L'altra India
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L'altra India

La tradizione razionalista e scettica alle radici della cultura indiana

  1. 400 pagine
  2. Italian
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L'altra India

La tradizione razionalista e scettica alle radici della cultura indiana

Informazioni su questo libro

India antica e India moderna: l'immaginario occidentale si muove fra questi due estremi, senza riuscire a risolverli in una figura coerente. Alla terra del misticismo e della saggezza spirituale, apparentemente estranea alla frenesia della storia, si contrappone oggi il paese del nuovo miracolo economico, "retrobottega" dell'industria tecnologica, ansioso di lasciarsi alle spalle le proprie tradizioni per lanciarsi alla rincorsa dei nuovi valori proposti dalla modernità. Un illuminante volume in cui il premio Nobel Amartya Sen demolisce alcuni fra i più diffusi stereotipi occidentali sul suo paese e getta un ponte fra la sorprendente vitalità dell'India contemporanea e la straordinaria ricchezza del suo passato politico e culturale millenario. Centrale nella sua nozione di India è la lunga tradizione di eloquenza e di argomentazione pubblica che contraddistingue la storia del paese.
Questa tradizione ha influenzato la storia della letteratura, lo sviluppo delle scienze empiriche e della matematica, ma è anche alla base del pluralismo intellettuale e religioso che ha consentito la convivenza della più diverse consuetudini religiose e culturali, dal buddhismo al jainismo, sino al fecondo incontro con le religioni provenienti dall'esterno, e in particolare con l'islam.
Sen individua nei tre concetti di razionalità, libertà e voce il fondamento più autentico e vitale del progresso e della democrazia, e ripercorre il lungo cammino della storia indiana alla ricerca delle tappe fondamentali in cui questi valori hanno trovato espressione.

