò sconvolto, il cuore impazzito. L’istinto gli impedì di alzarsi. Si ritrovò disteso sui sedili, immobile, il vetro di destra ridotto a un’orrida ragnatela, il montante di sinistra del parabrezza bucato, come se avessero usato un trapano.
Quanti secondi rimase lì, le mani gelate, la bocca arida?
Udì alcune voci, una in particolare, quella di Saverio, il meccanico del garage, e allora si alzò e uscì dalla macchina.
«Come sta, dottore... come sta?»
«Bene,» disse Ambrosio «sto bene.»
«È pallido.» Saverio lo guardò, sorpreso e triste, almeno così gli parve.
«Hanno sparato» disse una donna anziana con la borsa della spesa a rotelle, e in cima ai pacchi un mazzo di asparagi.
«Chiamo la Volante?»
«Non fa niente» rispose Ambrosio guardandosi in giro. «Dev’essere stato qualcuno dalla strada.»
Osservò il foro sul metallo, lo sfiorò con un dito:
«Qualcuno con un’arma di buon calibro.»
«È stato fortunato, dottore» ammise il meccanico, toccandogli il braccio.
Stava arrivando gente.
«Forse non volevano uccidermi.» Lo disse soltanto perché non sopportava l’idea che poteva essere già morto, morto da tre minuti, con la testa fracassata da un colpo di carabina, i sedili dell’auto imbevuti del suo sangue.
Il traffico continuava come se non fosse accaduto nulla.
«Quando ho abbassato la testa mi hanno sparato» disse a Massagrande, il capo della mobile, mezz’ora dopo. Aveva lasciato la Golf in garage ed era andato a piedi in via Fatebenefratelli.
«Pensa a un avvertimento?»
«Forse, ma non ne sono sicuro.»
«Hanno rischiato di far fuori anche qualche passante.»
«Credo che il proiettile sia finito nel muro della casa di fronte.»
«Da dove avranno sparato?»
«Da un camioncino, da un furgone.»
«Come lo sa, Ambrosio?»
«Lo immagino. Da un’auto no, troppo pericoloso, qualcuno avrebbe potuto vederli. Per quanto... Però ci sono dei furgoni che hanno delle aperture laterali, a perno» e fece il gesto con la mano.
«Doveva essere un fucile a cannocchiale» aggiunse.
«È sempre una sua supposizione.»
«Ho messo le mani su qualcosa che...»
«È convinto che si tratti della faccenda Merisi?»
«Non mi occupo d’altro, in questi giorni.»
«Sono tempi balordi, sparano a chiunque.»
«Capo, a meno che non mi abbiano preso per un altro, e non lo credo, allora hanno deciso di eliminarmi, o di farmi paura.»
«Se ne vada fuori dalle scatole per una settimana, Ambrosio.»
«Non ne ho voglia.»
«Si prenda una vacanza, Cristo. Vada a Portofino. Lei è mezzo scapolo, rischia persino di divertirsi.»
«Che cosa ha intenzione di fare?»
«Amico mio, ragioni un attimo: dove lo trova un magistrato disposto a incriminare qualcuno in base alle nostre supposizioni? Anzi, alle sue supposizioni.»
«Lei non mi crede?»
«È tutto così fluido, inafferrabile.»
Massagrande, in effetti, non aveva torto. Almeno dal suo punto di vista.
La storia era cominciata, per il vice commissario, la domenica precedente quando, alle sette meno venti minuti, un certo Aldo Benni, ingegnere della Face Standard, mentre passeggiava, fumando la sua prima sigaretta, ai margini del parco Ravizza, nella zona Sud di Milano, insieme a Frau, un pastore tedesco di due anni, notò un uomo, che indossava un impermeabile chiaro, sdraiato dietro una panchina di pietra. Sembrava dormisse.
Il cane si avvicinò a quel corpo, annusandolo. Poi cominciò ad abbaiare. Quando l’ingegnere si accorse della macchia di sangue che l’uomo aveva sul petto, mise il guinzaglio alla bestia che, in quegli istanti, pareva una lupa selvatica tanto era agitata, anzi furiosa, e la trascinò a casa, ai limiti del viale, per telefonare al 113.
Alle sette, nel chiarore di quella mattina di marzo – la primavera era sopraggiunta dopo un inverno insolito, stranamente mite – giunse la prima auto della Volante, e più tardi, verso le otto, il medico e uno dei sostituti di turno.
La domenica tutti sono un po’ irritabili, quando lavorano, e Ambrosio percepì quel senso di precarietà, che di solito assume chi agisce di malavoglia, anche nell’atteggiamento degli addetti al furgone nero dell’obitorio. Come se trasportare cadaveri di martedì o di sabato fosse più consolante. Invece, per quanto lo riguardava, quella chiamata lo aveva distratto dalla noia sottile, un po’ maligna, che lo coglieva sempre nelle pause dei giorni festivi trascorsi alla scrivania, in sostituzione di qualche collega in vacanza, o malato, come questa volta. Miccichè si era spezzato una caviglia sciando, lo sciagurato, alla sua età. Che poi era quella di Ambrosio.
Gli trovarono in tasca un tesserino amaranto dell’ordine dei giornalisti, si chiamava Walter Merisi, era nato a Como nel 1943, abitava in via Giovanni Rotondi, vicino alla Fiera campionaria. Non aveva danaro nelle tasche, né portafoglio, e neppure l’orologio al polso.
«Probabile rapina» disse il sostituto procuratore.
«La morte risale, più o meno, a otto ore fa» concluse il medico, sbadigliando: era tarchiato, rosso di capelli, pieno di efelidi. Ambrosio notò le unghie rosicchiate e le ciglia color carota, nel sole.
