Introduzione
Anche se gran parte delle ricerche e delle analisi su cui si basa questo libro sono di prima mano, mi sono anche servito del valido lavoro di altre persone. In queste note ho cercato di rendere giustizia a tutti quei testi e a tutti gli studi che mi sono stati d’aiuto nella mia indagine. In Emerson, Robert L., The New Economics of Fast Food, Van Nostrand Reinhold, New York 1990, ho trovato un’accurata analisi generale sulla questione. Anche se molte delle statistiche riportate sono ormai datate, le osservazioni relative alle condizioni di lavoro, alle strategie di marketing e ai costi del franchising sono ancora molto utili. Jakle, John A. – Sculle, Keith A., Fast Food: Roadside Restaurants in the Automobile Age, John Hopkins University Press, Baltimore 1999, è incentrato non tanto sull’aspetto strettamente industriale, quanto piuttosto sull’impatto ambientale sul paesaggio americano e sul “senso del luogo”. La McDonald’s ha giocato un ruolo centrale nello sviluppo di questo tipo di industria e sono stati pubblicati diversi libri su questa compagnia che offrono un’ampia prospettiva del suo impatto nel mondo. Le memorie di Kroc, Ray, con Anderson, Robert, Grinding It Out: The Making of McDonald’s, St. Martin’s Paperbacks, New York 1987, danno un’idea della particolare sensibilità del carismatico fondatore, il cui pensiero domina ancora le scelte di questa catena. Love, John F., McDonald’s: Behind the Arches, Bantam Books, New York 1995 (trad. it. McDonald’s: dietro gli archi, Edimar, Milano 1998), è la storia ufficiale della compagnia, per quanto piuttosto insolita: affascinante, ponderata, a volte critica ed estremamente approfondita. Boas, Max – Chain, Steve, Big Mac: The Unauthorized Story of McDonald’s, E.P. Dutton, New York 1976, indaga al di là della facciata promozionale costruita da McDonald’s per scoprire un’azienda dal comportamento spesso cinico e poco trasparente. Vidal, John, McLibel: Burger Culture on Trial, New Press, New York 1997, parte da un resoconto del caso McLibel per costruire un’accusa contro McDonald’s e la globalizzazione. Ritzer, George, The McDonaldization of Society: An Investigation into the Changing Character of Contemporary Social Life, Pine Ridge Press, Thousand Oaks 1996, è un’applicazione delle teorie di Max Weber all’America contemporanea che considera gli effetti ad ampio raggio del mito di McDonald’s dell’efficienza e dell’uniformità. Alfino, Mark – Caputo, John S. – Winyard, Robin (a cura di), McDonaldization Revisited: Critical Essays on Consumer Culture, Preager, Westport 1998, è un’ulteriore testimonianza dell’influenza che ancora esercita il pensiero di Ritzer sugli studi di sociologia. Con un’enfasi molto meno teoretica, Luxenberg, Stan, Roadside Empires: How the Chains Franchised America, Viking, New York 1985, esamina il contributo dell’industria del fast food allo sviluppo del terziario nell’America del dopoguerra. Ho trovato parecchio materiale interessante in pubblicazioni di settore come «Restaurant Business», «Restaurants and Institutions», «Nation’s Restaurant News e «ID: The Voice of Foodservice». Anche il «Wall Street Journal», negli ultimi anni, ha pubblicato ottimi studi sull’industria del fast food.
1 La descrizione della stazione aeronautica del monte Cheyenne si basa su una mia personale visita alla base; ringrazio il maggiore Mike Birmingham del Comando spaziale USA per avermi aiutato, anche in seguito, a raccogliere ulteriori informazioni.
2 Entrambe queste cifre mi sono state fornite dalla National Restaurant Association.
3 Il mio calcolo si basa sulle cifre riportate in Personal Consumption Expenditures in Millions of Current Dollars, a cura dell’US Commerce Department, 2000. Secondo questo studio, nel 1999 i consumatori hanno speso di più in fast food che in istruzione superiore (75,6 miliardi di dollari), personal computer e hardware (25, 9 miliardi di dollari), software (8,4 miliardi), automobili (101 miliardi), cinema (6,7 miliardi), libri e carte geografiche (29,5 miliardi), riviste e spartiti musicali (19 miliardi), quotidiani (16,7 miliardi), noleggio di videocassette (8,6 miliardi) e dischi, musicassette e cd (12,2 miliardi).
4 Questa è una mia stima, basata su un dato fornito dalla Associazione nazionale dei ristoranti, secondo cui circa metà delle entrate annuali dell’industria della ristorazione provengono dai fast food. Dal momento che un pasto medio in un fast food costa molto meno che in un ristorante tradizionale, tale stima potrebbe essere fin troppo cauta e il numero effettivo di consumazioni giornaliere di fast food potrebbe essere più alto.
5 Con “medio” intendo un lavoratore che non ricopre cariche di responsabilità. Vedi Real Average Weekly and Hourly Earnings of Production and Non-Supervisory Workers, 1967-98 (1998 Dollars), a cura dell’Economic Policy Institute, 1999; Average Hourly and Weekly Earnings by Private Industry Group, 1980-1998, in «Statistical Abstract of the United States», Census Bureau, Washington DC 1999, p. 443.
6 Vedi Labor Force Participation Rates for Wives, Husbands Present, by Age of Own Youngest Child, 1975-1998, in «Statistical Abstract of the United States», cit., p. 471.
7 Vedi MacDonald, Cameron Lynne – Sirianni, Carmen (a cura di), Working in the Service Society, Temple University Press, Philadelphia 1996, p. 2.
8 Il confronto è tra il denaro speso in cibo per il consumo a casa e il denaro speso in luoghi di ristorazione. Vedi Price, Cherlene, Fast Food Chains Penetrate New Markets: Industry Overview, in «USDA Food Review», gennaio 1993; e Personal Consumption Expenditures, a cura dell’US Commerce Department.
9 Citato in MacDonald – Sirianni, Working in the Service Society, cit., p. 1.
10 Citato in Welcome to McDonald’s, McDonald’s Corporation, 1996.
11 Per questa valutazione mi sono basato sui seguenti dati: la McDonald’s ha circa quattordicimila ristoranti negli Stati Uniti, ciascuno dei quali impiega circa cinquanta lavoratori; secondo una stima per difetto, il turnover tra i membri del personale di McDonald’s è di circa il centocinquanta percento. Per di...