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Note

I. L’indiano che argomenta

1 La discussione si conclude con la completa capitolazione di Arjuna: «Sto saldo, i miei dubbi sono dispersi. Agirò secondo la Tua parola». (Bhagavad Gita, Adelphi, Milano, 1991).
2 In collaborazione con Swami Prabhavananda, Madras, Sri Ramakrishna Math, 1989.
3 Jawaharlal Nehru, che cita Humboldt, sottolinea tuttavia che «ogni scuola di pensiero e filosofia … interpreta [la Gītā] alla sua maniera». The Discovery of India, Calcutta, The Signet Press, 1946; rist. Delhi, Oxford University Press, 1981, pp. 108-09.
4 T.S. Eliot, «The Dry Salvages», in Quattro quartetti, in Eliot, Opere, Milano, Bompiani, 1986, p. 291.
5 Per una buona analisi di alcune altre interessanti argomentazioni del Mahābhārata vedi Bimal Matilal, Moral Dilemmas in the Mahābhārata, Shimla, Indian Institute of Advanced Study, e Delhi, Motilal Banarasidass, 1989. Vedi anche la raccolta dei saggi dello stesso autore a cura di Jonardan Ganeri, The Collected Essays of Bimal Krishna Matilal, vol. II, Ethics and Epics, Delhi e Oxford, Oxford University Press, 2002. Shashi Tharoor sa trasferire benissimo l’entusiasmo che suscitano le storie e sottostorie del Mahābhārata nel suo adattamento, The Great Indian Story, Harmondsworth, Penguin Books, 1990.
6 Vedi Len Giovannitti e Fred Freed, The Decision to Drop the Bomb, London, Methuen, 1957.
7 Vedi In the Matter of J. Robert Oppenheimer: USAEC Transcript of the Hearing before Personnel Security Board, Washington, DC, Government Publishing Office, 1954. Vedi anche il dramma di Heinar Kipphardt (basato su questo interrogatorio), Sul caso di J. Robert Oppenheimer, Torino, Einaudi, 1964.
8 Questo riassunto della discussione fra Gārgī e Yājñavalkya e gli altri che seguono sono presi dal Brihadāraṇyaka Upaniṣad, sezioni 3.8.1-3.8.12, e corrispondono alle traduzioni inglesi delle Upaniṣad pubblicate dalla Sri Ramakrishna Math, Madras, 1951, pp. 242-53, e dalla Advaita Ashrama, Calcutta, 1965, pp. 512-29, ma qui do una traduzione inglese che comprende qualche piccola mia correzione basata sull’originale sanscrito.
9 Vedi Antonia Fraser, Boadicea’s Chariot: The Warrior Queens, Londra, Weidenfeld and Nicholson, 1988. Per qualche altra biografia della Rani, che – rimasta vedova prestissimo – divenne una delle principali figure della crescente resistenza al dominio britannico e morì valorosamente in battaglia vedi Joyce Lebra-Chapman, The Rani of Jhansi: A Study of Female Heroism in India, Honolulu, University of Hawaii Press, 1986, e Mahasweta Devi, The Queen of Jhansi, tradotto dal bengalese da Mandira e Sagaree Sengupta, Calcutta, Seagull Books, 2000.
10 Brihadārṇyaka Upaniṣad, sezioni 2.4.2 e 2.4.3; pp. 352-54 della traduzione Advaita Vedanta.
11 Draupadī era sposata con tutti e cinque i fratelli Pāṇḍava, fra i quali Yudiṣṭhira era il maggiore. È uno dei rari casi di poliandria presente nei poemi epici.
12 Traduzione di Indira Viswanathan Peterson, Design and Rhetoric in a Sanskrit Court Epic, New York, State University of New York Press, 2003, pp. 191-94.
13 Su questo materiale e la discussione che segue vedi Kshiti Mohan Sen, Hinduism, Harmondsworth, Penguin Books, 2005, pp. 27-31.
14 La proposta di annacquare la democrazia venne da una statista della statura di Indira Gandhi, primo ministro indiano, ma la fermezza con cui uno degli elettorati più poveri del mondo respinse il progetto di passare a un regime autoritario ebbe un effetto salutare, scoraggiando ogni altra tentazione di questo tipo. Dopo essere stata confinata all’opposizione dal voto, la Gandhi cambiò strategia, ribadì la sua vecchia fedeltà alla democrazia e riconquistò la poltrona di primo ministro nelle elezioni generali del 1980.
15 Per un’analisi generale di questo tema e alcuni esempi presi dalla storia di varie parti d’Asia e Africa, oltre che d’Europa, vedi il mio Democracy and Its Global Roots, «New Republic», novembre 2003.
16 Vedi John Rawls, Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 1984. Rawls considerava addirittura «l’esercizio della ragione pubblica» il principale aspetto della democrazia: vedi il suo La giustizia come equità: una riformulazione, Milano, Feltrinelli, 2002. Vedi anche Jürgen Habermas, Toward a Rational Society, Boston, Beacon Press, 1971 e Teoria dell’azione comunicativa, Bologna, Il Mulino, 1997.
17 James M. Buchanan, Social Choice, Democracy, and Free Markets, «Journal of Political Economy», 62, 1954, p. 120.
18 Vedi il mio Democracy and Its Global Roots, cit.
19 Come ho già spiegato nella prefazione, mi sono preso la libertà di riscrivere Asoka nella forma Ashoka, più nota fuori dell’India.
20 Robert’s Rules of Order: Simplified and Applied, New York, 1999.
21 Vedi Irfan Habib (a cura di), Akbar and His India, Delhi e New York, Oxford University Press, 1997, per una serie di ottimi saggi che esplorano le convinzioni e le scelte politiche di Akbar, ma anche le influenze intellettuali che lo portarono a una posizione eterodossa. Due dei saggi di questo volume, «Il laicismo e i suoi critici» e «L’India attraverso i suoi calendari», comprendono alcune pagine sul significato intellettuale degli interscambi fra religioni all’epoca di Akbar. Shirin Moosvi, Episodes in the Life of Akbar: Contemporary Records and Reminiscences, New Delhi, National Book Trust, 1994, racconta in modo vivace ed erudito di come Akbar arrivava a decisioni socialmente importanti usando il ragionam...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L’altra India
  3. Prefazione
  4. Segni diacritici per le parole sanscrite
  5. Parte prima: VOCE ED ETERODOSSIA
  6. Parte seconda: CULTURA E COMUNICAZIONE
  7. Parte terza: POLITICA E PROTESTA
  8. Parte quarta: RAGIONE E IDENTITÀ
  9. Note
  10. Copyright