Mentre la barella veniva infilata nel furgone e gli agenti della Volante riprendevano posto in macchina, il vice commissario si incamminò verso la Golf, che aveva posteggiato dall’altra parte del viale, guardando le betulle, gli ippocastani, gli aceri con le gemme appena spuntate, che davano al parco un’aria da acquarello inglese.
Teneva in mano la tessera amaranto con la fotografia della vittima. Doveva essere stato uno di quei giovanotti che piacciono alle donne: occhi chiari, naso ben disegnato, folti i baffi biondi su una bocca vagamente crudele. Sua madre invece era una vecchina magra, occhiali azzurrati con la montatura d’oro; indossava un abito grigio perla, i capelli bianchi in una retina di nailon, aveva una voce acuta. Viveva in quell’appartamento fuori moda, sovraccarico di ninnoli d’argento, di ventagli sottovetro, di disegni a carboncino di Pompeo Mariani: donne con cappelli a tesa larga, carrozze, cavalli, ragazze con stivaletti e nastri. Il pavimento in parquet di rovere scricchiolava, lucido di cera. Nella penombra, profumo di deodorante alla lavanda, e anche un sentore di soffritto.
Dalla finestra del soggiorno si vedevano i rami di un tiglio, ancora spogli, come tutti quelli degli alberi della strada, quieta nella domenica di primavera.
Aveva suonato al citofono del custode, ma non rispondeva nessuno. Gli sarebbe piaciuto chiedere qualche informazione, non capitare così e dare, brutalmente, quella notizia di morte. E invece.
«Sono un conoscente di Walter» disse.
«È qualcuno del giornale?» chiese lei.
«Sì» mentì Ambrosio. Lo scatto del cancello, il giardinetto con la siepe di ligustro, la porta a vetri, l’ascensore. Lo prese un filo d’angoscia osservando nella cassetta delle lettere una busta con quel nome: “dottor Walter Merisi”.
«Mio figlio non c’è. Si accomodi, prego.»
«Non vorrei disturbarla, signora.»
«È partito ieri, per lavoro. Tornerà stasera all’ora di cena.»
«Signora,» disse Ambrosio «vorrei... vorrei che lei si sedesse qui, con me, per qualche minuto. Suo figlio ha avuto un incidente.»
Si portò la mano alla bocca e lo fissò, sgomenta.
«Che incidente?»
«Non lo so di preciso.»
«È grave?»
«Abbastanza. Credo di sì.»
«L’hanno portato all’ospedale?»
«Sì, certo. È che...»
«Morirà?»
Avrebbe voluto dirle di no, almeno per il momento, darle ancora un attimo di speranza. Prepararla, come si dice. Non trovò di meglio che soffiarsi il naso. E lei, allora:
«È morto? Walter è morto?»
Le fece cenno di sì, e la vecchia signora si alzò, si tolse gli occhiali e appoggiò la fronte ai vetri della finestra. Poi si voltò, gli occhi asciutti, opachi:
«Quando è successo?»
«Stanotte. Probabilmente è rimasto vittima di una rapina. Forse avrà tentato di difendersi... gli hanno sparato.»
«Usciva sempre... il mio ragazzo usciva sempre. Glielo dicevo di stare attento, sono tempi orrendi. Ma lui... lui non aveva paura di niente. Andava, veniva... Abitava con me. Noi due soli, dopo la morte di suo padre. Venga, venga a vedere.»
La stanza non era grande, le librerie di noce su tre pareti la rendevano anzi angusta: un letto alla turca con un plaid di lana, un tavolo Ottocento con il piano in marocchino rosso e, sopra, una Olivetti azzurra. Su un vano della libreria, accanto alla finestra, alcune fotografie in cornici d’argento.
«Questa è la fidanzata di Walter» disse lei indicandogli il ritratto di una giovane assai attraente, quasi un’attrice del cinema.
«Si chiama Valentina. Mio figlio le vuole molto bene... le voleva molto bene. Quando potrò vederlo? Dove l’hanno portato?»
«All’Istituto di medicina legale.»
«In piazzale Gorini, all’obitorio?»
«Sì, signora.»
«Lo so... lo so perché una volta, tanti anni fa, sono stata in quell’orribile posto. Una mia cugina era morta... si era suicidata con il gas.»
«Suo marito, signora, che cosa faceva?»
Era un modo per distrarla.
«Aveva un’industria a Como, una fabbrica di chiodi. Stavamo bene, facevamo una vita da ricchi, avevamo una Lancia Aprilia, due domestiche, la villa a Cernobbio.»
Gli venne in mente suo padre, il giudice, che voleva trascorrere sempre quindici giorni di fine estate a Moltrasio, lì vicino, e lui era ragazzo, soffriva di malinconie, con tutte quelle campane, la pioggia sul lago, i salici, struggenti nelle sere di set...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'indagine interrotta
  3. 1. Una mattina di mercoledì
  4. 2. E se Valentina...
  5. 3. Lei crede alle apparenze?
  6. 4. Accadde una volta sola
  7. 5. Che disgrazia, povero ragazzo
  8. 6. Il cui vero nome è Francesco
  9. 7. A proposito di ladri
  10. 8. Deludenti nel finale
  11. 9. Quaranta milioni, o cinquanta
  12. 10. Una specie di gigante
  13. 11. Quando si trovano scheletri
  14. 12. La mania delle trappole
  15. 13. Quella musica, roba da piangere
  16. 14. Uno sbaglio, con il senno di poi
  17. 15. Ed eccoci ancora a mercoledì
  18. 16. Nel momento sbagliato
  19. 17. Una notizia di diciotto righe
  20. Nota
  21. Copyright